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Autore: Soraya Ghilen    08/10/2014    1 recensioni
Dalla morte di Nico sono trascorsi un anno e quattro mesi, durate i quali è successo di tutto: tra matrimoni, parti e misteri che tornano a galla. Cristina è diventata ma moglie di Riario ma non passa giorno in cui non pensi a Nico. Ma, intanto, il libro delle Lamine e le chiavi della volta celeste ricordano al Conte e a Leonardo che si deve andare avanti e trovare la soluzione dell'arcano.
Questa ff è basata sulla seconda stagione ed è il continuo di "Un anno a Forlì"
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nuovo personaggio, Zoroastro
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Storia di un amore quasi impossibile'
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Cap 6: Paure
P.O.V. Cristina
Eravamo in mare da due settimane, ed era un incubo senza fine!
“Io non ce la faccio più!” e Giulia aveva scoperto di soffrire tremendamente il mare e da due settimane non faceva altro che vomitare.
“Lo so, Giulia cara, nemmeno noi ce la facciamo più a vederti vomitare” era terribile, considerando il fatto che, grazie a una tempesta, non andavamo né avanti né indietro e la nave si muoveva in modo ondulatorio.
Girolamo, non capirò mai come diavolo facesse, riusciva a pesare alla contabilità e a scrivere il suo diario di bordo. Aveva lungamente insistito perché ne scrivessi uno anche io ma il clima che ci circondava non favoriva la mia creatività.
“Mi dispiace, non ero mai salita su una nave prima d’ora”
“Sarebbe stato un efficace esperimento verificare prima chi portare e chi no per il nostro olfatto” mio marito sembrava del tutto indifferente a quello che succedeva a Giulia davanti a lei, ma le lamentele arrivavano la sera nella nostra cabina, quando lui si lamentava del fatto che non ce la faceva a sopportare il tanfo di vomito e che, se avessimo portato i bambini, avrebbero prodotto  meno puzza di Giulia.
Onestamente ne avevo fin sopra i capelli. Continuavo ad avere incubi, non dormivo da una settimana, mio marito  non faceva che lamentarsi, il maestro si era imbarcato sulla seconda nave e da questo conseguiva che Zoroastro era totalmente fuori controllo.
“Girolamo, cosa vuoi che faccia?!” esplosi quella sera, dopo l’ennesimo commento acido sullo stato della mia dama di compagnia “Non posso di certo buttarla in mare, non trovi?”
“Io non intendevo questo, facevo solo presente che…”
“Che  vomita e produce puzza ma io non posso farci nulla se soffre il mare!” Ero veramente esasperata dal suo comportamento “Se tu credi d’essere in grado  di fare qualcosa, ti prego, illuminami e falla visto che io sono la solita incapace!”
“Non sei incapace!” mi ero alzata  dal letto e guardavo la tempesta attraverso la grande vetrata della nostra cabina. Era inquietante : arredata con mobili in legno scuro, richiamavano molto il modo di vestirsi di Girolamo ed era cupo come la sua personalità.
“Trovi sempre il modo di ricordarmi quanto io sia inaffidabile nel mio giudizio!”
“Non potevi sapere che lei soffriva il mare, mia diletta” mi baciò una mano.
“Quanto manca alla fine di questa sciagura, Girolamo?”
“Solo Dio può saperlo!”
“Perfetto!” sbuffai “Siamo persi nel nulla e non si saper quanto!” mi prese per le spalle e mi voltò, guardandolo  negli occhi.
“Lo so che hai paura e che ti senti persa ma, ti assicuro che male che vada, arriveremo nelle Indie e da lì potremo facilmente tornare a casa”
“Non c’è nulla di facile in tutto questo!” lo guardai con gli occhi pieni di lacrime di rabbia. Cosa voleva Girolamo da me? Cosa pretendeva dalla mia persona? Cosa cercava di dimostrare?
“Lo so, ma ormai siamo qui” la sua voce non era fredda e distaccata come al solito, sembrava colorata da qualcosa di più profondo, qualcosa che non aveva mai invaso la sua voce o i suoi pensieri.
“Dimmi il vero, marito: siamo persi?”
“Si, non conosciamo con esattezza la nostra posizione” ammise, facendomi tremare “Ma appena la tempesta cederà le cose saranno più chiare”
“Se non affondiamo prima, Girolamo!”
“So che hai paura, ma ti assicuro che non accadrà nulla di male fino a che io e te saremo insieme” lo guardai con orrore.
“Non è così, Girolamo!” urlai “Cose orribili ci accadranno!”
“Basta, sei solo stanca e spaventata e io mi rifiuto di continuare ad ascoltare i tuoi deliri” mi disse, con dolce severità “Devi solo dormire e vedrai che le cose andranno meglio”
Gli voltai le spalle per poi correre verso  il ponte  e la tempesta.



Due giorni dopo le cose migliorarono. La tempesta sembrava svanita e con essa il terrore e il malessere generale. 
Contro questo minimo miglioramento c’era il problema che il clima era davvero troppo calmo: non c’era un’onda né un alito di vento e la nave era immobile.
“Girolamo, fa qualcosa!”
“Amor mio, non mi hanno ancora dotato della capacità di controllare il tempo” mi rispose, mentre scriveva il suo interminabile diario di viaggio “ Quando lo faranno sarai la prima a saperlo e ora, te ne prego, rilassati”
“Girolamo, ti prego, sta un po’ con me!” mi guardò interrogativo  “Non fai altro che scrivere quel maledetto diario, anche di notte” continuò a non proferire “Se almeno ti degnassi di dormire con me magari non farei incubi” si alzò, chiuse il suo prezioso, stupido diario e mi prese una mano portandosela alla bocca.
“Amore mio, farò tutto quello che vuoi se solo serve a calmarti”
“Girolamo, tu lo sai bene da cosa nascono i miei timori” lo guardai negli occhi e posai una mano sulla sua guancia, coperto da un accenno di barba. Era così giovane, così bello.
“I sogni non predicono il vero in modo esatto o non lo predicono affatto, sono solo superstizioni”
“E allora perché sembri molto più preoccupato di me?” mi sorrise in modo stranamente dolce e timido. Un modo che non era di certo da Girolamo.
“Ah!” sospirò “Chi può saperlo?”
“Ti prego, Girolamo, non esporti a rischi inutili e superflui”
“Non lo farò, sai che non è nella mia natura”
“Non so più cosa sia nella tua natura e cosa no” mi baciò sull’angolo della bocca.
“Sei una creatura splendida, che si preoccupa per tutti, forse anche troppo” lo abbracciai forte, cercando di assorbire il suo calore.
“Tu sei la mia persona, se mi preoccupo per te mi preoccupo per me stessa” strinse le braccia intorno al mio busto, baciandomi il collo.
“Anche tu sei la mia persona, sarai sempre la mia persona*” e anche se era giorno inoltrato io e mio marito dormimmo collati dal dolce e spaventoso silenzio che aleggiava fuori la nave e che, stano ma vero, ci permise di dormire serenamente e con la pace nel cuore.

Angolo dell’autrice: con questo capitolo segno la definitiva partenza dei nostri protagonisti.
Devo ammettere che non è stata semplice, la stesura di questo capitolo, ma sono felice del risultato nel suo complesso.
Aspetto, come sempre , le vostre opinioni.
Un bacio,
a presto.
Sol!

  
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