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Autore: Reagan_    08/10/2014    3 recensioni
[Inghilterra Ottocento]
Per una leggerezza Lord Grant Everstone si ritrova sposato con una donna di basso rango, scialba e per nulla adatta al suo nome e al suo stile di vita.
Cathriona Mafton ha appena perso il padre e vede quel matrimonio celebrato per salvare la reputazione di un'intera casata come un incubo a cui deve sottomettersi.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: L'Ottocento
Capitoli:
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Capitolo VIII
Vita Agreste




Amicizia è solo una parola, ma fedeltà è una parola vana. 
Publio Ovidio Nasone




Lord Grant Everstone si sistemò meglio sulla sedia e portò alle labbra il bicchiere colmo di brandy.
La sera calava lentamente su Chester House mentre gli ospiti si congratulavano con sua moglie che sedeva al piano.
Gli occhi di Grant erano rimasti a lungo fissi sulla nuca di sua moglie che libera dai capelli castani, si stagliava sottile e regale. L'abito era tagliato in modo monacale ma lo sforzo di starsene seduta al piano avevano fatto scivolare il tessuto di qualche centimetro e dalla sua posizione, Grant, poteva osservare le spalle magre contrarsi seguendo ritmo delle mani.
Nei giorni seguenti all'arrivo dei suoi amici dalla città, non aveva quasi fatto caso a sua moglie talmente era impegnato a cacciare per i boschi, giocare a biliardo e fumare sigari; se non fosse che quel mattino si era scontrato contro di lei, l'avrebbe dimenticata. Durante le cene, lei sedeva a capotavola e se ne stava seduta a mangiucchiare timidamente, annuendo ai commensali che ogni tanto le prestavano attenzione intanto che lui era troppo impegnato a discutere di politica monetaria per rendersi conto di altro. Nemmeno venti giorni prima era convinto di essere stato legato a vita con una donna di ben poche virtù, scialba e noiosa, ed ora si trovava nella strana situazione di doversi rimangiare ogni pensiero.
Sua moglie aveva qualcosa di speciale e di totalmente sconosciuto.
Non era la bellezza, non era la socievolezza e neanche l'individualismo ma una trepida scintilla di buon senso.
Il soggiorno dei suoi colleghi parlamentari scapoli era stato perfetto, ogni animosità era stata sopita e la servitù non era mai stata così efficiente. I fiori freschi, i rinfreschi dopo le passeggiate a cavallo del mattino, la carta e i pennelli sempre pronti in piccoli scrittoi disseminati negli angoli più intimi della casa, la selezioni di testi appena usciti in soggiorno, tutti quei piccoli accorgimenti,quei piccoli omaggi erano opera di Cathriona. Di quella donna silenziosa e operosa che lui non aveva saputo apprezzare per quasi tre mesi.
Grant si alzò quando notò che alcuni degli ospiti stavano salutando sua moglie, che in piedi e davanti alla porta, era intenzionata a congedarsi così presto. Per la prima volta in tutta quella settimana, gli offrì il braccio per primo e le sorrise gentile.
Fu colpito dal notare l'apparente tranquillità della sua risposta, s'inchinò brevemente agli ospiti e camminò al suo fianco con passi misurati.
-Siete molto stanca?- le domandò cercando di ignorare quell'aria severa che sapeva raggelare ogni spirito dal suo corpo.
Cathriona scosse la testa decisa. -No. Sto solo pensando alle diverse cose da preparare per domani. Lord Capton partirà sul tardi, quindi pranzerà con noi; tutti gli altri, invece, partiranno appena dopo la colazione. Dovrò assolutamente supervisionare i diversi cestini per il viaggio.- disse lei sciogliendosi in un sorriso mesto.
Salirono in silenzio le stanze e con un certo imbarazzo, Lord Everstone decise di entrare nel piccolo salotto della moglie. Osservò incantato Cathriona togliersi un paio di forcine che fecero scendere delle ciocche lisce intorno al suo viso e sfilarsi con grazia i guanti da sera.
-Dovete dirmi qualcosa?- chiese la donna fissandolo con malcelata confusione.
Grant le si avvicinò incerto. -Volevo chiederti se ti piace l'idea di fare una passeggiata domani mattina. Lord Capton mi ha annunciato che preferisce riposarsi in vista del ritorno e Sir Pierce sarà impegnato con la corrispondenza. E' da molto tempo che non ci concediamo un po' di tempo per noi.-
Entrambi non poterono non arrossire, ricordandosi del temporale e delle molte ore passate l'uno nelle braccia dell'altro. Cathriona aveva lo sguardo assorto, notò Grant con rammarico, quella strana sensazione di comunione era svanita velocemente.
-Dopo aver salutato i nostri ospiti, devo purtroppo fare un giro per le botteghe del villaggio. La signora Musgrove mi ha fatto notare che i negozianti si aspettano una mia apparizione.- disse la donna, lasciando una nota di ironia colorarle la voce.
Grant le sorrise gentile e le prese la mano, inchinandosi a baciarla. -Allora, saranno piacevolmente stupiti nel vedermi sfilare accanto a te.- disse Lord Everstone insistendo nel darle del tu. Lo irritava ed eccitava l'idea che sua moglie fosse una donna dalla volontà ferrea e che non si piegasse a ogni piè sospinto di fronte alle sfide di governare una casa come Chester House e benché la signora Musgrove non sia mai stata mediocre, era palese che Cathriona riuscisse a tirare il meglio di lei.
Cathriona districò gentilmente le mani e s'inchinò brevemente.
Si fissarono per qualche istante, entrambi sembravano riflettere sulle differenti circostanze che li avevano portati fino a lì.
Lord Grant le si avvicinò di un passo, incrociò le braccia dietro la schiena tentando di impedire il desiderio di stringerla fra le braccia e ringraziarla.
-Volevo … Volevo ringraziarti per tutto quello che hai fatto durante questi giorni. Credo sia il lungo ricevimento di soli uomini meglio riuscito della storia della casata.-
si passò una mano fra i capelli biondi. -In fondo non eri … -
- … Non ero tenuta a fare tutto questo?- disse lei terminando la frase con tono secco. Cathriona si allontanò e si sedette su una poltrona mentre fissava distratta le braci del fuoco ormai avvizzito. -Solo perché non sono nobile, di grande bellezza o abituata a questo genere di cose, non vuol dire che non sappia come ricevere ospiti, mio signore.-
Grant spalancò gli occhi sbalordito. Era venuto con l'intento di ringraziarla e farle capire quanto il suo aiuto e la sua bravura fossero stati d'immenso aiuto, di quanto fosse perfetta nel ruolo di Lady, padrona di casa e moglie. Sì, anche moglie. Avevano notato con una certa soddisfazione come era riuscita a non metterlo in ombra con nessun commento sarcastico o cattivo, di quanta pazienza aveva sfoderato per andare incontro ad ogni suo capriccio o moina, di quanta distaccata gentilezza aveva conversato con uomini che solamente cinque mesi prima l'avrebbero trattata come pezza per i piedi?
Cosa faceva per scatenare ogni volta la sua gelida rabbia?
-Cathriona, volevo solo farti un complimento e renderti partecipe della mia soddisfazione. Era da molto che la casa non accoglieva così bene degli ospiti.- disse cercando di rimanere calmo. Cathriona sembrò non averlo ascoltato, si alzò e premette una mano sulla maniglia. -Vorrei andare a coricarmi, mio signore. Se vuole ci vediamo domani mattina, nel primo pomeriggio, direi.- aprì la porta e gli gettò uno sguardo corrucciato prima di chiudersi la piccola porta dietro di sé.
Lord Grant fissò a lungo gli infissi dei muri, comprendendo quanto difficile fosse entrare nelle grazie di Lady Cathriona Everstone.




-Se ti passo una lettera, prometti che non darai di matto?- chiese Sir James Pierce l'unico dei suoi ospiti ad essersi auto-invitato raccontando a Cathriona di quanto amasse la campagna intorno. Lord Everstone gli aveva lanciato una brutta occhiataccia ed era stato tentato di buttarlo fuori assieme al compare Capton ma a quanto pare, Cathriona sembrava quasi deliziata dall'averli intorno. In fondo, Sir Pierce era stato uno dei pochi a dedicarle qualche minuto di piacevole conversazione durante il ballo di Lady Diane.
Grant strappò dalle mani dal collega parlamentare la busta chiusa e s'incamminò furioso verso la silenziosa biblioteca. Aveva riconosciuto il tenue profumo di rose, Violet Graham ripiombava sulla sua vita.





Cathriona si sistemò alla meno peggio le diverse pieghe dell'abito sgualcito che indossava, sorridendo al cesto pieno di fiori e al sole al tramonto. Era andata a farsi una passeggiata rinvigorente fra le diverse bellissime aiuole del giardino frontale, cogliendo qualche fiore e strappando qualche erbaccia rinsecchita, canticchiando un motivetto allegro e facendo una lista di diverse cose che doveva comprare al villaggio.
La governante della casa, la signora Musgrove, le aveva chiaramente detto che gli abitanti di Chesterhall si erano aspettati una signora diversa, una donna di alto rango e di qualche campagna intorno, invece di una donna borghese sulla quale si aleggiava uno scandalo di enormi proporzioni. Per cercare di ingraziarseli, doveva farsi vedere al mercato, acquistare qualcosa lodando i fittavoli e i loro frutti, salutando i bambini e trattando gli adulti con superbia confidenza.
Così, dopo aver salutato la maggior parte degli ospiti del marito ben prima della colazione, si era preparata per andare al villaggio con il marito salvo poi riceve una comunicazione del valletto su un impegno urgente in qualche fattoria. Era salita sulla piccola carrozza con la governante e una delle cameriera e con l'abito migliore si era preparata ad interpretare al meglio il ruolo della nobildonna.
E strano ma vero, vi era riuscita. Come un cavallerizzo esperto aveva saltato ogni ostacolo, ogni muretto di pietra, assaporando la vittoria come mai prima.
Il giorno successivo, la moglie del vicario, l'anziana signora Strug, figlia di un Baronetto deceduto quasi un secolo prima, e la signorina Kendall, la maestra della scuola, sarebbero state le prime ospiti invitate personalmente dalla futura Marchesa di Chesterhall.
Era quasi convinta che gli sguardi perplessi di alcune delle donne e la strana ritrosia dei bambini a comportarsi da piccole scimmiette di fronte a lei, avessero minato ogni possibilità di creare un solido rapporto. Cathriona non era stata educata per comportarsi da essere superiore e mai avrebbe voluto diventare anche una pallida copia di Lady Diane, per questo quando l'oste della città si confuse e invece di chiederle se voleva del tè, aveva parlato di birra, lei aveva insistito per assaggiare la bevanda servita in un boccale riccamente intagliato. In quel esatto momento, Cathriona, vide gli occhi degli abitanti del villaggio guardarla con stima. Forse da lei non si aspettavano un comportamento altezzoso ed erano contenti nel vedere che non si era montata la testa, pensò mentre sistemava i fiori in un grosso vaso di porcellana azzurra. Lei stessa non sapeva come abituarsi ai diversi cambiamenti che avevano sconvolto la sua esistenza. Fino a pochi giorni prima, considerava suo marito il peggiore degli orchi e nonostante la sua tempra dura non era riuscita a stare dietro alle tante umiliazioni che aveva subito, primo fra tutte l'esistenza stessa di Violet Graham. Poi le cose erano mutate bruscamente.
Suo marito non era solamente un mostro ma un uomo che le ricordava a tratti il fratello, appassionato, educato e gentile. E lentamente Grant gli aveva concesso di vedere oltre l'apparenza meschina che la società e lui stesso si erano così tanto preoccupati di creare. E ne era rimasta affascinata, quasi incantata.
Durante gli ultimi giorni, con la casa piena di ospiti, l'aveva visto scambiare con tutti qualche frase, ringraziare sempre i domestici e cercare di venire incontro a ogni desiderio degli invitati. Lo aveva visto ridere con gli stallieri, aiutare la signora Musgrove a spostare un tavolino da tè nella sua stanza, affinché potesse ritirarsi in un ambiente femminile. Lo aveva visto preoccuparsi per la sua salute, quella lunga giornata di tempesta dove la sua rigida morale le era scivolata fra le mani e per la prima volta nella sua vita era stata baciata.
Sì, perché in ben cinque mesi di matrimonio, Lord Grant Everstone, il suo signore marito, non aveva mai sfiorato le sue braccia.
E lei, sciocca Cat come la chiamava la mamma, si era sciolta come neve al sole.
Ed era stato facile scordarsi che quelle labbra e quelle mani signorili appartenevano all'uomo che l'aveva aggredita nel bel mezzo di una notte senza stelle, l'aveva sposata obbligato dall'integerrimo zio, l'aveva presa fin dalla prima notte di nozze con prepotenza e inumanità, lasciandola sempre tremante e piangente.
Aveva stretto i denti, si era rincuorata di essere fortunata di avere un tetto sulla testa e un marito abbastanza ricco ed era andata avanti, nonostante l'amarezza prendesse posto della rabbia.
Per questo si era chiusa in un religioso silenzioso e girava come una gatta ferita, cercando di mantenere l'equilibrio con fermezza; non poteva risalire il fondo se un'altra delusione si sarebbe aggiunta alle altre, non dopo aver assaggiato poche ore di matrimonio felice e d'amore.
Non sarebbe più riuscita a ricomporsi e si sarebbe lasciata andare alla disperazione e al rancore.
Con gesti di stizza, si scacciò le lacrime che ormai scorrevano libere sul suo viso e corse in camera a piangere quelle che si prometteva, sarebbero state le ultime lacrime.

Non poteva vedere lo sguardo colpevole di Lord Grant Everstone che l'aveva osservata a lungo dalla porta della libreria.






-Credi che sia possibile? Io non posso e non voglio crederci.- disse Grant con stizza mentre cavalcava il castrone nero e seguiva pigramente il cavallo arabo di Sir James Pierce.
-Quali erano i patti? Io ricordo un certo Duca d'Ulster arrabbiato che fugge imbarazzato a Parigi.- disse Sir James fissando il collega. -E' davvero così grave?-
Grant preferì non rispondere. Temeva le parole che potevano uscire dalla sua bocca.
La breve lettera di Violet era carica di funesti presagi. La banca le aveva revocato la possibilità di usufruire il conto a lei intestato dicendo che era ormai agli sgoccioli, l'equivoco Duca era ufficialmente rientrato a Londra ed aveva avuto la sfacciataggine di far riaprire la casa accanto a quella di Violet e come se non bastasse suo padre si era stufato delle vedove di Bath e dintorni ed aveva deciso di fuggire a Londra.
Se non avesse agito in fretta, la città intera sarebbe esplosa.
Grant fissò in cagnesco la casa in cui era cresciuto nell'allegria e nell'agio.
Fino a qualche ora prima meditava su una piccola sorpresa da fare a sua moglie in modo da cercarla di convincersi a concedersi a lui e a concepire un erede ma vederla in lacrime il giorno prima lo aveva abbattuto.
Qualunque cosa facesse, Cathriona Mafton lo giudicava stupido e innalzava un altro miglio di mura intorno a sé, cosa che lo frustrava e gli faceva capire quanto avesse penato suo padre a far contenta sua madre, vent'anni prima.
Era bastata una lettera profumata, però, a distruggere qualunque piano di vita coniugale. La donna che amava disperatamente poteva essere in pericolo, e lui non poteva e non voleva trincerarsi dietro le scuse. Non aveva colto la possibilità di rendere Violet sua moglie anni prima, condannandola a una vita d'inferno; ora doveva pagare pegno per le tante sofferenze che si erano inflitti a vicenda.
-Qualunque cosa intendi fare, stai attento.- disse improvvisamente Sir James Pierce. -Il vecchio Duca avrà anche quasi sessant'anni ma tre mesi fa ha fatto fuori un irlandese in un duello.-
Grant aggrottò la fronte. -Cos'era successo?- domandò accarezzando il manto lucido del cavallo.
Sir James scrollò le spalle. -Semplice, il Duca si è preso una cameriera di una signora che frequentava, il fratello di quest'ultima era un soldato e si sono sfidati a duello. Ulster ha eliminato con grande facilità il povero tizio e si è portato la cameriera a Brighton, a forza.- raccontò con voce piatta. Si voltò verso Chester House che si stagliava lontano. -Siamo sempre stati buoni amici e ammetto che farti irritare è il mio sport preferito ma credimi se dico che più che proteggere la tua donna cortese e pestare i piedi ai potenti, ti conviene tornare a casa e procurarti un erede. Una volta avuto il figlio, potrai anche chiedere il duello.- disse cercando di ignorare la crescente collera che colorava il viso di Lord Everstone.
Grant conficcò i tacchi degli stivali nel cavallo, spronandolo a una corsa selvaggia, certo di dimenticarsi i saggi consigli del suo vecchio amico.
Era necessario ripartire per Londra e proteggere la sua amata dalle conseguenze delle malefatte della sua famiglia; dietro di sé, però, doveva lasciare che il seme germogliasse nel ventre della donna che era stato costretto a sposare.






   
 
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