I'm striking out for paradise
“Poi vidi un altro angelo che
volando in
mezzo al cielo recava un vangelo eterno da annunziare agli abitanti
della terra
e ad ogni nazione, razza, lingua e popolo. Egli gridava a gran voce:
‘Temete
Dio e dategli gloria, perché è giunta l'ora del suo giudizio. Adorate
colui che
ha fatto il cielo e la terra, il mare e le sorgenti delle acque.’ ”
‘Signore?’
‘Si?’
‘Gli angeli piangono?’
‘No, gli angeli non
piangono… I Demoni, che non dovrebbero, lo fanno spesso.’
Lucifero studiava
ciò che lo circondava minuziosamente.
Le labbra dell’Imperatore
erano curvate in quello che poteva definirsi un
sorriso di profonda soddisfazione.
“Yurij, non capisci? Gli uomini sono solo Angeli difettosi (bada bene,
difettosi,
non superbi.), la cui vita dovrebbe
essere votata alla ricerca di quel difetto, di quel malfunzionamento
che una
volta trovato verrà riparato al cospetto della Gloria Celeste. Ma gli
uomini
hanno ormai dimenticato la loro discendenza divina e la ricerca non è più nelle loro priorità: sanno che esistono per ritrovare qualcosa, il
problema
è che non ricordano più cosa sia e quale sia il suo peso e la sua
importanza.
Esseri inutili, insomma, senza uno scopo. La creatura più futile che il
Signore
si sia mai dato la pena di creare.” Dichiarò in un silenzioso
sussurro.
“Gli uomini riconoscono il
male, quando lo vedono. Sanno combatterlo.”
Ribatté il rosso.
“Come gli angeli.” Aggiunse dopo una breve pausa.
“Ma non riconoscono il bene.” Iniziò il Diavolo. “Perché non esiste…”
Concluse a un soffio dalle labbra di Yurij.
Le
porte erano
state completamente sigillate.
La figura dalle sei ali ringhiò rabbiosa.
“DANNAZIONE!” Sbraitò, lanciando con violenza contro le grandi porte un
pugnale.
Tirò un lungo sospiro, per cercare di calmarsi, lasciandosi cadere sul
grande
letto pesantemente.
La bianca e lucida seta delle coperte scivolava sotto i tocchi del
Guardino, che
stringeva con forza e frustrazione il prezioso tessuto.
Kei…
Kei che gli imponeva di starsene con le mani in mano.
Kei che teneva per sé tutto il divertimento.
Kei che, semplicemente, voleva proteggerlo.
Sorrise ed un luccichio di divertita e infantile malvagità investì i
suoi occhi,
mentre sotto la forza del duro colpo subito le porte tremavano,
scardinandosi.
Uriel si ripulì dal sangue che
scorreva lungo il
suo sottile mento.
Era caduto a quattro a zampe
al suolo ed uno squarcio si apriva sulla schiena
dell’Eletto tra le due ali ,che nel loro candore risplendevano
argentee, macchiate
di orribili boccioli rossi.
Si lasciò sfuggire un grido di
disperato dolore, quando il Demone suo
avversario, atterrando con velocità dall’alto, lo appiattì al suolo,
premendo
con forza contro la ferita pulsante.
Sentì le braccia schiacciarsi
e rompersi sotto quella pressione, avvertì le
ginocchia frantumarsi.
Percepì quasi con chiarezza il
sangue dirigersi alla sua cavità orale e
premere, per uscirne nella cascata vermiglia che dopo qualche istante
era
sgorgata copiosa dalle labbra livide dell’angelo.
Il Dannato si chinò sul corpo
tremante di Uriel e, sorridendo, ne afferrò le
ali.
“N-no…” Rantolò con rabbia il
biondo, dimenandosi.
Uno strattone.
Un grido.
E mani artigliate strinsero le
sue piume delicate, ma quel gesto fu seguito da
uno sguardo deluso, poiché il Demone non era riuscito a strappare l’orgoglio all’avversario.
“Riproviamo…” Fu il roco
bisbiglio in
risposta a quel fallimento.
Il volto dell’angelo era
premuto contro il terreno roccioso e sopravveniva la stanchezza.
Emise un gemito, mentre una
presa stritolava una delle sue due ali.
Il Dannato rimase
assolutamente deliziato dal
meraviglioso sentore delle ossa che si frantumarono.
Uriel non versò neanche una
lacrima, pur di non porgere soddisfazione alcuna.
“Luce di Dio*…” Soffiò al suo
orecchio l’avversario, e queste parole furono
seguite da un ennesimo strattone.
L’attaccatura delle ali si
inumidiva di sangue, il quale aveva cominciato la
sua corsa lungo tutta la linea della schiena.
“NON TOCCARLO!” Fu
quell’ordine, poco dopo ,a raggiungere il suo udito.
La presa venne allentata, e la
sua vista offuscata fu raggiunta dall’immagine
di un capo mozzato.
“Ra… Raphael?” Chiamò insicuro.
L’interpellato voltò il
compagno delicatamente.
Per Uriel fu come se in quel
momento qualcuno avesse alzato il volume.
Negli attimi precedenti tutti
i suoni, tutte le immagini erano scomparse, e vi erano
stati solo gli odori e i sapori del sangue, del terriccio e quello
salato del
sudore e il dolore crescente.
Vedeva di sfuggita i
movimenti aggraziati di Samael, che con fredda
spietatezza lasciava dietro la sua avanzata file di cadaveri, mentre in
alto
Kei lottava contro quel tale Belial.
Il resto era solo la
confusione della lotta.
Era da tempo che
Raphael non scendeva nel mondo degli umani.
I suoi occhi studiarono le strade buie e acciottolate.
Due giovani si scambiavano tenere effusioni abbracciati su di una
panchina.
Sorrise intenerito, mentre il ragazzo, ridendo, iniziava a solleticare
il
ventre della giovane sua compagna.
Ricordava che nelle ore trascorse con Yurij era stato spesse volte
rapito dai
comportamenti degli umani: li osservava dallo specchio che guardava sul
loro
mondo, affezionandosi a quelle creature…
Allora era molto giovane e inesperto, ma il Guardiano, notando quel suo
interessamento, diede vita all’ordine degli Angeli Custodi, nominandolo
a Capo
di essi.
‘Almeno avrò un aiuto nel custodire la
Terra e gli umani.’
Era stata la risposta di Yurij all’espressione stravolta e sorpresa di
Raphael,
che anche permanendo in Paradiso, a causa dei suoi altri impegni di
Eletto, aveva
l’opportunità di guidare, governare ed adempire a quel gradito compito.
Sospirò, riportando l’attenzione a ciò che lo circondava.
Il Guardiano era ancora lontano.
“Cosa ci fai
tu qui, Michael!?”
“…”
“Guardami, per favore.”
Sollevò il bel volto,
rimanendo in silenzio.
“Il Paradiso non può sostenere
ciò che sta accadendo; e il tradimento non è
una scelta salutare.”
“E’ una mia
decisione.”
“Davvero?”
“Si.”
Il suo tono di voce
pronunciò quell’affermazione con sicurezza.
Ma l’espressione tradiva le
vere intenzioni…
“Perdonami, Cassiel. Perdonami
se ti ho deluso.”
Regnava il silenzio ed era quasi
fastidioso…
La tunica immacolata gli
ricadeva poco sopra le ginocchia, le gambe lunghe ed
affusolate si muovevano agili e sicure.
La veste era fermata in vita
da una spessa cintura d’oro e quest’ultima si
allungava delicata verso il ventre del Guardiano, disegnando un
elegante
triangolo decorato da tanti, preziosi ghirigori.
Su di un lato pendeva il
fodero nero di una spada, dall’altro quello di un
pugnale; uno stesso era stato infilato nei legacci dei sandali che
indossava.
Sorrise compiaciuto.
Forse sarebbe stato davvero
tutto così semplice, forse nessuno era stato
incaricato di sorvegliarlo…
Svoltò con cautela l’angolo di
un corridoio, poi, constatando la desolazione
dello spazio, avanzò tranquillo.
“Signore, dove crede si
andare?” Una voce delicata raggiunse il suo udito.
Si irrigidì, voltandosi
lentamente.
Dannato Kei…
“Michael..!”lo salutò con
un sorriso tirato.
L’interpellato sorrise
divertito.
Gli occhi castani parvero
illuminarsi per un attimo, riacquistando subito dopo
la loro tranquilla consistenza.
Incorniciati da una cascata di
capelli mori, parevano trapassare da parte a
parte il Guardiano.
“Non mi ha risposto,Signore.”
Continuò.
“Io… Voglio raggiungere gli
eserciti.” Soffiò allora in risposta, chinando lo
sguardo.
“Michael era
rimasto a Palazzo?” Intervenne
d’improvviso Lucifero.
Yurij fissò un punto
indefinito davanti a sé e sospirando rispose:
“Michael è il protettore della
luce… Certamente avrebbe preferito il campo
di battaglia: non si direbbe, ma è un gran combattente… Però il ruolo
affidatogli in segreto da Kei era troppo importante.” Bisbigliò con un
risolino.
“Quello di evitare la tua
fuga?” Chiese ancora,
divertito, l’Imperatore.
“Esatto.” Rispose con un sorriso
il Caduto, fissando Lucifero.
Michael sospirò.
“So che è preparato alla battaglia, il tintinnio delle sue armi era
udibile ed
eloquente.” Cominciò.
Yurij sollevò il viso, fissando il volto di Michael.
Udibile…
Eppure sapeva di non aver provocato il minimo fruscio.
“Non dovrei disubbidire al Signor Kei, ma… Credo la lascerò andare, per
quanto
sarà dura accettarlo, convincerò il Guerriero del fatto che ha eluso la
mia
infallibile sorveglianza.” Concluse affabile, posando una mano sulla
spalla del
Guardiano.
Il rosso si lasciò sfuggire una lieve risata.
“Grazie infinite, Michael.” Disse.
“Si figuri e vada… O potrei ripensarci.” Aggiunse.
Con un cenno del capo Yurij prese a correre verso la sua meta.
Samael, rivolto lo sguardo al suo signore ed annuendo deciso, recise il
torace
dell’ avversario per volare via.
Scelse trecentotrentatre dei suoi angeli schierati e con un cenno della
mano li
invitò a seguirlo…
Presero il volo.
Gli occhi rossi e scrutatori dell’Arcangelo studiavano con interesse
ciò che
accadeva sotto il volo suo e dei suoi.
“Attenti ad un possibile attacco!” Li avvisò autoritario e il suo
sguardo fu
catturato della crescente difficoltà che i soldati di Gabriel avevano
nel
contrastare gli avversari.
Atterrò con delicatezza di fianco al compagno, che con furia abbatteva
i
nemici; i suoi angeli lo seguirono, attaccando con immediatezza.
“E adesso costringiamoli alla ritirata!” Sorrise Samael.
Fu un attimo…
La lama era scivolata via,
cadendo al suolo tra le orde di combattenti.
Belial lo studiò con
un’espressione di ipocrita pietà.
“Che peccato...” Bisbigliò,
roteando la sciabola nera che stringeva nella mano
sinistra.
Kei ringhiò.
Oh,era in guai seri…
Il suo corpo sfinito e ferito
supplicava per una tregua,il suo animo in fiamme
ed ardente bramava la battaglia ancora e
ancora.
Il Demonio suo nemico con uno
scatto che non riuscì ad intravedere gli si
lanciò contro: già sentiva l’odore del sangue, già intravedeva la scia
di carminio scivolare
lungo il suo braccio destro…
Ed il sangue infatti cadde,
fondendosi a quello versato dai combattenti in
terra.
“Oh Kei, una volta che sarai
morto tu quando credi impiegheremo ad eliminare
l’Angelo?” Sibilò Belial, portandosi alle spalle dell’avversario,
lasciando
scivolare la lama della sciabola sulla gola del Guerriero.
“Mi ritengo offeso!”
Un’esclamazione divertita
arrivò d’improvviso così come un colpo.
Belial fu scaraventato
lontano, cadendo al suolo.
“Non credere sia tanto
semplice sconfiggermi…” Aggiunse Yurij, arrivato appena,
ghignando ed affiancandosi al Guerriero che lo fissava scandalizzato.
Il rosso rivolse lo sguardo
alla terra dove Belial era finito lungo disteso…
Le ali argentee erano
spalancate sotto il corpo del Demonio e le iridi verdi
celate.
Kei portò gli occhi alla
figura del Guardiano, poi seguì la traiettoria del suo
sguardo e li fissò sull’inerme nemico, ed infine li condusse ad
osservare, nuovamente,
il compagno.
“….”
“..?”
Ci fu un attimo di silenzio in
cui l’espressione dapprima confusa e perplessa e
poi furiosa del Guerriero incontrò quella interrogativa del Guardiano.
Infine un’esclamazione.
“Che cosa ci fai qui!?”
“Bhé ecco, vedi…” Tentò di
spiegare il rosso.
“Hai eluso la sorveglianza di
Michael?!” Lo aggredì immediatamente Kei.
“Ascolta…” Riprovò ancora,
sospirando ,l’Angelo.
“No, impossibile! Sei troppo
stupido per poterlo ingannare…” Aggiunse subito
dopo il Guerriero, pensoso.
Yurij si bloccò, fissandolo
incredulo.
“Come?!” Chiese stizzito ed
offeso.
“Lascia perdere.” Tagliò corto
Kei. “Non dovresti essere qui! Ti avevo
espressamente ordinato di startene buono al tuo posto!”
Riprese il
Guerriero,severo.
Così presi dal loro litigio,
non si accorsero che Belial, ripresosi, aveva
inviato contro di loro dei suoi sottoposti.
“Se non fossi arrivato ti
avrebbe ucciso!” Ribatté con espressione quasi ferita
il Guardiano.
“Era tutto sotto
controllo!”rispose a tono Kei, estraendo dal fodero nero
attaccato alla vita del rosso il pugnale del compagno e recidendo al di
sopra
della spalla di quest’ultimo il capo di un Demone che, dietro Yurij,
era pronto
a colpirlo.
“Si, certo… Soprattutto mentre
ti passava la sciabola sulla gola!” Fece
arrabbiandosi il rosso, colpendo al volto con un pugno, una volta che
Kei si fu
spostato di lato, il nemico che lo minacciava.
“Se anche mi avesse ucciso,
non sarebbe cambiato nulla! La guerra sarebbe
continuata e avremmo vinto!” Disse convinto il Guerriero, sgozzando un
demone
lanciatosi contro di loro.
Yurij a quelle parole bloccò
un attacco, rischiando anche di venire ferito dal
suo avversario, che fu prontamente fermato da Kei.
“Rimani concentrato!” Lo
rimproverò a quel punto il tatuato, mentre Belial, furioso,
ordinava la ritirata immediata da tutti i fronti.
“Se ti avesse ucciso Kei,
sarebbero cambiate tante cose.” Soffiò a quel punto
il rosso, osservando dall’alto gli ultimi fuochi di battaglia spegnersi
e gli
angeli rallegrarsi.
“Solo a livello gerarchico,
amico.” Sospirò il Guerriero, col tono paziente di
chi discute con un bambino molto ottuso.
“Non mi riferivo a quello.”
Fece aspro l’angelo dalle sei ali.
Kei non ebbe, però, più modo
di rispondere: Raphael, reggendo Uriel, li aveva
raggiunti in volo con un sorriso; Samael e Gabriel, poco dopo, si
unirono a
loro soddisfatti e sporchi di terriccio; Anael e Sachiel,r idendo come
due
giovani spensierati, li affiancarono in volo.
“Signore ci ha raggiunto anche
lei!” Fece allegro Sachiel, alla presenza di
Yurij.
“Si, ritenevo la mia presenza
indispensabile.” Rispose gentilmente l’Angelo.
Kei scosse il capo, poi disse:
“Ci attaccheranno nuovamente e
sicuramente… E’ solo una battaglia che abbiamo
vinto.”
“Che ottimismo, Signore!” Fece
con una punta di sarcasmo Samael.
“Realismo.” Lo corresse atono
e serio Kei.
“E adesso conviene tornare
all’accampamento, curarci e riposarci.” Aggiunse
infine.
I sei arcangeli accolsero
entusiasti quella decisione, comunicandola dall’alto
con un volo ai loro sottoposti, altrettanto felici.
Povere creature, non si
accorsero del Male che sorgeva della viscere dalla
terra…
Aveva freddo, ma
questo non gli impediva di assumere quel suo portamento fiero.
Il calore del suo fuoco si estingueva, ma sarebbe stato nutrito sempre.
Le gote erano ancora segnate dal sangue raggrumato ed ormai aveva buchi
neri al
posto degli occhi.
“La sua punizione è quasi giunta al termine, resista signore…”
Lilith assaporò
le labbra del demone suo amante.
Gli sfiorò i capelli platinati, per poi stringersi a lui.
“Boris, non potremo mai reggere l’ennesima battaglia.” Bisbigliò
tremante e dai suoi occhi di smeraldo scese una lacrima.
“L’Inferno e il Paradiso scompariranno insieme.” Pronunciò
ancora.
Il demone sospirò, sollevando il volto della sua Regina.
“Non pianga certezze future, non se il presente ci concede più di
una
possibilità.” Disse allora Boris.
E Lilith lo strinse ancora.
Fine decimo capitolo.
(*)Luce di Dio:
Uriel,U-Ra-El,nell'antica lingua egizia la U sta per spazio e Ra per
Sole ed El
per Dio,ovvero Spazio-Sole-Dio e quindi “Luce di Dio”