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Autore: Iria    07/10/2008    6 recensioni
"L'invito del Diavolo arde e confonde, istiga ed uccide...
Le candide ali bagnate dal sangue dei peccatori sono la più seducente delle tentazioni.
Signore e Padrone, il banchetto è pronto."

Un'AU completamente nuova che spero apprezzerete nella sua umile forma.
Mi auguro mi lascerete un commento, anche negativo. Grazie.
Attenzione! Probabilmente questa fic subirà un mutamento a livello di genere. Al momento, aggiungo l'avvertimento shonen-ai.
Attenzione! Ho aggiunto il genere guerra.
Genere: Dark, Guerra, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Yuri
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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I'm striking out for paradise
 
“Poi vidi un altro angelo che volando in mezzo al cielo recava un vangelo eterno da annunziare agli abitanti della terra e ad ogni nazione, razza, lingua e popolo. Egli gridava a gran voce: ‘Temete Dio e dategli gloria, perché è giunta l'ora del suo giudizio. Adorate colui che ha fatto il cielo e la terra, il mare e le sorgenti delle acque.’ ”


‘Signore?’
‘Si?’
‘Gli angeli piangono?’
‘No, gli angeli non piangono… I Demoni, che non dovrebbero, lo fanno spesso.’

Lucifero studiava ciò che lo circondava minuziosamente.
Le labbra dell’Imperatore erano curvate in quello che poteva definirsi un sorriso di profonda soddisfazione.
“Yurij, non capisci? Gli uomini sono solo Angeli difettosi (bada bene, difettosi, non superbi.), la cui vita
dovrebbe essere votata alla ricerca di quel difetto, di quel malfunzionamento che una volta trovato verrà riparato al cospetto della Gloria Celeste. Ma gli uomini hanno ormai dimenticato la loro discendenza divina e la ricerca non è più nelle loro priorità: sanno che esistono per ritrovare qualcosa, il problema è che non ricordano più cosa sia e quale sia il suo peso e la sua importanza. Esseri inutili, insomma, senza uno scopo. La creatura più futile che il Signore si sia mai dato la pena di creare.” Dichiarò in un silenzioso sussurro.
“Gli uomini riconoscono il male, quando lo vedono. Sanno combatterlo.” Ribatté il rosso.
“Come gli angeli.” Aggiunse dopo una breve pausa.
“Ma non riconoscono il bene.” Iniziò il Diavolo. “Perché non esiste…” Concluse a un soffio dalle labbra di Yurij.

Le porte erano state completamente sigillate.
La figura dalle sei ali ringhiò rabbiosa.
“DANNAZIONE!” Sbraitò, lanciando con violenza contro le grandi porte un pugnale.
Tirò un lungo sospiro, per cercare di calmarsi, lasciandosi cadere sul grande letto pesantemente.
La bianca e lucida seta delle coperte scivolava sotto i tocchi del Guardino, che stringeva con forza e frustrazione il prezioso tessuto.
Kei…
Kei che gli imponeva di starsene con le mani in mano.
Kei che teneva per sé tutto il divertimento.
Kei che, semplicemente, voleva proteggerlo.
Sorrise ed un luccichio di divertita e infantile malvagità investì i suoi occhi, mentre sotto la forza del duro colpo subito le porte tremavano, scardinandosi.

Uriel si ripulì dal sangue che scorreva lungo il suo sottile mento.
Era caduto a quattro a zampe al suolo ed uno squarcio si apriva sulla schiena dell’Eletto tra le due ali ,che nel loro candore risplendevano argentee, macchiate di orribili boccioli rossi.
Si lasciò sfuggire un grido di disperato dolore, quando il Demone suo avversario, atterrando con velocità dall’alto, lo appiattì al suolo, premendo con forza contro la ferita pulsante.
Sentì le braccia schiacciarsi e rompersi sotto quella pressione, avvertì le ginocchia frantumarsi.
Percepì quasi con chiarezza il sangue dirigersi alla sua cavità orale e premere, per uscirne nella cascata vermiglia che dopo qualche istante era sgorgata copiosa dalle labbra livide dell’angelo.
Il Dannato si chinò sul corpo tremante di Uriel e, sorridendo, ne afferrò le ali.
“N-no…” Rantolò con rabbia il biondo, dimenandosi.
Uno strattone.
Un grido.
E mani artigliate strinsero le sue piume delicate, ma quel gesto fu seguito da uno sguardo deluso, poiché il Demone non era riuscito a strappare l’orgoglio all’avversario.
“Riproviamo…”  Fu il roco bisbiglio in risposta a quel fallimento.
Il volto dell’angelo era premuto contro il terreno roccioso e sopravveniva la stanchezza.
Emise un gemito, mentre una presa stritolava una delle sue due ali.
Il Dannato rimase assolutamente deliziato dal  meraviglioso sentore delle ossa che si frantumarono.
Uriel non versò neanche una lacrima, pur di non porgere soddisfazione alcuna.
“Luce di Dio*…” Soffiò al suo orecchio l’avversario, e queste parole furono seguite da un ennesimo strattone.
L’attaccatura delle ali si inumidiva di sangue, il quale aveva cominciato la sua corsa lungo tutta la linea della schiena.
“NON TOCCARLO!” Fu quell’ordine, poco dopo ,a raggiungere il suo udito.
La presa venne allentata, e la sua vista offuscata fu raggiunta dall’immagine di un capo mozzato.
“Ra… Raphael?” Chiamò insicuro.
L’interpellato voltò il compagno delicatamente.
Per Uriel fu come se in quel momento qualcuno avesse alzato il volume.
Negli attimi precedenti tutti i suoni, tutte le immagini erano scomparse, e vi erano stati solo gli odori e i sapori del sangue, del terriccio e quello salato del sudore e il dolore crescente.
Vedeva  di sfuggita i movimenti aggraziati di Samael, che con fredda spietatezza lasciava dietro la sua avanzata file di cadaveri, mentre in alto Kei lottava contro quel tale Belial.
Il resto era solo la confusione della lotta.

Era da tempo che Raphael non scendeva nel mondo degli umani.
I suoi occhi studiarono le strade buie e acciottolate.
Due giovani si scambiavano tenere effusioni abbracciati su di una panchina.
Sorrise intenerito, mentre il ragazzo, ridendo, iniziava a solleticare il ventre della giovane sua compagna.
Ricordava che nelle ore trascorse con Yurij era stato spesse volte rapito dai comportamenti degli umani: li osservava dallo specchio che guardava sul loro mondo, affezionandosi a quelle creature…
Allora era molto giovane e inesperto, ma il Guardiano, notando quel suo interessamento, diede vita all’ordine degli Angeli Custodi, nominandolo a Capo di essi.
‘Almeno avrò un aiuto nel custodire la Terra e gli umani.’
Era stata la risposta di Yurij all’espressione stravolta e sorpresa di Raphael, che anche permanendo in Paradiso, a causa dei suoi altri impegni di Eletto, aveva l’opportunità di guidare, governare ed adempire a quel gradito compito.
Sospirò, riportando l’attenzione a ciò che lo circondava.
Il Guardiano era ancora lontano.

“Cosa ci fai tu qui, Michael!?”
“…”
“Guardami, per favore.”

Sollevò il bel volto, rimanendo in silenzio.
“Il Paradiso non può sostenere ciò che sta accadendo; e il tradimento non è una scelta salutare.”
“E’ una
mia decisione.”
“Davvero?”
“Si.”

Il suo tono di voce pronunciò quell’affermazione con sicurezza.
Ma l’espressione tradiva le vere intenzioni…
“Perdonami, Cassiel. Perdonami se ti ho deluso.”

Regnava il silenzio ed era quasi fastidioso…
La tunica immacolata gli ricadeva poco sopra le ginocchia, le gambe lunghe ed affusolate si muovevano agili e sicure.
La veste era fermata in vita da una spessa cintura d’oro e quest’ultima si allungava delicata verso il ventre del Guardiano, disegnando un elegante triangolo decorato da tanti, preziosi ghirigori.
Su di un lato pendeva il fodero nero di una spada, dall’altro quello di un pugnale; uno stesso era stato infilato nei legacci dei sandali che indossava.
Sorrise compiaciuto.
Forse sarebbe stato davvero tutto così semplice, forse nessuno era stato incaricato di sorvegliarlo…
Svoltò con cautela l’angolo di un corridoio, poi, constatando la desolazione dello spazio, avanzò tranquillo.
“Signore, dove crede si andare?” Una voce delicata raggiunse il suo udito.
Si irrigidì, voltandosi lentamente.
Dannato Kei…
“Michael..!”lo salutò con un sorriso tirato.
L’interpellato sorrise divertito.
Gli occhi castani parvero illuminarsi per un attimo, riacquistando subito dopo la loro tranquilla consistenza.
Incorniciati da una cascata di capelli mori, parevano trapassare da parte a parte il Guardiano.
“Non mi ha risposto,Signore.” Continuò.
“Io… Voglio raggiungere gli eserciti.” Soffiò allora in risposta, chinando lo sguardo.

“Michael era rimasto a Palazzo?” Intervenne d’improvviso Lucifero.
Yurij fissò un punto indefinito davanti a sé e sospirando rispose:
“Michael è il protettore della luce… Certamente avrebbe preferito il campo di battaglia: non si direbbe, ma è un gran combattente… Però il ruolo affidatogli in segreto da Kei era troppo importante.” Bisbigliò con un risolino.
“Quello di evitare la tua fuga?” Chiese ancora, divertito, l’Imperatore.
“Esatto.”  Rispose con un sorriso il Caduto, fissando Lucifero.

Michael sospirò.
“So che è preparato alla battaglia, il tintinnio delle sue armi era udibile ed eloquente.” Cominciò.
Yurij sollevò il viso, fissando il volto di Michael.

Udibile…
Eppure sapeva di non aver provocato il minimo fruscio.
“Non dovrei disubbidire al Signor Kei, ma… Credo la lascerò andare, per quanto sarà dura accettarlo, convincerò il Guerriero del fatto che ha eluso la mia infallibile sorveglianza.” Concluse affabile, posando una mano sulla spalla del Guardiano.
Il rosso si lasciò sfuggire una lieve risata.
“Grazie infinite, Michael.” Disse.
“Si figuri e vada… O potrei ripensarci.” Aggiunse.
Con un cenno del capo Yurij prese a correre verso la sua meta.

“Samael! Prendi con te dei soldati e corri in aiuto dell’ala destra!” Gridò a pieni polmoni Kei, libero per un attimo dal combattimento con Belial.
Samael, rivolto lo sguardo al suo signore ed annuendo deciso, recise il torace dell’ avversario per volare via.
Scelse trecentotrentatre dei suoi angeli schierati e con un cenno della mano li invitò a seguirlo…
Presero il volo.
Gli occhi rossi e scrutatori dell’Arcangelo studiavano con interesse ciò che accadeva sotto il volo suo e dei suoi.
“Attenti ad un possibile attacco!” Li avvisò autoritario e il suo sguardo fu catturato della crescente difficoltà che i soldati di Gabriel avevano nel contrastare gli avversari.
Atterrò con delicatezza di fianco al compagno, che con furia abbatteva i nemici; i suoi angeli lo seguirono, attaccando con immediatezza.
“E adesso costringiamoli alla ritirata!” Sorrise Samael.

Fu un attimo…
La lama era scivolata via, cadendo al suolo tra le orde di combattenti.
Belial lo studiò con un’espressione di ipocrita pietà.
“Che peccato...” Bisbigliò, roteando la sciabola nera che stringeva nella mano sinistra.
Kei ringhiò.
Oh,era in guai seri…
Il suo corpo sfinito e ferito supplicava per una tregua,il suo animo in fiamme ed ardente bramava la battaglia ancora e ancora.
Il Demonio suo nemico con uno scatto che non riuscì ad intravedere gli si lanciò contro: già sentiva l’odore del sangue, già intravedeva la scia di carminio scivolare lungo il suo braccio destro…
Ed il sangue infatti cadde, fondendosi a quello versato dai combattenti in terra.
“Oh Kei, una volta che sarai morto tu quando credi impiegheremo ad eliminare l’Angelo?” Sibilò Belial, portandosi alle spalle dell’avversario, lasciando scivolare la lama della sciabola sulla gola del Guerriero.
“Mi ritengo offeso!”
Un’esclamazione divertita arrivò d’improvviso così come un colpo.
Belial fu scaraventato lontano, cadendo al suolo.
“Non credere sia tanto semplice sconfiggermi…” Aggiunse Yurij, arrivato appena, ghignando ed affiancandosi al Guerriero che lo fissava scandalizzato.
Il rosso rivolse lo sguardo alla terra dove Belial era finito lungo disteso…
Le ali argentee erano spalancate sotto il corpo del Demonio e le iridi verdi celate.
Kei portò gli occhi alla figura del Guardiano, poi seguì la traiettoria del suo sguardo e li fissò sull’inerme nemico, ed infine li condusse ad osservare, nuovamente, il compagno.
“….”
“..?”
Ci fu un attimo di silenzio in cui l’espressione dapprima confusa e perplessa e poi furiosa del Guerriero incontrò quella interrogativa del Guardiano.
Infine un’esclamazione.
“Che cosa ci fai qui!?”
“Bhé ecco, vedi…” Tentò di spiegare il rosso.
“Hai eluso la sorveglianza di Michael?!” Lo aggredì immediatamente Kei.
“Ascolta…” Riprovò ancora, sospirando ,l’Angelo.
“No, impossibile! Sei troppo stupido per poterlo ingannare…” Aggiunse subito dopo il Guerriero, pensoso.
Yurij si bloccò, fissandolo incredulo.
“Come?!” Chiese stizzito ed offeso.
“Lascia perdere.” Tagliò corto Kei. “Non dovresti essere qui! Ti avevo espressamente ordinato di startene buono al tuo posto!” Riprese il Guerriero,severo.
Così presi dal loro litigio, non si accorsero che Belial, ripresosi, aveva inviato contro di loro dei suoi sottoposti.
“Se non fossi arrivato ti avrebbe ucciso!” Ribatté con espressione quasi ferita  il Guardiano.
“Era tutto sotto controllo!”rispose a tono Kei, estraendo dal fodero nero attaccato alla vita del rosso il pugnale del compagno e recidendo al di sopra della spalla di quest’ultimo il capo di un Demone che, dietro Yurij, era pronto a colpirlo.
“Si, certo… Soprattutto mentre ti passava la sciabola sulla gola!” Fece arrabbiandosi il rosso, colpendo al volto con un pugno, una volta che Kei si fu spostato di lato, il nemico che lo minacciava.
“Se anche mi avesse ucciso, non sarebbe cambiato nulla! La guerra sarebbe continuata e avremmo vinto!” Disse convinto il Guerriero, sgozzando un demone lanciatosi contro di loro.
Yurij a quelle parole bloccò un attacco, rischiando anche di venire ferito dal suo avversario, che fu prontamente fermato da Kei.
“Rimani concentrato!” Lo rimproverò a quel punto il tatuato, mentre Belial, furioso, ordinava la ritirata immediata da tutti i fronti.
“Se ti avesse ucciso Kei, sarebbero cambiate tante cose.” Soffiò a quel punto il rosso, osservando dall’alto gli ultimi fuochi di battaglia spegnersi e gli angeli rallegrarsi.
“Solo a livello gerarchico, amico.” Sospirò il Guerriero, col tono paziente di chi discute con un bambino molto ottuso.
“Non mi riferivo a quello.” Fece aspro l’angelo dalle sei ali.
Kei non ebbe, però, più modo di rispondere: Raphael, reggendo Uriel, li aveva raggiunti in volo con un sorriso; Samael e Gabriel, poco dopo, si unirono a loro soddisfatti e sporchi di terriccio; Anael e Sachiel,r idendo come due giovani spensierati, li affiancarono in volo.
“Signore ci ha raggiunto anche lei!” Fece allegro Sachiel, alla presenza di Yurij.
“Si, ritenevo la mia presenza indispensabile.” Rispose gentilmente l’Angelo.
Kei scosse il capo, poi disse:
“Ci attaccheranno nuovamente e sicuramente… E’ solo una battaglia che abbiamo vinto.”
“Che ottimismo, Signore!” Fece con una punta di sarcasmo Samael.
“Realismo.” Lo corresse atono e serio Kei.
“E adesso conviene tornare all’accampamento, curarci e riposarci.” Aggiunse infine.
I sei arcangeli accolsero entusiasti quella decisione, comunicandola dall’alto con un volo ai loro sottoposti, altrettanto felici.
Povere creature, non si accorsero del Male che sorgeva della viscere dalla terra…

Aveva freddo, ma questo non gli impediva di assumere quel suo portamento fiero.
Il calore del suo fuoco si estingueva, ma sarebbe stato nutrito sempre.
Le gote erano ancora segnate dal sangue raggrumato ed ormai aveva buchi neri al posto degli occhi.
“La sua punizione è quasi giunta al termine, resista signore…”

Lilith assaporò le labbra del demone suo amante.
Gli sfiorò i capelli platinati, per poi stringersi a lui.
“Boris, non potremo mai reggere l’ennesima battaglia.” Bisbigliò tremante e dai suoi occhi di smeraldo scese una lacrima.
“L’Inferno e il Paradiso scompariranno insieme.” Pronunciò ancora.
Il demone sospirò, sollevando il volto della sua Regina.
“Non pianga certezze future, non se il presente ci concede più di una possibilità.” Disse allora Boris.
E Lilith lo strinse ancora.

Fine decimo capitolo.

(*)Luce di Dio: Uriel,U-Ra-El,nell'antica lingua egizia la U sta per spazio e Ra per Sole ed El per Dio,ovvero Spazio-Sole-Dio e quindi “Luce di Dio”

 

 

   
 
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