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Autore: lilyhachi    02/10/2014    4 recensioni
(Stydia; quarta stagione; possibili spoiler)
Stiles era il raggio di sole in un giorno nuvoloso, l’ancora a cui aggrapparsi quando il peso del mondo sembrava insopportabile per il suo cuore, la spalla su cui avrebbe desiderato piangere per la morte della sua migliore amica, la mano che avrebbe voluto stringere al funerale di Allison.
Stiles era tutto ciò che Lydia aveva scelto di non fare, tutte le parole che aveva deciso di non pronunciare, tutti i sentimenti che aveva deciso di rinnegare per paura che crescessero a dismisura fino a soffocarla, come le era già accaduto in passato…ma Stiles era ossigeno, e lei avrebbe dovuto capire fin dall’inizio che non le avrebbe mai impedito di respirare.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lydia Martin, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Since the third grade'
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IV
 
Nothing like you and I

 
“Fifth, you see them out with someone else.
And the sixth, is when you admit that you may have fucked up a little ”.
(The Script – Six degrees of separation)
 
Dopo tanti anni, sarebbero stati ancora lì: Lydia, Stiles, Scott ed Allison.
Avevano cominciato quel percorso insieme e lo avrebbero terminato senza mai separarsi, cosa che Lydia Martin non avrebbe mai creduto possibile. Perché chi poteva pensare che il figlio iperattivo dello sceriffo e un ragazzino con problemi di asma sarebbero diventati i suoi più cari amici, insieme ad una delle ragazze più forti e dolci che Lydia avesse mai conosciuto? Sicuramente nessuno. Ci sarebbero state le ore passate in biblioteca a studiare per gli esami di metà semestre, così come le nottate trascorse in camera di Stiles a guardare tutte le stagioni di Friends.
“Dite che un giorno Ross e Rachel si metteranno insieme?”, aveva chiesto Stiles una sera a casa di Scott, leggermente perplesso mentre scrutava Ross che guardava Rachel con occhi sognanti.
“Ne dubito!”, aveva risposto Lydia, mentre Allison rideva con trasporto.
“Io dico di sì! Andiamo, sono perfetti insieme”, aveva esclamato Scott, scoprendosi dannatamente appassionato alla connessione fra i due personaggi.
“Concordo!”, esclamò Allison, guardando Ross e Rachel che battibeccavano come una coppietta sposata. “Sembrano quasi Stiles e Lydia!”.
A quel punto, Scott fece scattare il capo verso i suoi amici, sgranando gli occhi.
“Hai ragione!”, affermò lui, mentre Stiles e Lydia osservavano gli altri due come se fossero due psicopatici pronti ad essere ricoverati in un manicomio.
Allison sorrise al suo ragazzo con fare giocoso, scoccandogli un bacio sulle labbra.
Stiles e Lydia avevano alzato gli occhi al cielo, ma ormai erano abituati. (1)
Forse sarebbero andati al college insieme. Ci sarebbero state odiose mattine, scortate dall’avversione provata al pensiero di alzarsi dal letto.
Stiles avrebbe messo piede nella camera che Lydia divideva con Allison, storcendo il naso alla vista nei numeri di telefono lasciati da qualche idiota sulla bacheca appesa alla porta.
Lydia sarebbe entrata nella camera dove dormivano lui e Scott, per lasciare Allison sola con il suo fidanzato e avrebbe visto Stiles farle un po’ di spazio, permettendole di accoccolarsi accanto a lui, come fosse la cosa più giusta e naturale sulla faccia della terra.
Lydia avrebbe più sfregato i suoi piedi freddi contro quelli di Stiles, notando il sussulto del suo corpo a quel contatto lieve, e lo avrebbe visto addormentarsi accanto a lei.
Avrebbe aiutato Allison nella scelta dei vestiti, avrebbero preso parte a quella feste dove la birra scorreva a fiotti, ma a loro non sarebbe importato, perché sarebbero state insieme.
Allison sarebbe corsa da lei per mostrarle gli ottimi voti ottenuti e si sarebbe goduta la smorfia di finta naturalezza di Lydia ogni volta che prendeva uno dei suoi soliti voti alti.
Le foto di quattro ragazzi con indosso le loro tuniche avrebbero testimoniato quegli anni.
Avrebbero brindato alla fine di quegli anni trascorsi insieme, per portarli sempre nel cuore.
“Brindiamo a noi, e qualunque cosa accada, restiamo insieme e viviamo oggi”. (2)
Lydia avrebbe percepito il dolore al pensiero di non avere più Stiles accanto a sé, immaginandolo lontano chissà dove o insieme ad una ragazza che non era lei. Realizzare certi sentimenti le avrebbe sempre fatto male, perché Stiles sapeva di certezze e di promesse che non sarebbero mai state infrante, di mani calde pronte a stringerla in ogni momento e di abbracci sicuri che avrebbero continuato ad avvolgerla senza esitazioni.
Lydia avrebbe temuto di non poter più godere di quelle piccole gioie che soltanto Stiles Stilinski poteva trasmetterle.
Tuttavia, un giorno Stiles le si sarebbe avvicinato così lentamente da disorientarla con quegli occhi grandi e ambrati che la fissavano e le labbra dischiuse a poca distanza dal suo viso. Stiles l’avrebbe baciata perché era necessario, e solo quando le sue labbra avrebbero incontrato a metà strada quelle di Stiles, Lydia avrebbe capito di non potersi mai più separare da esse.
Forse le cose sarebbero andate in quel modo, se Allison non fosse morta.
 
Lydia sentì le sue stesse mani torturate da un lieve tremolio, e si diede della stupida perché stava solo per andare ad una partita di lacrosse, alla quale avrebbe partecipato anche Stiles. Non era certo la prima volta che lo vedeva giocare, eppure percepiva qualcosa di diverso nell’aria, mentre la sua mente la riportava a quella sera di qualche anno fa che la vedeva sugli spalti a fare il tifo per un ragazzo che aveva svaligiato un centro commerciale in cerca del regalo perfetto. Ripensò alla conversazione avuta con Kira e anche alle ultime novità sulla vita sentimentale di Stiles che, a detta di Scott, sembrava aver chiuso ogni tipo di relazione con Malia.
Lydia avrebbe mentito se avesse negato di aver provato una sorta di sollievo a quella notizia, ma si sentì anche una persona decisamente orribile per aver solo formulato quel pensiero. Forse lui era triste e abbattuto, forse Malia stava male.
Non poteva saperlo e  avrebbe tartassato Kira di domande, curiosa di sapere il motivo che aveva portato alla fine della storia, ma Kira aveva quell’espressione indagatrice che la faceva sentire troppo in soggezione, così aveva preferito evitare
Prima di uscire di casa, aveva adocchiato qualcosa di familiare sulla scrivania e la sua mente era corsa ad una serata trascorsa insieme a Stiles, Scott e Allison. Aveva afferrato quell’oggetto senza farsi troppe domande e lo aveva messo in borsa, decidendo di regalarlo a Stiles senza un perché.
Ricordò la breve conversazione avuta con Kira, e prese a giocherellare con l’anello che aveva al dito, nella speranza di sopprimere l’ansia e continuando a camminare per le strade di Beacon Hills. Il suo sguardo si soffermò su Chris Argent affiancato da una figura decisamente familiare: Jordan Parrish.
Entrambi si accorsero della ragazza e fermarono la loro traversata, aspettando che li raggiungesse.
“Lydia”, la salutò Chris con un sorriso gentile, quasi paterno e Lydia sentì qualcosa andare in frantumi dentro di lei perché ogni gesto di Chris chiamava Allison a gran voce. “Dove vai?”.
“Sto andando alla partita”, rispose lei, schiarendosi la voce per non apparire nervosa.
“Anche io, ti va di andare insieme? Questo qui non vuole saperne proprio”, esclamò Parrish, facendo un cenno a Chris e felice di aver trovato compagnia in Lydia. Nella sua frase non c’era nessun tipo di malizia ma solo la voglia di trascorrere del tempo con una persona amica.
Lydia gli regalò un sorriso gentile, facendogli cenno di avviarsi mentre lanciava uno sguardo complice e carico di affetto inespresso verso Chris che le sfiorò il braccio per poi salutarli.
“Non lasciare che si diverta troppo”, disse l’uomo a Lydia, suscitando un’occhiataccia di Parrish.
Mentre camminava con il vicesceriffo verso il campo di lacrosse, Lydia riprese a sentire l’ansia che le scorreva velocemente nelle vene, rendendola incapace di proferire parola.
 
Stiles Stilinski aveva giocato tante volte su quel campo di lacrosse, senza limitarsi ad occupare la panchina mentre i suoi compagni si davano da fare, eppure non ricordava di essersi sentito così nervoso. Qualcosa lo turbava profondamente, e non aveva molto a che fare con la partita.
Il suo sguardo correva continuamente verso gli spalti, scrutando ogni angolo ed ogni fila alla ricerca disperata di quella chioma biondo fragola che sperava di vedere da un momento all’altro.
Sentì la mano di Scott sulla spalla e non poté fare a meno di rivolgergli un sorriso, nonostante la sua mente fosse rivolta altrove. Scorse Malia sugli spalti, accanto a Melissa e lo Sceriffo. La ragazza gli sorrise, incrociando le dita e facendogli un cenno, come per incoraggiarlo.
Stiles ricambiò il sorriso e poi la vide: Lydia che arrivava, ma non da sola.
Vederla di nuovo in compagnia di Parrish gli provocò uno strano effetto alla bocca dello stomaco mentre una serie di aggettivi risuonavano fastidiosamente nella sua mente, sottolineando la sua ingenuità e la sua stupidità che proprio non ne volevano sapere di arrendersi.
Stiles era uno stolto che continuava imperterrito ad inseguire un sogno, pur sapendo che non sarebbe mai e poi mai riuscito ad afferrarlo, perché Lydia poteva essere lì ma non sarebbe stata sua.
Lydia era venuta alla partita a fare il tifo per lui anni fa, ma il suo pensiero era per Jackson.
Adesso, Lydia era di nuovo lì insieme a qualcun altro mentre lui continuava a farsi male.
Credulone. Sognatore. Debole. Stupido.
Scosse il capo, mentre un sorriso amaro spuntava sul suo volto.
Nonostante le cadute e le batoste che aveva subito, Stiles continuava a mandare all’aria tutto solo per cercare un sogno.
Rifiutava le certezze, rifiutava i porti sicuri nei quali avrebbe potuto trovare felicità solo per imbarcarsi verso una landa sconosciuta, contenitore di quella utopica felicità che tanto anelava. Quante altre volte sarebbe dovuto annegare per accettare la dura verità?
Lydia Martin era sugli spalti, sorridendo a qualcuno che non era lui.
Stiles Stilinski era sul campo, guardando qualcuno che non avrebbe mai tifato davvero per lui.
Udì il fischio d’inizio da parte del coach e volse lo sguardo verso i suoi compagni.
 
In realtà, Lydia non sapeva dare una definizione al suo stato d’animo mentre assisteva alla partita di lacrosse.
L’unica cosa che riusciva a fare era rivolgere completamente i suoi pensieri a Stiles, senza imboccare altre direzioni. La sua mente diceva soltanto “Stiles. Stiles. Stiles”, come se l’unico scopo di quella giornata fosse permettergli di vederla lì a tifare per lui, come una volta.
Tuttavia, a fare compagnia a quelle speranze sopite c’erano anche i pensieri negativi.
Forse i giorni di Stiles e Lydia erano semplicemente finiti. Forse la loro amicizia non era stata altro che una mera illusione, uno di quei rapporti iniziati senza un preciso motivo e destinato a trovare la sua fine in una giornata vuota e piovosa.
Lydia non riusciva ad allontanare dalla sua mente il pensiero sui rapporti passeggeri.
Nulla era destinato a durare, lo sapeva, grazie a ciò che avevano affrontato.
Fino a qualche anno fa, non si sarebbe neanche sforzata di trovare un senso a tutti quei rapporti completamente inutili e funzionali che aveva instaurato con altri studenti del liceo di Beacon Hills. Invece, dopo tutto quel tempo, che Lydia Martin non impegnava più in studio, uscite e pomeriggi di shopping nei negozi all’ultima moda, sentiva quanto i suoi pensieri fossero mutati.
Era come se una parte di lei si fosse stancata delle amicizie occasionali, di essere circondata da persone che per lei non avevano alcun significato ma solo vestiti griffati. Era strano capire quanto desiderasse al suo fianco persone del tutto diverse: persone che non davano importanza a quelle stupidaggini adatte solo alle ragazzine viziate, ma persone capaci di preoccuparsi sinceramente per i propri amici, di morire per loro e che avevano un amore viscerale per le mazze da baseball.
Quando il fischio del coach decretò la fine della partita, Lydia si lasciò andare ad un urlo liberatorio che sapeva di gioia mentre abbandonava le braccia verso l’alto, voltandosi verso Parrish che applaudiva felice, mostrandosi sicuramente più contenuto di lei.
Il suo sguardo non aveva mollato Stiles per tutta la durata della partita e aveva sentito il bisogno pressante di incrociare gli occhi con i suoi ma non era avvenuto. Stiles sembrava quasi sfuggente, si voltava ovunque tranne che nella sua direzione e lei avrebbe desiderato chiamarlo ma ogni volta che ci provava, la voce veniva a mancare. Seguì con lo sguardo la squadra che abbandonava il campo con fare vittorioso, fino a quando  non sentì la voce delicata di Parrish alle sue spalle. “Devi congratularti con qualcuno?”.
Lydia riuscì solo ad esibire una smorfia a metà tra l’imbarazzo e la voglia di scoppiare a ridere, così dopo aver fatto un cenno con il capo a Parrish, abbandonò gli spalti, in cerca di Stiles. Non sapeva cosa spingesse i suoi piedi a muoversi frettolosamente per raggiungere gli spogliatoi.
Lei, Lydia Martin, stava andando negli spogliatoi di lacrosse in cerca di Stiles Stilinski?
Quella frase appariva così assurda e surreale da farla sorridere ma in quel momento non le importava.
L’unica cosa che contava era la realizzazione lenta di ciò che aveva dentro di sé.
Ogni singola cellula del suo corpo richiamava Stiles: la sua voce, i suoi occhi, la sua vicinanza.
Quando vide Stiles che gli dava le spalle nel corridoio, Lydia sorrise impercettibilmente e cominciò a camminare verso di lui, stringendo tra le mani un oggetto che aveva trovato a casa, simbolo di ciò che era rimasto di lei, Stiles, Scott e Allison. Lydia non era una tipa da regali, ma appena aveva visto quella custodia, una lampadina si era accesa nella sua testa e lei non aveva resistito.
“Ehi”, lo chiamò lei, attirando la sua attenzione.
Stiles la osservò, fingendo che dinanzi a lui ci fosse il vuoto più assoluto, quando in realtà ogni volta che il suo sguardo si fermava su Lydia gli sembrava di essere un’astronauta che ammirava la Terra in tutta la sua maestosa bellezza. Quello che provava quando vedeva Lydia era qualcosa di disarmante, capace di lasciarlo sempre spiazzato e fingersi indifferente era quasi doloroso.
Ogni volta che guardava Lydia, un fiume di parole cominciava a scorrere in lui, cercando di riversarsi all’esterno ma in quel momento Stiles aveva costruito una diga. “Ah. Ciao”.
“Stai bene?”, domandò Lydia, inclinando il capo alla ricerca di ciò che sembrava turbarlo.
“Oh, sì. Sono solo stanco”, mentì lui, evitando gli occhi limpidi di Lydia, avvolta in un vestito dal motivo floreale che slanciava di più la sua figura.
Lydia pensò a qualcosa da dire, ma annaspava quasi e non ricordava nemmeno quando Stiles avesse iniziato ad avere quell’effetto strano e quasi intossicante su di lei.”Stiles, io-“.
“Tranquilla, puoi tornare dal tuo nuovo ragazzo”.
Quelle parole furono come una secchiata di acqua gelida e lasciarono Lydia tramortita mentre riportava lo sguardo su Stiles, cercando di dare un senso logico a quella frase. Lydia non fece in tempo a rispondere che Stiles riprese subito a parlare.
“Eri seria quando dicevi che non saresti più uscita con i ragazzini. Beh, ottima scelta”.
Improvvisamente, tutto ciò che Lydia aveva provato nelle ultime due ore, tutti i sorrisi ebeti che avevano ornato il suo viso al pensiero di Stiles vennero annientati da un’ondata di fastidio e rabbia.
Stiles Stilinski non aveva capito niente, e lei era solo stupida se credeva di poter correre da lui come una ragazzina che aveva appena realizzato i suoi sentimenti pronti ad essere esternati. Si sentiva ferita, ancora una volta…perché Stiles aveva iniziato a ferirla silenziosamente dopo la morte di Allison, quando era iniziato quel periodo di separazione che li vedeva alle due estremità, senza rivolgersi la parola e lasciando che altre persone parlassero per loro. Si erano feriti a vicenda, chiusi nei loro silenzi, quando sarebbero dovuti corrersi incontro solo per stringersi forte e donarsi il conforto di cui avevano bisogno e che solo loro potevano darsi. Lydia avrebbe voluto urlare mentre quel filo che li univa perdeva resistenza, lasciando che si allontanassero e lei veniva catapultata ancora in quella stanza insonorizzata, da sola, mentre Stiles era fuori chissà dove, lontano da lei che avrebbe desiderato un suo abbraccio. Stiles era dietro una porta chiusa che Lydia non riusciva più ad aprire.
Batteva disperatamente le nocche su quel legno consumato, correva alla finestra nella speranza di vederlo fuori ma Stiles non c’era. Apriva ogni porta nella speranza di trovare Stiles dall’altra parte ma c’era solo il buio.
Forse i tempi di Stiles e Lydia non ci sarebbero più stati, perché non erano mai esistiti.
“Sei uno stupido, Stiles”, disse lei senza guardarlo e gettando qualcosa a suoi piedi per poi girare semplicemente i tacchi e uscire da quel corridoio che diventava sempre più stretto e soffocante.
Stiles si chinò, osservando quell’oggetto quadrangolare. Lo prese tra le mani, sfiorandone i bordi con le dita e un brivido gli percorse la schiena quando capì di cosa si trattasse: il dvd della prima stagione di Friends, quello che avevano guardato insieme ad Allison e Scott una sera di due anni fa.
Era successo per puro caso: Allison aveva incastrato Stiles e Lydia in una specie di serata a quattro insieme a lei e Scott, solo per dare a Stiles la possibilità di passare del tempo con la sua amica.
Avevano guardato quasi tutte le puntate della prima stagione, e lui e Lydia avevano discusso così tanto sulla natura del rapporto tra Ross e Rachel da non cogliere la verità: sembravano loro.
In quel momento, Stiles Stilinski capì di aver mandato tutto all’aria.
 
Una volta varcata la soglia di casa, Lydia trovò Prada ad accoglierla, così la ragazza accese la luce, accorgendosi dell’assenza di sua madre e prendendo il cagnolino tra le braccia.
“Meno male che ci sei tu”, esclamò, osservando il cane che la fissò quasi stranito, poi lo lasciò andare, permettendogli di scorrazzare per casa mentre lei raggiungeva la sua camera.
Si tolse le scarpe per stare comoda e una risata amara la colse all’improvviso.
Sentiva qualcosa per Stiles e aveva ben pensato di dirglielo…allora? Non significava niente e come quel sentimento era apparso così poteva sparire, senza lasciare alcuna traccia. D’altronde, Lydia era brava a mettere da parte i suoi sentimenti, lo aveva sempre fatto, quindi perché con Stiles doveva esserci una qualche differenza? Non era cambiato niente, avrebbero continuato ad evitarsi nei corridoi e a non uscire più insieme come una volta.
In fin dei conti, Stiles aveva la sua vita e persone pronte a stargli accanto…una volta, anche lei faceva parte di quella categoria ma poi qualcosa si era semplicemente rotto.
Aveva scritto un messaggio a Kira prima di andar via dal campo, dicendole che si era sentita male e aveva deciso di tornare a casa, mentre loro sarebbero andati sicuramente a festeggiare.
Tuttavia, Lydia non aveva idea del fatto che Stiles non potesse gioire di nulla in quel momento.
Fece per aprire la porta della sua stanza quando il suono del campanello la costrinse a scendere le scale. Possibile che Kira avesse deciso di passare a casa sua? Conoscendola, era possibile.
Invece, la persona dall’altra parte della porta non somigliava affatto a Kira.
“Ciao”, la salutò Stiles, con il fiatone e con indosso ancora la divisa della squadra di lacrosse.
Lydia strabuzzò gli occhi, guardando il ragazzo dall’alto in basso e chiedendosi cosa ci facesse lì. Il suo istinto primario fu quello di chiudergli la porta in faccia per quello che aveva detto, ma la sua lingua tagliente decise di evitare quel gesto e darsi da fare.
“Perché sei qui? Potrei essere con il mio nuovo ragazzo”, disse con una cattiveria che non le apparteneva e che la fece sentire un mostro non appena Stiles alzò lo sguardo.
“So che non è così”, ribattè Stiles, sollevando gli angoli delle labbra.
Lydia incrociò le braccia al petto, alzando gli occhi al cielo come per ordinare a sé stessa di mantenere la calma e di non lasciarsi sopraffare da tutti i pensieri che aveva in testa. Si fece semplicemente da parte, lasciando che Stiles entrasse in casa.
“Sai, sarei stato felice se non ti avessi incontrata”, esalò Stiles, sbuffando e allargando le braccia.
“Cosa?!”, domandò lei, trattenendo l’impulso di dargli un ceffone.
“Insomma, avevo una ragazza, credevo di poter essere felice ma non era così perché la mia testa non faceva altro che pensare a qualcun altro, qualcuno che mi condiziona la vita da anni, ormai”.
“Mi stai dando la colpa per i tuoi problemi relazionali?”.
“Sì!”, ringhiò Stiles, stringendo le labbra e lasciando il pugno chiuso a mezz’aria, per poi passarsi una mano tra i capelli con fare nervoso. “E’ colpa tua se non riesco ad essere felice. Tutto questo tempo passato a chiedermi perché non fossi mai abbastanza per te e a vederti con ragazzi diversi, domandomi perché loro e perché non me che hai baciato negli spogliatoi”.
“Colpa mia?”, ripetè Lydia, stizzita. “Non mi sembra che la tua vita sia andata a rotoli! Hai trovato una ragazza e di certo non hai passato le giornate a girarti i pollici, o sbaglio?”.
Stiles si esibì in una smorfia contrariata mentre analizzava le parole di Lydia e le incamerava, percependo un pizzico di disagio al pensiero di lei sola a casa mentre loro uscivano a divertirsi.
“Sì! Avevo trovato una ragazza ed ero felice”, replicò lui, rizzando la schiena e assumendo una posa di attacco così goffa che a Lydia venne da ridere. “Ho voltato pagina e ho messo da parte tutto quello che provavo per te. Ho trovato una ragazza e poi ho chiuso con lei a causa tua. Guardami adesso! Posso mettere di nuovo tutto da parte, ok? Tanto sono bravo, lo faccio dalla terza elementare. Vuoi accusarmi di questo? Fallo pure, tanto questo treno è andato”.
Lydia lo guardò ancora più confusa di prima, riflettendo sul senso di quelle parole ammassate e pronunciate senza freno. Sembrava che Stiles non collegasse affatto bocca e cervello.
La ragazza fece qualche passo avanti, assottigliando gli occhi con espressione così minacciosa che Stiles fece un giro su se stesse, cominciando ad arretrare verso la porta di ingresso.
“Treno?”, ripeté lei, quasi incredula. “Vai pure via. Non mi serve il tuo stupido treno!”. (3)
Stiles continuò a borbottare qualcosa con fare contrariato mentre apriva la porta di casa per precipitarsi fuori di lì e lontano da Lydia che, intanto, batté con rabbia il palmo sulla porta.
Rimase lì, poggiando la schiena sul legno e lasciandosi cadere sul pavimento, con la testa poggiata sulle ginocchia. Senza rendersene nemmeno conto, cominciò a singhiozzare.
"Lydia".
Un sussurro appena percettibile la richiamò e Lydia riuscì a vederlo chiaramente: Stiles con la fronte poggiata su quella porta che li separava e che nessuno dei due aveva il coraggio di aprire. Lydia si alzò lentamente, cercando di mantenersi sulle sue gambe molli e stanche per il peso di quella giornata intensa e scombussolante, e poggiò il palmo sulla porta.
Dal piccolo pannello in vetro riuscì a scorgere i contorni sfocati di Stiles e i suoi occhi grandi che la guardavano con tristezza. Sollevò appena le dita, poggiandole sul vetro e Stiles fece lo stesso.
A quel punto, Lydia aprì la porta senza esitazioni, scacciando l’incubo che la tormentava.
Stiles era dall’altra parte della porta: vero, fatto di carne ed ossa non di incubi, e la guardava.
“Ti sei allontanata da me”, disse lui, con la voce più bassa e angosciata.
“E tu hai lasciato che lo facessi”, gli fece notare Lydia. “Eri felice e sei felice”.
Senza me. Avrebbe voluto aggiungere quelle due parole, ma represse quel bisogno, come aveva represso la voglia di buttarsi tra le sue braccia e stringerlo forte, mettendo da parte ogni dubbio e ogni paura che le attanagliava le viscere.
“Non sono nulla senza te”, continuò Stiles, appoggiandosi alla porta. “Potevi parlarmi”.
“Potevi farlo anche tu, Stiles”.
Già, poteva farlo anche lui ma non lo aveva fatto, perché il senso di colpa per aver privato Lydia della sua migliore amica era troppo pressante.
Era successo tutto per colpa sua, le persone a cui teneva si erano fatte male a causa di un ragazzino così debole da essere posseduto.
Aveva condannato Allison e guardare Lydia negli occhi, sapendo di averle portato via la più cara amica che avesse mai avuto, era troppo doloroso così come guardare Scott. L’unica differenza era che Scott lo sapeva, sentiva i sensi di colpa di Stiles e li annullava. Lydia non li sentiva e Stiles aveva deciso di tenerglieli nascosti, perché era più semplice e andava bene così.
Da un lato, sapeva che era un bene che Lydia fosse lontana da loro e da lui, forse avrebbe avuto una vita migliore, magari insieme ad un nuovo fidanzato che poteva essere proprio Parrish. Dall’altro lato, invece, sapeva di non poter continuare a trascorrere le sue giornate senza lei.
Forse era uno stupido egoista, ma sapeva che un altro giorno senza Lydia poteva essere troppo.
“Sono qui adesso”, affermò Stiles, sentendo la sua voce incrinarsi.
Lydia alzò lo sguardo, mentre Stiles continuava a guardarsi la punta delle scarpe da lacrosse, stringendo in una mano qualcosa che Lydia non aveva notato fino a quel momento: il suo regalo. La ragazza allungò una mano verso di lui, entrando nel suo campo visivo e aspettando che lui l’afferrasse.
Quando Stiles prese la sua mano, Lydia sentì tutti i pezzi tornare al loro posto.
Il ragazzo entrò di nuovo in casa e Lydia gli tolse il dvd dalle mani, guardandolo con dolcezza.
“Ti va una maratona?”, gli chiese lei, alzando il volto e lasciando che i loro visi si scrutassero.
Stiles fece cenno di sì e le sorrise sia con la bocca che con gli occhi, spostando lo sguardo da quelle pozze verdi alle sue labbra, cercando di reprimere il forte desiderio di baciarla. Lei era così piccola dinanzi a lui, così meravigliosa mentre brillava di una luce propria e così forte da costringerlo a chiudere gli occhi prima di accecarsi del tutto ma poco gli importava. Lydia era lì, stretta a lui, senza più mura e porte a tenerli lontani l’uno dall’altra.
La ragazza si alzò in punta di piedi, sentendosi minuscola e indifesa senza il suo fidato tacco dieci, e gli strinse le spalle: era una sensazione stranissima, che sapeva di protezione e di gioia inespressa. Lui la guardò meravigliato, come se non riuscisse ancora a realizzare cosa stesse accadendo.
Stiles la baciò perché era necessario, e quando le sue labbra incontrarono a metà strada quelle di Stiles, Lydia capì che non si sarebbe potuta mai più separare da esse. (4) Stiles la strinse forte, riprendendo confidenza con il suo corpo, con il profumo dei suoi capelli e con il modo in cui Lydia si rilassava ogni volta che lui la sfiorava, solo per tranquillizzarla.
Quando si separarono, Stiles continuò a tenerle la mano senza l’intenzione di lasciarla e Lydia chiuse la porta , con la certezza che nessun incubo sarebbe più tornato per tormentata.
 
 
Angolo dell’autrice
 
- (1) riferimento ad una frase detta da Holland Roden, poiché secondo lei la storia di Stiles e Lydia richiama moltissimo quella di Ross e Rachel dal telefilm “Friends”;
- (2) rimaneggiamento di una citazione tratta dal film “One Day”;
- (3) questo scambio di battute tra Stiles e Lydia è leggermente ispirato ad una discussione tra Ross e Rachel di “Friends”, avvenuta nella puntata 2x07;
- (4) richiamo alla frase che chiude il primo paragrafo.
 
Eccomi qui, in ritardissimo come al solito. Chiedo scusa per questo ritardo terribile ma sono stata davvero impegnatissima e ho scritto questo capitolo ieri sera, per poi rifinirlo stamattina, quindi non ho la minima idea del risultato. Forse nella prima parte Lydia sembra un po’ fuori personaggio, ma ho provato a pensare come si potesse comportare dopo aver realizzato ciò che sente per Stiles. Se ci sono strafalcioni, vi invito sempre a farmelo presente. Fatemi sapere cosa ve ne pare con un commentino, se vi va, e spero soltanto che il finale vi sia piaciuto.
Ringrazio tutte le persone che hanno seguito la storia, mettendola anche tra le preferite/seguite/ricordate…grazie di vero cuore :)
Alla prossima, un abbraccio!
   
 
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