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Autore: drakanov    25/09/2014    0 recensioni
“Oi tu svegliati!” sento questa voce così distante “speriamo che non sia morto.” non sta parlando a me. Me? Chi sono io? Aspetta, mi ricordo qualcosa. Anzi no, non è un ricordo, è solo una sensazione, svanita nello stesso momento in cui si è formata. Ho l’impressione di aver dormito una vita.
Fanfiction crossover tra divergent e assassin's creed
è la mia prima storia quindi fatemi sapere!
-Drakanov
Genere: Azione, Guerra, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Four/Quattro (Tobias), Nuovo personaggio, Tris, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
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La città in subbuglio. Tutti gli intrepidi si muovevano come una macchia verso il quartiere degli abneganti. Erano armati. Le facce come dormienti. L’istinto mi diceva di non avvicinarmi e muovermi silenziosamente come mio padre mi ha insegnato. Devo muovermi, non posso rimanere qui fermo. Corro verso il quartier generale degli intrepidi per riordinare le idee.

 Improvvisamente un intrepido a me sconosciuto mi corre incontro e cerca di spararmi. Con una mossa veloce lo disarmo e con la lama celata lo uccido. Ogni giorno di addestramento segreto con mio padre mi si stampa nella memoria. La lama simbolo di ogni assassino a prima vista sembra solo un bracciale di pelle nera, ma nasconde un temibile segreto. L’anello posto sull’anulare collegato da un filo quasi invisibile fa scorrere i meccanismi facendo uscire una lama più lunga di quella di un coltello studiata apposta per uccidere.

L’uccidere non è più un tabù per me, ma non disprezzo la negoziazione. Uno dei paradossi del nostro ordine dice che gli assassini cercano la pace ma per farlo uccidono. Come io ho già fatto, in questa notte, con gli intrepidi che mi sbarravano la strada. Non sono bravo con le pistole, mio padre mi ha fatto provare in tutti i modi, ma purtroppo non ci riesco bene come lui ma appena vedo la ventesima di esse cadere dalle mani di un’altra delle mie vittime la recupero sperando in un futuro utilizzo.
Raggiungo la sede degli intrepidi e silenziosamente mi addentro nei tunnel per recuperare il necessario da casa mia. Prendo ciò che mi ha portato onore tra gli assassini il fucile di Nikolai Orelov un nostro antenato, finito in chissà quale modo tra le mani di un candido-templare, ma ormai è mio ed è l’arma che preferisco fra tutte.

Mentre mangio per nutrire il corpo tenuto imprigionato senza coscienza per un mese mentre penso alle facce degli intrepidi. Nessuno batteva ciglio davanti alla morte come se tutto ciò non li riguardasse. Provo a pensare ad un motivo. La rivalità tra eruditi e abneganti centra qualcosa? Sembra davvero un esperimento di quelle macchine senza cuore. Esperimento. Ma certo le bombe! Le osservo una ad una. Sono nove e si dividono in cinque colori: bluastro, grigio, arancione, violaceo e verde. I colori dei sieri delle fazioni. Ce ne sono due di ognuna tranne di quella arancione che ho già usato. Improvvisamente mi rendo conto della loro importanza e rarità, ma soprattutto della loro pericolosità.

Uccidere non è mai stato così facile. Non avevo mai usato il fucile per uccidere delle persone, ma l’allenamento con i bersagli mobili è stato d’aiuto. Mi sento forte. Nessuno resiste alla mia ira. Non mi è mai passato per la mente che loro sono miei compagni. Sono solo altri burattini dei templari. Mi apro la strada per la sala di controllo ricaricando ogni dieci proiettili sparati. Lì mi attende una vista particolare due ragazzi che si abbracciano. Lei era piccola e minuta coi capelli biondo cenere, lui imponente e forte coi capelli corti e scuri. Mi avvicino e lei si alza di scatto. È disarmata, ma questo non le impedisce di mostrare il suo coraggio. L’occhio dell’aquila, il mio istinto primordiale, mi dice che sono dalla mia parte.

“chi sei?” domanda uscita come un singhiozzo dalla bocca di lei “non voglio farvi del male, voglio solo sapere cosa succede” la mia risposta sembra non le piaccia perché rimane rigida. Improvvisamente lui si alza e rivolgendosi a lei le dice “Tris, dobbiamo fermare la simulazione”. Simulazione. La mia mente elabora all’istante la soluzione “è colpa degli eruditi tutto ciò?” lui si gira verso di me e risponde “si, stanno controllando gli intrepidi per uccidere gli abneganti”. Guardo gli schermi del centro di controllo, gli intrepidi controllati uccidono sempre più abneganti, quando lo vedo. Mio padre, sta combattendo con gli intrepidi controllati per difendere una famiglia di abneganti, ma non ce la fa. Il primo colpo arriva alla gamba e questo segna la sua morte. Viene trapassato da più proiettili insieme e cade a corpo morto. Fisso lo schermo. La sua morte era un evenienza, ma vederlo morire cosi mi toglie il fiato. Mi costringo a non piangere mentre aiuto Tris e Quattro a fermare quell’orrore. Dentro di me è tutto un subbuglio ma un solo pensiero riesce a prevalere sugli altri. Io Xavier Illigans voglio vendetta.
   
 
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