Granger, vuoi baciarmi?
Granger, vuoi baciarmi?
Quelle tre semplici parole le
rimbalzavano nella testa come quelle palline colorate che una volta le
erano state regalate dai nonni per il suo sesto compleanno. La pallina
invisibile che Hermione Granger si stava immaginando in quel momento
sembrava impazzita e, ogni volta che andava a sbattere contro le pareti
della sua scatola cranica, anziché produrre un rumore sinistro,
faceva risuonare quei finti innocui tre vocaboli ampliandone sempre di
più l’eco e con esso, il loro significato.
Granger, vuoi baciarmi?
Una domanda del genere non solo
l’aveva spiazzata, ma l’aveva anche fatta irritare a tal
punto da rifilare uno schiaffo ben piazzato al suo interlocutore che,
dal canto suo, non aveva protestato ma, al contrario, con tutta la
baldanza che lo caratterizzava, aveva avuto anche la sfacciataggine di
dirle: “Dovrei prenderlo come un sì, Granger?” e le
aveva sorriso in modo ammiccante e audace.
Perché ora Hermione Granger si trovasse, a detta sua, in quella miserevole condizione, era presto detto.
Quella
stessa sera, a cena, la ragazza aveva mangiato velocemente e si era
congedata da Harry e Ron dicendo loro che doveva scrivere una lettera
per i suoi genitori. In realtà doveva solo rileggerla
un’ultima volta per assicurarsi di aver scritto tutto ma, in fin
dei conti, si trattava solo di un piccolo dettaglio e non propriamente
di una bugia. E poi, siccome in quegli ultimi giorni aveva avuto un
sacco di cose da fare, era già in ritardo di un giorno nello
spedire la tradizionale lettera settimanale perciò doveva
proprio inviarla quella sera stessa. Ovviamente prima che scattasse il
coprifuoco. Non voleva di certo farsi sorprendere a gironzolare per i
corridoi dalla Umbridge! Anche se, essendo un prefetto, avrebbe sempre
potuto accampare una scusa. Comunque non le sembrava il caso di
rischiare.
Aveva perciò raggiunto in tutta fretta il dormitorio femminile e
aveva riletto la lettera. Poi, indossato il mantello, si era diretta
alla guferia. Giunta lì, aveva potuto constatare con sollievo
che qualche esemplare di volatile non era ancora uscito per dedicarsi
alla caccia notturna e se ne stava, con la testa appoggiata sotto
l’ala, nelle nicchie e sui trespoli disposti lungo le pareti
della torre.
Si avvicinò ad un gufo di medie dimensioni che sembrava
più attivo degli altri in quanto zampettava da una parte
all’altra del trespolo.
“Dai, vieni un attimo qui.” Hermione tentò di
avvicinarlo con del mangime ma il gufo, senza nemmeno badare a lei,
planò dolcemente sul davanzale della finestra.
“Sei impaziente di andare a caccia? Dai, ti prometto che dopo
questa piccola consegna sarai libero.” Hermione gli andò
più vicina ma, come per dispetto, questa volta il gufo
ritornò sul trespolo.
“Oh, per Merlino!” Imprecò la ragazza facendo
svegliare qualche gufo lì attorno che emise un verso stridulo e
acuto.
“Granger, se fai così non ti ascolterà di certo.”
Hermione era sobbalzata. All’ingresso della guferia si trovava,
appoggiato tranquillamente allo stipite della porta, uno dei gemelli.
Non riusciva a distinguere se si trattasse di Fred o George
perché il viso, data la posizione, rimaneva in ombra rispetto
alla luce della luna.
Hermione si concesse uno sguardo perplesso.
“Sono Fred” le disse vedendola in difficoltà e
facendo un passo avanti in modo che un raggio lunare gli illuminasse il
mezzo sorriso sghembo che si era disegnato sul suo volto.
“Lo so che sei Fred. Solo che prima non ti vedevo” disse
piccata Hermione, incrociando le braccia. Fred non le rispose, la
oltrepassò e chiamò il gufo che aveva snobbato la ragazza
fino a quel momento.
“Mustacchio, scendi.” Il gufo, dall’ultimo ramo del
trespolo, volò direttamente sul braccio teso di Fred che si
affrettò a legare la sua lettera alla zampa che l’animale
gli porgeva.
“Come l’hai chiamato?”
“Mustacchio. È un nome che gli abbiamo dato io e George. Ti piace?”
“E da quando si danno nomi ai gufi della scuola? E poi che razza di nome è Mustacchio?”
“Un insieme tra Muschio e Pistacchio” le spiegò
tranquillamente Fred. “Vedi, sotto le ali ha queste sfumature
verdi. Io dicevo che erano color muschio mentre George sosteneva che
assomigliavano di più al pistacchio, così per evitare una
putiferio in guferia per un semplice nome, abbiamo deciso di unirli.
Lui è semplicemente Mustacchio.”
Hermione scosse la testa, incredula. Possibile che Fred e George
dovessero sempre perdersi in simili banalità? Comunque decise
che in quel momento non le interessava il nome del gufo così
continuò ad interrogare il ragazzo. “È per caso
diventato di vostra proprietà?” gli disse in tono
pungente. Fred scoppiò a ridere.
“Certo che no, Granger. Quando avremo un negozio tutto nostro
allora sì che io e mio fratello ci potremo permettere un gufo.
Però questo animale si è, come dire, affezionato a noi.
È da un po’ che si occupa della nostra
corrispondenza.” Fred accarezzava il gufo sotto il becco e questo
emise uno strano verso, un misto tra il malinconico e l’appagato.
“A proposito di corrispondenza, a chi scrivete sempre tu e
George?” chiese, curiosa e un po' insospettita. Da un po’
di tempo a quella parte infatti, i gemelli sembravano sempre ricevere
un sacco di corrispondenza e lei l’aveva notato.
“Granger, non farmi domande alle quali dovrei sicuramente
mentirti. Dai, dammi la tua lettera. Qualche chilometro in più
verso casa Granger non gli farà male.”
“Come fai a sapere che questa lettera è per i miei
genitori?” Hermione strinse al petto la missiva con fare
protettivo.
“Ti osservo da un po’, Granger. Proprio come tu guardi me e
la corrispondenza che io e George riceviamo.” Hermione, di fronte
a quelle parole tanto schiette, arrossì.
“Dai, non ti sto accusando di spiarci. Passami la lettera, su.”
Hermione gliela diede ancora titubante. Fred si spostò vicino
alla finestra e il gufo decollò sparendo tra le nuvole scure
che, durante la notte, avrebbero sicuramente oscurato la luna mezza
piena.
Granger, vuoi baciarmi?
“Allora?”
Fred l’aveva costretta a ritornare al presente. Hermione aveva
sgranato gli occhi e, sicuramente, era avvampata.
“Allora cosa, Fred?” si azzardò a chiedere cercando
di dissimulare meglio che poteva l’insicurezza che quella domanda
così inaspettata del ragazzo le aveva creato.
“Lo schiaffo è un modo per confermarmi che vuoi
baciarmi?” Fred aveva uno sguardo così sicuro e malizioso
che Hermione si sentì per un attimo mancare. La ragazza
però trovò in sé il coraggio per rispondere.
“Ma dico ne vuoi un altro?”
“Se mi spieghi perché dovrei prenderlo, volentieri! Avrei
forse dovuto baciarti io senza chiederti nulla?” e le
ammiccò in modo eloquente. Che accidenti stava combinando Fred
Weasley? Per tutti i maghi e le streghe del XX secolo! Perché
Fred continuava a provocarla in quel modo?
“F-Fred! Cosa stai dicendo?”
“Dai, Ganger. Non sono stupido. Mi sono accorto che mi guardi e di come mi guardi. A pranzo, a cena…”
“Io non ti guardo!” protestò la ragazza.
“…alle riunioni dell’ES…” continuò lui con nonchalance.
“Non dire idiozie, Fred. Io non ti guardo in nessun modo, ok?” gli disse, testarda.
“Allora perché sei arrossita?” Fred le sorrideva con quel suo classico sorriso malandrino.
“Io… io…” Ma Hermione non aveva fatto in
tempo a dargli una spiegazione che potesse anche solo essere
accettabile che Fred le si era avvicinato all’improvviso e,
mettendole una mano sul viso e una sul fianco, l’aveva avvicinata
a sé annullando la già breve distanza che si era creata
tra i due.
“Non c’è bisogno di negare, Granger. Anche io
è da un po’ che ti guardo e ti dirò che sei
diventata molto carina. Non sei affatto male.”
Questa volta Hermione non riuscì nemmeno a iniziare la frase
perché Fred aveva appena appoggiato le sue labbra calde sulle
sue e aveva iniziato a baciarla prima lentamente e poi con più
passione. Hermione non si rese conto di star rispondendo al bacio
finché non si ritrovò a sospirare allo stesso ritmo
ansante di Fred. Lei, Hermione Granger, stava davvero baciando Fred
Weasley. Fu in quel momento che il suo cervello smise di ragionare e
lasciò parlare il cuore ed Hermione finalmente capì.
Non sapeva che cosa sarebbe successo il giorno dopo, la settimana successiva oppure i mesi a seguire, ma sapeva con certezza che ora stava baciando Fred e, per adesso, tutto questo le bastava. Fred era tutto quello di cui aveva bisogno.
Angolo Mirty_92:
A parte questo, spero che vi piaccia.
Alla prossima,
Mirty