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Autore: shanna_b    06/10/2008    4 recensioni
E Tomo? Una rock star come lui dite che sia esente da dubbi lavorativi e problemi di cuore? E se, improvvisamente, un giorno, il suo sound non funzionasse più, la sua ragazza l'avesse mollato, i Leto lo volessero sopprimere e lui dovesse addirittura andare a scuola di chitarra? Guai seri, mie care, guai seri!
E poi nessuno che dedichi una ff al timido, amabile, delicato chitarrista dei 30 Seconds to Mars? Meno male che ci pensa la Shanna_b!!
Dedicata quindi a tutte le fans di Tomo e a Tomo stesso, sapendo che, al solito, io non lo conosco, non ho idea di come sia, non prendo soldi, non mi appartiene etcetc... Leggete e commentate!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tomo Miličević
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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DEL COME LA CURIOSITA’ DI TOMO SI RIVELA ASSAI FLORIDA E LA PAZIENZA ASSAI SCARSA (E QUELLA DI FIRSTLEAF PURE)!

 

 

FirstLeaf camminava velocemente lungo il viale alberato, verso casa, nel pieno di un tramonto californiano. Quelle dannate scarpe blu con i tacchi le facevano un male da morire e non vedeva l’ora di buttarle con odio dentro la scarpiera, sciogliersi i capelli, togliersi quel cavolo di tailleur da funerale e anche quel diavolo di reggiseno che le faceva quasi mancare il fiato. Erano le otto di sera e voleva soltanto farsi una doccia, mettersi il suo pigiama da depressione, ingurgitare una cioccolata bollente e mandare l’intero universo conosciuto a ‘ffanculo, dal profondo del cuore, dalle fondamenta delle sue viscere.

Era stanca.

Esausta. E forse anche un po’ esaurita.

Arrivata davanti alla porta di casa, cominciò a frugare dentro la borsetta in cerca del mazzo di chiavi, quando un’ombra uscì dalla siepe vicino all’uscio facendola sobbalzare, un colpo al cuore: “E così avresti una doppia vita.”

Fece un salto indietro.

TOMO!

TOMO?

TOMO.

Accidenti anche a lui e ai suoi tiri da matto!

Si riprese subito dalla sorpresa: “CHE CAZZO CI FAI QUI?”

“Ma… vai all’Università?”

FirstLeaf gli piantò addosso due occhi fiammeggianti e a denti stretti affermò: “Non sono affari tuoi. Vattene.”

Il chitarrista si appoggiò a lato della porta, con molta non-chalanche, con le braccia conserte, in attesa e dichiarò, compunto: “Eh no. Adesso mi dici tutto…”

Oh sì, come no. Subito. “E perché dovrei? A te cosa interessa? Vieni solo per le lezioni di chitarra. Cosa ti interessa di me?”

“Come ti chiami, per esempio. E chi sei veramente.”

FirstLeaf infilò la chiave nella serratura, pensando che quella sera nemmeno lei sapeva chi era veramente, figurarsi a spiegarlo ad uno semi-sconosciuto come Tomo. Non era proprio il caso: “Vattene e torna quando abbiamo lezione, cioè domani pomeriggio. DOMANI. Martedì.”

Ma Tomo era decisamente aggressivo, come FirstLeaf non l’aveva mai visto, ancora di più rispetto a come si era rivolto al suo professore. L’uomo aggrottò le sopracciglia e le disse, minaccioso: “ Faccio quel che voglio… Non mi comandi tu.”

Che pretese! “Certo che no! Ma… ti lascio fuori.”

FirstLeaf aprì velocemente la porta e tentò di entrare, ma Tomo fu più scaltro, le diede una spinta e si infilò in casa prima di lei. Poi si mise in mezzo al corridoio d’entrata, mentre la ragazza buttava con veemenza borsa e libri sopra il tavolino dell’ingresso, con una specie di grugnito, e gli si avvicinava prontamente, le mani piantate sui fianchi, arrabbiata come una biscia.

“Cazzo, chiamo la polizia, adesso. TE NE VAI O NO?”

Ma Tomo aveva tutta la sua lista di domande pronta, preparata durante un soggiorno di oltre due ore passate acquattato sotto una dannata siepe: “E chi sarebbe quello? Lord Coso?”, disse, indicando con un indice da qualche parte.

“Vaffanculo, Tomo, non sono affari tuoi… Stavi rovinando tutto, bastardo…”, gli sibilò FirstLeaf.

“Rovinando cosa?”

“Rovinando e basta…”

“E ti chiami Dana, alla fine. Bel nome…”

FirstLeaf scosse la testa: “No. Non mi chiamo proprio niente. Per te io sono FirstLeaf e basta, non ho un nome, capito? Non sono Dana.”

Ma Tomo aveva deciso che non avrebbe rinunciato a sapere la verità per niente al mondo: la sua idea della cena con FirstLeaf/Dana era andata a farsi friggere in due secondi netti e ora doveva sapere in nome di cosa era successo. E allora insistette: “E che diavolo ci faresti con quello là, quel tipo mummificato? Chi è per te?”

Ma Dana non rispose e si avviò verso la cucina a passo di marcia, dopo aver buttato la giacca per aria e le scarpe in un angolo dell’entrata con un calcio.

E Tomo dietro: “E allora?”

FirstLeaf mise il tavolo della cucina tra sé e il chitarrista, dopo avere acceso la luce della stanza: “Non sono affari che ti riguardano…”

“Invece sì.”

“Direi di no.”

Tomo iniziò una circumnavigazione lenta del tavolo: “VOGLIO SAPERE!!”

“HO DETTO NO!!”

Tomo tentò di cambiare tattica: “Se non mi dici cosa succede potrei rovinare qualcosa, hai capito? Devo sapere, sono un disastro in queste cose!”

Il chitarrista era più vicino ma FirstLeaf gli scappò girando ancora: “Se te ne vai e torni domani, trovi la FirstLeaf che hai conosciuto, che non ha niente a che vedere con Dana, e così non ti poni tanti interrogativi strani in quel tuo cervello…”

Eh no, non era una cosa contemplata nelle possibilità di Tomo. E poi l’idea di quel professorino che avesse in qualche modo a che fare con la ‘sua’ FirstLeaf lo mandava in bestia: “CHI E’ QUELLO?”

FirstLeaf fece spallucce: “Cosa ti importa?”

“CHI E’?”

FirstLeaf si diresse verso l’uomo e gli si fermò a dieci centimetri dal viso. Lo guardò un attimo e poi gli gridò in faccia: “JULIUS E’ LA MIA SPERANZA DI RISCATTO, CAZZO!!!!” Poi la ragazza si sedette di peso su una sedia con i gomiti appoggiati al tavolo ed il viso tra le mani.

Tomo rimase di stucco. Non capiva l’atteggiamento misterioso di FirstLeaf né il motivo per cui questo Julius, così diverso da lei, potesse essere così importante per quella ragazza. Ma che diavolo voleva dire? Cosa stava succedendo? “Ma perché? Perché lui?”

FirstLeaf rimase con le mani sugli occhi e dopo un po’ disse, lentamente, quasi con difficoltà: “Tu… tu non capisci, non puoi capire. Io… Tu… Forse non lo sai ma le musiciste donne sono considerate alla stregua di battone, nessuno ci considera niente di più che puttane…”

FirstLeaf si fermò, sospirò e Tomo era senza fiato: non aveva mai pensato a come dovesse essere la vita e l’esperienza musicale per una ragazza come FirstLeaf, che a lui, ragazzo semplice e genuino, pareva così brava e sulla quale si era fatto tutta un’idea romantica con fiori, cena a lume di candela, parole dolci e baci appassionati. Non disse nulla, ma le si avvicinò di più.

La donna continuò: “Dopo anni che passo per una zoccola perché suono e… nessuno mi degna di interesse, e anzi mi schifano perché me la so cavare a suonare meglio di tanti maschi, Julius è l’unico che mi presta attenzione, che mi considera speciale.” FirstLeaf abbassò le mani ma rimase seduta, fissando la finestra, con l’espressione seria, il volto triste:  “Io… studio all’università. Studio Fisica. Devo solo fare la tesi e poi ho finito. Mi laureo il mese prossimo. Julius è il mio relatore. Stiamo sviluppando una parte della Teoria del Caos, una cosa nuova, mai proposta prima. Lui… beh… dice che sono brava, che posso diventare ancora più brava, che mi farà avere una borsa di studio in Inghilterra, che… insomma, mi considera una ragazza col cervello, non soltanto… soltanto…” First Leaf cominciò a sciogliersi la treccia dei capelli con rabbia, come se volesse strapparseli, e buttò il fermaglio sul tavolo, con collera, “… soltanto un paio di tette con la chitarra al collo, come fanno tutti! E non gli passa nemmeno per l’anticamera del cervello di farmi proposte oscene, di scoparmi dietro una porta, di sbattermi per terra! Cazzo!!!”

Dana si alzò rabbiosamente e si diresse verso il frigo. Lo aprì, prese una bottiglietta d’acqua e cominciò a bere.

Tomo, consternato e quasi senza parole, le si avvicinò: “E-e… e io?”

Dana lo guardò stancamente: “Tu cosa?”

“N-non ti presto attenzione, io? Non ti considero speciale?”

La ragazza sospirò: “Mi hai forse detto qualcosa che mi sono persa? Non mi pare…”

Tomo scosse la testa. “No. In effetti non ti ho detto niente, ma…”

“Lascia perdere Tomo, lascia stare, non dire cose che non sono vere, per favore…”

“Ma io… io volevo dirtelo stasera che… che per me sei speciale e che mi piaci e che…”

FirstLeaf sogghignò, ma più che cinica, la sua risata risultò piuttosto triste: “E secondo te, io dovrei crederti? Credi di essere il primo musicista che mi dice che gli piaccio? Il primo chitarrista sulla faccia della Terra? Potrei farti la lista di batteristi, tastieristi, bassisti, sassofonisti, trombettisti e anche produttori musicali, tutti maschi ovviamente, che mi hanno detto la stessa cosa solo e soltanto per potermi mettere le mani addosso e di come suono non importa a nessuno di loro. Sono dieci anni che succede. E io… beh… io adesso sono stanca di questo mondo, di questo vivere, di questa gente. Voglio cose diverse, ora. Ne ho la possibilità e tu non rovinerai tutto, capito?”

“Ma… ma  tu con Lord Coso non hai niente a che spartire.”

Dana sospirò nuovamente, fissando Tomo con uno sguardo in qualche modo sofferente e mettendogli una mano sul braccio, gli disse, quasi implorando: “Stanne fuori Tomo, per favore. Stanne fuori. Io ti insegno, ti aiuto. Lo faccio volentieri, davvero, perché tu in fondo non sei uno stronzo. Tu, o chi per te, non so,  paghi ed è finita lì. Non abbiamo niente a che spartire io e te, semmai. Non voglio spartire niente con te, non voglio musicisti tra i piedi, non più... E anzi… non rovinare tutto quello che di buono c’era tra di noi.”

“Ma Dana, io credo…”

FirstLeaf improvvisamente parve esasperata e lo interruppe: “Ti sto chiedendo PER FAVORE. Non complichiamoci la vita. Adesso hai saputo tutto quello che c’era da sapere e ora basta. Vattene. Ti chiedo solo di non rovinare tutto. Pochi sono a conoscenza delle cose che ti ho detto. Mantieni il segreto anche tu. Per favore. Io voglio cambiare vita…”

Tomo scosse la testa: “Stai sbagliando, Dana. Ascolta…”

“NO. Senti. Per te non è tanto difficile: ti scordi quello che hai visto oggi, ti scordi che sono Dana, torni domani, facciamo la lezione e… basta! Non cambia niente per te, no?” FirstLeaf cominciò ad alzare la voce: “CHE CAZZO TI CAMBIA! E poi… BASTA! Sono stanca di discutere con te! BASTA! Faccio il cazzo che voglio della mia vita!”

FirstLeaf si allontanò da Tomo velocemente, uscì dalla cucina e fece per avviarsi verso le scale per andare a chiudersi in camera sua, ma Tomo la raggiunse, la prese per un braccio e la imprigionò tra le sue braccia, mentre la ragazza si divincolava.

 “Lasciami, lasciami, stronzo…”

“Aspetta, aspetta…”

Tomo avrebbe voluto dirle tante cose, ma l’atteggiamento della ragazza non lo aiutava nell’esprimere quello che provava per lei. Avrebbe voluto dirle di non mandarlo via, di dargli una possibilità, di non trattarlo come un puttaniere, di ripensare ai suoi progetti, ma quella Dana che si divincolava tra le sue braccia, scalza, con i capelli al vento, il viso arrossato e le labbra socchiuse gli fecero perdere la testa. Improvvisamente i pensieri razionali di Tomo si sciolsero come neve al sole e la sua parte animale venne a galla. L’uomo la strinse a sé, le afferrò la nuca con una mano e diresse la sua bocca su quella di Dana. Poi cominciò a baciarla con forza.

Ma Dana, avvezza a rispondere a questo genere di avance e con dalla sua un corso di autodifesa personale, si divincolò ancora, lo spinse via e riuscì a staccarsi sufficientemente per alzare una gamba e tirare una ginocchiata a Tomo nelle sue parti basse. Il ragazzo la lasciò subito, arretrò mugolando e tenendosi le mani sul pube, e Dana ne approfittò per tirargli un pugno in faccia, con rabbia.

“Vedi che sei come tutti gli altri? Lo vedi? Vaffanculo,  Tomo…” gli gridò, mentre si passava il braccio sulla bocca, come a pulirsi dal bacio dell’uomo.

Tomo era piegato in due, indeciso se tenersi la guancia o il davanti dei pantaloni: “Ahioooo…”

In quel momento la porta d’entrata si aprì e Jane fece il suo ingresso, rimanendo in piedi in mezzo al corridoio, stupita alla vista di FirstLeaf, in elegante vestito blu e… guardia da pugilato,  che diceva: “E adesso vattene Tomo. Subito. O ti sistemo per le feste…”

“Ehi, che succede, qui?” chiese. “Perché picchi Tomo?”

FirstLeaf, con il fiatone, le si avvicinò: “Perché lo voglio convincere ad andarsene da qui…”

“Ma poveretto… non potevi provare con altri argomenti?”

“Ho provato, cazzo!! Ma non sente ragioni…”

Jane si avvicinò a Tomo e, con il suo spirito medico che prendeva il sopravvento, lo fece sedere sul gradino della scala e cominciò a chiedergli come stava, con Tomo che si lamentava e che pensava che FirstLeaf picchiava proprio come suonava la chitarra, cioè bene.

 

 

 

Eccomi tornata!! Mi dispiace per la lunga attesa! Grazie a chi, nel frattempo, ha recensito e ha messo questa ff tra i preferiti! :-*** Shanna

   
 
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