Assedio - Atto 18
Non sapeva bene quanto tempo fosse passato, sembravano giorni che non
aveva
contatti con il mondo esterno, ogni volta che le portavano del cibo,
utilizzava
quel che aveva a disposizione per mandare messaggi d’aiuto;
sperava
ardentemente che almeno uno fosse arrivato a Bromley o magari a suo
padre e che
avessero decodificato il messaggio di aiuto. Non aveva notizie di
Derek,
l’ultima volta che l’aveva visto era stanco ferito
e circondato da una dozzina
di guardie, con tutto il cuore sperava fosse vivo.
I rumori erano
molto attutiti dall’interno della
prigione, non avrebbe mai potuto sentire niente, ma quello che
sentì non aveva
bisogno dell’udito. D’improvviso il castello
iniziò a tremare, che fosse un
terremoto? Si avvicinò il più possibile allo
spiraglio della sua angusta
prigione, no non era un terremoto, era una serie di cannonate lanciate
contro
la fortezza da parte di un esercito. Forse era giunto il momento,
finalmente
erano venuti a salvarli!
****
- basta
così- ordinò
il re, il fustigatore riprese in mano
la frusta sanguinante.
- sei caparbio
ragazzo, non più di me sfortunatamente.
-
Derek si trovava
legato in catene contro il muro,
dalla sua schiena candida scorrevano fiumi di sangue dagli stralci di
carne
ferita.
- ricordi
com’era riposare? - lo
schernì con disprezzo. - dimmi dove si
trovano! Dimmi l’ubicazione!!”
- io- iniziò
sputando sangue. - non so di cosa stiate parlando- arrancò
soffrendo.
Il re si
allontanò chiamato urgentemente dalla
sentinella di guardia.
- cosa
c’è!? Come osi disturbarmi in questo momento!-
lo
rimproverò il sovrano con gli occhi
pieni di rabbia.
- Sire siamo
sotto attacco!- proferì piagnucolando
l’uomo.
-
…cosa?- si
destò - questa fortezza è inespugnabile non
abbiamo da temere, contrattaccate
subito.- possibile
che con tutte quelle
grida non si fosse accorto di un imminente attacco?
- sua altezza,
hanno dei cannoni e delle catapulte,
hanno già fatto crollare la prima linea difensiva!-
Il re lo
guardò preoccupato, la sua era una delle
armate più forti e sulla rocca non avevano mai avuto
problemi di invasori,
quest’attacco così improvviso e soprattutto
potente non era preventivato. Poche
volte nella vita si era sentito impaurito e questa era una di quelle -
portate
subito la principessa nelle mie stanze e chiudetecela dentro, fate
preparare
poi una carrozza pronta a partire - ordinò
contemplando l’ipotesi di scappare con la principessa.
- Si signore- obbedì la
sentinella scomparendo nuovamente
nei meandri del corridoio.
- Del ragazzo
cosa ne devo fare?- il
re era sul punto
di uscire anche lui ma la domanda lo fermò sulla soglia. -
lasciatelo qui a
morire, tanto non ci avrebbe detto niente comunque.-
Il fustigatore
fece un cenno con il capo, riavvolse
la frusta ancora sporca di sangue e l’appoggiò sul
tavolo, appese le chiavi
delle catene ad un chiodo al muro e poi uscì in silenzio in
fretta e furia, le
cose non si stavano mettendo bene per gli abitanti del castello doveva
tagliare
la corda e subito!
Fu una fortuna
che proprio alla fine tutti si fecero
prendere dal panico, il fustigatore nella fretta infatti si
dimenticò di
chiudere la porta della stanza a chiave.
****
Odette era seduta sul suo misero letto, ormai non mancava molto,
sarebbero
stati liberati a breve e questo pensiero le diede la forza di
continuare a
sperare che Derek fosse ancora vivo. Ad un tratto la porta si
aprì
violentemente:
- il suo
soggiorno qui è finito- l’uomo
con l’armatura scintillante s’avvicinò
prendendola per un braccio.
- cosa succede?
Dove mi state portando?- Odette
era debole ma quella punta di fierezza
era ancora viva in lei.
- siamo sotto
assedio principessa, non è il
momento per domande idiote- le
rispose malamente la guardia.
Rifecero a
ritroso tutta la strada fermandosi poi
davanti ad una sontuosa porta con le maniglie in oro. - adesso voi
starete qui
e non creerete altri problemi- l’uomo
aprì la porta e la buttò dentro. - ma come vi
permettete? Non sono un oggetto!!-
le sue parole
rimasero tra lei e la
stanza, la porta le era stata chiusa senza ulteriore indugio nuovamente
in
faccia.
- di nuovo
chiusa dentro!- si
lamentò lei.
Questa volta
l’avevano rinchiusa in una delle stanze
più sfarzose del castello, non fu difficile indovinare a chi
appartenesse dato
un’enorme ritratto sulla testiera del letto.
- questo
è davvero inquietante- commentò
guardandolo.
La stanza era
disordinata, evidentemente ancora non
erano passate le cameriere a sistemarle, il letto scombinato era la
prova di
quanto più orrido Odette avesse mai visto, oltre a macchie
di dubbio sospetto
le lenzuola erano di un colore orrendo, rosso fuoco con un copriletto
nero.
Mentre era intenta a fissare quello squallore qualcuno bussò
alla porta.
-
maestà?- chiamò
la voce di una donna.
In quel momento
ad Odette venne un’idea, seppur
disgustosa ma molto credibile ed in quel momento avrebbe fatto di tutto
per
andare a cercarlo, per andare a cercare Derek.
Lasciò
cadere la veste da notte ai piedi del letto,
poi svestita s’infilò sotto le coperte,
s’arruffò i capelli simulando un’aria
da appena svegliata e chiamò la donna.
- avanti,
avanti!-
Dalla porta
entrò una donna di mezz’età con
l’uniforme da cameriera, spiazzata dal completo disordine in
cui vigeva la
stanza.
Odette
sollevò il capo appoggiandosi con il gomito
ad un cuscino, lasciando intravedere la nudità delle sue
spalle.
- era
l’ora che arrivasse qualcuno a mettere a
posto!- l’apostrofò.
- oh buon cielo!
Sembra sia passato un uragano qui!-
la donna guardava
accigliata il
disordine che le toccava risistemare.
- non un uragano
ma il re…- Odette
assunse un’aria maliziosa che non
sapeva nemmeno di possedere. - un
uomo
focoso e passionale-
La cameriera la
guardava titubante, Odette si
sollevò per guardarla meglio. - non troppo gentile nei modi,
ma di certo sa
come temprare una donna-
Odette voleva
infatti fargli credere che il
disordine fosse dovuto ad una notte d’amore passata con il
re, la cameriera non
poteva certo immaginare che invece quel disastro era dovuto ad uno
scatto d’ira
di quest’ultimo in preda alla rabbia per non essere riuscito
a far confessare a
Derek l’ubicazione delle arti proibite.
- voi
siete…?- chiese
titubante la donna.
- oh…
probabilmente la futura regina di questo
castello…- gli
rispose con aria di
sufficienza.
La signora dai
capelli neri e gli occhi stanchi la
guardò quasi con tenerezza.
- cara ragazza,
mi fate tanta compassione…- Odette
la fissò d’improvviso.
- se credete che
il re vi sposerà per una notte
passata con voi… siete proprio ingenua. - prese
a raccogliere con noncuranza i vestiti
per terra. - ho visto tante di quelle ragazze sdraiate proprio dove
adesso ci
siete voi… siete una fra le tante… ogni notte
è la stessa storia… ed ogni
mattina c’è una ragazza diversa, tutte che credono
di diventar regine!-
Odette si finse
offesa, incrociò le braccia al
petto.
- ha detto che
mi ama!- mise il
broncio.
La donna
raccolse un vestito femminile per terra,
che giustificava le macchie sul letto, poi con un gesto glielo
lanciò sul
letto.
- provo pena per
voi cara ragazza, adesso che non
siete più casta, chi mai vi sposerà?!-
Odette
indossò il vestito rosso, era un colore
volgare che mettevano soltanto le donne di facili costumi, era come
un’etichetta che le classificava a vista.
- quella
è la porta, scendete tre rampe di scale e
l’uscita di servizio è sulla destra.- parlò come se
stesse recitando a memoria,
probabilmente chissà quante altre volte si era trovata a
fare quella
discussione con le solite ragazzette di turno. Odette fu percossa da un
brivido, che uomo marcio era quel re! Conduceva ragazze ignare nelle
sue
stanze, le illudeva, faceva loro quello che più voleva e poi
tutte si
ritrovavano costrette ad uscire dalla porta di servizio, senza un
lavoro, senza
una dote e senza più la loro purezza.
Odette
indossò il vestito e uscì rapidamente dalla
porta principale, Derek era un ragazzo dal cuore d’oro,
nemmeno in migliaia di
anni avrebbe fatto quel genere di cose, ne era sicura. Se solo avesse
saputo che
cosa aveva dovuto fare per sfuggire da quella stanza si sarebbe
infuriato, ma a
lei adesso non importava, doveva cercarlo ed insieme dovevano scappare
da quell’orribile
posto.
La bionda si
ritrovò a vagare per i piani più bassi
del castello, lì dove ci sarebbero dovute stare le prigioni.
Non
c’era nessuno fortunatamente, s’affacciò
all’ennesima stanza.
Quasi le
mancò il fiato quando lo vide.
- Derek- sussurrò appena.
Il ragazzo era legato con il
volto rivolto verso il muro, la schiena nuda era squarciata e le ferite
sembravano vecchie nonostante di sopra ve ne fossero fresche delle
altre. Per
infierire più dolore non le lasciavano rimarginare e di
sopra inveivano con
quelle fresche. La ragazza sembrava un bucaneve in un campo di sangue.
Immediatamente
corse da lui, incurante delle pozze di sangue tutt’intorno,
da vicino le sue
condizioni erano ancora più preoccupanti.
- dove sono le
chiavi? - gli
rivolse un sguardo preoccupato lei.
Derek
aprì gli occhi tenuti sino a quel momento
chiusi. - ciao- le
disse appena tentando
di sorriderle.
Odette aveva le
lacrime agli occhi, stava anche
peggio di quello che lei avesse immaginato. - sei…
davvero…tu?- chiese
soffrendo ogni volta che esalava un
respiro. Molte volte Derek aveva desiderato rivederla, sapere se stesse
bene,
quella realtà gli sembrò così tanto
bella che non poteva che essere un sogno.
-
andrà tutto bene- tentò
di rassicurarlo, strappò una manica dal
vestito e gli asciugò il sangue che gli colava dalla fronte
e si riversava
sugli occhi.
- adesso siamo
insieme - il ragazzo aveva richiuso
gli occhi respirando molto lentamente.
Lei si
allontanò per prendere le chiavi appese ad un
gancio all’entrata, non erano troppo furbi per lasciarle
lì sotto gli occhi di
tutti, poi gli si riavvicinò e delicatamente gli tolse le
catene dai polsi lividi.
Derek non era in grado di reggersi in piedi, cadde pesantemente sulle
ginocchia.
-
cosa…come…sei arrivata? - Derek
nonostante l’orgoglio dovette accettare
di appoggiarsi ad Odette lasciandosi in parte sostenere,
-
sono
riuscita a scappare, fuori sta infuriando una battaglia e non hanno
prestato
troppa attenzione a lasciarmi incustodita.-
I due ragazzi
s’incamminarono lentamente verso
l’uscita da quella stanza infernale, Odette fece appoggiare
Derek al muro. - resta
qui andrò a prendere qualcosa per fasciarti - fece lei facendo per
andarsene verso quella
che una volta era stata la sua stanza. Un mano decisa ma stanca
s’intrecciò con
la sua.
- no, non ho
più intenzione di separarmi da te. – Il
castano la guardò risoluto, il suo tono non accettava
repliche e nonostante
avesse bisogno di fermare il sangue che perdeva non era più
disposto a
separarsi da lei; non più.
Odette gli
restituì lo sguardo, non poteva protestare.
Quel ragazzo chissà quante ne aveva passate, chi era lei per
impedirgli
quest’unico capriccio che faceva?
- va bene,
resterò con te ma dovrò comunque fermarti
l’emorragia in qualche maniera- prese
tra le mani il suo vestito rosso tendendo la stoffa fino alle ginocchia
in
procinto di strapparla. - adesso basta scandalizzarsi, non
m’importa niente del
bon ton e delle regole! Che vadano al diavolo tutte, non ti
lascerò morire
dissanguato per il sol fatto di non farti vedere le mie caviglie! -
Derek non ebbe
nemmeno il tempo di impedirglielo che
già Odette aveva strappato buona parte della stoffa della
parte inferiore del
vestito, con risolutezza si mise dietro di lui e gli fasciò
stretta l’ampia
schiena sanguinante.
-
Odette… perché indossi un vestito
rosso…? - Derek
si rialzò traballante facendo affidamento
ancora su Odette.
- è
una lunga storia…- sospirò
lei. Derek la guardò accigliato.
- tanto tu non
sei un tipo geloso, no…?- scherzò.
Derek si
piantò in mezzo al corridoio. - se ti ha
messo le mani addosso…! Io gli spacco la faccia!- tutto ad un tratto gli
ritornarono le forze;
Odette rise, erano giorni che non rideva così spensierata.
- non
è successo nulla- lo
guardò dritto negli occhi ritornando seria.
- non con me per fortuna…- ripresero
a camminare
e Odette gli raccontò tutto quello che aveva fatto prima di
ritrovarlo, Derek
ancora debole si limitava ad ascoltare e ad intervenire ogni tanto.
Finalmente dopo
un’ora buona arrivarono davanti
l’uscita di servizio, c’era solo un uomo a fare la
guardia; non ebbero troppe
difficoltà ad uscire, Odette disse ch’era
un’amante del re e che quello era suo
fratello che per sua intercessione aveva fatto liberare.
- sei diventata
davvero brava a mentire- le
disse il castano uscendo fuori dalla
montagna. - spero che con me non lo farai mai, altrimenti sono nei
guai!- le sorrise.
- purtroppo per
me, con te non ci riesco. - disse
rivolgendogli uno sguardo. Derek la
guardò puntando i suoi occhi blu oceano in quelli azzurro
cielo suoi, la
ragazza arrossì violentemente dipingendo di rosso il suo
candido viso.
- quando mi
guardi così- abbassò
lo sguardo - potrei confessarti anche
i più atroci misfatti. – bisbigliò lei.
- dopo tutto
questo tempo arrossisci ancora…- iniziò
lui, Odette l’interruppe cambiando
argomento.
- guarda!- prese ad indicare
giù dal sentiero. - sono gli
stendardi dei nostri due regni! Sono venuti a salvarci !- Odette entusiasta
iniziò ad affrettarsi per
arrivare all’esercito.
- Odette
aspetta- la
tirò per un braccio lui facendola voltare
verso di sè in attesa di una risposta.
- non so quando
ancora potremo rifarlo- e
con queste parole sospese a mezz’aria le
prese il volto tra le mani e la baciò intensamente; poi
riprese la mano diafana
di lei e si fece condurre rassegnato verso l’esercito.
Sentiva che le
forze lo stavano abbandonando.