William
Petersen era un porta lettere come molti
altri.
Erano ormai quasi dieci anni che si occupava di trasportare la posta da
una
parte all’altra della città e infondo era
affezionato al suo lavoro: gli era
sempre piaciuta l’idea di poter essere in qualche modo
tramite di buone
notizie.
Certo, il fatto che potesse portare anche brutte notizie senza nemmeno
esserne
consapevole a volte lo disturbava un po’, ma
d’altra parte quale lavoro non
aveva i suoi difetti?
Quella mattina fermò il suo furgoncino e cominciò
come tutti i giorni a
smistare le buste che aveva tra le mani. Non poteva sapere che tra esse
ce ne
fosse una diversa...
Recapitò una lettera a casa Gerkhan, l’ultima
della via in cui si trovava e poi
si avviò soddisfatto verso la sua vettura, pronto a
riprendere il suo giro
abituale.
Andrea
raccolse la posta dalla cassetta con fare
svogliato e lesse distrattamente i mittenti: una era della Banca,
un’altra era
una cartolina da parte di una sua amica in vacanza alle Hawaii, mentre
l’ultima...
La donna corrucciò la fronte: la busta dell’ultima
era aperta e sopra c’era
scritto il destinatario, Semir Gerkhan, ma nessuna traccia del mittente.
Curiosa, estrasse il foglio dalla busta e cominciò a leggere.
Quando
meno di mezz’ora dopo Semir rientrò in casa
dopo la visita al carcere di Ben, trovò la moglie in piedi a
braccia conserte
nell’ingresso ad aspettarlo.
«Andrea... cosa succede?» domandò,
temendo che la donna avesse scoperto
qualcosa.
«Cosa succede? Forse io dovrei chiedere a
te cosa succede!» gridò Andrea sbattendo
la lettera aperta sotto il naso
del marito.
Il poliziotto divenne pallido improvvisamente e prese in mano il
foglio,
capendo all’istante di essere nei guai.
“Buongiorno
Gerkhan. Solo un nuovo avvertimento: il suo
commissario, Kim Kruger, continua ad indagare al caso Jager. E sospetta
di lei.
Veda di continuare a svolgere bene il suo ruolo ispettore, ultimamente
ci sono
state troppe esitazioni. Un’altra, un’altra sola di
queste... e mi costringerà
a fare di una delle sue figlie una nuova vittima innocente.
Il
Giaguaro.”
«Ora.»
fece Andrea con un tono che non ammetteva
repliche di alcun tipo «Dimmi cosa sta succedendo Semir,
perché davvero la mia
pazienza termina qui. Ti stanno minacciando? È per questo
che hai accusato
Ben?».
Semir scosse il capo ma quando aprì la bocca per ribattere
da essa non uscì
alcun suono.
«Sono quasi tre mesi che ti minacciano e tu non hai trovato
un modo per
dirmelo? Per denunciarli? Eh? Cosa ti hanno detto?»
continuava imperterrita la
donna «Che avrebbero fatto del male alle bambine? Semir
parla, per la
miseria!».
«Andrea, c’è un equivoco, non
è così...».
«Non è così?»
gridò ancora Andrea alzando ancora più la voce.
Semir lanciò un’occhiata alle telecamere che ormai
sapeva dove erano nascoste e
poi alla macchina scura che sostava davanti alla loro casa.
«Va bene.» disse, ma sussurrando «Ora ti
spiego tutto, però...».
L’ispettore non riuscì a terminare la frase.
Lo interruppe un rumore di vetri rotti.
Una pietra, avvolta in un foglio di carta, aveva appena frantumato il
vetro
della finestra che dava sull’ingresso, atterrando proprio in
mezzo ai due
coniugi. Entrambi si chinarono a raccoglierla ma Semir fu
più svelto e lesse il
foglio lasciando cadere la pietra di nuovo a terra.
“Provi
a parlare e se ne pentirà. Sua moglie è sotto
tiro.”.
Posò lo sguardo negli occhi di Andrea e poi tornò
a guardare il foglio «Andrea
scusami... ti prego scusami!» disse in fretta.
Poi aprì la porta e corse fuori dalla casa.
«Ma
dico io, si può essere più deficienti?»
gridò
Hoffman rompendo il silenzio entrando nel grande salone della villa.
Helen, voltata di spalle, sussultò. Era la prima volta che
il suo capo perdeva
il controllo in tanti anni di collaborazione. Ma questa volta ne
conosceva
perfettamente il motivo.
«Porca miseria, Helen! È stata tua la brillante
idea di inserire la lettera di
avvertimento di Gerkhan tra le lettere del postino, non è
così? Non è così?».
«Ecco, io... No, io...» balbettò la
ragazza indietreggiando mentre il Giaguaro
le si faceva sempre più vicino.
«Tu? Tu cosa, sentiamo! Adesso la moglie di Gerkhan sa che lo
ricattiamo! Lo hai
fatto apposta, vero? Sapevo che quel turco stava cominciando a farti
pena, l’hai
fatto apposta per aiutarlo!».
Era vero. Era vero, aveva voluto provare ad aiutarlo, per questo aveva
fatto in
modo che Andrea venisse a conoscenza della situazione attraverso la
lettera.
«Non ha... non ha niente in mano... e poi... e
poi...» fece la ragazza
facendosi sempre più piccola mentre l’uomo alla
sua vista diventava in
confronto a lei sempre più imponente e spaventoso.
«Mi dispiace, Helen, ma a me non servono le persone che
commettono errori. E un
errore di questa portata è più che sufficiente a
farmi capire come devo
procedere nei tuoi confronti.».
«David... David ascolta... ti prego...».
Ma Helen Luithild non ebbe mai l’opportunità di
terminare quella frase
balbettata e lasciata in sospeso. Non riuscì a terminare la
sua supplica.
E il Giaguaro non si preoccupò di ascoltarla.
Perché poi successe tutto molto in fretta e nemmeno la donna
si accorse di ciò
che stava per accadere.
Vide solo Hoffman tirare fuori una pistola e sentì lo sparo.
Poi cessò semplicemente si esistere.
Capitolo
breve. Helen alla fine non era così malvagia...
Grazie a tutti voi che continuate a seguirmi e un bacione.
Sophie :D