Libri > Il diario del vampiro
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Autore: Whiteeyes95j    01/10/2014    1 recensioni
In una notte la vita di Stefan e Bonnie cambia. Due avvenimenti tragici, due segreti che i due ragazzi non vogliono rivelare e che li porteranno alla disperazione. Non avendo nessuno con cui confidarsi cadranno in un incubo senza fine che li porterà addirittura a scappare da quella realtà troppo dolorosa che li circonda. Nel frattempo Damon, che ha intuito nei due ragazzi dei profondi cambiamenti cercherà di far luce ai loro segreti. Ma oltre a segreti, bugie, tradimenti e inganni un nuovo nemico brama vendetta e potere e farà di tutto per approfittare della situazione.
Genere: Drammatico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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WONDERFUL

 
Damon si era appena fermato davanti alla porta d’ingresso di quell’inquietante hotel per esseri soprannaturali. Bussò alla porta un paio di volte e dopo pochi secondi un vampiro con la pelle scura e gli occhi neri gli venne ad aprire facendogli segno di entrare. Il vampiro era alto ed era vestito da fattorino con un ridicolo capello blu in testa. Aveva un’espressione seria e fredda, ma Damon non si lasciò intimorire. Come aveva immaginato l’interno dell’hotel non era meglio rispetto all’esterno. La hall non era molto ampia e la carta da parati suoi muri si era staccata in diversi punti. Al lato destro erano sedute tre vecchiette che chiacchieravano allegramente e pareva che non si fossero neanche rese conto di lui, sebbene stesse a pochi centimetri di distanza tra loro. Si guardò un po’ intorno e vide che c’erano delle scale sul lato sinistro e parecchie persone parlottavano gesticolando tra loro e poi vide un po’ più davanti a sé, c’era la reception dove c’erano due ragazzi avvinghiati che non si curavano di qualcuno che li avrebbe potuto vedere, o delle tre vecchiette sedute o di lui che era appena entrato nel loro hotel. Si avvicinò alla reception a tossì per attirare la loro attenzione. I due si separarono e lo guardarono prima con astio poi con uno strano interesse, come se loro sapessero già lui chi era e perché era lì. La ragazza lo stava guardando come se lui fosse l’ultimo numero che le mancava per vincere alla lotteria, aveva gli occhi grigio-azzurri, i capelli mori e le labbra così chiare che e lucide che sembravano fatte di perla. Damon capì che era una vampira quando sorrise rivelando i canini. Il ragazzo accanto a lei invece aveva i capelli neri e gli occhi viola, ma non era un vampiro, le guance erano rosee e poteva sentire il suo cuore battere.
 
<< Buon giorno, signore, che cosa la porta qui ? >> chiese la ragazza più come se lo stesse prendendo in giro che altro.
 
<< Mi porta qui una ragazza. Si chiama Bonnie è… >> iniziò a dire Damon
 
<< È bassa… carina… con… un viso a forma di cuore e dei capelli rossi come il fuoco. Tu sei Damon Salvatore vero ? >> chiese la vampira con voce suadente.
 
Damon per un attimo fu tentato di saltarle addosso. Quella voce era troppo suadente, non sembrava neanche umana. Le sue labbra sembravano deliziose e il profumo che emanava sembrava irresistibile. Poi le venne in mente Bonnie e il pensiero di lei gli basto a ritornare in sé.
 
<< Si, sto cercando lei. Posso sapere dove si trova ? >> chiese lui con un tono più duro di quanto volesse in realtà.
 
La ragazza rise e anche il ragazzo vicino a lei. La ragazza prese, da sotto al bancone un grande registro. Lo aprì e girò qualche pagina. Damon a quel punto vide che in quel registro c’erano un sacco di foto di persone che molto probabilmente avevano dormito lì. Le pagine era ingiallite e alcune si erano staccate. Quel registro doveva essere davvero vecchio. La ragazza fece scorrere il dito su una lista di nomi, poi, quando sembrò che avesse finalmente trovato ciò che cercava, gli sorrise.
 
<< Bene, signor Salvatore, questa è la pianta del nostro hotel. Ma prima di dartela deve firmare qui con il suo sangue >> gli disse girando il registro verso di lui e un coltello fatto di legno.
 
Damon osservò il registro nel punto in cui la ragazza gli aveva indicato e vide che c’era una lunga lista di nomi scritti con il sangue.
 
<< Perché mai dovrei farlo ? >> chiese Damon poco garbatamente.
 
<< Questo registro è un contratto di segretezza. Lo firmi, signor Salvatore. Non dovrà mai parlare di questo posto a nessuno. Questo contratto ci rivelerà se lo ha fatto e in quel caso, pagherà caro le conseguenze >> gli rispose con tono freddo e fermo il ragazzo.
 
<< E se non avessi intenzione di firmare ? >> chiese Damon in tono di sfida assottigliando gli occhi neri.
 
<< Allora non avrà la ragazza, ovviamente. Ciò che entra in questo luogo non esce con il primo sconosciuto che arriva. Questo posto è una protezione per quelli come noi che nel corso dei secoli sono stati perseguitati. E non credo che uscirà neanche lei, non vivo almeno >> rispose il ragazzo con un tono intriso di minaccia.
 
<< Ah si ? Pensi di farmi paura ? >> chiese Damon con un ghignò.
 
<< Io non attaccherei briga in questo posto, se fossi in lei. Qui dentro ci sono vampiri che hanno anche un migliaio di anni, che vogliono sentirsi sicuri e che non avranno timore a staccare la testa a uno di loro per far si che la loro tranquillità rimanga imperturbata. >> disse la ragazza gelandolo con i suoi occhi grigio-azzurri.
 
Damon represse un ringhio. Quella ragazza era seria, non stava affatto scherzando, lo poteva sentire. Il ragazzo non si era scomposto di un millimetro, neanche quando lui aveva minacciato di staccargli l’osso del collo. Era in una posizione di enorme svantaggio, dovette riconoscerlo. Quello non era un posto sicuro, non per lui. Non avrebbe potuto mai sopravvivere con le sue sole forze, era convinto che in caso di pericolo non sarebbe riuscito a mettere neanche mezzo piede fuori dall’edificio che subito tutte quelle creature lo avrebbero attaccato senza pietà. Con frustrazione, prese quello strano coltello di legno e si ferì leggermente l’indice destro. Firmò il registro, poi posò il coltello sul bancone della reception. La ragazza-vampiro sorrise mentre il ragazzo-qualcosa mantenne un’espressione fredda e composta.
 
<< Bene, ho firmato. Adesso ditemi dove si trova Bonnie. >> disse Damon arrabbiato.
 
<< Vuoi Bonnie ? Allora seguimi >> disse la ragazza dirigendolo verso una grande porta dietro la reception.

 
Sapphire e Stefan stavano aspettando Damon vicino al muro di mattoni. Stefan ancora non riusciva a credere che aveva rivisto suo fratello dopo tutto quel tempo. Non aveva provato niente nel rivederlo, né gioia, né tristezza, né rabbia. Era apatico e non era sicuro che sarebbe riuscito a tollerarlo ancora a lungo. Lui voleva solo cancellare il dolore, non la rabbia. Era sicuro che prima o poi avrebbe avuto bisogno delle sue emozioni. La rabbia lo aveva portato a bere, ma gli aveva anche dato la spinta per non scappare come un codardo davanti ad Anastasia de Verdant, l’odio lo aveva aiutato a rinnegare finalmente ciò che aveva sempre odiato di se stesso, il suo vampirismo. Una cosa che aveva sempre odiato e che gli era stata crudelmente imposta. Anche in quell’occasione, pensò, era stato lui il primo a soffrire e a morire. Suo fratello lo aveva ucciso per primo, piantandogli una spada nel cuore e ridendo di ciò che aveva fatto. Lo odiava, ne era certo. Se adesso avesse avuto il suo cuore probabilmente gli sarebbe scoppiato a causa di tutto l’odio e la rabbia che provava e nessuno avrebbe potuto biasimarlo per questo. Lui non aveva fatto nulla per meritare tutto ciò che gli era accaduto. Non aveva mai fatto male a nessuno eppure era sempre lui quello a soffrire di più, e tutto questo per colpa di Damon. Ah ma un giorno, si ripromise, suo fratello gliele avrebbe pagate tutte e avrebbe sofferto, Dio, se avrebbe sofferto.
 
<< Com’è stato ? >> gli chiese Sapphire.
 
<< Com’è stato cosa ? >> chiese Stefan nonostante avesse capito perfettamente a cosa si riferisse.
 
<< Rivedere tuo fratello Damon dopo tanto tempo. Come stai ? >> gli chiese.
 
“Bella domanda”, pensò Stefan. Non lo sapeva, o meglio lo sapeva ma non era riuscito a provarlo perché non aveva un cuore.
 
<< Meglio di come mai mi sarei aspettato >> rispose Stefan cercando di sembrare convincente.
 
<< Sai, credevo che lo avresti ucciso. Non ti avevo mai visto così… beh… non credevo che avresti mai avuto il coraggio di lanciare per aria Damon e di trattarlo come uno zerbino >> disse Sapphire.
 
<< Se lo meritava. >> disse semplicemente il vampiro mettendo le mani in tasca.
 
<< Sei ancora arrabbiato con lui >>.
 
<< Si >>
 
Sapphire non glielo aveva chiesto, ma lui aveva risposto lo stesso. Anche se non aveva provato niente nel rivedere Damon, Stefan sapeva che la sua rabbi era ancora lì, che il suo cuore, ovunque esso fosse, era da qualche parte e che stava esplodendo dall’odio e dalla rabbia. Come sapeva che da qualche parte dentro di lui si faceva strada l’amore per il potere e per la vendetta. Dio, quanto aveva amato l’espressione di terrore e sorpresa sul viso di Damon dopo che lui lo aveva scaraventato sulla scrivania. Si era sentito potente, invincibile, indistruttibile. La magia era stata la sua salvezza.
 
<< Sapphire, ora mi dici perché noi non siamo potuti entrare lì dentro ? >> le chiese lui.
 
<< Ciò che devi sapere, Stefan è che accaddero molti episodi piuttosto spiacevoli durante il periodo medioevale e che alcune creature abusarono delle loro capacità più di altre per cercare di battere l’Inquisizione. Ovviamente fallirono e molte creature dovettero andarsene e fuggire in America, che a quei tempi non era ancora stata scoperta. Era l’unico luogo per essere al sicuro. Tuttavia, alcune famiglie, che erano in lotta tra loro, fecero in modo di attirare la curiosità dell’uomo verso queste terre che poi furono scoperte. Queste famiglie erano tutte famiglie di maghi che erano in lotta tra di loro, e tra queste c’era anche la mia famiglia e la tua. E, poiché sono state le nostre famiglie a tradire questo posto, siamo stati cacciati via e non possiamo più fare ritorno >> spiegò Sapphire con un po’ di malinconia.
 
<< Tu hai vissuto qui ? >> chiese Stefan.
 
<< Parte della mia infanzia. Adoravo quel posto. Non sono mai riuscita ad accettare il fatto di essere stata cacciata ma forse da una parte è stato meglio così. Ho imparato a badare a me stessa e a non vivere nella paura. Sono sicura che una creatura che vive qui da secoli non sopravvivrebbe neanche un secondo nel mondo esterno. >> commentò la ragazza con un ghignetto.
 
Stefan si sforzò di sorridere ma gli uscì solo una patetica smorfietta. Cominciò a osservare Sapphire e pensò che in quel momento, se avesse avuto il suo cuore, l’avrebbe invidiata. Lei era stata fortunata a differenza sua. Lei non aveva vissuto una vita di menzogne, lei non si vergognava di ciò che era, era una strega ed era potente. Tutto ciò che lui non era e che sarebbe potuto essere. Pensò a sua madre, Anna, a sua sorella Claire e alla lettera che aveva portato con sé e che adesso stava nella tasca del suo giubbotto. Lei diceva che non doveva avere paura di abbandonarsi alla magia, e adesso stava cominciando a pensare che avesse ragione. Lui era arrabbiato, ma non a causa di sua madre, ma per la vita che gli era stata negata insieme a lei. Se lui fosse rimasto con sua madre adesso saprebbe molti più cose sulla magia, conoscerebbe molti più incantesimi e sarebbe molto più potente. In quel momento ripromise a se stesso che sarebbe diventato molto potente, anche più di Sapphire, che l’avrebbe resa orgogliosa e che suo padre si sarebbe pentito di non averlo amato e di non averlo stimato come lui meritava e in fine… suo fratello lo avrebbe invidiato e temuto e ciò sarebbe stato per lui la prima parte della sua vendetta.
 

 
Sylvia ghignò. “Finalmente è arrivato”, pensò con una certa soddisfazione. Presto quello stupido vampiro avrebbe portato Bonnie via da quel posto e lei avrebbe potuto riavere il pieno controllo del cuore di sua sorella. Lo avrebbe infettato ancora più di prima, lo avrebbe manipolato, controllato, distrutto. Come la sua famiglia aveva distrutto il suo. Peccato che non avesse potuto far soffrire allo stesso modo sua madre e sua nonna. Dio, quanto sarebbe stato delizioso. Doveva solo sperare che quell’inutile di Rosalie avesse rispettato i patti. Loro due avevano un accordo. Era stata Rosalie ad aiutarla a impossessarsi del corpo di sua sorella, avevano stretto un patto con Anastasia e stava andando tutto alla perfezione se non fosse stato per quella traditrice di Mary. Che delusione, anche sua sorella gemella l’aveva tradita e abbandonata a se stessa per Bonnie. Merita anche lei di soffrire. Anche lei deve pagare per ciò che ha fatto. Rosalie le era stata fedele, per fortuna. Lei e Rosalie avevano condiviso tutto, la zia Deborah la portava quattro volte a settimana per farle compagnia e insieme giocavano, passavano il tempo a imparare a fare magie e si era instaurata anche una certa confidenza. Quando alla fine Sylvia era morta, Rosalie era la persona che aveva sofferto più di tutte, per questo non aveva avuto esitazioni ad aiutarla e per questo Sylvia credeva fortemente alla sua lealtà. Si fidava ciecamente di Rosalie ma Mary… Mary era una codarda. Sapeva che non doveva fidarsi assolutamente di lei. Se per colpa sua era accaduto qualcosa a Rosalie anche lei l’avrebbe pagata. 
 

 
Damon stava seguendo la ragazza-vampiro. Dopo che lui aveva firmato il registro la ragazza gli aveva intimato di inseguirlo dietro la grande porta dietro la reception. Dietro quella porta c’era un’enorme stanza circolare enorme con al centro una fontana con delle aiuole e delle panchine, e tutto intorno c’erano tante porte come quella dalla quale erano entrati.
 
<< Ok tieni la cartina. Bonnie è in una di queste stanze. Buona giornata, signor Salvatore >> disse la ragazza porgendogli la cartina.
 
<< Come ? Mi avevi detto che mi avresti portato da Bonnie se avessi firmato !! Portami da Bonnie !! Non ho tutta la giornata per cercarla !! >> sbraitò Damon cercando di reprimere l’impulso di staccarle il collo.
 
<< E io non ho tutta la giornata da perdere. Ho un lavoro, se non l’avessi notato !! >> ribatté la ragazza guardandolo con un’espressione annoiata.
 
<< Ho visto come lavoravate tu e quell’altro quando sono entrato. Il vostro lavoro è per caso intrattenere gli ospiti nella hall con i vostri baci da film porno ? >> la provocò.
 
<< Farebbe bene anche a te un po’ di vita sessuale. Sei così acido e scontroso che mi sembri un vecchio decrepito di ottant’anni, peggio di quelle tre vecchiette sedute nella hall >> disse la ragazza uscendo dalla porta prima che lui potesse rispondere.
 
Damon l’avrebbe uccisa volentieri. Tutta l’attrazione che aveva provato per quell’antipatica era svanita dopo la sua pessima battuta sulla sua attività sessuale. Era vero, non faceva sesso con nessuna da quando Stefan lo aveva beccato con Elena e da quando lui aveva capito che provava qualcosa di profondo per Bonnie. Lo aveva capito in quel periodo di lontananza, quando aveva creduto di averla persa, quando la rabbia provocata dal fatto di sentirsi impotente, di non poterla proteggere, di non sapere niente di lei lo aveva distrutto. Non l’avrebbe abbandonata mai più. Con un sospiro, aprì la cartina e vide la stanza circolare. Sulla cartina erano raffigurate, vicino alle carie porte, dei disegnini come per indicare che cosa ci fosse nella stanza. Una stanza mostrava dei dadi, quindi era probabile che fosse un casinò ed era piuttosto convinto che Bonnie non fosse lì, poi le altre stanze raffiguravano bicchieri, note, delle pellicole e altri. Nessuna di quelle stanze lo convinceva. Alla fine decise di controllarle tutte anche a costo di metterci tutta la giornata.
 

 
Annabelle era appena arrivata a Chicago. Aveva fermato la sua Ferrari rossa vicino a un piccolo hotel di periferia. Aveva prenotato una stanza e aveva pagato in contanti in modo che sua madre non potesse rintracciare la sua carta di credito. Poi aveva chiamato Lorence. Lorence Gale era uno dei draghi di sua madre, ma si era dimostrato leale e aveva aiutato lei e sua madre molte volte nelle vite precedenti. Alla fine sua madre aveva deciso di restituirgli il cuore, Lorence accettò di riprenderselo ma non se lo infilò nel petto. Un gesto che sorprese non poco sia lei che sua madre. Tuttavia, Lorence aveva continuato ad aiutarle e a proteggerle. E adesso lui era a Chicago e doveva assicurarsi che Bonnie si dirigesse nel misterioso luogo dove sua madre aveva stabilità che lei dovesse andare. Lei lo aveva chiamato non appena era arrivata a Chicago, dicendogli il nome dell’hotel e di venire lì perché gli doveva parlare. Annabelle nel frattempo aveva sistemato nel piccolo armadio in legno della sua camera i suoi vestiti, mentre tutte le sue cose da strega le aveva lasciate nel borsone, indecisa su come nasconderle. Si sedette sul letto e prese in mano il cellulare. Non c’erano ancora né messaggi né chiamate. Sua madre ancora non si era resa conto della sua assenza. Meglio così. Odiava l’idea di essersene andata in quel modo ma voleva delle risposte e le avrebbe avute. Sapeva che ciò che aveva intenzione di fare avrebbe attirato su di lei dei problemi ma doveva parlare con lei.

 
Bonnie si stava divertendo come mai prima d’ora. Adorava quel posto, adorava le persone che vi abitavano e adorava quei dolcetti che Rebecca le dava da mangiare ogni volta che desiderava. Lì aveva incontrato un sacco di persone nuove, vampiri, maghi, streghe e altre creature che ogni giorno le insegnavano qualcosa di nuovo. Aveva imparato un sacco di incantesimi e pozioni nuove, ma aveva anche imparato a dipingere, era diventata esperta di giardinaggio e aveva imparato a lavorare a maglia. Le streghe anziane sedute nella hall ogni tanto si alzavano da quelle sedie e andavano in giardino per chiacchierare un po’ con le streghe più giovani e per insegnare loro qualche cosa di costruttivo. Bonnie le adorava, erano divertenti, un po’ stravaganti, ma molto intelligenti e sagge. Inoltre le avevano anche fatto un dono, un anello argentato con degli smeraldi e le avevano spiegato che se lo infilava all’indice destro la rendeva invisibile, se invece lo portava all’anulare sinistro poteva cambiare aspetto. Bonnie lo indossava all’indice sinistro quando non lo doveva usare. Adesso si trovava nella biblioteca insieme ad altre due giovani streghe e una ragazza vampiro e discutevano su nuovo incantesimo che serviva per garantire a un vampiro di camminare alla luce del sole per un anno intero senza che il vampiro in questione avesse avuto bisogno di anelli o altro. La biblioteca era molto grande, c’erano scaffali pieni di libri che trattavano argomenti vari, non solo di magia.
 
<< È un incantesimo della pelle. La pelle di un vampiro ha molti strati, questo incantesimo dev’essere abbastanza forte da penetrare tutti gli strati. >> disse una strega.
 
<< Claire, da come parli sembra più che un incantesimo sembra una tortura medioevale >> disse Bonnie con una risata.
 
<< Sono le parole del libro, Bon-bon. È un incantesimo piuttosto complicato da fare, ma in fondo noi potremo provarlo in eterno. Qui il tempo non ha regole e noi saremo per sempre forti e giovani >> disse Eloise, un’altra strega che era seduta con loro in quella grande biblioteca.
 
<< Davvero voi tre non volete uscire di qui ? Neanche per vedere se e come è cambiato il mondo ? >> chiese Bonnie alzando un sopracciglio.
 
<< Bonnie, in che modo potremo vivere nel mondo esterno ? Noi creature saremo sempre perseguitate. I tempi sembrano cambiati ma non lo sono. Ci sono ancora, dei cacciatori lì fuori che desiderano farci del male. >> disse la vampira.
 
<< Odette ha ragione Bonnie. Inoltre qui ogni genere di creatura riesce a raggiungere un proprio equilibrio. Qui vampiri, streghe e le altre creature si rispettano a vicenda, nel mondo esterno invece c’è una lotta alla supremazia. >> disse Claire.
 
<< Ora mangia uno di questi dolcetti. >> disse Odette prendendo un vassoio da un tavolino lì vicino e porgendolo a Bonnie.
 
La ragazza accettò volentieri. Adorava quei dolcetti, la rendevano incredibilmente felice, ogni volta che li mangiava. Le facevano sembrare il mondo più bello e più luminoso. Lei ,inoltre, durante quei mesi in cui non aveva sofferto per la malattia o per il dolore a causa di Damon era diventata radiosa e anche più bella. I capelli rossi erano diventati più lunghi e le scendevano fin sopra il seno, le guance non erano più pallide ma erano tornate rosee e il sorriso era raggiante. Quel posto la faceva sentire bene. Mangiò il dolcetto e poi decise di andare a bere qualcosa al bar. Salutò educatamente le altre e uscì dalla biblioteca. Quando uscì si fermò ad annusare i fiori che c’erano nelle varie aiuole vicino alla fontana. Quei fiori emettevano un profumo delizioso che la inebriava, le faceva perdere i sensi ma le faceva anche dimenticare tutte le sue preoccupazioni.
 
<< Streghetta ? >> sentì una voce dietro di lei che la chiamava.
 
Bonnie sorrise, stava davvero impazzendo. Quella voce sembrava la voce di Damon, il vampiro che amava con tutta se stessa, ma non poteva essere lui. Lui era a Fell’s Church e probabilmente stava prosciugando il collo di qualche povera ragazza innocente. Quel pensiero la fece ridere, segno di quanto fosse ormai stordita dal profumo di quei fiori.
 
<< Streghetta ? Che fai ? Ridi da sola ? >> le chiese quella voce con un tono confuso.
 
A quel punto Bonnie si voltò e lo vide. Nessun dolce, nessun fiore e nessun profumo in quei mesi l’aveva resa così felice come in quel momento. Non c’erano parole per descrivere quanto fosse contenta di vedere Damon dopo tanto tempo. Lui la stava guardando con un ghignetto mentre lei gli sorrideva radiosa. Damon a quel punto si rese conto di quanto fosse diventata bella durante quei mesi e di quanto gli fosse mancata. Lei indossava una maglietta bianca con dei ricami bianchi, una gonna rossa e delle ballerine del medesimo colore. Lui invece indossava dei pantaloni neri, con delle scarpe, un giubbotto e una camicia del medesimo colore.
 
<< Sei qui !! Sei davvero tu !! >> urlò radiosa buttandosi tra le braccia dal vampiro.
 
Normalmente lei non avrebbe mai avuto il coraggio di buttarsi in quel modo tra le braccia di un uomo, meno che mai Damon ma in quel momento il sapore del dolce e il profumo dei fiori l’aveva inebriata a tal punto da renderla meno insicura e più intraprendente.
 
<< Chi ti aspettavi che fossi ? >> disse Damon ricambiando l’abbraccio.
 
<< Sono così felice di vederti !! >> disse Bonnie dandogli un bacio sulla guancia.
 
<< Che buon profumo !! >> disse Damon annusandole i capelli << Sono felice di vedere che sei tutta intera. Ero preoccupato per te. >>
 
<< Oh !! >> Bonnie sciolse l’abbraccio << Non devi preoccuparti di nulla !! Qui ogni cosa è meravigliosa >> disse prendendolo per le spalle.
 
<< Ah >> disse Damon che non sapeva come reagire.
 
Bonnie sembrava una pazza. Il tono di voce allegro e felice con cui aveva detto quelle parole lo stavano preoccupando e in parte lo avevano anche ferito. Com’era possibile che lei fosse felice di stare in quel posto ? Non pensava al fatto che fuori da queste mura lui e Meredith avevano combattuto per lei ? Non pensava che Stefan e Sapphire li stessero aspettando ? Non pensava a niente di tutto questo ?
 
<< Damon ? Stai bene ? Come puoi essere triste in un luogo del genere ? >> chiese Bonnie continuando a sorridere.
 
<< Non sono triste. Solo… ho voglia di andarmene via da qui. Prendi le tue cose e andiamocene >> disse Damon perdendo tutto il suo buon umore.
 
<< Andarcene ?? >> chiese Bonnie con un’espressione confusa.
 
<< Esatto, streghetta. Ce ne andiamo !! >> disse Damon prendendola per un braccio.
 
<< Ma io non voglio andare via di qui. Questo posto è meraviglioso, e io non ho voglia di andarmene via di qui. >> disse Bonnie liberandosi dalla presa ferrea di Damon e tornando vicino alle aiuole per annusare i fiori.
 
Damon la guardò stranito, poi l’ira prese il posto della confusione. Come poteva parlare in quel modo ? Bonnie era così egoista da pensare solo a se stessa e non a tutta la fatica che aveva dovuto fare per trovarla ?
 
<< Bonnie, che cosa hai intenzione di fare ? Restare qui per tutta la vita ad annusare fiori e a vivere da reclusa ? >> chiese Damon con rabbia avvicinandosi alla ragazza.
 
<< Può darsi. Non sarebbero affari tuoi come decido di vivere la mia esistenza. Qui io non soffrirei mai, qui io non dovrei più sentirmi in pericolo, qui non ci sono creature malvage che vogliono farmi del male, qui io sono felice !! Perché non lo capisci ? >> chiese Bonnie con gli occhi lucidi.
 
<< Bonnie questa non è vita !! Non pensi a ciò che c’è là fuori ? A tua sorella Mary ? A Stefan ? Ai tuoi amici ? >> chiese il vampiro.
 
<< Damon, ma di cosa stai parlando ? Non c’è niente di buono là fuori. Se pensi di usare uno dei tuoi patetici giochetti mentali per convincermi ad andarmene ti sbagli di grosso e… >>
 
<< Ma che diavolo ti prende ? Non puoi essere così codarda da volerti nascondere qui per sempre >>
 
Bonnie lo ignorò e tornò ad annusare i fiori. Damon sospirò con frustrazione. Che diamine stava succedendo alla sua streghetta ? A un certo punto un profumo delizioso gli inebriò i sensi e gli fece provare una strana sensazione di felicità, la quale gli fece vedere quel posto con occhi diversi. “Che strano”, pensò. Era la stessa felicità che aveva letto negli occhi di Bonnie e che lui aveva cominciato a provare subito dopo aver annusato i fiori.
 
<< Oh mio… >> disse.
 
Damon riacquisì subito la lucidità e si allontano immediatamente dai fiori. Ora che pensava, i capelli di Bonnie avevano lo stesso odore di quei maledetti fiori e lei adesso continuava ad annusarli. Doveva fare qualcosa.
 
<< Bonnie, perché non andiamo a fare una passeggiata ? Mi fai fare un giro di questo posto così magari mi convincerai del fatto che… beh… che questo è veramente un posto paradisiaco >> disse Damon sfruttando tutte le sue arti di seduttore per convincerla ad allontanarsi da lì.
 
Bonnie inizialmente lo guardò confusa e anche un po’ diffidente. Poi un’altra ondata di profumo le penetrò le radici e la fece sorridere radiosa. Gli prese la mano e felice gli fece iniziare il giro.
 

 
Annabelle era felice di non aver dovuto aspettare tanto la chiamata di Lorence. Aveva appena finito di sistemare tutte le sue cose quando il suo cellulare squillò. Lei si era cambiata subito, aveva indossato dei comodi jeans neri, con un maglioncino rosso e sopra un cappotto nero con il cappuccio e ovviamente i suoi occhiali da sole. Scese nella piccola hall dell’albergo dove vide Lorence seduto su una poltrona che leggeva una rivista. Lorence aveva i capelli biondo scuro e in quel momento indossava i pantaloni della tuta nera, con una felpa larga del medesimo colore e degli occhiali da sole. Lei gli si avvicinò e tossì per attirare la sua attenzione.
 
<< Ciao Annabelle >> la salutò lui posando la rivista e alzandosi dalla poltrona.
 
<< Ciao Lorence !! Grazie per essere venuto >> disse Annabelle
 
<< Per te questo e altro >> rispose lui atono.
 
<< Puoi portarmi da lei ? >>
 
<< Sai che non potrai accedere a quel luogo vero ? >>
 
<< Lo so. Per questo ho bisogno che tu mi dia una mano. Mia madre non sa che sono qui e se tu non te la senti di… >>
 
<< No, non preoccuparti. Ti aiuto, ma voglio una cosa in cambio, ovviamente >>
 
<< Qualunque cosa. >>
 
<< Bene. Andiamo adesso. >>
 
Lorence e Annabelle si diressero verso quel misterioso luogo dove Anastasia aveva rinchiuso Bonnie. Annabelle non aveva idea di che luogo si trattasse o del perché non potesse entrarci mentre Lorence si. Ma lo avrebbe scoperto. Presto, molto presto.
 

 
Damon stava cercando di mantenere i nervi saldi e di non esplodere. Erano almeno due ore che lui e Bonnie gironzolavano in quella sorta di finto paradiso terrestre tra sala cinema, biblioteca, bar e creature soprannaturali che lo squadravano da capo a piedi come se fosse un alieno. Quanto ci voleva per far si che l’effetto dei fiori si esaurisse ?
 
<< Ora Damon, voglio mostrarti un’ultima cosa. Il giardino, lo devi vedere. È… >>
 
<< Meraviglioso ? >> disse lui con una punta di sarcasmo.
 
Era la milionesima volta che la sentiva pronunciare quella parola e ogni volta gli stava sempre più sulle scatole. Bonnie aveva ragione quando diceva che quel posto era bellissimo ma il risentimento, la rabbia e la sofferenza che stava provando in quel momento gli impedivano di gradire appieno la bellezza, anzi tutta quella “meraviglia” gli stava dando il voltastomaco.
 
<< Esatto Damon. Sono felice che tu stia finalmente capendo quanto questo posto sia fantastico. Inoltre adorerai il giardino, ci sono tantissimi fiori profumati e… >>
 
<< Ehm… possiamo vederlo un’altra volta ? Io ehm… avrei sete. C’è un posto dove servano qualcosa di bevibile per i vampiri ? >> chiese Damon desideroso di distoglierla dall’idea di voler andare a visitare il giardino.
 
<< Si, c’è un locale davvero carino vicino alla biblioteca. Vendono una sacco di bevande per i vampiri. Lo adorerai è… >>
 
“Meraviglioso”, pensò Damon tristemente.
 

 
Lorence e Annabelle stavano percorrendo l’ultima strada che li avrebbe portati al muro di mattoni. A un certo punto però Annabelle riuscì a percepire due presenze con un’aura molto potente.
 
<< Lorence… io credo che ci sia qualcuno di molto potente davanti all’entrata. Cosa proponi di fare adesso ? >> gli chiese.
 
<< Non preoccuparti è Sapphire Mon Bijou e un altro mago. Lei riconoscerà te ma non me perciò… Io proseguirò e andrò a prendere Bonnie poi uscirò dall’uscita secondaria di quel posto. Si trova nella fontana del giardino, quelle acque portano ovunque si voglia andare. Per cui io porterò Bonnie in macchina dove ci sarai tu ad aspettarci. Ok ? >> le chiese per avere una conferma.
 
Annabelle annuì, intuendo di non avere altra scelta. Lorence conosceva quel posto meglio di lei e sicuramente non avrebbe fatto mosse azzardate. Annabelle di diresse verso la macchina mentre Lorence si diresse verso il muro di mattoni. Lì davanti vide Sapphire Mon Bijou e un ragazzo vicino a lei che emanava un’aura davvero potente. Salutandoli con un cenno del capo attraversò il muro di mattoni, trovandosi nel cortile dell’edificio. Bussò alla porta dell’albergo e l’inquietante portinaio, Augustus, se non ricordava male, gli aprì squadrandolo da capo a piedi. Lui lo ignorò e quando entrò vide Rebecca e Jonathan che chiacchieravano allegramente. Sul lato destro le tre vecchiette non si resero neanche conto che lui era appena entrato. Appena Rebecca lo notò il sorriso le scomparve dalle labbra. Lei sapeva lui per chi lavorava e sapeva che se si trovava lì in quel momento era per fare un favore ad Anastasia De Verdant, la quale aveva una certa notorietà anche tra le persone di quel posto.
 
<< Ciao Reb. Come stai ? >> le chiese quando giunse alla reception.
 
<< Stavo meglio cinque minuti fa. Che cosa vuoi ? Abbiamo rispettato gli accordi. Adesso Damon Salvatore porterà via Bonnie e… >> cominciò a dire lei.
 
<< E questo non deve accadere. Devi sapere che c’è stato un brusco cambio di programma. Bonnie non dovrà assolutamente lasciare l’edificio con Damon Salvatore. >>.
 
<< È questa la volontà della tua signora ? Eppure quando venisti qui qualche mese fa, con quella ragazza fra le braccia, sembrava così importante che fosse Damon a portare la ragazza via di qui. >> disse Jonathan guardandolo attentamente con i suoi occhi viola.
 
<< Come ho detto c’è stato un brusco cambio di programma. >> disse Lorence senza scomporsi. << Ora… posso vedere la ragazza ? >>.
 
<< È con Damon Salvatore adesso. >> rispose Rebecca.
 
<< Beh, trova un modo per allontanarlo da lei. Qualunque cosa. >> ordinò Lorence.
 
<< Altrimenti ? >> chiese Rebecca con tono di sfida.
 
<< Altrimenti… la mia padrona distruggerà questo posto con fuoco e fiamme. Voi, sarete costretti ad andarvene e non questo che volete, vero ? >> chiese Lorence con un ghigno.
 
Rebecca represse un ringhio ma alla fine annuì. Non poteva mettere in pericolo la vita di migliaia di creature solo per i capricci di una maledetta strega.
 

 
Damon e Bonnie stavano bevendo qualcosa a un bar vicino alla biblioteca. A Damon avevano servito un bicchiere di Black Magic mentre Bonnie aveva preso una limonata. Stavano chiacchierando tranquillamente, o meglio, Bonnie chiacchierava senza sosta su incantesimi, streghe, dolcetti e tutto ciò che aveva fatto in quei mesi trascorsi lì. Lui l’ascoltava, o almeno, cercava di farlo. Lei parlava così velocemente che stava cominciando a chiedersi se riuscisse a respirare. A un certo punto però accadde qualcosa di strano. I fiori delle aiuole emisero un profumo intenso che fece perdere i sensi a tutto coloro che erano in quella piccola piazzetta. L’unica cosa che Bonnie riuscì ad avvertire prima di perdere i sensi furono due braccia che l’afferravano saldamente e la portavano via di lì. Damon invece fu colpito violentemente alla testa e perse i sensi. 
"Meraviglioso", pensò.
  
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