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Autore: PersephoneAm    05/10/2014    2 recensioni
In tedesco "Lieben" vuol dire 'amare'. E non è strano che a una sola "i" di distanza ci sia "Leben", che vuol dire 'vivere' ?
Attenzione: la storia è solo scritta dal punto di vista di una ragazza tedesca e nazista. Non è a sfondo razziale.. leggete e ditemi che ne pensate(:
Genere: Guerra, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Il giorno successivo Franz annunciò che avrebbero avuto visite a pranzo. Peccato che Ehlena non sapeva cucinare, così andò in cucina e ci trovò l'ebrea, intenta a pelare patate canticchiando una canzone in italiano. Quando lei si accorse della presenza della ragazza, fece cadere il tubero e il coltello e abbassò lo sguardo. Ehlena capì che il soldato che l'aveva portata lì il giorno precedente doveva averle ordinato di non fissare la signorina e di non darle fastidio.

-Volevo.. Volevo chiederti scusa!-iniziò Ehlena,-Per averti risposto male, ma vedi.. il mio comandante è un uomo importante ed è meglio non contraddirlo!-.

-Non c'è alcun bisogno che voi vi scusiate, Fraulin!-disse la donna, senza guardarla negli occhi.

L'ariana le si avvicinò e le sollevò il viso.-È maleducazione non guardare negli occhi il proprio interlocutore, sai? A meno che tu pensi che io sia brutta e non vuoi guardarmi!-.

-OH, NO! Assolutamente no, Fraulin!-la interruppe subito l'ebrea,-È solo che io non sono degna di guardarvi negli occhi, come voi non dovreste nemmeno toccarmi per sbaglio!-.

-Io faccio quello che voglio!-fece spallucce Ehlena, ridacchiando,-Comunque fammi felice e accetta le mie scuse!-.

-Se vi rende felice..-.

Ehlena batté le mani, contenta e osservò meglio l'ebrea che aveva salvato il giorno precedente. Poteva passare per una normale donna italiana: carnagione olivastra, capelli e occhi scuri, la tipica donna del mediterraneo. Se non fosse stato per la stella di David sul petto.

-Volevo chiederti.. sai cucinare? Io sono pessima ai fornelli e oggi il mio comandante avrà visite!-.

-Si, Fraulin-sussurrò quella.

-Come ti chiami?-le chiese Ehlena.

-Maria-sussurrò di nuovo lei.

-Perfetto Maria!-esclamò lei, radiosa,-Allora prepara il pranzo per.. fai dieci persone-.

La donna le fece un sorriso, poi alzò lo sguardo e spalancò gli occhi.-Ha la guancia arrossata-.

Ehlena la coprì e le sorrise.-Tu prepara il pranzo, sta tranquilla!-.

Si recò in salone per aiutare Josef, il maggiordomo rigorosamente ariano di Franz, ad apparecchiare e una mezz'ora più tardi arrivarono i primi ospiti: Otto Schneider, Karl Lenitz e Josef Mengele. Quest'ultimo era un medico molto stimato da Hitler e soprattutto da Ehlena, poiché le aveva insegnato le basi della medicina. Li fece sedere a tavola e offrì loro alcoolici, poi andò in cucina, dove erano state portate altre due donne per aiutare Maria. Constatato che la preparazione del pranzo procedeva bene Ehlena tornò nel salone e gelò sul posto quando vide che uno degli invitati era zio Adolf e che la stava guardando con delusione. Franz volse lo sguardo alla ragazza, poi al Führer e si sedette. Bastardo! Glielo aveva sicuramente detto. Il pranzo fu servito da Josef ed Ehlena lo aiutò ad apparecchiare e a sparecchiare, gli uomini avevano il loro da fare e non la notarono nemmeno alzarsi da tavola. O forse sapevano tutti di quello che aveva fatto il giorno prima?

-Ehlena!-la chiamò Mengele,-Unsere Führer mi ha riferito che hai superato tutti gli esami di giurisprudenza. Complimenti!-.

Ehlena sorrise, mentre sentiva il rossore salire sulle gote.-Grazie!-mormorò.

-Giovane affascinante e studiosa la nostra Ehlena, non credete Teschen?-continuò il dottore.

Franz, che stava fissando il motivo di quella discussione, si schiarì la gola e annuì all'amico.

-L'hai tirata su bene, Mein Führer-si complimentò Mengele.

-Chiaramente!-rispose Hitler,-Ehlena ha avuto solo il meglio! Speriamo che non lo sprechi!-.

Ehlena lo fissò negli occhi e capì a cosa si riferiva: non aveva mia sentito suo zio farle una minaccia velata, ma quella a quanto pare lo era!

-Non è stupida!-scosse la testa l'altro,-Saprà come destreggiarsi-.

Ehlena si alzò dalla sedia.-Perdonatemi, vado a vedere a che punto è la cucina-. Mengele e i generali le sorrisero ed Ehlena uscì dalla stanza per andare in cucina, dove Maria era indaffarata a tagliare delle piccole porzioni di una torta semplice, alla quale aveva aggiunto della cioccolata.

-Hanno gradito il pranzo-la rassicurò Ehlena,-Solo.. sono troppo orgogliosi e nazisti da ammettere che un'ebrea sia così brava a cucinare-.

Maria sorrise, carezzandosi il pancione,-Siete sicura? Non vi ho fatto fare una figuraccia?-.

-Maria, se non era buono tu ora saresti la fuori, come minimo colpita da una pallottola per aver fatto fare una figuraccia a Herr Kommandant!-.

Maria rabbrividì per l'orribile rivelazione e la ragazza tedesca cercò di distrarla. -Quanto manca?-le chiese, indicando il ventre e nello stesso tempo prendendo un pezzettino di torta.

-Più o meno quattro mesi-rispose lei.

-Il.. padre? Sai che fine ha fatto?-.

Maria le si avvicinò.-È un ribelle italiano-. Ehlena spalancò la bocca, ma non disse mai nulla di quella confessione: non solo aveva salvata un'ebrea contro gli ordini del comandante, ma il padre del figlio che portava in grembo era anche antinazista! Ma oramai il destino aveva scelto per tutte e due: Ehlena l'avrebbe protetta da tutto e Maria le aveva giurato fedeltà e qualsiasi aiuto possibile.

-Potrei aiutarti a partorire. So come si fa-le disse Ehlena.

-Davvero?-il volto di Maria si illuminò di gioia, poi tornò alla torta e si sfregò le mani soddisfatta alla fine del lavoro.

-Certo-annuì Ehlena -Ora torno di là.. stasera vieni nella mia stanza senza farti sentire-.

Maria annuì e detto questo le due donne non si parlarono più. La ragazza tedesca tornò alla tavola, sedendosi senza far rumore, mentre il maggiordomo le serviva il dolce.

-La ringrazio!-sussurrò e quello le fece un piccolo inchino con un sorriso, al quale Ehlena rispose, mostrando i denti bianchi e perfetti e le fossette sulle guance. Solo dopo la ragazza si accorse che tutti la guardavano.

Il comandante Lenitz sollevò il calice di vino.-A Ehlena! La ragazza ariana più bella che la Germania potesse meritarsi-.

Lei arrossì al complimento e all'urlo "A Ehlena!". Il brindisi era stato fatto da tutti, da tutti tranne che da zio Adolf e Franz.

Quando tutti se ne andarono lo zio si fermò sulla soglia della porta e disse solo tre parole:-Mi hai deluso-.

Non disse altro e questo bastò a far piangere la bella Ehlena, che si era rifugiata in cucina dopo aver salutato tutti. Era rimasta da sola con Maria: Franz era uscito e andato al campo, le due ebree erano nel salone a pulire e il buon maggiordomo si era ritirato nei suoi alloggi. Maria era stata l'unica a vederla piangere quel giorno e fu l'unica a consolarla.

-Sono solo una delusione!-singhiozzò Ehlena,-Per tutti!-.

-Come può dirlo Fraulin!-si lamentò l'altra,-Non lo siete affatto!-.

-Tu non capisci!-esclamò, guardandola negli occhi,-Mio zio non ha approvato per niente il fatto che io ti abbia salvata! Anzi, sarà adirato con me fino alla fine dei miei giorni perché ho tradito la sua fiducia!-.

-Se salvare una vita umana significa tradire per voi nazisti, allora io al posto tuo avrei tradito molte volte!-la difese Maria. -È stato un padre per me da quando sono piccola! Mi ha cresciuta lui!-.

-La smetta di crucciarsi!-la riprese la donna,-Lei è quanto di più buono ho visto da un mese a questa parte e ringrazierò per sempre il Cielo per avermi messo sulla sua strada!-.

La sera, dopo aver lavato i piatti dei suoi padroni Maria andò nella camera di Ehlena, e si sedette sulla poltrona, con una coperta addosso e iniziarono a parlare della loro vita prima di quel campo.

-Io ero una sarta prima di essere licenziata e portata qui!-disse Maria,-Mi piaceva un sacco tessere e creare vestiti!-.

-Anche a me piace disegnare vestiti, che poi indosso e a dire il vero sono stupendi!-rise a bassa voce Ehlena,-Ma quanti anni hai, Maria?-.

-Ne ho ventotto, Fraulin e voi?-.

-Ventiquattro!-rispose lei.

-Sembrate ancora più piccola degli anni che avete!-le fece notare l'ebrea. Ehlena sorrise.-Non sei la prima che me lo dice! E pensa che sono laureata!-.

-Sul serio?-fece Maria,-Incredibile!-.

-Si, in giurisprudenza!-.

Parlarono per ore, poi verso le due di notte Ehlena disse a Maria di sdraiarsi sul suo letto, che sarebbe stato più comodo.

-Oh no Fraulin!-scosse la testa lei,-Non lo farei mai!-.

-Sta tranquilla!-disse,-Io mi siedo sulla poltrona, tanto non ho sonno-.

Sulle prime Maria non volle accettare l'invito, ma poi si alzò dal posto e andò verso il letto e prima di sdraiarcisi abbracciò Ehlena, che si lasciò andare e rispose a quel gesto d'affetto che raramente riceveva. Si assicurò che Maria si addormentasse e poi uscì dalla stanza per prepararsi una cioccolata calda, che gustò guardando fuori dalla finestra la nebbia che ricopriva il campo di Mauthausen.
   
 
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