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Autore: Ayr    11/10/2014    3 recensioni
Arden è un giovane Cacciatore di draghi, uccide queste creature per prelevare il Sospiro del Drago, una sostanza preziosissima altamente infiammabile. Elleboro è una Lingua di Fuoco, una leggenda, lei i draghi li protegge.
Quando la ragazza incontrerà Arden e lo salverà da un attacco di draghi, inizierà per lei una missione: fargli conoscere e cercare di fargli apprezzare queste meravigliose creature, facendogli capire gli orrori che i Cacciatori come lui compiono contro di esse.
Riuscirà Elleboro nella sua missione? O avrà ragione Passiflora e Arden tornerà ad uccidere draghi, come ha sempre fatto?
Dedico questa storia a mio fratello che ne ha trovato il titolo e ad una mia amica, che come me ama i draghi ed è innamorata di un Cacciatore.
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dopo Arden chiese di poter ritornare dal drago. Elleboro temette, per un brevissimo istante, che volesse davvero impossessarsi del suo Sospiro, ma dandosi della sciocca scacciò quei pensieri. Avrebbe dovuto essere contenta del fatto che il ragazzo volesse tornare dal drago, eppure lungo tutto il tragitto, la sua mente non smise di fare congetture ben poco allegre: e se invece volesse solo controllare che le condizioni del drago siano così disastrose da potergli prelevare il Sospiro? Ma  se così fosse non avrebbe permesso che lo accompagnassi, anche se in effetti per raggiungere il luogo ha bisogno del mio aiuto, e se avesse deciso di sfruttarmi o peggio, di uccidermi nel caso mi rifiutassi di fare quello che vuole o lo ostacolassi?
Elleboro rabbrividì, stupita e disgustata dai suoi stessi pensieri. Come poteva anche solo pensare certe cose? Come poteva dubitare di Arden, dopo tutta la fiducia che gli aveva concesso? Come poteva prestare fede, o anche solo prendere in considerazione le insinuazioni di sua sorella, quando appena la sera prima le considerava dei deliri privi del benché minimo senso?
La ragazza era combattuta: una parte di lei non smetteva di pungolarla con insistenti pensieri molesti, destati dalle insinuazioni di Passiflora; un’altra cercava di soffocare quegli stessi pensieri, un’altra ancora si sentiva vagamente a disagio per il fatto che il drago avrebbe potuto lasciarsi sfuggire il loro piccolo segreto.
Se inizio a dubitare perfino di Nartex sono proprio messa male pensò Elleboro. La ragazza si sentì improvvisamente afferrare per un braccio e strattonare, stupita si guardò attorno e si accorse che per poco non era andata a sbattere contro un tronco d’albero, immersa com’era nei suoi pensieri.
«Va tutto bene?» le domandò Arden, preoccupato «Sembri pensierosa, c’è qualcosa che ti preoccupa?»
Elleboro aveva fin troppe cose che la preoccupavano; avrebbe voluto avere la mente sgombra da pensieri, tersa, come il cielo di quel giorno, ma in realtà era invasa da una miriade di pensieri che si accavallavano e confondevano l’un l’altro, simili a plumbee nubi temporalesche, preannunciatrici di pioggia. La ragazza però si affrettò ad annuire e ad assicurare il ragazzo che andasse tutto bene. Non poteva certamente dirgli quello che le vorticava nella testa! Arden non parve molto convinto ma annuì a sua volta e lasciò riluttante il braccio della ragazza. Nel punto in cui l’aveva stretta sentiva un piacevole formicolio che andava pian piano scemando. Elleboro scrollò le spalle e cercò di non pensare a nulla per il resto del tragitto, preferiva evitare un incontro ravvicinato con la corteccia di un albero.
Con grande sollievo di Elleboro arrivarono alla grotta di Nartex e la ragazza sentì un improvviso bisogno di parlare con il drago. Avrebbe voluto esporgli i suoi pensieri e sentire la profonda voce del drago che la rassicurava, voleva affogare nel suo sguardo dorato che riusciva sempre a rasserenarla, ma non poteva parlare liberamente, non con Arden presente, soprattutto perché l’argomento principale del suo sfogo sarebbe stato lui. Sospirando entrò nella grotta e venne accolta dal baritonale saluto del drago.
«Che sorpresa!» esclamò questi, visibilmente stupito di ricevere una visita così ravvicinata
«Arden ha insistito per venire a trovarti di nuovo» spiegò la ragazza
Lo sguardo del drago si posò sul ragazzo, che abbassò il viso, imbarazzato, la ragazza giurò di averlo visto perfino arrossire. Scoppiò a ridere, trovava la situazione molo comica: un Cacciatore di draghi che abbassava il capo e si mostrava imbarazzato di fronte ad un drago.
Sempre ridacchiando si avvicinò alle ali del drago, di solito queste creature erano capaci di rigenerare da sé le ferite, ma solo se molto piccole e poco profonde, cosa che non erano gli squarci che si aprivano sulle ali di Nartex; il drago aveva provato a guarirle da solo, ma il risultato era stato davvero molto piccolo. In dieci giorni, però, le ferite alle ali stavano migliorando, si riusciva ancora a vedere la roccia scabra attraverso gli strappi, ma non erano più così estesi. Le altre ferite, invece, di erano già perfettamente rimarginate e si erano trasformate in una foresta di cicatrici che ricopriva i fianchi del drago.
«Cosa vuoi che ti racconti oggi?» domandò il drago, mentre il ragazzo si accoccolava con la schiena appoggiata al suo possente fianco
«Parlami della lingua dei draghi» rispose
Nartex sorrise ed emise quello che parve un sospiro, un suono basso, gutturale, come un rombo di tuono lontano.
«E cosa vuoi sapere della lingua dei draghi?» chiese di nuovo il drago
«Vorrei impararla»
Elleboro strabuzzò gli occhi e dalle dita le sfuggì una sfera di magia curativa che andò a infrangersi sul pavimento della grotta in una pioggia di scintille dorate.
«Se tu sei riuscito a imparare la lingua degli uomini in pochi giorni, non vedo perché io non possa fare lo stesso con la lingua dei draghi» continuò il ragazzo. Fin dal primo momento in cui aveva sentito quei suoni sibilanti e fruscianti ne era rimasto incantato e rapito, pur rabbrividendo ogni volta, trovava che fosse una lingua misteriosa e affascinante e forse, capendo la lingua, avrebbe anche capito meglio le creature che la parlavano. Stava iniziando ad apprezzare i draghi: erano creature maestose e imponenti, eppure erano nel contempo caduche e fragili, bastava qualche arpione e una lancia per spezzare le loro vite. Arden si era chiesto come fosse possibile che bastasse ancorare a terra uno di quei signori dei cieli per averlo completamente sottomesso e come fosse possibile che fosse così tremendamente vulnerabile, nonostante l’armatura di scaglie e il fuoco.
Nartex sorrise e un gorgoglio sommesso risalì lungo la gola, sconquassandogli il petto e facendo sussultare Arden.
«Ma io sono un drago!» esclamò Nartex, Arden lo guardò con aria interrogativa
«I draghi sono più recettivi e perspicaci di noi uomini e hanno una memoria nettamente più sviluppata della nostra. Per questo sono bastati pochi giorni perché Nartex imparasse la lingua degli uomini» spiegò Elleboro mentre sprigionava tra le mani un nuova sfera di calda luce dorata.
«Posso almeno sapere quale sarebbe il mio nome nella lingua dei draghi?» chiese Arden «Sempre che esista» mormorò poi
«Ashra» sussurrò dopo un po’ il drago, Arden lo guardò sorpreso.
«Non è la trasposizione del tuo nome precisa ma significa “aquila”» spiegò il drago «E Arden mi pare significhi “la valle dell’aquila”»
«Ashra» ripeté Arden un paio di volte «Mi piace»
«Io, personalmente preferisco Arden» disse la ragazza «Comunque se volgiamo essere pignoli il suo nome sarebbe Ashrana Rofylin»
«Preferisco Ashra e basta» replicò il ragazzo «Anzi, credo che Arden sia il migliore»
«E Nartex vuol dire qualcosa?» domandò poi dopo un attimo di silenzio
«Cenere» rispose il drago
«E chi te l’ha dato?» domandò Arden
«Elleboro»
«E allora voi draghi non avete un nome? Come fate quando dovete comunicare con qualcuno?» chiese il ragazzo stupito, Nartex sollevò la testa ed emise un fischio talmente acuto da risultare quasi impercettibile, questo perforò la mente di Arden che si trovò costretto a coprirsi le orecchie; Elleboro invece rimase con le orecchie tese in attesa di una risposta che arrivò poco dopo. Era un fischio lontano, sommesso, soffocato dalla distanza, ma era udibile, almeno da chi era abituato a sentirli.
«Cosa era?» chiese Arden, ancora stordito dal fischio
«Un richiamo» ripose Nartex «Noi draghi non abbiamo bisogno di nomi per riconoscerci, ci basta questo»
Il ragazzo rimase interdetto, aprì e chiuse la bocca più volte senza sapere cosa dire, poi scoppiò a ridere, una risata nervosa, incredula.
«Voi draghi siete pieni di risorse» disse alla fine.
«Dobbiamo andare» interruppe Elleboro «L’ora di pranzo è passata già da un po’. Torneremo oggi pomeriggio»
Arden parve molto deluso ma un gorgoglio di protesta proveniente dal suo stomaco lo costrinse a salutare il drago e avviarsi con Elleboro fuori dalla grotta.
Erano appena stati inghiottiti dalla macchia verde dei pini quando si imbatterono in un ragazzo allampanato che avanzava verso di loro, reggendo tra le mani un capra morta, il pelo bianco chiazzato di sangue.
Arden vide Elleboro sussultare ed imprecare tra i denti, il ragazzo l’aveva riconosciuto come uno di quelli che si trovavano al Rifugio e lo squadravano sempre con disgusto e sospetto, quando lo vedevano. Anche allora, quando gli occhi turchini del ragazzo si posarono sul di lui assunsero un espressione di evidente ribrezzo.
«Cosa ci fa qui lui?» sibilò.
«Una passeggiata» rispose candidamente Elleboro
«Non prendermi in giro» replicò il ragazzo «Lui non dovrebbe essere qui. E sai perfettamente a cosa mi sto riferendo» il tono del ragazzo era diventato pericolosamente minaccioso, le mani stringevano convulsamente il pelo della capra, facendo scivolare il sangue lungo le dita. Elleboro si mise davanti ad Arden, frapponendosi tra lui e il ragazzo. La situazione stava prendendo una brutta piega.
«So che l’hai portato da Nartex, Leisha ci ha detto della tua trovata geniale. Sei forse diventata una di loro?» domandò e aggiunse qualcosa nella Lingua dei draghi che fece irrigidire la ragazza.
L’aria si stava facendo carica, il ragazzo aveva lasciato cadere a terra la capra e aveva le mani imbrattate di sangue tese in avanti, pronte a colpire.
«Quel Daregan Mathar merita di tornare nel posto da cui proviene» sibilò minacciosamente mentre tra le sue dita iniziavano a brillare scintille di magia.
«Non oserai…?» iniziò Elleboro ma dalle mani del ragazzo partì una fiammata. La ragazza riuscì a sventare l’attacco erigendo in tutta fretta uno scudo di pallida luce dorata.
«Spostati» ringhiò il ragazzo «Lui non merita di essere qui»
«Lo merita quando te, Anisse» replicò la ragazza respingendo un altro attacco, il suo scudo, per quanto potente, non avrebbe retto a lungo ai colpi del ragazzo
«Io non sono un Daregan Mathar» ad Arden non sfuggì la nota di profondo disprezzo della voce del ragazzo nel pronunciare quella parola «O peggio un Matharna Maregi, la puttana dell’assassino» aggiunse alzando lo sguardo verso Arden che rimase inchiodato da quelle iridi di ghiaccio ardenti di magia e odio. Il ragazzo vide Elleboro tremare e anche il suo scudo vacillò, disse qualcosa nella lingua dei draghi, c’erano rabbia e sdegno nella sua voce. Il ragazzo iniziò a sentire la rabbia ribollire dentro di lui. Chi era quel ragazzo per permettersi di insultare così Elleboro? Fece un passo in avanti, ma la ragazza lo bloccò con uno sguardo deciso e allarmato che lo spaventò
«Arden, non provare a fare un altro passo. Questa situazione è troppo pericolosa per te, rischi seriamente di…» disse la ragazza con voce grave, le sue parole, però, vennero interrotte dalla voce del ragazzo
«Eilesha» la chiamò, il suo tono si era fatto tutto d’un tratto dolce e carezzevole «non vorrai davvero farmi credere che stai dalla sua parte. È un Cacciatore di draghi, il tuo peggior nemico»
Le parole del ragazzo erano accompagnate da fiammate sempre più potenti, lo scudo si era incrinato e si stava progressivamente sgretolando sotto la potenza di quei colpi.
«Lascia che io lo punisca per ciò che ha fatto»
«Uno solo non può subire per la colpa di molti» rispose Elleboro
«Però vedi che anche tu ammetti che ha una colpa» gli fece notare il ragazzo, lo scudo di Elleboro ebbe un tremolio, ma continuò a resistere
«Lascia che provi il dolore che provano i draghi quando le sue lance li squarciano i fianchi. Lascia che per una volta sia lui a dover soffrire, così, forse, imparerà la lezione»
«No» sibilò la ragazza e il tono che usò fece accapponare la pelle ad Arden. Lo stava difendendo, perché? In fondo il ragazzo aveva ragione, lui era il suo peggior nemico.
«Lascia che io lo elimini e con lui tutti quelli della sua specie. Solo in questo modo i draghi potranno tornare a volare liberi nel cielo»
«No» ripeté Elleboro, un nuovo colpo scosse lo scudo, minacciandone la solidità «Tu vuoi solo vendicarti e punirlo per quello che hanno fatto altri»
«Quelli della sua specie hanno ucciso mio padre!» esclamò il ragazzo mentre i suoi occhi fiammeggiavano di rabbia «E lui meritava di vivere quanto loro e, forse, più di loro.Mio padre non si lordava le mani con il sangue dei draghi…
«È  forse uno sbaglio voler liberare il mondo da quelli come lui? Quanti altri di noi dovranno morire perché tu ti renda conto che sono dei mostri? Forse, hai ragione, forse voglio solo lavare con il sangue di questo Mathar l’erba imbratta del sangue di mio padre, ma sono stati quelli come lui a spargerlo»
Un colpo più forte degli altri colpì lo scudo che si disintegrò in una pioggia di schegge dorate. Elleboro venne sbalzata lontano dal colpo e Arden rimase completamente indifeso ed esposto alla furia omicida della Lingua di fuoco.
Questi fissò il suo sguardo di ghiaccio su di lui, le labbra si piegarono in un sorriso pericoloso che Arden aveva già visto sulla bocca di Cale.
«È ora di fare giustizia» sibilò mentre le sue mani erano avvolte da fiamme rosseggianti.
Il colpo partì e attraversò l’aria sibilando letale.
 

***
Vi chiedo umilmente perdono per aver impiegato delle ere geologiche per aggiornare, ma non sapevo assolutamente come andare avanti, la mia vena creativa si era esaurita improvviaamnete per poi ritornare inaspettatamente oggi...Spero che questo capitolo non sia noioso o confuso.
Cercherò di aggiornare il prima possible, promesso.
Nartex in realtà vorrebbe dire "canna" in greco antico, ma chiamare Canna un drago mi sembrava insultarlo e ho preferito trasformare Nartex in cenere, credo stia meglio, no? 
   
 
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