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Autore: Angie Mars Halen    01/10/2014    1 recensioni
Fin dal loro primo incontro Nikki e Sharon capiscono di avere parecchi, forse troppi, punti in comune, particolare non indifferente che li porta ad aggrapparsi l’uno all’altra per affrontare prima la vita di strada a Los Angeles, poi quella instabile e frenetica delle rockstar. Costretti a separarsi dai rispettivi tour, riusciranno a riunirsi nuovamente, ma non sempre la situazione prenderà la piega da loro desiderata: se Sharon, in seguito ad un evento che ha rivoluzionato la sua vita, riesce ad abbandonare i vizi più dannosi, Nikki continua a sprofondare sempre di più. In questa situazione si rendono conto di avere bisogno di riportare in vita il legame che un tempo c’era stato tra loro e che le necessità di uno non sono da anteporre a quelle dell’altra. Ma la vita in tour non è più semplice di quella che avevano condotto insieme per le strade di L.A. e dovranno imparare ad affrontarla, facendosi forza a vicenda in un momento in cui faticano a farne persino a loro stessi.
[1982-1988]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mick Mars, Nikki Sixx, Nuovo personaggio, Tommy Lee, Vince Neil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TOO LATE FOR LOVE





West Hollywood, CA, dicembre 1983

I Kiss stavano impazzando nelle casse dello stereo del mio vicino mentre io, stretta in un leggero golfino di cotone blu scuro, mi godevo l’aria fresca della sera sul piccolo balcone, da dove la musica si poteva sentire meglio dal momento che quelli dell’appartamento accanto erano nel bel mezzo di un festino-devasto e avevano aperto tutte le finestre. Sebbene fosse dicembre, le temperature non erano ancora scese sotto i quindici gradi, il che rappresentava un enorme vantaggio per un’amante dell’aria aperta come me, anche se il motivo per cui quella notte avevo deciso di passare del tempo appollaiata sulla ringhiera non era certo quello. Stavo sfidando il sonno e mi tenevo sveglia fumando le ultime sigarette che mi restavano in attesa del ritorno di Nikki. Qualche mese prima era uscito il secondo album dei Mötley Crüe e stava riscuotendo un ottimo successo, così erano partiti per un tour per promuoverlo. Erano settimane che non vedevo Nikki, che mi telefonava spesso anche se il più delle volte non rispondevo perché non c’ero. Spesso non dormivo neanche nel nostro appartamento e tornavo dagli altri perché non sopportavo di passare il tempo a fissare il soffitto o a suonare la chitarra che Nikki non aveva portato in tour con sé.

Quella era la notte del suo ritorno e lo stavo aspettando cercando di non addormentarmi con la testa appoggiata alla ringhiera arrugginita. L’aria fresca si insinuava tra i miei capelli, appesantendoli, e scuoteva le foglie delle alte palme che costeggiavano la strada. Dai viali proveniva il rumore monotono del traffico, interrotto di tanto in tanto da quello di una sirena o una brusca frenata. Feci un tiro portentoso ed espirai lentamente il fumo tentando invano di formare dei vaghi cerchi come sapevano fare Rita e Steven, ma abbandonai presto la missione per osservare due ragazzi ubriachi che passavano davanti alla nostra palazzina barcollando e cantando da abbracciati, rivedendo in loro me e Nikki quando ritornavamo a casa dopo aver girato per lo Strip per buona parte della notte.

Quando meno me l’aspettavo, udii in lontananza il rombo sordo del motore di un grosso mezzo. Mi sporsi dalla ringhiera e in fondo alla via, sobbalzando e scricchiolando, fece capolino il pullman marrone che per mesi aveva scorrazzato i Crüe per buona parte del Paese. Si fermò davanti a casa, emettendo uno sbuffo che sembrò essere un sospiro di sollievo, e mi permise così di sentire i bassi di una canzone che i passeggeri stavano ascoltando. La portiera si aprì tremolando e subito le note di Walk This Way degli Aerosmith uscirono come uno sciame d’api tenuto represso in una scatola, attirando anche l’attenzione di qualcuno dei festaioli nell’appartamento accanto. Intravidi una palla nera accovacciata su un paio di sedili e capii che si trattava di Mick solo quando allargò le braccia per stiracchiarsi. Riconobbi anche Tommy, il quale aveva schiacciato la faccia contro il finestrino per deformarla in smorfie spassose e allo stesso tempo inquietanti per poi ghignare quando si rese conto di aver insudiciato il vetro già sporco col trucco colato e la saliva. Aveva anche chiamato Vince per mostrargli il suo capolavoro d’arte contemporanea, riscuotendo un notevole successo.

Mentre il cantante e il batterista ridevano come pazzi col dito puntato verso il vetro imbrattato, dalla porta aperta uscì una sagoma scura e vacillante che si trascinava dietro una valigia malconcia e la custodia di un basso, seguita da un paio di lattine vuote che volarono nel cortile dall’interno del mezzo come se esso stesso le avesse sputate, ormai stanco di sopportare quei quattro depravati e le loro abitudini. La sua mano ondeggiò lentamente in aria in segno di saluto prima che il pullman ripartisse, sempre con Tommy che faceva lo stupido col viso incollato al finestrino mostrandogli il dito medio. Non appena il bus ebbe girato l’angolo, spensi la sigaretta nel portacenere e mi fiondai in salotto. La porta si aprì lentamente e Nikki sembrò materializzarsi di fronte a me come in un sogno. Se ne stava fermo sulla soglia, le valigie ai suoi piedi e le braccia penzoloni lungo il corpo. Aveva delle occhiaie profonde ed era pallido, ma un sorriso radioso gli illuminò il volto nel momento in cui capì che avevo fatto una corsa per raggiungerlo prima che potesse entrare. Avrei voluto abbracciarlo ma c’era qualcosa che mi frenava, come se avessi sentito il bisogno di chiedergli il permesso di stringerlo.

“Non mi saluti?” domandò, e io la presi come una risposta positiva alla domanda che gli avevo posto mentalmente. Mi avvicinai con lo stesso passo incerto di una persona che vuole conoscere un estraneo poi, quando sfiorai la pelle del suo avambraccio con la punta delle dita, sentii gli angoli degli occhi bruciare. Gli circondai la vita con le braccia e lo strinsi forte a me, felice di riaverlo finalmente vicino anche se sapevo che sarebbe stato per poco.

“Mi sei mancato,” sussurrai da stretta nel suo abbraccio e con la guancia premuta contro il suo petto.

“Anche tu,” confessò Nikki, poi aggiunse sottovoce. “Non sai quanto.”

Lo lasciai andare per permettergli di entrare e, mentre trascinava dentro le valigie, osservava attentamente ogni particolare del salotto, stupito dal fatto che i dischi fossero tutti in ordine sullo scaffale, che non ci fosse spazzatura accumulata negli angoli e nemmeno vestiti sporchi abbandonati nei posti più improbabili. Accennò un sorriso furbesco che si interruppe quando notò un paio di valigie chiuse sdraiate ai piedi del divano.

“Quelle cosa rappresentano, un nuovo pezzo d’arredamento?” mi chiese con tono sarcastico.

Chiusi gli occhi e feci un respiro profondo: era giunto il momento di ricordarglielo e di conseguenza anche quello di porre fine a quel breve ma prezioso rapporto che si era creato tra noi.

“Dopodomani partiamo per il nostro tour,” gli comunicai tutto d’un fiato e con la voce alterata dal magone.

Nikki mi guardò stranito. “Oh, è vero. Ma dovete per forza partire così presto? Il vostro disco è uscito appena tre settimane fa.”

Mi morsi un labbro. “Appunto. Il nostro manager ha trovato un gruppo che ha bisogno di una band che li supporti durante il loro tour e noi abbiamo accettato.”

“Non riesco ancora a crederci. Sono appena tornato e tu parti?” domandò retorico e con le mani sui fianchi. “È assurdo.”

“Quando mi hai detto che saresti partito per il vostro primo tour ho pensato la stessa cosa,” dissi con lo sguardo fisso sulle mattonelle. “Ma è il nostro lavoro, Sixx, e lo amiamo.”

Nikki si grattò la chioma impiastricciata di lacca e gel per prendersi un po’ di tempo prima di ribattere, finendo poi per rispondere con un cenno d’assenso del capo.

“Staremo lontani da Los Angeles per poco più di un paio di mesi,” specificai, e Nikki si lasciò sfuggire una risata nervosa.

“Quando tornerai io sarò già ripartito e stavolta durerà molto di più.”

Un inquietante silenzio calò tra noi, interrotto solo dalle voci alticce dei vicini che ormai cominciavano ad averne abbastanza della loro festicciola.

“Be’, allora non mi racconti com’è andato questo tour?” chiesi mentre prendevo il mio chiodo da sopra il divano. Nikki sospirò, si appoggiò alla parete con una spalla e rispose con un breve e conciso “molto bene” che mi fece arricciare il naso.

“Ho sonno,” saltò su dopo un lungo sbadiglio. “Vado a dormire. Vieni anche tu?”

Scuotere il capo non mi era mai sembrato un gesto così amaro. “Devo raggiungere gli altri per risolvere alcune questioni prima di partire e non passerò più da casa.”

“Come vuoi,” rispose con un filo di voce prima di raggiungermi e darmi l’ultimo abbraccio. “Vai e fa’ vedere quanto vali.”

Non avevo mai vissuto un addio più freddo di quello, nemmeno quando avevo lasciato la mia famiglia per partire per Los Angeles. Almeno quella volta avevo visto i miei fratelli piangere e li avevo sentiti chiamare il mio nome con la speranza che mi voltassi e tornassi da loro. Quella sera, invece, ci eravamo scambiati qualche parola distaccata e un paio di gelidi abbracci che non somigliavano neanche vagamente a quelli che ci eravamo dati prima che lui partisse. Erano stati un semplice contatto tra corpi infreddoliti che non aveva lasciato spazio ai sentimenti, come se avessero fatto cozzare tra loro due pietre del deserto.

“Nikki?” lo chiamai. “Penso che tutto questo te lo meriti.”

La sua stretta sembrò riscaldarsi appena per poi tornare a congelarsi. “Anche tu lo meriti, Sherry.”

“Ti voglio bene.”

Non rispose.

Non rispose, non sobbalzò né sospirò. Continuò a tenermi stretta e a respirare regolarmente come se non avessi mai parlato. Gli avevo appena detto che gli volevo bene, la stessa frase che io avevo bisogno di sentire, e non aveva reagito. Avrei dato l’anima per sentirmi dire le stesse parole e il fatto che Nikki non avesse risposto mi fece innervosire, così decisi di porre fine a quella sceneggiata che credevo priva di sentimenti. Mi liberai dal suo abbraccio, raccolsi le mie valigie da sopra il tappeto, lo salutai con un cenno della mano senza incrociare il suo sguardo e varcai la soglia.

Mi ritrovai in mezzo alla strada ormai deserta in compagnia del solo fruscio delle foglie agitate dal vento che sembrava portare sempre più amarezza con ogni sua timida folata. Mi strinsi nel chiodo e ripresi a camminare lungo il marciapiede dissestato, ma tornai a fermarmi prima di svoltare l’angolo col Sunset per dare un ultimo sguardo alla nostra casa. A metà della via svettava la nostra palazzina, la cui unica finestra con la luce ancora accesa era proprio quella dell’appartamento in cui avevo vissuto fino a pochi attimi prima e le cui mura avevano assistito ad alcuni dei miei momenti più belli. Ne avrebbero conservato i ricordi e quando sarei rientrata dal tour e non avrei trovato Nikki, quelle pareti bianche e coperte di graffi e scalfitture mi avrebbero solo potuto permettere di rivederli ma non di riviverli. Anzi, ero convinta che non li avrei mai più vissuti perché facevano parte di un capitolo della mia vita da considerarsi ormai concluso. Non avremmo mai più suonato insieme, non avremmo mai più composto un pezzo a quattro mani, non saremmo più stati i primi a sapere della nuova idea dell’altro, non ci saremmo mai più abbracciati. Nonostante questo, sentivo di avere ancora bisogno di Nikki e sapevo che lui aveva bisogno di me – tutti hanno bisogno di qualcuno.

Con la punta dell’indice raccolsi una lacrima solitaria che scendeva sulla mia guancia e mi voltai in direzione del Sunset, le cui luci intermittenti mi ricordarono che avevo una vita da vivere e tante indimenticabili esperienze da fare su un palco che non avevo mai avuto l’onore di solcare. Mi feci coraggio e girai l’angolo, lasciandomi alle spalle la nostra casa e con essa un pezzo di me.



FINE PRIMA PARTE





N.D’.A.:Buonasera a tutti! =)
Dunque sì, siamo giunti alla fine della prima parte del racconto, con Nikki e Sharon che sembrano essersi detti addio per sempre – sempre ammesso che sia veramente così.
Il primo capitolo della seconda parte sarà caricato mercoledì prossimo.
Spero che questi primi quindici capitoli siano stati di vostro gradimento e, se volete esprimere la vostra opinione, mi fa più che piacere!
Per ora un grazie enorme a coloro che continuano a leggere! ♥
Lots of kisses,

Angie


Titolo: Too Late for Love - Def Leppard


   
 
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