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Autore: Dreamer In Love    29/09/2014    4 recensioni
Un trono esurpato da un crudele tiranno.
Una principessa dal cuore di ghiaccio a cui la vita a riservato solo dolore e falsità
Un ragazzo temerario che sogna la libertà, per se e per il suo popolo.
Ma ne vale davvero la pena di rischiare la propria vita?
La vendetta non porta mai a nulla di buono e Shade lo sa ma come potrà perdonare l'uomo che gli ha reso la vita impossibile?
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fine, Nuovo Personaggio, Shade, Un po' tutti
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Rebel'
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12. Ripensamenti
 
Omendo e Lione leggevano la lettera di Camelot alternando alle parole sguardi curiosi e stupiti rivolti ad Altezza e a Fine.
Dopo la sorpresa iniziale dovuta alla rivelazione della bionda, nella stanza era caduto un silenzio carico di tensione. Omendo aveva guardato Altezza con fare interrogativo, chiedendosi come un ragazzo potesse essere una principessa. A quel punto la popolana aveva consegnato ai due la lettera.
Gli occhi di Lione scorrevano veloci sul foglio e poi sorridente guardò la rossa. – Perché proprio Eclipse? Lo conosci, per caso? -,chiese a bruciapelo.
Fine arrossì violentemente, - E’ complicato … -
- E comunque non ti riguarda Lione, il vostro compito è aiutarci ad arrivare da lui - , intervenne sorridendo la bionda: Lione aveva già intuito tutto.
- Abbiamo avuto una riunione con lui giusto qualche giorno fa. Abbiamo il compito di mandare dei volontari alla base in modo che possano essere addestrati per creare un esercito. Domani ne parte un piccolo drappello guidato da uno dei nostri. Potreste unirvi a loro. –
- Domani sarà troppo tardi. -, intervenne una voce profonda e calda alle loro spalle. I quattro si girarono verso l’ingresso dell’antro e la figura vestita di nero fece un passo avanti.
- Che vorresti dire, Black? -, intervenne Lione, per niente stupita da quell’entrata in scena ad effetto.
Il ragazzo si tolse il cappuccio del mantello e la debole luce delle candele illuminò il suo volto. Era bello, un uomo dai lineamenti virili e i capelli corvini. Grandi occhi verdi brillavano al chiaro del lume e un sorriso malizioso gli increspava le labbra. Cominciò a girare attorno al tavolo per soffermarsi poi sul volto della rossa. Le prese il mento con due dita scontrandosi con i suoi occhi rubini. – E tu saresti la famosa principessa Fine? -, chiese scettico e divertito allo stesso tempo.
Lione, visibilmente scocciata, si alzò di scatto sbattendo le mani sul tavolo. – Ora smettila di fare il dongiovanni e dicci cosa diavolo sta succedendo. –
Black ridacchiò malizioso, - Sei gelosa, gattina? - .
Lione arrossì visibilmente.
– Comunque, -, continuò il ragazzo, - Il principe è arrivato in città e sta cercando la sua promessa sposa. –
Omendo si mise le mani tra i capelli grigi – Merda! -, inveì.
- E non è finito qui, vecchietto. -, proseguì Black divertito dalla situazione. – Sanno dove siete. -
 
 
Black era attaccato alla parete dell’acquedotto. Lione gli stringeva il collo con un braccio mentre con l’altra mano impugnava un coltello puntato al suo stomaco. Fine era rimasta basita nel constatare la velocità con cui l’arancio si era mossa.
Il morettino ghignò malizioso. – Adoro quando ruggisci, gattino. –
Lione strinse la presa. – Non fare l’idiota, ora! Ci hai traditi, bastardo? –
- Direi che ora non è importante soffermarsi su questa sottigliezza. Vi conviene scappare e portare al sicuro la principessina. –
Lione si voltò e lasciò andare malamente il ragazzo che capitolò a terra senza fiato. Cominciò a massaggiarsi il collo mentre guardava divertito il panico che nasceva negli occhi dei presenti.
- Lione, tu va con loro e cerca di portarle fuori dalla città senza che siano viste. Io cercherò di distrarli. –
La ragazza annuì convinta mentre, dopo una stretta di mano ricca di affetto, guardava il suo vecchio amico allontanarsi e organizzare un contrattacco. Dalla caverna principale arrivavano voci concitate e preoccupate. Poi, si sparse l’odore di fumo.  Lione cominciò a raccogliere più provviste possibili, nascose la lettera di Camelot nel corpetto e si mise arco e frecce a tracolla. L’oscura spia si alzò in piedi e si avvicinò all’arancio prendendola  per la vita. Lione strabuzzò gli occhi ma non fece in tempo a reagire: Black aveva appoggiato le sue sottili labbra su quelle calde e gonfie di Lione. Fu un bacio dolce e possessivo. Altezza e Fine li guardavano sconcertati. Un attimo prima si stavano per uccidere e un attimo dopo si baciavano.
Black si staccò lievemente dalla ragazza e la guardò negli occhi mentre le spostava una ciocca di capelli dietro l’orecchio. – Ci vediamo, bambolina. – disse per poi correre lungo il corridoio e sparire nel buio.
Lione, ancora basita, rimaneva fissa a guardare il punto in cui la figura del ragazzo era scomparsa.
- Mah! Non lo capirò mai … - borbottò tra se.
- C’è del tenero tra te e Black?! -, urlò incredula Altezza guardando l’amica con un sorriso divertito.
Lione la guardò male. –Non c’è tempo per le spiegazioni. -  Si voltò verso un angolo della stanza sotterranea e senza esitazione salì sulla brandina dove Omendo dormiva. Sollevò una pietra e la fece scorrere di lato per poi saltare e issarsi su per il buco. Fine fece lo stesso, seguita poi da Altezza e si ritrovarono all’interno dell’osteria che le aveva ospitate qualche ora prima. Il buio le accolse in un abbraccio confortante e lasciandosi guidare cecamente da Lione che conosceva il posto, superarono il bancone e uscirono dalla porta sul reto. Un vento gelido e carico di pioggia frustò il viso arrossato delle tre ragazze, in particolare quello di Lione. Si voltò verso le due amiche: -So che non è sicuro avvicinarsi al luogo della battaglia, ma devo vedere come stanno andando le cose. Passeremo sui tetti. –
Con l’aiuto di alcuni barili salirono sulle abitazioni e saltando da un edificio all’altro, al sicuro dalle ronde delle guardie e da occhi indiscreti, si avvicinarono al grande incendio.
I muri della casa diroccata cedevano logorati dalle fiamme bloccando l’uscita del passaggio segreto. Molti dei ribelli scappavano da case secondarie mentre alcuni combattevano coraggiosamente contro i nemici. Grazie alla fuoco Fine poteva scorgere i visi degli uomini contratti dallo sforzo e dal dolore e il sangue che bagnava indisturbato il selciato. Il principe, coperto da un armatura brillante, osservava indifferente l’abitazione e la battaglia.
- Lurido bastardo. –sussurrò Lione mentre tendeva l’arco puntando la freccia al collo di Bright, leggermente scoperto rispetto al resto del corpo. Fine strabuzzò gli occhi. - Che stai facendo? –, chiese allarmata.
Lione alzò settica un sopracciglio senza però distogliere l’attenzione dalla sua preda. – Metto fine a questa pagliacciata. Aaron mi ringrazierà per avergli tolto di mezzo il suo inutile rampollo. -, rispose ironica.
Fine allungò il braccio e afferrò la freccia prima che Lione la facesse scoccare.
 La ribelle la guardò malamente. – Che diavolo fai? –
Fine non ebbe tempo di risponderle che l’attenzione di entrambe venne catturata da quello che stava succedendo per strada. Omendo, ferito e stanco si lasciava trascinare da quattro guardie che lo scaricarono ai piedi del principe. L’uomo si alzò velocemente per poi sputare a terra verso il futuro re in segno di disprezzo. Bright scese da cavallo ghignando maligno. – Non sei nella posizione di fare un affronto del genere al tuo Re. Ho ucciso per molto meno, sai? -, cominciò Bright, portando la punta della spada sotto il mento dell’uomo. La sua voce arrivava lontana alle orecchie delle tre ragazze che comunque seguivano la scena inorridite e spaventate. Fine conosceva Bright per la sua dolcezza e gentilezza. Certo, era pur sempre il figlio di un tiranno ma negli anni di convivenza era sempre riuscito a strapparle un sorriso. Vederlo così crudele e indifferente le faceva capire ancor di più come sua Zio era riuscito a creare attorno a lei un mondo finto e falso.
Omendo ghignò alla provocazione del principe. – Non puoi uccidermi e, poi, senza il tuo paparino sei solo un inutile imbecille. –
Bright strinse la mano che teneva l’elsa e l’avvicinò ancor di più alla gola di Omendo. – Come osi? -, inveì alzando la spada per infliggere il colpo finale.
Lione, velocemente, ritese l’arco e fece partire la freccia che si conficcò sul polso del principe. Bright bestemmiò vivacemente e si voltò verso il punto da cui il dardo era arrivato. Fine vide i suoi occhi allargarsi a dismisura per lo stupore. Fortunatamente non stava guardando lei, che prontamente era stata nascosta da Altezza, ma Lione. Le guardie cominciarono a correre e ad arrampicarsi sulle abitazioni nel tentativo di raggiungerle. Omendo approfittò della situazione per urlare la ritirata e scappare lungo la strada principale. Zoppicava visibilmente ma la paura e lo spirito di sopravvivenza lo aiutarono a raggiungere una strada laterale e dileguarsi. Lione con un sospiro di sollievo fece cenno alle sue compagne di cominciare a correre. Le tegole erano bagnate e muoversi velocemente risultava difficile ma in poco tempo riuscirono ad allontanarsi dal luogo della battaglia anche se ancora inseguite da alcuni soldati. Lione tirava frecce a destra e a sinistra senza sbagliare un colpo. Non colpiva i nemici mortalmente ma comunque in modo che potessero rallentare. Fine pensò all’apparente freddezza con cui Lione agiva e alla critica che aveva ricevuto da Altezza il giorno prima: Lione era lucida, non distaccata; provava pietà ma era lo spirito di sopravvivenza che le permetteva di agire senza crollare. Fine era rimasta profondamente colpita dal sangue che era zampillato dal polso di Bright. Si rendeva conto che il dolore poteva essere qualcosa di concreto e la morte inevitabile. Aveva vissuto per sette anni in una cupola di vetro pensando di poter capire ciò che gli altri provavano e che i suoi genitori in prima persona avevano vissuto. Il dolore che provava nel petto per la morte dei suoi genitori era data dai sentimenti e dalla disperazione ma non l’avrebbe uccisa, mentre una freccia nel cuore si. Uccidere qualcuno era qualcosa di tremendo e contro natura. Poteva essere necessario, certo, come nel loro caso, ma Fine capì che avrebbe cercato di evitarlo il più possibile. Prima di tutto non poteva pensare di privare qualcuno di un caro o di un parente, come era successo a lei e non voleva infliggere un intenso dolore fisico a qualcuno, nemmeno a suo Zio. In quel momento capì che la sua vendetta non era attuabile. Doveva lottare per il suo regno ma la pace che intendeva portare non poteva cominciare con un atto di violenza come uccidere il tiranno: sarebbe stata una contraddizione. Avrebbe chiesto ad Eclipse di aiutarla a riprendere il potere ma cercando di evitare una guerra e non sarebbe stato facile. Mentre scendevano dal tetto di una delle case al limitare della città una piccola e calda lacrima le rigò il viso ripensando al piccolo coniglietto che aveva ucciso la mattina prima.
Altezza guardò Fine incuriosita e le strinse una mano per darle forza. Fine guardò l’amica dagli occhi verdi e le sorrise tristemente. – Ho capito la lezione, Altezza. – La bionda la guardò confusa senza capire di che cosa stesse parlando ma le sorrise di rimando. Nel vicolo buio dove si erano rifugiate, aspettarono che Lione desse loro il segnale. Ad un suo cenno uscirono dalla città e cominciarono a correre furtive tra l’erba alta della prateria mentre il sole all’orizzonte regalava loro i primi raggi di luce.
 


Un urlo strozzato tagliò l’aria nel corridoio buio e umido della caserma. La stanza degli interrogatori era occupata da due uomini: il primo, legato per le braccia a due catene che pendevano dal soffitto ansimava per il dolore, il secondo lo guardava con un ghigno cattivo brandendo una frusta.  La porta di legno si spalancò rivelando il principe, vestito di seta e con la mano destra fasciata a dovere. Si avvicinò al prigioniero e lo guardò sprezzante mentre si rivolgeva al suo sottoposto. – Ha parlato? -, chiese a bruciapelo. Nella cella rimbombò la risata sprezzante del presunto criminale. – Fai fare il lavoro sporco agli altri, eh principino? Sei solo un vigliacco! – e per la seconda volta in quella lunga giornata Omendo gli sputò ai piedi. Il futuro se si avvicinò a lui e gli prese con una mano il viso martoriato. – Voglio vedere se il tuo stupido ghigno durerà anche dopo l’arrivo di mio padre. –
Il ribelle sorrise divertito: - E’ la dimostrazione che senza tuo padre non vali  assolutamente nulla e con il Re o senza il Re, non vi dirò niente. –
Bright spazientito fece cenno al soldato di passargli la frusta mentre con l’altra mano teneva ancora alto il viso di Omendo. – Te lo chiedo per l’ultima volta gentilmente e ti conviene rispondere se non vuoi essere torturato di nuovo: chi c’era con Lione sul tetto questa notte? –
Il vecchio ghignò nuovamente. –Ti ha fatto un bel buco la ragazzina o sbaglio? – Le parole gli si smorzarono in  gola all’arrivo della frusta sulla pelle. Sentì la cute lacerarsi e il sangue colare sulla schiena già martoriata. Il dolore lo investì violento ma a parte un gemito non diede a Bright la soddisfazione di vederlo soffrire.
- Rispondi Omendo, è la tua ultima possibilità. -, continuò spazientito il principe.
 Dopo qualche secondo l’uomo aprì gli occhi e guardò in faccia il suo signore. – Sai, principe Bright qual è la differenza tra me e te? -, il giovane lo guardò confuso ma lo lasciò parlare, - Io lotto per una causa, cioè distruggere te e tuo padre e ho dei nobili valori che mi guidano sul mio cammino, e tu, invece, ti lasci guidare dagli assurdi ordini di un violento despota. Non ti rendi conto che per causa sua ti stai circondando di odio, morte e dolore mentre il vostro dovreste essere un esempio di pace e giustizia. – assentì convinto il vecchio.
– Non cercare di mettermi contro mio padre! -, urlò il ragazzo mentre lo schiaffo arrivò sul viso di Omendo lasciando un pulsante segno rosso sulla guancia. Un rigolo di sangue colò da una narice.
- Non son io che ti sto mettendo contro tuo padre, è il Re stesso che si sta mettendo contro un intero regno e qualunque persona con un minimo di cervello si renderebbe conto di quello che sta accadendo. Ragazzo mio, tu puoi ancora cambiare le cose, sei giovane e tuo padre morirà, per mano dei ribelli o di vecchiaia non ha importanza, sarai tu a succedergli e sei tu il futuro del regno. Pondera bene le tue scelte e da che parte stare perché non potrai tornare indietro. –
Bright fissò per qualche secondo il ribelle, sconvolto e confuso da quelle parole così vere ma così difficili da realizzare. Fece qualche passo indietro e ridiede la frusta alla guardia. – Dagli ancora cinque frustrate ma se non parla lascia stare per oggi. –
Si avviò verso la porta e mentre richiudeva l’uscio notò sul viso di Omendo un leggero sorriso e uno sguardo ricco di gratitudine e soddisfazione dovuta alla consapevolezza di aver centrato il segno.
 
 
  
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