La storia
si svolge all’inizio del quinto anno di Angelique ad Hogwarts, quindi quattro
anni dopo la fine de “Il destino non è una catena ma un volo”. Consiglio di
leggerla per capire i riferimenti che verranno fatti, ma come già spiegato
nella presentazione non è necessario.
“Bisogna
avere il Caos dentro di sé per generare una stella che danzi” F.W. Nietzsche.
Cap. 1 Volver
La
persona che parte per un viaggio, non è la stessa persona che torna.
Per
quanto un albero possa diventare alto le sue foglie cadendo ritorneranno sempre
alle radici.
Proverbi cinesi.
I |
l primo settembre di ogni anno il binario 9 e 3/4 era un
distillato di Caos. Le persone si rincorrevano, urlavano a dismisura per
sovrastare il chiasso altrui, si salutavano anche due volte
nell'ansia della partenza. C'era fermento nelle giovani vite che si accingevano
ad iniziare un nuovo anno scolastico, entusiasmo per quelli del primo anno e un
po' di malinconia per quelli dell'ultimo.
In questo scenario di confusione generale una ragazza dai lunghi capelli biondi
e ricci stava rannicchiata dietro un ragazzo, evidentemente contrario a questo
uso della sua persona.
"Angelique dovresti piantarla! Si vede il tuo vestito!"
disse Albus sbuffando.
"Dimmi: a che ti è servito diventare così alto, se non mi
posso nascondere dietro di te!?" ribatté seccata la giovane all'ennesima
protesta.
"A diventare Capitano!" esclamò lui e Angie si figurò
perfettamente il sorriso ebete che gli stava occupando la faccia in quel
momento.
Si accigliò qualche istante a pensare che la logica del suo
migliore amico a volte raggiungeva quella del fratello idiota, quello
sfacciato, maleducato, impertinente, seduttore di giovani oche giulive,
Grifondoro... la sua Piaga d'Egitto.
"C'è ancora suo padre?" domandò Angie stringendo con la
destra un lembo della sua maglietta, nel tentativo di impedirgli di muoversi.
"Ma certo che c'è ancora! Tra poco io vado a salutarlo, tu
continua pure a nasconderti dietro un indice."
La ragazza iniziò a mangiucchiare il labbro inferiore pensando
febbrilmente a come uscire da quella situazione. Era terribilmente imbarazzante
tutto ciò, ma era infinite volte più imbarazzante affrontare quel ghiacciolo
imbalsamato…
"Tu non capisci! Quando ti analizza con quegli occhi freddi
sembra che usi la Leggilimanzia! Non voglio che mi guardi come una..."
"Sciacquetta?" suggerì Albus e Angie avrebbe scommesso
dieci galeoni che il ragazzo aveva alzato il sopracciglio destro. Come
amichevole risposta gli rifilò un pugno nei reni.
“Ehi Gigì che ci fai lì dietro?!” urlò una voce vicina ai due.
James Potter, col solito ghigno strafottente, comparve nel campo
visivo della ragazza, mentre metà delle teste della piattaforma si voltarono
nella loro direzione.
Angie si raddrizzò con tutto quello che restava della sua dignità
e lisciò la gonna dell’abito a maniche corte che indossava, schiarendosi la
voce.
"Il giorno in cui qualcuno ti farà sparire dalla faccia della
terra, sarà sempre troppo tardi, Jessy." gli rispose stampandosi in faccia
un sorriso gelido e incrociando le braccia sul petto.
James Potter fece un sorriso sghembo e si avvicinò notevolmente,
tanto che l'orlo del vestito azzurro, mosso dal vento, sfiorò le sue ginocchia.
"Sono tanto felice anche io di vederti, Gigì." le disse con
voce profonda e un sorriso beffardo. "Sei già nervosa per gli esami? Ti ho
mai parlato di quanto siano difficili e stressati i GUFO? E di come si diventi
brutte, con le occhiaie e non ci sia più tempo di giocare a Quidditch?! Magari
potrei aiutarti a smaltire tutta questa... Tensione..." pronunciò le
ultime parole con quel tono lascivo che utilizzava per mandarla fuori da gangheri.
Parve che la parola Tensione venisse
gustata sulle sue labbra sillaba per sillaba, come la promessa di qualcosa di
estremamente indecente ed allettante.
Sì, decisamente sapeva come farla arrabbiare in tre secondi e con
una sola parola.
"Oh vedrò di sopravvivere, magari sfogando la mia rabbia
repressa sugli animali da abbattere..." ribatté la ragazza assottigliando
gli occhi minacciosa.
Se solo avesse potuto dargli fuoco con un sguardo, di James Sirius
Potter non sarebbe rimasto che un mucchietto di cenere, che nemmeno le ricerche
più sfrenate di Sherlock Holmes sarebbero riuscite a identificare il
primogenito di Harry e Ginevra.
Il confronto visivo durò ancora qualche secondo, quando lei si
decise a distogliere lo sguardo dagli occhi ambrati di James e si guardò
attorno per individuare l’amico. Ma Albus si era allontanato verso la famiglia
Malfoy e stava stringendo cordialmente la mano del capofamiglia, Draco.
Scorpius gli stava accanto e si girò erroneamente nella direzione
della bionda incrociandone gli occhi. Per qualche frazione di secondo, vide i
suoi grigi scorrere lungo la sua figura e quella di James, il sorriso felice
con cui aveva accolto l'amico gli si congelò sulle labbra sottili, per essere
sostituito immediatamente da un espressione disgustata.
Spostò lo sguardo velocemente, come se fosse stato davanti ad un
enorme cumulo di muco di Troll. Angie non riuscì a trattenersi dal gemere e abbandonare
le braccia lungo i fianchi, mentre l’impulso di mettersi a urlare o piangere, o
entrambe le cose insieme, si faceva largo nel suo animo.
Tuttavia prima che potesse reagire in qualsiasi modo, qualcosa si
abbatté sulle sue spalle, saltando sulla schiena a cavallina e rischiando di
farla ruzzolare per terra. Una risata inconfondibile, che assomigliava ad un
ululato, si levò dietro di lei e James la osservò con un sorriso divertito,
forse, immaginò Angie, a causa dell’orlo della gonna che si era leggermente
alzato con l’attacco inaspettato alle retrovie.
"Angie!" urlò nelle orecchie Elena.
"Ehi Ele!" bofonchiò la giovane tentando di riprendere
fiato nonostante le braccia magre strette attorno al collo.
Quando Elena scese e si mise davanti a lei e Potter, Angie sorrise
immediatamente per il caschetto lilla che faceva bella mostra di sé sul suo
capo e le chiese divertita:
"L'arancio è passato di moda? Che dice Lord Zabini della tua
chioma?"
"Oh, il Paparino ha minacciato di diseredarmi se mi presento
a Natale ancora con questi capelli, ma gli ho fatto presente che allora tutto
il suo oro alla Gringott sarebbe andato a suo fratello!" le rispose con
una scollata di spalle e tono indifferente. "Se n'è andato grugnendo come
un maiale!" concluse storcendo leggermente la bocca.
Angie scoppiò a ridere, immaginandosi Elena, con la testa appena
impiastrata di Magishampoo, a fronteggiare con nonchalance il suo rigido e
glaciale padre.
Jessy a quel punto si allontanò senza una parola e concesse alle
due ragazze una panoramica del suo lato posteriore avvolto in una polo bianca e
jeans scuri. Angie dovette ammettere che le era sfuggito un paio di volte lo
sguardo su quell’unico lato positivo di Potter, ma non aveva mai avuto la
sfrontatezza di fissarlo mordendosi le labbra come Elena in quell’istante.
"Per le mutande di Merlino… Cosa non gli farei!" la
sentì sussurrare mentre si passava una mano nei capelli.
Angie aprì la bocca con la precisa intenzione di insultarla per
quella rivelazione, ma una piccola figura sgusciò tra la folla e le corse incontro
abbracciandola alle ginocchia.
"Non te ne andare Angie! Per favore! Per favore!" urlò
Estelle guardandola con i grandi occhi azzurri colmi di lacrime e le guance già
bagnate dalla disperazione.
Prese in braccio la sorellina, e la piccola iniziò a piangere come una
fontana tirando su col naso e singhiozzando. Angie cercò di asciugarle tutte
quelle lacrime portandole via con delicatezza con le dita. Come ogni anno la
sorella minore stava facendo una scenata nel tentativo di impedirle di
partire.
"Estelle, non piangere! Torno prestissimo, lo sai!" le disse
appoggiando la fronte a quella della bambina, ma quella pianse più forte
aggrappandosi al suo collo con straordinaria tenacia.
"Oh, eccola! Ley è qui!" La signora Dursley comparve dalla
folla antistante e urlò in direzione del marito indicando il punto in cui si
trovavano le sue figlie. Si avvicinò con passo sicuro, ed Angie ebbe modo di
notare quanto fosse dimagrita in quell’estate, ma non c’era da
stupirsene con tutti i turni straordinari che le avevano assegnato
all’ospedale.
Elenoire cercò di sciogliere l'abbraccio strangolatore di Estelle,
ma la piccola si era abbarbicata con forza sorprendente, così solo quando arrivò
anche Dudley riuscirono finalmente a liberare la trachea di Angie.
Elena salutò affettuosamente i signori Durlsey e venne immediatamente
ricambiata. Elenoire era entusiasta del suo nuovo colore di capelli, ma
Angelique pesò che se anche lei si fosse presentata a casa con una simile
tonalità sul capo sua madre avrebbe avuto un infarto.
"Dov'è Tristan?" chiese Angie guardandosi attorno in
cerca del fratello.
Come tutti si aspettavano anche Tristan era stato ammesso ad
Hogwarts due anni dopo di lei ed era stato smistato a Grifondoro, insieme a
tutti gli altri Weasley e Potter. In particolare l’eventualità che James
diventasse amico di Tristan le aveva causato non pochi attimi di panico,
ipotesi che si era ovviamente avverata nel giro di un paio di mesi e il Pidocchio
ormai era l’ombra di James Potter.
"È dai Weasley! Hanno chiesto di te prima. Ti conviene andare
a salutarli, è ora tra poco!" le disse la madre osservando l’orologio al
suo polso.
Angie abbracciò i genitori e stinse tra le proprie braccia anche
Estelle, promettendole di scriverle presto e con regolarità, prima di
immergersi nuovamente nella folla.
“Vado a cercare il Prefetto O’Quinn!” urlò Elena strizzando
l’occhio ad Angie, la quale annuì. Entrambe sapevano che Martha sarebbe già
stata sul treno ad occupare uno scompartimento solo per loro.
La giovane ci guardò attorno cercando tra la folla un'isola di
teste rossicce o zazzere di spettinanti capelli neri.
Quando finalmente li individuò e li raggiunse, spintonando e
arrancando tra la gente, fu investita da una marea di abbracci e baci,
come se non fossero passate solo due settimane dalla sua partenza dalla Tana.
Zii e cugini adottivi la salutarono con entusiasmo, Lily Potter si
lanciò quasi di peso su di lei. Con la coda dell'occhio Angie
individuò Tristan e James, che osservavano la scena l'uno accanto all'altro, in
perfetta simbiosi come sempre. Il Pidocchio e la Piaga, sempre a spalleggiarsi
per farla impazzire.
L’ultimo a salutarla fu Harry, lo zio con cui aveva maggiore
confidenza e con cui si sentiva più a proprio agio, forse perché tanto simile
al figlio Albus o forse
perché era il più riservato, il cui carattere le era più congeniale... Lei
adorava zio Harry!
Una
ragazza dai lucenti capelli castani passò vicina al folto gruppo e sorrise maliziosa a James, il quale ricambiò con un sorriso
altrettanto promettente e l'occhiolino.
La scena non sfuggì agli occhi vigili di Ginny, che arrivava a stento alle
spalle del figlio, ma che comunque
decise di rifilargli con un scatto fulmineo un sonoro ceffone sulla nuca,
facendo ridere tutti quanti.
"Ma che ho fatto?" protestò il moro massaggiandosi la
nuca.
"Oh tesoro, questo è per quello che non hai ancora
fatto!" gli disse serafica la madre, suscitando nuovamente le risate della
famiglia.
Nell’aria si udì l’inconfondibile fischio del capotreno che
annunciava l’imminente partenza del treno e i ragazzi si precipitarono sull'Espresso
per Hogwarts.
***
"Finalmente si torna! Ero veramente stanco di usare i
preservativi!" disse stancamente Derek, abbandonandosi con signorilità sul
sedile. James, Fred e Philip scoppiarono a ridere, ma Alice aggrottò la fronte
con aria perplessa e gli rivolse un espressione interrogativa.
"Beh, ti pare che mi faccio espellere per un incantesimo
anticoncezionale?!" le chiese Derek strabuzzando gli occhi.
"E Celia che dice?" ribatté la giovane Paciock inarcando
le sopracciglia.
"Ah, non ne ho idea! Eravamo in pausa estiva." ammise
Derek incrociando i palmi delle mani dietro la testa e poi continuò
leggermente pensieroso: "Chissà come ci rimetteremo insieme questa
volta... Temo di essere a corto di idee."
Alice scosse la testa con un espressione a metà tra il divertito e
l'esasperato. James era certo che stesse pensando che parlare d'amore e di
coerenza con Derek, era come dire a lui di non ingozzarsi ad ogni pasto, o
chiedere a Fred di mettersi i calzini puliti, o come impedire a Philip di dire
una parolaccia ogni due parole... Energie completamente buttate via.
Passarono parecchio tempo ad aggiornarsi sugli avvenimenti estivi
ed Alice ammise di essere uscita con un Corvonero del settimo anno, come Fred.
James si sentì felice per lei, si meritava di trovare una persona
che le volesse bene e con cui avere una normale relazione... Anche perché dopo
il loro tentativo assolutamente fallimentare del quarto anno non l’aveva più vista
lasciarsi andare con qualcuno.
Davanti al loro scomparto passarono veloci due figure, un ragazzo
tanto biondo da sembrare albino, con lo sguardo furente, e una ragazza con
capelli dorati che lo rincorreva.
James avrebbe riconosciuto dovunque quei boccoli ben definiti.
La ragazza agguantò il braccio del ragazzo costringendolo a
fermarsi poco dopo.
"Uh-uh! Sono arrivati i Principi... Che caga cazzo!"
sussurrò Philip, con la consueta delicatezza da scaricatore di porto, sporgendosi leggermente per osservare meglio la scena. James si
alzò velocemente, prese Alice per la vita e la spostò sul sedile davanti, per
poter sbirciare anche lui
"Sempre galante James!" protestò la ragazza, ma il moro
era già troppo preso dalla scena davanti ai suoi occhi per darle retta.
Non riusciva a sentire che cosa si stessero dicendo, ma Gigì cercava
di spiegare qualcosa a Scorpius Malfoy gesticolando. L'altro per tutta risposta
dopo qualche istante le afferrò i polsi sbattendola con forza contro il
finestrino del corridoio, poi le sibilò qualcosa a pochi centimetri dal volto.
James vide chiaramente un lampo di dolore passare negli
occhi verdi di Angelique e farli riempire di lacrime. Senza pensarci il ragazzo
scattò in piedi e aprì con un gesto secco la porta dello scomparto.
A quel rumore entrambi i biondi si girarono verso di lui.
"Lasciala." disse a Malfoy con un tono tanto gelido e
autoritario, che a quell’ordine il ragazzo mollò la presa sui polsi sottili di
Angelique come se si fosse scottato e se ne andò a grandi falcate.
scomparendo nel vagone successivo.
"Scorpius!" lo chiamò Gigì mezza disperata ma l’altro
non la degnò nemmeno di uno sguardo
"Ti ha fatto male?" le chiese avvicinandosi e prendendole
un polso per osservare se ci fossero stati danni.
Quel banale contatto con la pelle tiepida di Angelique ebbe il
potere di suscitare nella testa di James immagini, che di tiepido avevano ben
poco.
"No. Non mi farebbe mai del male." rispose lei con un
tono mesto ritraendo la mano, e abbassò lo sguardo per far sparire le lacrime.
"Sembrava molto... Arrabbiato." le disse osservando come
ipnotizzato i capelli lasciati sciolti sulle spalle.
I ricci fitti dell'infanzia, che aveva appena approdata ad
Hogwarts, non erano cambiati, le coronavano il capo come una piccola criniera
disordinata che le arrivava circa a metà schiena, alcune ciocche dispettose le
ricadevano sul petto.
Il ragazzo inspirò a fondo e notò che il suo profumo era
leggermente diverso. La lavanda era sempre predominante e proveniva dai suoi
capelli, ma mancava l'odore delicato di camomilla. C’era qualcosa di più fresco
e ancor più inebriante, ma James non avrebbe saputo dove ricondurre quel
profumo di fiori, sapeva solo che gli faceva venire una gran voglia di
sprofondare il naso in quella colata di capelli dorati e inspirare fino a
perdere i sensi.
Senza poterlo impedire sentì il cuore martellargli nel petto
velocemente e avvertì una leggera fitta a livello dello sterno. Non capiva se fosse
quell'aroma unico, o i riflessi dorati che i capelli di Gigì mandavano dovunque,
o la pelle delle sua braccia leggermente abbronzata, ma sentiva chiaramente che
tutto il sangue disponibile nel suo corpo stava abbandonando inesorabilmente il
cervello.
Stava pensando seriamente di rapire a quelle labbra carnose,
leggermente imbronciate, un bacio, quando la testa di Angelique si alzò e lo
osservò con gli occhi pieni di tristezza e storse leggermente la bocca.
"Più che altro si è definito... Disgustato. Beh... Buon
viaggio." gli disse con un leggero sospiro e se ne andò dalla parte
opposta di Malfoy.
La osservò allontanarsi, ancora leggermente stordito dai pensieri
che avevano invaso la sua testa nei pochi secondi che lei aveva impiegato a
rispondergli.
Le parole della giovane rimbombarono nella testa di James, spingendolo
a riflettere.
Era tutto molto strano…Gigì che non gli rispondeva male, che non si
barricava dietro le altissime mura di ghiaccio impenetrabile, che non lo
attaccava col suo carrarmato di sarcasmo e ironia, che non difendeva Malfoy a
spada tratta, ma anzi gli rivelava che lui era disgustato da lei. Pensò che
quell’ultimo particolare gli confermava che si trattava solo di un povero
idiota!
Mentre tornava al suo posto si disse che forse era finalmente
finita con quell' ossigenato. E nonostante le strane occhiate che gli rivolsero
gli amici, sentì una sorta di euforia prenderlo.
***
Angelique si buttò di peso sul sedile e sperò con tutta sé stessa
che l'imbottitura l’assorbisse, in modo da ridurre la sua emotività a quella di
un bracciolo. Martha si sporse verso l’amica e le prese una mano tra le proprie
accarezzandone il dorso. Era appena arrivata dal vagone dei Prefetti per vedere
come stava.
"L'hai trovato?" chiese la rossa con sguardo
preoccupato.
"Eccome. Ha ampiamente chiarito il suo... Parere."
rispose Angie cercando di non lasciar trapelare quanto l’opinione di Scorpius
l’avesse ferita.
"Beh... Vedrai che gli passerà!" provò a consolarla.
Angie scosse la testa con aria mesta ma non replicò oltre perché Martha avrebbe
trovato qualche scappatoia di ottimismo in quel groviglio esistenziale, mente
lei desiderava solo abbandonarsi per qualche istante alla disperazione.
Martha era diventata una bellezza mozzafiato, era più alta di
Angie con un fisico molto più snello e le gambe lunghe. Ma ciò per cui Angie
non avrebbe esitato nemmeno per un secondo nell’affermare che era la più bella
dell’intera scuola, era il fatto che sembrava risplendere di una luce
propria. Una meravigliosa aura di fiducia negli amici e nel bene che la vita
può offrire, di bontà e di altruismo era gelosamente custodita nell’animo della
Serpeverde, ma appena trovava uno spiraglio per manifestarsi riusciva veramente
a stupire.
"Oh che vada al diavolo! Te lo devi scordare!" esclamò
Elena a cui Scorpius non era mai andato a genio, non quanto le natiche di
Potter almeno.
"Non è proprio la cosa più semplice di questo mondo dimenticare
tre anni..." mormorò la bionda e nessuna delle altre due rispose.
Angie abbandonò la testa contro il sedile e chiuse gli occhi,
sentendosi improvvisamente stanca e pesante.
Tre anni di sorrisi dolci e incondizionati, di baci prima timidi e
inconsapevoli poi sempre più accesi e passionali. Tre anni in cui le era stato
versato il caffelatte nella tazza tutte le mattine, in cui si era sentita
preziosa come una gemma, in cui erano cresciuti insieme, ed ora... Il deserto,
il nulla.
Peggio, il disprezzo negli occhi grigi e tormentati come un mare
in tempesta.
Il tutto per uno stupido, stupidissimo bacio.
Essendo sincera con sé stessa Angie ammise che non era stato uno e
non era stato stupido per niente. Le labbra che avevano segnato il tracollo tra
lei e Scorpius erano quelle di cui si era davvero innamorata e che aveva
cercato di sradicare dal suo cuore per tutto quel tempo.
Un sorriso amaro le increspò le labbra mentre pensava che era
stata tutta energia sprecata.
Quel sorriso, quei capelli, quelle mani, avevano conquistato
centimetro per centimetro il suo cuore, lasciandole in quegli anni l'illusione
di aver dimenticato.
Ma il cuore non dimentica a comando, l’aveva imparato giusto
qualche mese fa.
La McGranitt concluse il discorso di inizio anno e Angie si sentì
chiaramente a disagio. Non aveva ancora riflettuto seriamente sul fatto che una
rottura tra lei e Scorpius avrebbe comportato una frattura anche del loro
gruppo. Infatti le tre ragazze si trovavano quasi dalla parte diametralmente
opposta della tavolata rispetto a Scorpius, Albus e Berty.
Se le avessero detto al primo anno che Bertram Barrach, ragazzino
ossuto, con gli occhiali e balbuziente, si sarebbe trasformato, in quello che
in quel momento i suoi occhi vedevano, grazie agli ormoni, avrebbe riso a
crepapelle.
E invece il piccolo Berty era cresciuto a dismisura, aveva sviluppato un fisico
asciutto e longilineo ma con lievi accenni di muscolatura, aveva iniziato a
indossare le lenti a contatto al posto di quei fondi di bottiglia che gli ingrandivano
in modo buffo gli occhi e aveva ridotto in modo impressionante la sua balbuzie.
Col risultato finale di essere diventato veramente un bel ragazzo, probabilmente,
si disse Angie, ancor più bello di Scorpius.
E molte ragazze lo avevano notato, una in particolare si era fatta avanti con
lui e lo aveva ghermito in una relazione soffocantemente sdolcinata che durava
da un anno ormai. Si chiamava Emma ed era al loro stesso anno ma in Tassorosso.
Albus alzò una mano nella sua direzione e lesse nei suoi occhi, la
promessa di raggiungerla prima o poi. Non avevano mai passato un banchetto di
inizio anno separati, ma quell’anno Angie lo sentiva già sarebbero cambiate
molte cose.
La ragazza scosse lievemente la testa e gli fece capire di restare
al suo posto, in quel momento era fermamente convinta che Scorpius avesse più
bisogno di lei dell’amico.
Elena con su sospiro soddisfatto finì di riempire il suo piatto formando una
piccola montagna di patate, arrosto, pasticcio di carne, torta salata e altre
cose che non riusciva a identificare in quell’ammasso informe di cibo.
"Dovresti imparare a contenerti." disse Martha
osservando critica il piatto di Elena.
In quello della rossa giaceva dell'insalata con pezzetti di petto
di pollo, pomodorini e mais.
Di riflesso Angie diede uno sguardo al suo e le sembrò molto più
simile a quello di Elena, ma si giustificò con la sua Martha interiore
dicendole che doveva affogare il dispiacere nel cibo.
Elena osservò serissima la O’Quinn, con la piccola ruga in mezzo
alle sopracciglia che si formava solo quando era davvero concentrata, come
mentre dipingeva, e prima di infilarsi in quel forno di bocca un boccone enorme
di patate e pasticcio disse:
"Lo vuoi vedere un incidente in galleria?"
Quando Martha aggrottò le sopracciglia con fare interrogativo,
Elena sorrise e spalancò la bocca piena di frammenti di carne e tuberi.
Angelique scoppiò a ridere senza ritegno mentre Martha si dichiarava
ufficialmente indignata.
Quei momenti le davano la speranza che si potesse tornare indietro
e recuperare la complicità tutti insieme, i sei Serpeverde che al primo anno
erano diventati un gruppo inseparabile. Speranza che morì non appena, facendo
vagare lo sguardo per la tavolata con ancora il sorriso sulle labbra, Angie
incontrò un paio di occhi del colore del ferro.
La stavano osservando terribilmente furiosi e colmi di disprezzo,
la fissavano con un'intensità tale che la giovane venne spogliata di tutte
le difese e si sentì solo colpevole.
Scorpius si alzò di scatto e si allontanò dal tavolo senza
salutare i due commensali.
Angelique serrò le mani a pugno tanto forte da conficcarsi le
unghie nella carne e provò con tutte le proprie forze a restare calma, mentre
la frustrazione e la rabbia la invasero e le fecero venir voglia di rincorrere
immediatamente Malfoy.
"Come la fa difficile!” commentò Elena prendendo una
forchettata di spinaci dal piatto di Angie.
Scorpius stava uscendo in quell’istante dal portone della Sala
Grande.
E lei non ce la faceva. Davvero non riusciva a resistere.
“Mia madre diceva sempre che i Malfoy sono rigidi come se avessero
perennemente un palo nel…”
Angie non seppe mai dove la madre di Elena faceva finire quel
palo, anche se lo immaginò con una certa facilità. Scattò in piedi in piedi e iniziò
a inseguire Scorpius, infischiandosene altamente delle occhiate e dei bisbigli
che metà della sala si scambiò in quel momento. Che pettegolezzo succulento, la
Principessa di Ghiaccio che rincorreva il suo Principe!
Ma lui suo non lo era più.
E lo capì nel momento esatto in cui lo raggiunse in un corridoio al primo piano
e cercò di trattenerlo per il polso.
Si girò con una prontezza di riflessi notevole, come se già avesse
saputo quello che lei avrebbe fatto e la stesse aspettando al varco.
Non urlò, non le riversò addosso tutto il suo biasimo. La guardò e
basta.
Angie lottò con un cervello completamente perso e disconnesso per
riuscire a parlare.
"Scorpius, per favore..." iniziò ma si interruppe da
sola con un groppo in gola. Che cosa avrebbe potuto dirgli per far sparire
quell'espressione?!
"Scorpius, io vorrei parlare..." questa volta fu lui a interromperla.
"Ah sì? E di quale argomento vorresti disquisire?"
probabilmente un pugno nello stomaco avrebbe fatto meno male del suo tono duro,
gelido, derisorio perfino.
Angie deglutì e cercò di rimettere in ordine i pensieri che si accavallavano
e le parole che si aggrovigliavano in gola.
Avrebbe voluto spiegare, avrebbe voluto essere abbastanza fredda e
lucida come dava a vedere a tutti, eppure si sentì solo sconfitta da quello
sguardo completamente privo di affetto e di comprensione.
Scorpius tuttavia sembrava molto più distaccato e padrone di sé.
"Vogliamo parlare, per esempio..." fece finte di pensare
e si mise un indice lungo e affusolato sul mento. "Oh sì, ecco! Del fatto
che mi hai mentito e usato per tre anni?! Mentre io ho messo in discussione
la mia vita per te." la sua voce era ancora controllata e fredda, ma
l'emozione sopita iniziava a farsi strada mentre parlava: "O preferisci il
fatto che ti ho detto che ti amavo e ti ho trovata con un altro due ore dopo?!
Aspetta, aspetta, ne ho una migliore: parliamo di quante volte ti sei fatta
sbattere da lui mentre stavi con me!"
Angelique spalancò la bocca offesa da quello che le aveva appena
detto e ribatté indignata:
"Non è successo niente del genere!"
"Ma davvero?!" il giovane si fece una risata priva di
allegria e la fissò nuovamente serio dicendo: "Allora dimmi, Angelique: mi
ami ancora?"
Angie lo guardò leggermente confusa per il salto di passaggi
logici e rimase in silenzio. Vide un tetro trionfo sorgere sul suo viso dato che non riusciva a
rispondergli. Si avvicinò di più e le prese il volto tra le mani con forza
eccessiva.
"L'ho sempre saputo..." sussurrò con una piega amara della
bocca prima di calarla sulla sua, in un bacio rabbioso.
Mentre le labbra di Scorpius premevano per forzare le sue, provò
l'istinto irrefrenabile si scostarsi e spostare indietro la testa, ma le dita
del ragazzo erano intrecciate ai suoi capelli e non le lasciavano spazio.
Nessuno dei due aveva chiuso gli occhi, non era un bacio
romantico. Lo sguardo di Scorpius era feroce come le sue labbra, che mordevano, impromendo a quell'atto una violenza che le spezzava il cuore più di tutto il suo disprezzo.
Angelique non aveva idea di come risultasse il suo, ma aveva una
gran voglia di piangere.
Che
cosa ti ho fatto Scorpius?! Fin dove ti ho spinto per odiarmi così?!.
Gli occhi le si inondarono di lacrime, così li chiuse e si arrese a
quel bacio forzato.
Sperò di fargli capire quello che non era riuscita ad esprimere a
parole, sperò che sentisse nonostante fosse accecato dall'orgoglio ferito.
Non aveva mai voluto fargli del male, non aveva mai giocato con la
sua vita. E a suo modo lo aveva amato.
Dischiuse le labbra e smise di lottare per sottrarsi alla sua
presa, anzi ci si gettò ancor di più passando le braccia attorno alla sua vita.
Con sua grande sorpresa, Scorpius non aggredì la sua bocca come si
era aspettata, ma prese a baciarla dolcemente, mentre la lingua si insinuava
lentamente e accarezzava il suo palato, cercando di coinvolgerla in quell’atto
che per lei aveva il sapore della disperazione.
Le passò una mano sulla nuca e tirò dolcemente i capelli, facendole
inclinare il capo e scoprendole la gola, che venne coperta di baci più accesi e
famelici subito dopo. L’altra mano si impossessò della sua vita e la trasse più
vicino a lui, premendola contro il suo petto.
Avrebbe dovuto essere felice, avrebbe dovuto sentirsi in pace,
visto che finalmente le stava dimostrando di volerla ancora, nonostante tutto…
E invece le venne ancor più voglia di piangere e non riuscì a trattenere
le lacrime che si fecero largo sulle sue gote fino al collo.
Quando le labbra di Scorpius incontrarono il sapore salato delle
sue lacrime, alzò il volto di scatto e la osservò stupito.
Nei suoi occhi non c’era più tutta la freddezza e il disgusto, che
le aveva anche espresso a parole sul treno, ma la semplice domanda
"Perché piangi?".
Scosse lentamente la testa. Non voleva imbrogliarlo mai più. Anche
a costo di uccidere quella piccola parte di lui che la desiderava ancora.
Allora rispose alla sua prima domanda…
"Non come mi ami tu." le parole le scivolarono fuori
dalle labbra in un sussurro e chiuse gli occhi, perché nonvoleva vedere un’altra volta il suo disprezzo.
Angie pensò che una ragazza normale, una ragazza con un po' di
cervello avrebbe urlato "Sì, ti amo!" e avrebbe raccontato che quella
sera alla festa si era ubriacata e che aveva fatto una sciocchezza, baciando un
altro per capriccio... Avrebbe raccontato una piccola bugia per riparare la
situazione.
Lei invece gli stava servendo su un piatto d'argento la ragione
migliore per odiarla, cosa che lei credeva fermamente di meritare.
Sentì le sue mani abbandonare il suo corpo, ma tenne ancora gli
occhi ostinatamente chiusi.
Era davvero finita, ma non aveva la forza di guardarlo andare via.
Quando finalmente riuscì ad aprirli il corridoio era deserto e lei
aveva bisogno di una sigaretta.
***
Gigì aveva rincorso Malfoy davanti a tutta la scuola.
James sapeva perfettamente che non le importava nulla del giudizio
altrui, era abbastanza forte da potersene distaccare con quel sorriso freddo e
terribile che dedicava a chi disprezzava, lui compreso la maggior parte delle
volte.
"Dicono che sia stata a letto con altri tre ragazzi alla festa, l'anno
scorso... per questo lui l'ha lasciata!" disse con fare cospiratorio
Jennifer Parker, seduta a qualche posto di distanza da lui.
James si chiese come diamine fosse possibile che certe voci fossero
messe in giro. Gigì a letto con altri tre ragazzi che non fossero Malfoy?!?!
Che poi non era nemmeno tanto certo che ci fosse mai stata a letto con lui,
nonostante quegli interminabili tre anni.
"Ma no! Io ho sentito che il Principe l'ha trovata ubriaca
fradicia che faceva uno spogliarello ad un Corvonero!" ribatté l'amica del
cuore di Jessica, una Alexis Qualcosa.
Senza potersi trattene oltre il giovane scoppiò a ridere. Quella
era sicuramente la migliore di tutte quelle sentite fino a quel momento!
Avrebbe dovuto fare una raccolta e poi sottoporla al vaglio della
diretta interessata, si sarebbe fatta grasse risate anche lei.
Jennifer e Alexis lo guardarono a metà tra l'imbarazzato e lo
speranzoso, per essere state ascoltate nelle loro illazioni e per averlo fatto
ridere. Credevano di aver fatto colpo, ma quando si accorsero che la sua risata
non si spense al momento opportuno, anzi continuava imperterrita, la loro
espressione virò verso il timore.
"Siete talmente sceme che fate pietà. Dovrebbero eliminarvi
durante le battute di selezione dei daini nella Foresta!" commentò Lily,
che aveva sentito le loro ipotesi, guardandole come insetti particolarmente
schifosi. Effettivamente gli occhi azzurri di Rose sembrarono presi da pietà,
le osservava come due malate terminali.
Le due parevano veramente spiazzate. James non aveva quasi mai
rivolto loro la parola in cinque anni che era stato lì, sia perché facevano
parte di quella che Gigì tempo addietro aveva denominato la Corte di Celia
Danes, sia perché non sopportava quegli atteggiamenti frivoli e snob che male
di addicevano a delle quindicenne, e la prima volta che le considerava era per
deriderle.
Chissà se gli avrebbero mandato ancora quegli ottimi cioccolatini
per San Valentino?! Sarebbe stato un peccato sprecare due soggetti tanto
volenterosi di nutrirlo con quelle prelibatezze… Così decise di riparare un
minimo la situazione.
"Lily, non diventare aggressiva! Non intendevano offendere
nessuno, giusto?!" chiese amabilmente ammiccando nella loro direzione.
Jennifer fu la prima a riprendersi e gli sorrise raggiante annuendo, l'altra
invece fissò alternativamente lui e Lily sperando di capirci qualcosa.
"Jamie… Non mi pare che stessi parlando con te!" abbaiò
la sorella con uno sguardo omicida ancora rivolto a quelle povere scellerate.
Ah! Ecco un altro problema: mai tentare di offendere o di mettere
in dubbio la moralità di Gigì davanti a Lily, poteva finire molto
male. Aveva ereditato l'abilità della madre nelle Fatture Orcovolanti.
Il giovane si passò il tovagliolo sulle labbra e lo abbandonò
subito dopo sul tavolo.
Si alzò gettando uno sguardo agli amici: Derek, ovviamente, aveva
riparato la situazione con la Danes in un quarto d'ora sul treno e ora le stava
accanto sorbendosi tutto il riassunto delle vacanze a Saint Tropez o in Italia.
Fred si era avvicinato a una Corvonero e si vedeva già che sbavava per lei;
James sperò solo che non giungessero fino al punto di togliersi le scarpe,
altrimenti la poverina sarebbe schiattata! Philip e Alice erano vicino a lui,
ma sembravano assorbiti dalla discussione iniziata da Lucy e Rose su una nuova
legge o qualcosa di simile del Ministero.
Non era interessato a nulla del genere in quel momento e poi aveva
un mezzo appuntamento con Fanny.
Volse gli occhi ambrati sulle due ragazze, e chinando lievemente
il capo le salutò con un:
"Signore..."
Allontanandosi riuscì a sentire il sospiro di una delle due, e
avrebbe voluto scoppiare a ridere un'altra volta, ma sarebbe stato controproducente
per i sopracitati cioccolatini.
***
Angelique era seduta sul davanzale di una delle finestre del suo
chiostro preferito.
Il chiostro in cui veniva con lui, dove avevano parlato per ore e
dove si erano scambiati il primo bacio. Accese la sigaretta appena rollata e inspirò
il sapore acre del fumo.
Aveva iniziato quell’estate, a causa di Camille, la cugina francese
più grande che l’aveva introdotta a quel vizio. Aveva trovato divertente
imparare a prepararsi le sigarette con cartine e tabacco, e le era piaciuto
persino quel lieve grattare delle mucose quando il fumo raggiungeva i polmoni.
Se sua madre l’avesse scoperta le avrebbe fatto lo scalpo, sicuro
come l’oro!
Eppure Angie non aveva confessato alle amiche che aveva iniziato a
fumare. Lo pensava come un segreto per sé stessa, non aveva alcuna intenzione
di atteggiarsi come i gruppi che si ritrovavano in cortile tra una lezione e
l’altra per fumare.
Prese un'altra boccata di fumo e espirò lentamente, facendo uscire
la nebbiolina bianca dalla finestrella aperta che dava sul cortile.
Dopo il bacio con Scorpius non era riuscita a tornare in Sala
Comune e aveva camminato per alcuni minuti senza meta, prima di ricordarsi che
lei aveva un posto tutto suo. O loro…
Sentì dei passi alla fine del corridoio e stava per buttare via la
sigaretta e nascondere tabacco, filtri e cartine sotto il maglione quando riconobbe
la sua figura.
Camminava ben eretto con portamento invidiabile. Non era molto
alto, aveva le spalle ampie e le
mani infilate nelle tasche dei calzoni.
Come sempre aveva quell'aria di studiato disordine che lo rendeva
irresistibile. I capelli dalle mille sfumature erano spettinati come se fosse
appena uscito dal letto, la cravatta rossa e oro era leggermente allentata, i
primi bottoni della camicia aperti, le maniche arrotolate a tre quarti per lasciar
vedere la pelle ambrata degli avambracci.
La bocca di Angie si seccò solo a vederlo da lontano mentre il
cuore iniziava ad accelerare i battiti furiosamente. Sentì chiaramente le
membra sciogliersi e cedere di fronte al sorriso smagliante e un po’ malizioso
che lui le stava rivolgendo.
Si appoggiò con un gomito al suo stesso davanzale e le sorrise
ancora.
Angie pensò di avere un' espressione veramente stupida sul volto,
perché si sentiva completamente in balia di quelle labbra piegate verso l'alto
e di quegli occhi scuri che la fissano.
"Non sapevo che fumassi." disse osservando il mozzicone
sospeso tra le dita di Angie.
La ragazza osservò la sigaretta stranita e senza sapere perché lo gettò
fuori dalla finestra, a rimarcare il suo panico interiore. Lui scoppiò a ridere
e poi si avvicinò.
Le sistemò una ciocca dietro l'orecchio e le fece una
carezza lieve sulla guancia che finì sul collo. Il suo profumo raggiunse le narici di
Angelique, la quale inspirò profondamente socchiudendo gli occhi.
Dio, quanto aveva pensato a quel profumo durant l'estate, quanto le era mancato
l’aroma freddo di menta e spezie.
"Mi sei mancata." le disse dolcemente. Questa volta fu
la ragazza a lasciarsi sfuggire una risata, piena però di malinconia.
"Bugiardo."
Sorrise anche lui. Quel sorriso fu come una stilettata nel cuore,
era tanto bello e abbagliante da farle trattenere il fiato.
“Posso restare con te?” chiese dolcemente mentre la sua mano
scivolava sinuosa sul collo e gli occhi neri la osservavano pieni di
aspettativa. Un vago torpore si stava diffondendo in lei, inesorabile, come un
gas paralizzante che aveva il suo sapore.
“Non possiamo…” sussurrò Angie chiudendo gli occhi e scuotendo la
testa lentamente. No, non potevano farlo ancora, sarebbe stato un errore
esattamente come la prima volta.
“Possiamo ciò che vogliamo.” le disse lui con decisione mentre la
sua mano si chiudeva a coppa sulla guancia della ragazza.
Angie aprì gli occhi e lo osservò a lungo prima di emettere un
sospiro di resa.
Certo che voleva… E come sarebbe stato possibile il contrario?
Lui annullava ogni difesa che lei tentava di mettere tra loro con
un semplice sorriso o una carezza, era la sua debolezza, quasi una dipendenza.
Aveva il potere di guardare oltre ciò che gli altri vedevano e cogliere la vera
Angelique, disarmata e arrendevole.
Il bel viso del ragazzo si distese in un sorriso vittorioso.
"Ciao Angelique." sussurrò lui avvicinandosi sempre di
più, accarezzò il suo nome con una dolcezza che le fece correre i brividi per
la schiena.
Avrebbe dovuto balzare giù da quella finestra e andare a dormire,
visti tutti i problemi con Scorpius. Avrebbe dovuto dirgli di non andare mai
più lì. Avrebbe dovuto offrigli una sigaretta e chiudere quella faccenda una
volta per tutte, perché non doveva ricominciare! Avrebbe dovuto sapere che
l’avrebbe solo ferita.
Avrebbe dovuto un sacco di cose, eppure se ne dimenticò.
Chiudendo gli occhi a un centimetro dalle sue labbra, mormorò:
"Ciao Derek."
Note dell'autrice:
Come
promesso sono tornata. Spero che
questo primo capitolo vi sia piaciuto! Aspetto come sempre le opinioni
e le
domande di tutti coloro che vogliano farne. Purtroppo per questa long
non posso promettere aggiornamenti regolari, o comunque non come la
precedente storia.
In caso aveste voglia di seguire anche su facebook aggiornamenti e post vari, vi lascio il link della pagina: https://www.facebook.com/Bluelectra-Efp-408883752831874/?ref=aymt_homepage_panel
A presto.
Tanti baci!
Bluelectra