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Autore: PersephoneAm    28/09/2014    1 recensioni
In tedesco "Lieben" vuol dire 'amare'. E non è strano che a una sola "i" di distanza ci sia "Leben", che vuol dire 'vivere' ?
Attenzione: la storia è solo scritta dal punto di vista di una ragazza tedesca e nazista. Non è a sfondo razziale.. leggete e ditemi che ne pensate(:
Genere: Guerra, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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In quella settimana Ehlena e il comandante Teschen passarono molto tempo insieme. Alcuni bambini della campagna circostante fermavano Teschen, meravigliati e lui dava loro attenzione, quasi con noia, mentre le bambine guardavano Ehlena, sorridendo sognanti.

-Da grande voglio essere bella come voi!-le disse una bambina.

-Gretel!-la chiamò una donna,-Lascia stare la contessina e vieni a casa! È ora di cena!-.

Ehlena le sorrise, carezzandole i capelli biondicci legati in una coda.-Sarai bella da grande come lo sei ora! Non desiderare di essere mai nessuno nella tua vita se non te stessa!-.

La bambina le sorrise di rimando e Ehlena le fece l'occhiolino. -Posso abbracciarti?-le chiese la bimba.

-Certo!-esclamò la ragazza, lasciandosi travolgere da Gretel e dalle altre due bambine, quasi cadendo. Lei scoppiò a ridere e abbracciò a sua volta le bambine, che si avviarono poi verso casa. Ehlena non si accorse di Teschen che la fissava finché la ragazza non si rimise in piedi, sempre ridendo. -C'è qualcosa che non va?-chiese lei, guardandolo incuriosito.

-No, nulla-rispose subito il comandante.

-Bene, allora andiamo a palazzo?-.

Teschen annuì. Mangiarono e il pomeriggio si recarono a Monaco, in città, per fare acquisti. Questa volta non per Ehlena, ma per quelle tre bambine della campagna, così bisognose di aiuto da parte di chiunque e Ehlena voleva farlo, voleva aiutarle. Al ritorno a casa si fermarono nella casupola sulla via per casa e le bambine furono estasiate dalle tre bambole, tutte bionde e ognuna con il colore degli occhi della bambina a cui erano destinate, ma non era finita: Ehlena aveva comprato loro anche dei vestitini e dei cappottini pesanti. La donna la ringraziò con le lacrime agli occhi, mentre le figlie andavano nella loro stanzetta a giocare.

-Grazie davvero contessina!- piangeva la contadina,-Non sa quanto ha fatto felici le mie figlie e me! Non vedono un regalo da quando il padre è partito per la Francia!-.

Ehlena gli sorrise benevola e le carezzò una mano.-Sta tranquilla!-.

Due minuti dopo Franz ed Ehlena erano in macchina. -Le ha fatte felici!-disse lui.

Ehlena si voltò, sorpresa che Teschen le avesse rivolto per primo la parola.-Beh non fa male far felici dei bambini qualche volta-.

-Già- annuì il comandante, entrando con l'auto nel cancello,- C'è vostro zio!-.

-Vero!-esclamò la ragazza, scendendo dalla macchina e salendo gli scaloni al braccio del comandante. Dopo i saluti lo zio la guardò per qualche momento.

-Ehlena! Non sarebbe per te ora di prendere marito?-le chiese. Ehlena per poco non si strozzò con il tè e Teschen, in piedi davanti a lei, si irrigidì.

-Zio..- iniziò lei,-con tutto il rispetto, ma con i tempi che corrono e i soldati continuamente mandati al fronte, preferisco aspettare se i miei figli devono crescere senza un padre e io devo vivere senza mio marito da sola-.

-È la guerra, Ehlena!-le fece notare sua madre,-Un uomo non può lasciarsi distrarre dalla moglie se deve combattere per proteggerla-.

-Mamma, se un uomo prende un impegno, matrimonio o guerra che sia, deve mantenere l'impegno preso!-si intestardì la ragazza,-Ma adesso, per favore, non parliamo ne di matrimoni ne di guerre, poiché sono sempre sommersa di inviti a partecipare ai primi dalle mie coetanee e all'oscuro dell'altro!-.

Zio Adolf rise.-Diavolo di una ragazza! Ma giuro sulla mia testa che prima di morire ti vedrò sposata!-.

-Allora Fraulin Ehlena, state pur certa che vi sposerete molto presto!-si intromise un comandante, tale Schneider.

La ragazza rise con suono cristallino.-Allora non preoccupatevi di vedermi sistemata, madre-.

Tutti nella sala risero, persino Teschen e Ehlena rimase talmente affascinata da quella risata virile, che dovette distogliere lo sguardo per far diminuire il rossore sulle sue guance.

Quella sera i due giovani ariani erano nella sala della musica: Ehlena stava suonando un pezzo di un compositore tedesco e Franz la ascoltava in piedi, vicino al pianoforte ed Ehlena decise quindi di voler sapere di più sul comandante.

-Quanti anni avete?-gli chiese a fine brano.

-Ne ho ventisette-rispose lui.

-E da quanto siete nella Wermacht?-.

-Da quattro anni-.

-Di dove siete? Di Berlino vero?-.

-Esatto signorina-rispose Teschen,-La mia famiglia è di Berlino da che nacque la mia casata!-.

-Siete un aristocratico quindi!-esclamò lei. -Si, per parte di madre sono cugino dei deposti imperatori d'Austria, gli Amburgo-.

Ehlena spalancò gli occhi.-Davvero? Mio padre era discendente diretto dei re tedeschi, ma non voleva darlo a vedere e nessuno lo sa, tranne voi!-.

-Mi gratifica la condivisione di tale segreto-sorrise lui.

-Venite qui, ve ne prego!-disse Ehlena,-Suoniamo qualcosa a quattro mani!-.

-Volentieri!-l'accontentò lui.

Passato oramai un mese il comandante Franz Teschen ed Ehlena dovettero salutarsi. L'uomo era stato chiamato da Berlino e la sera prima della partenza, Ehlena pianse lacrime amare. La mattina però, mostrò contegno e fierezza per quel soldato, dandogli un piccolo ciondolo, che secondo lei, gli avrebbe portato fortuna. Mentre vedeva le macchine partire, il suo piccolo cuore pianse di dolore.

Che ne sarebbe stato ora di lei? Come avrebbe riempito i suoi giorni ora? 


Più tardi, nella primavera del '39


A settembre arrivò una lettera a Ehlena. La ragazza guardò l'indirizzo e capì subito l'argomento della missiva: Hitler chiedeva alla ragazza di servire il Reich, raggiungendolo all'edificio del Reichstag appena avrebbe ricevuto la lettera. Ehlena avvisò la madre, che le raccomandò attenzione, poi andò a vestirsi, indossando un vestito blu notte e una pelliccia e si fece accompagnare in città dall'autista. Scesa dall'auto, Ehlena trovò una donna ad aspettarla e, dopo averla salutata, la portò nell'ufficio del Führer, mentre i soldati la fissavano senza preoccuparsi di essere visti.

La donna bussò alla porta e fece entrare Ehlena, che salutò Hitler con la mano alzata.

-Ehlena!-la salutò l'uomo,-Finalmente sei arrivata!-.

La ragazza sorrise.-Ho ricevuto la lettera mezz'ora fa e mi sono subito precipitata qui!-. Ehlena era volata al Reichstag non per suo zio, ma per.. il comandante Teschen. In quei giorni lo aveva sognato spesso a dire il vero, ma non capiva perché.

-Brava la mia bambina!- esclamò Hitler, facendo sussultare alcuni ufficiali presenti,-Ehlena Reina von Herberstein è mia nipote!-la presentò. Gli uomini si rilassarono subito, quasi come se avessero pensato che lei fosse una sua amante o qualcosa del genere.

-Uscite, tutti!-ordinò Hitler. Gli uomini obbedirono e zio e nipote rimasero da soli. 

-Ho un progetto per te, mia cara!-le disse,- Voglio farti dirigere un gruppo di soldatesse-.

Ehlena lo guardò stupita. Credeva non vi fossero delle donne nell'esercito! 

-Voglio che tu le prepari come ti dirò, cioè come ho fatto con te-. 

La ragazza si irrigidì. Adolf Hitler era stato una figura importante nella sua educazione: le aveva fatto imparare l'italiano, l'inglese, l'ungherese e lo spagnolo estudiare la storia e diritto. Aveva una laurea in legge, era un'avvocatessa. Ma la vera educazione era quella che stava sotto le lezioni scolastiche: gli esercizi ginnici, le docce fredde e gli scontri fisici con un uomo aveva creato una piccola macchina da guerra femminile. 

-Se è questo che vuoi sarò felice di aiutarti-annuì Ehlena. 

-Verranno mandate nei campi di lavoro, Ehlena!-la informò,-Dovranno essere abituate a ciò che vedranno-. 

-Va bene-. 

-Devi chiedermi qualcosa, bambina?-chiese lo zio, carpendo l'ansia che avvolgeva la ragazza.

-Dov'è il comandante Teschen?-domandò lei. 

Hitler la guardò, sgranando gli occhi, ma non disse nulla se non:-Non è a Berlino-. 

Ed Ehlena sentì uno strano vuoto nel petto, ma non disse più nulla e si preparò a incontrare le sue allieve.
   
 
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