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Autore: PersephoneAm    01/10/2014    2 recensioni
In tedesco "Lieben" vuol dire 'amare'. E non è strano che a una sola "i" di distanza ci sia "Leben", che vuol dire 'vivere' ?
Attenzione: la storia è solo scritta dal punto di vista di una ragazza tedesca e nazista. Non è a sfondo razziale.. leggete e ditemi che ne pensate(:
Genere: Guerra, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Verso la fine dell'estate Ehlena aveva già "educato" ( questo era il termine che usava suo zio ) venti soldatesse: aveva insegnato loro a sparare con una pistola, esercizi fisici e gli aveva consegnato delle divise pesanti per superare il clima freddo e rigido. Tutte sarebbero state inviate nel campo di Dachau dove venivano spediti anche gli ebrei, ma Ehlena non ne aveva mai visitato uno. 

Hitler le aveva detto solamente che non era un campo per deboli di cuore e lei lo riferì alle "sue" ragazze; sulle prime tutte si erano spaventate, ma non aveva sentito una sola lamentela uscire dalle bocche delle soldatesse.

-Ricordatevi che se avete bisogno di aiuto o di qualsiasi altra cosa, mi dovrete chiamare!-disse Ehlena,-Ragazze, non è un consiglio, ma un ordine!-.

-Fraulin lei verrà con noi?-le chiese una delle ragazze,chiamata Karola.

Vide tutte quante guardarla come se attendessero con ansia la risposta.

-Purtroppo no-rispose lei,-Io servo qui a Berlino, ma di tanto in tanto verrò a trovarvi-. 

Karola e Sveva sorrisero entusiaste e le loro compagne le imitarono.

Ehlena le accompagnò personalmente nei campi, un po' perché non voleva lasciarle sole all'ultimo e un po' perché era curiosa di vedere i lager e rimase scioccata quando trovò delle specie di baracche nei quali gli ebrei venivano ammassati e il filo spinato tutto attorno al campo, per non fare scappare nessuno. Il comandante del campo di Dachau, un certo Loritz, venne personalmente ad accogliere la nipote del Führer e le guardie femminili.

-Avete fatto buon viaggio Fraulin?-le chiese il comandante.

-Non mi lamento-rispose lei,-I vostri autisti ci hanno fatte stare al caldo-.

L'uomo sorrise.-Molto bene-esclamò, poi prese Ehlena per un braccio e le fece fare il giro del campo, insieme alle soldatesse.

-Stiamo pensando di ricostruire il campo, così da ospitare più prigionieri e rieducare comunisti e antinazisti-la informò Loritz,-Fuori dal campo c'è un'altra struttura per gli alloggi delle guardie e un campo di addestramento delle SS-.

-È perfetto e ben organizzato-si complimentò Ehlena,-come le mie ragazze-.

Loritz le guardò attentamente, quasi studiandole, poi annuì.-E come chi le ha addestrate!-.

Ehlena si trattenne dall'alzare gli occhi al cielo e fece un finto sorriso.-Peccato che non posso continuare il giro con lei, Herr Kommandant-.

-Perché no?-chiese lui, deluso.

-Devo partire subito e tornare a Berlino-spiegò lei,-Unsere Führer ha bisogno di me nel Reichstag-.

-Bene-sospirò Loritz.

-Saluto le ragazze e poi vado alla macchina-disse Ehlena, porgendo la mano al comandante,-La ringrazio per avermi mostrato il campo-.

Loritz annuì e andò alla macchina, mentre la ragazza si avvicinava alle soldatesse.

-Ricordatevi che per QUALSIASI cosa mi dovete chiamare!-ripeté Ehlena a Karola e alle sue compagne e una di loro si fece avanti.

-Volevo.. Ringraziarla per averci preparate a questo!-disse Paulina,-E spero torni presto a trovarci!-.

-Ovviamente Paulina!-esclamò Ehlena,-Ora vado! Heil Hitler!-.

-HEIL HITLER!-urlarono loro,dirigendosi dai loro capitani.

Ehlena invece si avvicinò alla macchina e Loritz le aprì lo sportello.

-Grazie-sorrise lei.

-Torni a trovarci presto Fraulin!-la salutò lui.

E quando la macchina stava per uscire dal campo, Ehlena vide un uomo correre verso la rete e i soldati che gli urlavano di fermarsi, poi al contatto con la rete il poveretto venne preso dalle convulsioni, mentre la sua pelle fumava come fosse bruciato da qualcosa.

-Quei cani lo fanno sempre!-rise l'autista,-Non vogliono lavorare e preferiscono morire!-.

Sentendo le forti risate nell'abitacolo Ehlena non poté fare a meno di deglutire, quasi impaurita da quell'uomo.

Il 3 settembre di quell'anno poi, mentre Ehlena portava dei documenti a suo zio, il comandante Schneider le disse che il führer l'aveva mandata in un palazzo in Polonia a curare i feriti di guerra. Fu proprio lì che incontrò un paio di occhi gelidi e freddi. L'uomo se ne stava seduto sul lettino con una benda a fasciargli la testa e una sul braccio. E lei stava andando al lettino 16 proprio per cambiare la fasciatura a quell'uomo.

-Herr Teschen-lo salutò lei. 

Lui si voltò di scatto, come per vedere se era davvero lei.-Fraulin Ehlena!-mormorò, passandole le braccia sulla vita e posando la testa sul cuore di lei.

Ehlena si irrigidì per quel gesto così intimo, nessuno l'aveva mai abbracciata o le aveva posato la fronte sul petto, poi capì solamente che Herr Teschen aveva solo bisogno di un po' di affetto e calore umano.-Cosa le è successo?-chiese lei dolcemente carezzandogli i capelli e iniziando poi a togliergli la fasciatura.

-Mi hanno colpito con una pallottola al braccio, ma non è niente-spiegò Teschen, staccandosi da lei e guardandola negli occhi,-Quello che più preoccupa è la testa, mi hanno preso di striscio-.

Ehlena annuì, fasciando di nuovo la testa con una garza pulita.-Se state male, vi prego, non fate l'eroe e chiamatemi-. Fece per andarsene, quando l'uomo le afferrò un braccio. Sembrava volesse dire qualcosa, ma mormorò solo un "Danke" e si rimise sul letto.

-Fraulin! FRAULIN!-qualcuno la stava chiamando e lei si girò confusa da quelle urla.

-Cosa succede, Josefa?-chiese.

-Un soldato appena arrivato!-disse l'infermiera,-È grave Fraulin!-.

Ehlena corse verso il reparto dei feriti gravi e vide che il soldato perdeva sangue dall'arteria carotidea e subito chiese un laccio emostatico per fermare l'emorragia.

-Non ne abbiamo più!-esclamò un'infermiera nel panico più totale.

Vide due dita fermare gli schizzi di sangue e alzò lo sguardo per ringraziare chiunque fosse stato.

-Herr Teschen!-sospirò sollevata,-Le sarò grata per l'eternità...-.

-Certo certo!-la interruppe lui,-Ma ora vada a chiamare un medico per mio fratello!-.

Ehlena spalancò gli occhi e corse subito al telefono per chiamare un chirurgo che a quell'ora era a casa e in un batter d'occhio provarono in tutti i modi di chiudere la ferita. 

-Come sta mio fratello?-chiede Herr Teschen quella sera.

-Sta meglio-rispose lei, massaggandosi il collo,-Ma dovremo vedere se supera la notte per sapere se si riprenderà-.

-Ti ringrazio Ehlena-mormorò lui, baciandole la mano.

Ehlena gli sorrise, dandogli una tazza di cioccolata fumante.-Questo è meglio di qualsiasi medicina: bevetela!-.

Teschen le sorrise e bevve la cioccolata, poi le augurò la buonanotte e si mise a dormire.

Ehlena guardò nello stanzone del castello dove erano stati ricoverati quella marea di soldati era riuscita a occupare un piccolo territorio polacco e arrivare quasi alla capitale e assediarla ed Ehlena era fiera dei suoi connazionali. Dopo aver finito il suo turno, la ragazza guardò più volte il comandante Teschen che dormiva così si avvicinò e, senza farsi vedere da nessuno, gli accarezzò i capelli e gli lasciò un bacio sulla guancia. 

Il giorno dopo il fratello di Teschen si risvegliò, ma non riuscì a stare cosciente che per qualche minuto ed Ehlena riferì la buona notizia a Franz.

-Molto bene-disse lui, freddo.

Ehlena rimase male per la freddezza con cui il comandante aveva risposto alla ripresa del fratello. Insomma, il giorno prima l'aveva ringraziato e le aveva baciato anche la mano! Certe persone non le riusciva proprio a capire.

Il 26 settembre Varsavia si arrese alla Wermacht e fu dopo la resa che Herr Teschen e suo fratello vennero mandati a casa ed Ehlena tornò a Berlino, ma i piani di suo zio non l'avrebbero lasciata in pace per molto:-Spero tu non ti senta male, Ehlena, ma c'è bisogno di te a Mathausen!- le aveva detto il Führer.

E al führer si obbedisce. E basta. Così ad autunno si stabilì la sua partenza e per l'occasione si fece fare da alcune sarte delle divise tutte uguali con gli stessi colori di quelle maschili, ma senza metterci fasce o decorazioni, non voleva dare nell'occhio: pantaloni verde scuro, canottiera bianca di lana e giacchetto dello stesso colore dei pantaloni, insieme ad un mantello nero. Hitler andò a salutarla, accompagnandola in macchina e chiudendo la portiera ed Ehlena disse all'autista che potevano andare, ma il soldato non obbedì.

-Dobbiamo aspettare Herr Kommandant, Fraulin Ehlena-le disse.

Oh fantastico! Avrebbe viaggiato con il suo comandante! Era già in soggezione per tutti gli uomini che
avrebbe trovato, figuriamoci stare a fianco del comandante per ore! Sentì lo zio salutare un uomo e poi la portiera si aprì e il comandante entrò nell'abitacolo, lasciando Ehlena a bocca aperta.

-Andiamo!- ordinò il comandante all'autista, poi si voltò verso di lei.

Occhi freddi e di ghiaccio non si scordano facilmente.-Spero che una presenza amica come la mia possa farle passare bene i giorni nel campo, Fraulin-. 

Ehlena si riprese da quella sorpresa davvero inaspettata e disse:-Lo spero anch'io, Herr Teschen-. 
   
 
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