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Autore: RYear    02/10/2014    2 recensioni
Apocalisse.
«Quando non ci sarà più posto all'inferno, i morti cammineranno sulla terra.»
- Non credevo accadesse tutto alla lettera. O almeno speravo in qualcosa di meglio! Adesso li odio. Mi hanno portato via, di nuovo, una delle persone a cui tenevo molto.
- Hai ancora tuo fratello, Gwen. Goditelo finché puoi.
- Mi stai augurando di morire? - scherzò.
- Non lo vorrei mai.
- Da quel giorno ho capito una cosa, fin troppo evidente ormai. In questo mondo dove si rischia di morire ogni secondo, ci sono due opzioni: non c’è spazio per la speranza, per le emozioni. O semplicemente bisogna lasciarsi andare e vivere ogni momento finché si può.
- Opterei per la seconda.
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Mai avrebbe permesso al destino di vincere, di nuovo.
Non avrebbe rinunciato a lei, non sarebbe tornato ad essere il triste e solo guerriero.
- Adesso sei tu ad avermi salvata – sorrise mentre lottava per tenere gli occhi aperti e mettere a fuoco la sua figura.
- Non abituarti.
Gwen sorrise. Sorrise per il ritorno della sua voce, dei suoi banali e falsi modi bruschi, per il suo ritorno.
Era viva grazie a lui, e lo era in tutti i sensi.
Aprite se vi ho incuriositi! Buona lettura! ^^.
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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ATTACCO

 

Era in quella fase della sua vita in cui odiava tutto e tutti. Non stava bene con nessun altro, neanche con se stessa, ma solo con la sua chitarra.
Quel giorno non aspettò gli ordini di nessuno, non fece neanche colazione. Prese la sua chitarra ed uscì in cortile.
Poggiata ad un muro, suonava e cantava Raging Fire (Phillip Phillips) e Down (Jason Walker), mentre il calore del sole riscaldava la sua pelle gelida.
Non molto distante da lei, il resto del gruppo bruciava i cadaveri degli erranti, seppellendo il loro amico Axel.
Gwen gli ignorava: si sarebbe concessa un giorno di riposo pur di evitarli tutti. Oppure avrebbe finto di essere pazza correndo per i corridoi degli altri blocchi ed uccidendo azzannatori a destra e manca, alla ‘Rick maniera’!
Tornò indietro, nella sua cella, abbandonando la sua Dale in un angolo della stanza e cominciando a fare stretching: anche in un’apocalisse come quella bisognava mantenersi in forma!
Con la gamba destra tesa e l’altra flessa, fletté il busto in avanti; fece lo stesso, dopo 30 secondi, con l’altra gamba.
Stesa a terra, portò le ginocchia al petto avvicinandole con l’aiuto delle braccia.
Infine, poggiò le mani al muro – distanti tra loro quanto le spalle – posizionandole poco più in alto del bacino e spinse il busto verso il basso per circa 20 secondi.
- Sportiva anche di questi tempi? – chiese malizioso Merle, fermo sullo stipite della porta, a braccia conserte.
- Sei stato scagionato? – ribatté ignorando la domanda precedente, scherzosa e annoiata allo stesso tempo.
- In un certo senso…
- Non ti avevo sentito arrivare.
- Neanche sai che abito qui con voi, un altro po’!
- Probabile.
- Ti ricordo che sono il tuo salvatore!
- Ho estinto il debito col tuo amato fratellino, parandogli il culo due volte.
- Oh-ho! – rise – hai un bel caratterino ragazzina, mi piaci! Ehi fratellino! – lo chiamò. Gwen non si era accorta della sua presenza sul piano. Arrivò poco dopo affacciandosi alla camera, guardandola insistentemente.
- Cosa c’è?
- Non mi avevi mai parlato di questo zuccherino qui dentro! – l’arciere fece una smorfia di disgusto.
- Probabilmente perché nel suo mondo esiste solo lui! Figurati se si ricorda che esistono altri sopravvissuti in questa merda di mondo. Sarà la vecchiaia che incombe! – provocò – ora, sareste così gentili da uscire di qui, o devo andarmene io? – li guardò con aria di sfida, ma non si mossero di li.
- Ok, ho capito – raccolse la sua katana ed una sacca ed abbandonò la cella.
Daryl la fermò per il braccio, rivolgendole un’occhiata solo dopo pochi secondi.
- Che vuoi?
- Dovremmo parlare…
In sua risposta, Gwen gli si avvicinò all’orecchio sussurrandogli un secco ‘fottiti’ e si allontanò a passo svelto.

Aprì il cancello della prigione avventurandosi nel bosco. Uccise una decina di zombie - fortunatamente non ammassati fra loro – prima di potersi dedicare ad una caccia tranquilla.
Calcolava ogni piccolo suo movimento cercando di far il meno rumore possibile, anche solo per spostarsi una ciocca di capelli che le ricadeva costantemente sulla fronte.
Il sole era alto in cielo, nonostante l’autunno, provocandole gocce di sudore che colavano sulla sua pelle.
Solo con un po’ d’ombra degli alberi poté fermarsi godendo della leggera brezza che soffiava rinfrescandola. Guardò verso l’alto: il sole filtrava tra i rami della fitta foresta illuminandone l’area circostante.
Riprese la caccia: vide una coppia di conigli, intenti nelle loro ‘effusioni amorose’, e si avvicinò lentamente da dietro. Impugnò la katana e con un gesto veloce tagliò nettamente le loro teste.
‘Poveri esseri’ pensò ‘speravano ancora in un puro amore. Gli ho uccisi prima che s’illudessero, perché ormai funziona così. E poi si sono resi utili, ci sfameranno!’
Lì raccolse, li ripose nella sacca e prese il cammino per il ritorno.
 
Al suo arrivo la prigione ospitava una nuova arrivata: una ragazza con i suoi capelli biondi legati in una coda. Si avvicinò per osservare meglio, poi le corse incontro abbracciandola. Era Andrea, quell’amica che aveva affiancato alla fattoria per sopravvivere insieme, senza riuscirci.
Ricambiò l’abbraccio stringendola forte.
- Gwen! – sussurrò tra i suoi capelli odorandone il profumo.
- Andrea! Sono contenta che tu sia viva e con noi! – disse sincera staccandosi dall’abbraccio, mentre la compagna guardava indecisa il resto del gruppo.
- Veramente sono di passaggio. Volevo proporre una tregua, tra voi e il Governatore. Basterà parlare e trovare un accordo. Sono stanca di tutte queste guerre inutili tra persone a cui voglio bene, nessuno deve più farsi del male o morire.
- Andrea, il Governatore non è colui che credi che sia – cercò di spiegare Rick – ha tentato di uccidere Glenn e Maggie!
- Era stata una decisione di Merle quella di giustiziarli.
- Ehi biondina succhia palle, fai finire lo sceriffo.
- Ci ha attaccati qui, alla prigione, uccidendo un nostro compagno, Axel. Ciò che vuole è Michonne, per vendetta.
- Quando me ne sono andata da Woodbury – continuò Michonne – il tuo Philip aveva mandato Merle ad uccidermi. Se tu mi avessi seguita, quel giorno, ci avrebbe uccise entrambe senza alcun ripensamento.
- Eseguo solo gli ordini! – intervenne Merle alzando, difensivo, le mani al cielo.
- E’ impossibile avere un accordo con quell’uomo. Però potremmo consegnargli Merle in segno di tregua – propose Glenn.
- Ehi cinese, hai sentito cos’hanno detto? E’ la samurai che vogliono, non me!
- No, mio fratello resta qui. Altrimenti me ne andrò con lui.
- Potremo provare con l’accordo – riprese parola Rick – valuteremo l’opzione. Ora… ti fermi con noi?
- No.
- D’accordo – l’abbracciò – buona fortuna.
- A voi.
Carol le si avvicinò porgendole un coltello.
- Portalo al letto, poi uccidilo – detto questo, si congedò. Andrea si ripassava tra le mani quel coltello pensando a cosa fare.
 
 
- Gwen! – la chiamò all’appello Rick in cortile, correndole dietro.
- Domani organizzeremo una spedizione per cercare quante più arme possibili. Qui non ne abbiamo abbastanza e le munizioni stanno finendo.
- Certo, va bene..
- Vorrei che tu restassi qui. Abbiamo organizzato dei turni di guardia alle torrette. Domani tu e Mick, poi Glenn e Maggie.
- Posso restare di guardia tutto il giorno, anche da sola. Non c’è problema.
- D’accordo, come preferisci. - esitò – grazie per la cena!
- Come?
- I conigli che hai preso.
- Ah. Non sono molti, ma meglio di niente!
- Certo. Gwen..
- Si?
- Grazie per tutto quello che fai.
- Non devi ringraziarmi. Sei tu la salvezza di questo gruppo, ed è grazie a te se siamo tutti vivi.
- Si beh… contribuiamo un po’ tutti – disse sorridendo.
- E’ ciò che fa una famiglia!
- Già..
Sorrise ed andò via.
 
 
Michonne, Rick e Carl erano fuori da un paio d’ore mentre Gwen continuava con il suo turno di guardia. Canticchiava, scriveva su un vecchio quaderno, leggeva.
Poi udì dei passi salire lì in cima ed un Mick, con i suoi pantaloni militari ed una maglia nera aderente che gli metteva in risalto i muscoli, si sedette accanto a lei.
- Rick non ti ha avvisato?
- Di cosa?
- Non è il tuo turno. Questo giorno è tutto mio.
- Oh si, lo so. Volevo solo farti compagnia.
- Non mi serve.
- E chiederti scusa – si girò a guardarlo cercando di capire quali fossero le sue intenzioni su di loro, le sue emozioni, i suoi sentimenti.
- Non dovevo insistere – continuò – probabilmente sei ancora attaccata alle tradizioni del vecchio mondo e da una parte posso capirti. Speri in un futuro roseo, tornando alla vecchia vita felice. Come biasimarti, tutti lo vorrebbero! Solo… credevo che i tuoi pensieri fossero diversi di questi tempi. Ma mi sbagliavo e ti chiedo scusa. Ognuno è libero di pensare e volere ciò che desidera. Io desideravo quello, ma certe scelte si fanno in due, ed io non dovevo insistere.
- Mi fa piacere che tu l’abbia capito – esitò – i miei pensieri non contano, ma i miei sentimenti si. Mick io non ero pronta a donare me stessa ad una persona conosciuta da poco, così facilmente.
- Ma sai molto di me.
- Non tutto – lo scrutò.
- Capisco – sospirò – però voglio che tu sappia una cosa, Gwen – le si avvicinò al suo viso – per me non è lo stesso. Per quanto poco tempo sia passato, io mi sono affezionato a te. E non permetterò mai a nessuno di avvicinarsi e approfittarne di te. Nessuno devo toccarti. E se anch’io stesso dovessi fare qualcosa contro la tua volontà, ti prego di fermarmi.
- Mick…
- Lo so, i tuoi sentimenti sono diversi. Ma sappi che non mi arrenderò. – le si avvicinò all’orecchio sussurrandogli – ‘Sei una mia perla preziosa, non voglio perderti’.
Dei brividi le percossero lungo la schiena mentre quelle parole risuonavano melodiche nella sua testa.
Le lasciò un bacio a fior di labbra, poi andò via.
Gwen avrebbe dovuto fermarlo, impedirgli di abbandonarla e di non scendere di lì in quel momento perché la guerra era tornata lì davanti a loro, e Mick era disarmato.
Il Governatore era lì in quel cortile con un nuovo furgone carico di erranti.
Scese dall’auto e, rivolto verso la prigione, urlò:
- Rick! In quanto uomo d’onore, sono venuto a portare il messaggio di persona. Tra due giorni ci incontreremo in un capanno fuori la mia cittadina. Una semplice chiacchierata, non ci saranno armi. – detto questo sorrise beffardo e salì sul veicolo allontanandosi lentamente.
In questo suo discorso, tutti erano rimasti al riparo senza dare alcuna risposta.
- Mick risali su, presto! – urlò Gwen dalla torretta.
Ma era troppo tardi, e lui troppo lontano.
Combattere così tanti vaganti senza armi era impossibile, sparargli contro altrettanto. Così, tra l’altro, ne avrebbero attirati altri il ché era peggio e vollero evitare questa cosa a tutti i costi.
Il ragazzo, intanto, era corso fuori dalla prigione passando per i cancelli abbattuti poco prima dal Governatore.
Gwen scese in campo e, con la sua katana, metà orda, giusto il necessario per riuscire a scappare e raggiungere il suo amico.
Si inoltrò per la foresta continuando a correre senza sosta, mentre le lacrime minacciavano di caderle lungo il viso e il respiro le venne sempre meno.

 

 
- Dov’è Gwen? – chiese allarmato l’arciere al resto del gruppo che era alla prigione.
- Ho visto Mick fuggire di qui, seguito da Gwen poco dopo – rispose Maggie agitata.
- L’avete fatta andare via con quel pazzo ancora in giro da queste parti!?
- Non avevamo altra scelta Daryl! Poteva ragionare e aspettare.
- Dovreste sapere com’è fatta! Dannazione – recuperò la sua balestra ed uscì di lì.

 

 
Si era fermata pochi secondi, giusto il tempo di prendere fiato, poi aveva ripreso la sua insostenibile corsa.
Poi udì uno sparo, e da lì il panico.
Daryl, che finora aveva seguito le sue tracce, l’aveva appena raggiunta decidendo comunque di restarle dietro senza farsi vedere.
A quel punto Gwen si abbandonò ad un urlo disperato, continuando a correre mentre le lacrime continuavano a scivolarle sulle guance bagnando, di tanto in tanto, con qualche goccia, i suoi abiti.
Era giunta su un’autostrada e, da lì, vide allontanarsi lo stesso furgone che poco prima aveva fatto irruzione al loro rifugio.
A pochi passi da lei, il corpo di un giovane dai capelli scuri, molto simile a Mick, giaceva sull’asfalto morso in più parti del corpo mentre del sangue fresco, che colava da una ferita di proiettile alla tempia destra, bagnava la terra.
Gwen si accasciò al suo fianco incredula, continuando a piangere ed urlare.
Dei passi dietro di lei la riportarono alla realtà facendola girare spaventata.
Daryl la tirò su e la strinse a se, mentre lei si abbandonò tra le sue braccia.
- Lui… è morto – la strinse ancor di più per poi lasciarla dolcemente avvicinandosi al cadavere. Tastò sugli indumenti non trovando alcun arma ma, bensì, un sacchettino nella tasca destra del pantalone.
- Qui c’è un bigliettino – mormorò – c’è scritto ‘per Gwen’. – glielo porse delicatamente.
Lo aprì incerta ed ancora scossa. Poco dopo le sue mani tremanti stringevano una collanina con un’ancora come ciondolo. Nel retro del biglietto c’era scritto ‘Ti amo’.



SPAZIO AUTRICE

Tadaaaaa!
Nuovo capitolo con degli effetti 'sorpresa'!
Anche questa volta non ho avuto modo e tempo di correggere gli errori, pardon.
Non ho molto da dire, lascio a voi i commenti.
Spero vi sia piaciuto, recensite!
Alla prossima,

_R.

   
 
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