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Autore: giny    09/10/2014    1 recensioni
Un viaggio introspettivo all'interno della psiche di Quirinus Raptor, un personaggio rimasto in sordina per molto tempo. Questa fanfiction partecipa al contest "Anche i professori hanno una vita!(?)" di Adhara_Malfoy
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quirinus Raptor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Questa FF partecipa al contest: ''Anche i professori hanno una vita!(?)''  di Adhara_Malfoy 





Le vacanze natalizie erano alle porte.
Tutti gli studenti erano ansiosi di far ritorno a casa, per godere delle feste e giorire con i parenti.
Tutti, tranne uno.
Quirinus Raptor non era mai stato un ragazzo particolarmente socievole, spigliato e amante della compagnia.
Preferiva di gran lunga nascondersi dietro enormi pile di pesanti e polverosi tomi.
Aveva sempre mostrato uno spasmodico interesse per la cultura e fu sollevato quando il primo settembre di sei anni prima fu smistato in Corvonero.
La sapienza aveva sempre rappresentato per lui un modo per riscattarsi, per godere di quella stima che nessuno mai aveva avuto nei suoi confronti.
A partire da suo padre, il quale aveva da sempre disprezzato la natura magica sua e della madre, fino ai professori e i compagni di Casa, i quali l'avevano fin dall'inizio guardato con sufficienza e giudicato con mediocrità.
Seduto ad un tavolo della silenziosa biblioteca, osservava la pioggia scorrere incessantemente dietro gli alti finestroni gotici.
La pioggia aveva un certo effetto su di lui.
Mentre per gli altri era motivo di tristezza e rassegnazione, lui la adorava. Il suo scroscio continuo, costante, quasi ipnotico lo aiutava a pensare.
Pensava a quando avrebbe fatto ritorno a casa, al senso di panico e ansia opprimente che avvertiva quando stava lì e alla lontananza dal luogo che costituiva per lui una sicurezza e un motivo di riscatto nei confronti del mondo intero.
Fremeva al pensiero di dimostrare a tutti il suo valore, dimostrare che Quirinus Raptor non era lo sprovveduto e nevrotico ragazzino che tutti credevano che fosse.
Avrebbe approfondito le sue conoscenze nelle Arti Oscure, che da un po' lo affascinavano così tanto intensamente.
Lui sarebbe diventato qualcuno.

************

Quirinus si trovava in uno scompartimento deserto in fondo all'Espresso diretto a Londra.
I suoi pensieri furono interrotti da un rumore proveniente dalla porta.
Un gruppo di ragazzi Serpeverde, forse in cerca di posto, entrarono e si sedettero, tenendosi a debita distanza da lui e guardandolo di sbieco.
Si ignorarono per tutto il tempo e lui gliene fu immensamente grato.
Arrivato a King's Cross, recuperò il baule, scese dal treno e, individuato l'inconfondibile volto della madre, che gli sorrise, le andò in contro.
Quando la raggiunse, lei lo abbracciò e gli sussurro un flebile ''Ciao tesoro mio'', tanto flebile che dovette quasi tendere le orecchie per udirlo.
Sorrideva, sua madre. Ma lui sapeva che dentro urlava. Era emaciata in volto e il sorriso che si ostinava a tenere ben stampato in faccia non corrispondeva a ciò che poteva leggerle negli occhi lucidi, tristi, rassegnati.
Non ci fu reazione da parte del padre, il quale si voltò e si diresse verso la macchina.

************

Quei pochi giorni di vacanza trascorsero lenti, opprimenti. 
La notte Quirinus avrebbe voluto essere altrove quando, nel suo letto, sentiva le liti dei genitori, urla disperate che, come l'epilogo di una stessa storia reiterata nel tempo, sfociavano nei pianti esasperanti e le urla strazianti della madre.
Ad ogni urlo, ad ogni pianto Quirinus premeva la testa sul cuscino, sempre più forte, come se questo avesse avuto il potere, alla stregua di una passaporta, di portarlo in un'altra dimensione, lontano da lì.
Si ripromise che un giorno avrebbe fermato tutto ciò e tutti avrebbero saputo chi era.
Era solo questione di tempo.
   
 
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