Storie originali > Soprannaturale > Licantropi
Segui la storia  |       
Autore: Mary P_Stark    13/10/2014    1 recensioni
Cecily Fairchild è l'insegnante di Inglese nel piccolo paesino costiero di Falmouth, Cornovaglia. Sbrigativa, spigliata, sincera e per nulla vanitosa, è amata dai suoi studenti e apprezzata dai suoi colleghi. Ma, cosa più importante, è Fenrir del Clan di Cornovaglia, la licantropa più forte dell'intero branco. Licantropa che, però, si ritroverà ad affrontare qualcosa per lei del tutto nuovo e inaspettato, e un uomo che la lascerà senza parole per la prima volta in vita sua. Un uomo che, tra l'altro, sembra nascondere una marea di segreti, sotto la sua eleganza e le sue buone maniere. Amore e mistero li accompagneranno verso un'avventura ai limiti del mondo... e forse anche oltre. SPIN-OFF "TRILOGIA DELLA LUNA" - 4° RACCONTO (riferimenti alla storia presenti nei 3 racconti precedenti)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'TRILOGIA DELLA LUNA'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
2.
 
 
 
 
La bocca degli Inferi, al confronto, sarebbe parsa un luogo più tranquillo e festoso.

Per lo meno, fu quello che pensò Cecily quando, uscendo da palazzo assieme al suo nutrito gruppo, si ritrovò a fronteggiare uno spettacolo mai visto.

Fenrir era sempre stato immortalato nelle leggende nero come pece, pur se la realtà lo sapeva dal pelo niveo e splendente.

Loro avevano sempre saputo che questo mito era nato dal sangue che, colando dalle sue ferite, ne aveva tinto il manto.

Ciò che però si stagliò innanzi a tutti loro, foriero di una tempesta senza fine, era invece la creatura della notte dell'iconografia classica.

Il pelo, nero come le ombre più oscure, era irto sulla schiena, mentre candide lame scintillanti pendevano dalla sua bocca zannuta e feroce.

Cecily rabbrividì a quella vista e, stringendo la mano di William, esalò: “Dio, Brianna...”

“Pensi che possa perdere il controllo?” le domandò, osservando con occhi sconvolti la scena che gli si parò dinnanzi.

Forti di un così pericoloso guerriero, né Odino né Tyr avevano avuto bisogno di levar mano.

Tutt'altro.

Gli elfi, di fronte a un simile dispiego di energie, si erano visti costretti a lasciar cadere le armi, per approntare tutt'altro genere di difesa.

Con i loro poteri mentali, lanciati allo stremo delle loro possibilità, stavano proteggendo il palazzo ma, così facendo, nessuno di loro poteva attaccare.

Un tipico stallo alla messicana.

Peccato non si trovassero in Messico, e quello dinanzi a loro non fosse un pistolero, ma niente meno che il Dio della Distruzione!

“Per tutti i Numi tutelari! Non penserà davvero di scatenare il Crepuscolo degli Dèi solo per una semplice ingiuria!?” esalò Hugh, impallidendo visibilmente.

“Credo ci sia molto più di questo, nei gesti di Fenrir e Brianna” mormorò Cecily, indicando dabbasso, in direzione di Morgana.

La donna, ancora ai piedi di Oberon, e bloccata dalla magia di Odino, stava confabulando qualcosa con rapidi movimenti della bocca.

Syldar, lanciata un'occhiata alla maga, aggrottò la fronte e disse: “Sta cercando di spezzare lo scudo di Odino, così da scagliare le proprie maledizioni su noi tutti. E Padre Tutto, impegnato sia a contenere lei, che a placare le energie di Fenrir perché non facciano esplodere Alfheimr, non potrà resistere ancora a lungo.”

Scatenare Fenrir era stata una soluzione di ripiego, per tener impegnati i guerrieri di Oberon in vista di un raid all’interno del palazzo.

Diversamente, gli elfi avrebbero potuto dividersi in due sezioni; in parte, sarebbero rimasti sul campo di battaglia, in parte avrebbero inseguito loro.

Ora, però, questo espediente si stava rivelando più pericoloso del previsto, e stava aumentando di intensità ad ogni minuto, costringendo sia Odino, sia gli elfi, a uno sforzo sempre maggiore.

Persino Oberon sembrava in difficoltà, e Titania – ferma accanto a Cordelia – appariva più spaventata e tormentata che mai.

Fu l'arrivo di una donna sconosciuta, a sorprendere tutti.

Non vista dai più, era riuscita ad avvicinarsi al campo di battaglia senza essere notata e, quando si ritrovò nel mezzo del turbine di energia, tutti la fissarono senza comprendere.

Solo Tyr e Odino parvero riconoscerla e lei, con un cenno di saluto a entrambi, proseguì e si diresse verso Fenrir.
“Morirà, se si avvicina ancora a quell'onda di potere primigenio” esalò Cecily, muovendo un passo verso la balconata su cui si trovavano, per meglio osservare la scena.

“Ma chi è?” domandò Puck, guardando i suoi compagni in cerca di risposte.

Nessuno di loro seppe dire alcunché e la donna, dalla lunga tunica bruna e i lunghi capelli rossi sparsi al vento, poggiò una mano sulla zampa irsuta di Fenrir e mormorò: “Placa la tua ira, mio cuore. Non c'è più alcun bisogno che tu faccia bruciare la tua ira.”

Quasi tutti i presenti sgranarono gli occhi, sorpresi dal suo dire.

Esisteva una sola persona, in grado di placare a quel modo Fenrir. E, soprattutto, una sola persona che avrebbe potuto chiamarlo a quel modo.

“Avya?” esalò Cecily, facendo tanto d'occhi.

“La Madre della Razza?” gracchiò accanto a lei Hugh, non meno sorpreso di lei.

Syldar a quel punto sorrise, annuendo e, rivolto a figlio e nipote, asserì: “Si riferiscono alla madre di Hati e Sköll, colei che diede due figli a Fenrir.”

“La prima wicca di cui si abbia memoria, beneficiata di tale potere... grazie al sangue di Fenrir” mormorò Cecily, osservando rapita la lenta mutazione del lupo. “L’unica, in grado di reggere senza danno alle emanazioni di potere del dio.”

Il suo pelo ritto e irsuto tornò docile e, poco per volta, da nero fosco che era diventato, riprese le sue antiche sembianze nivee.

Avya sorrise a Fenrir, che piegò il capo per carezzare gentilmente il viso dell'amata.

Lentamente, le onde di potere andarono scemando, e più di un elfo crollò a terra stremato, non più in grado di reggere lo sforzo fisico fin lì sostenuto.

Oberon, furioso di fronte a quella scena, esclamò roco e quasi sfiancato a sua volta: “E' solo questo, che potete offrire al vostro re?!”

Avya, a quel punto, tornò seria e gelida in viso e, con i suoi occhi d'ambra, fissò l'elfo della luce e tuonò: “E' solo questo, che puoi offrire al tuo popolo, figlio di Alfheimr?! E' dunque solo vuoto cuore e debole mente, ciò che puoi dare in cambio di tanta devozione?!”

Odino annuì, come se a parlare fosse stato lui e Tyr, nell'affiancare Fenrir, levò una piccola manina della donna per baciarla.

“E' un piacere e un onore vederti, Avya. Sei sempre bellissima... e la tua lingua taglia sempre come un rasoio affilato.”

La donna rise, a quell'ultimo commento, come se quel particolare fosse una loro antica diatriba.

Lanciato poi uno sguardo verso l'alto, inquadrò il gruppo di Cecily e sorrise.

Sorriso che però non restò tale, quando calò le sue ambrate profondità su Morgana, che la stava fissando con livore crescente.

“Lascia il tuo giogo su di lei, Padre Tutto. Posso controllarla agevolmente.”

Il dio fece come ordinatogli e, ritirata gungnir, osservò ridente Avya e chiosò: “Non metterò mai più becco, tra due donne.”

“La saggezza si ottiene con il tempo, non solo donando occhi a Mimir1” celiò allora lei, ammiccando al suo indirizzo.

Odino si sfiorò l'occhio mancante e, reboante, esplose la sua risata.

Allungata una mano a Morgana, Avya mormorò gelida: “Sei la vergogna della nostra stirpe, eppure non riconosci ancora la sconfitta, vero, Sacerdotessa?”

La strega schiaffeggiò quella mano protesa, scatenando così l'ira di Tyr e il ringhio feroce di Fenrir, che snudò subito le zanne.

Avya bloccò entrambi, imperturbabile di fronte al livore di Morgana.

Oberon fece per avvicinarsi a entrambe, ma Titania si mise in mezzo e, feroce, gli sputò in faccia: “Non osare cercare di difendere la tua amante! Merita ciò che la nobile wicca le comminerà!”

“Non tirare troppo la corda neppure tu, Titania” replicò a quel punto Avya, facendo impallidire l'elfa. “Pensi non mi sia resa conto che la tua piazzata ha avuto il solo e unico scopo di sobillare una reazione di questi baldi signori?”

Tyr e Odino osservarono curiosi Avya che, sorridendo loro, asserì benevola: “Siete uomini, oltre che dèi, e l'idea che una così candida e pura creatura possa essere stata ferita in modo così brutale dal proprio consorte, vi ha fatto perdere le staffe.”

Rivolgendosi poi a Titania, aggiunse: “Va detto che eri veramente preoccupata per tuo cognato e per le sorti di tuo nipote, ma hai approfittato dell'occasione per dare una lezione all'amante di tuo marito e a lui stesso. E credimi... negarlo non servirà a nulla. Percepisco con chiarezza la menzogna,... anche negli elfi.

Titania si guardò bene dal replicare e Puck, sulla balconata, mormorò: “Si possono avere due genitori normali, per favore? Uno, si mette con una maga pazza e assetata di potere, l'altra, vuole fare esplodere il mondo per ripicca. Mi serviranno secoli di terapia, per uscire da questo manicomio.”

Cecily sghignazzò, di fronte al tentativo di Puck di alleggerire la tensione e Syldar, nel dargli una pacca sulla spalla, chiosò: “E dire che dovresti conoscerli.”

“No. Io, quelli laggiù, neanche so chi sono. Giuro” esalò lui, passandosi le mani sul viso, apparentemente sconvolto.

Hugh, dopo aver osservato l'elfo e aver dato un'occhiata alla battaglia di nervi combattuta nel cortile, esalò: “Voglio tornare a casa. Rivoglio la mia solita vita sgangherata. Tutt’a un tratto, non mi sembra più così complicata.”

“A chi lo dici” assentì William, più che concorde con lui.

Avya, sorridendo loro, esclamò: “Discendete, dunque, così che io non debba preoccuparmi troppo per voi.”

“Che ha in mente?” sussurrò a quel punto William, all'orecchio di Cecily.

“E che ne so! Neanche mi ero accorta che era venuto anche Duncan, insieme a Brie, Tempest e Magnus!” gracchiò, ormai ben oltre lo sconcerto.

Che altro sarebbe successo, a quel punto? Sarebbe comparsa Yggdrasil stessa?

Sperò con tutto il cuore di no, perché allora sarebbe svenuta come una pera cotta.

Non impiegarono molto per raggiungere il cortile dabbasso e, quando furono lì, Avya pregò Syldar di raggiungerla.

William lo accompagnò per sorreggerlo.

Una volta raggiunta la donna, più piccola di quanto Darcy avesse pensato in un primo momento, la ascoltarono dire: “Guardali entrambi, Morgana, e constata che né il primo sarà mai tuo, né il secondo potrà mai essere distrutto dal tuo odio.”

Sorridendo infine a Cordelia, Avya si avvicinò a lei per stringerle una mano e Syldar, nel vederla, si scostò dal figlio per abbracciarla con calore.

Morgana distolse lo sguardo, ma Avya glielo impedì.

Persa tutta la sua gentilezza, la afferrò ai capelli con una mano e, gelida, le ordinò: “Guardali, e comprendi la potenza del loro legame. Esso è indissolubile come le leggi del Cosmo, brillante come le stelle più potenti, e le tue misere malie non potranno mai scalfirli.”

“Lasciami, strega” sibilò Morgana, dimenandosi per liberarsi.

“Dovrai pazientare ancora un attimo, temo” asserì per contro Avya, piegandosi su un ginocchio per poggiare una mano a terra. “Chiedo il tuo consenso per restituire al sacro suolo di Alfheimr ciò che Tu hai concesso a questa creatura, Yggdrasil-Che-Tutto-Reggi. Essa ha tradito le leggi delle accolite della Madre, ponendo se stessa sopra a tutto, e il suo desiderio smisurato di potere innanzi al suo Primario Ordine.”

Morgana sgranò gli occhi, di fronte a quelle parole e, afferrata la mano di Avya – che ancora le stringeva i capelli – gracchiò terrorizzata: “No! NON PUOI FARLO!”

Imperturbabile, Avya proseguì nel parlare, senza badare in alcun modo ai tentativi di Morgana di liberarsi.

“Il dolore inferto ti sarà rimandato indietro dieci volte, così come la legge del Cosmo prevede, e i doni che ti sono stati dati per grazia ricevuta, in malagrazia ti verranno tolti.”

Avya lasciò andare la mano e, nel rimettersi in piedi, fiamme azzurre avvolsero Morgana.

Lei iniziò a urlare, dimenandosi per scacciare quel sacro fuoco purificatore.

Oberon indietreggiò spaventato, così come Titania, pallida come la luna stessa.

Morgana urlò, gridò il nome dell'amante più e più volte, lo implorò con lo sguardo di aiutarla, ma nulla venne in suo soccorso.

Le vesti bruciarono, ma non le carni e, quando il suo corpo si afflosciò a terra, privo di sensi, Avya mormorò: “Ora è spoglia di tutto. Di potere e di titolo. Null'altro verrà fatto, contro di lei, poiché null'altro ha compiuto, contro la Madre.”

Ciò detto, la wicca squadrò Titania con un sibillino sorriso e quest'ultima reclinò il capo, mortificata e timorosa.

Oberon non disse alcunché, limitandosi a fissare stordito il corpo dell'amante.

Fu Syldar a prendere la parola e, rivolgendosi al fratello, asserì: “Sei ancora convinto che mio figlio starebbe meglio qui, piuttosto che con la madre e coloro che lo amano? Sarei il primo a scacciarlo da Alfheimr, dopo questo miserevole spettacolo.”

Oberon lo fissò rabbioso, ma ancora non parlò, e così Syldar proseguì nel suo monologo.

“Hai tradito te stesso, prima di tua moglie, fratello, ponendo troppo potere nelle mani di una donna che non lo ha mai meritato. Pensavi davvero che ti avrebbe servito e riverito come Titania? Allora, sei più sciocco di quanto tu non abbia già dimostrato finora.”

Distogliendo lo sguardo dal fratello, Oberon squadrò una delle sue guardie e, atono, disse: “Rivestitela e riconducetela a casa sua. Che non metta più piede a palazzo, pena la morte.”

In fretta e senza dire una parola, un soldato drappeggiò il proprio mantello sul corpo nudo di Morgana e, dopo averla presa in braccio, la condusse lontano dagli occhi del re.

Oberon ne seguì la scomparsa con lo sguardo e, tornato a rivolgersi al fratello, aggiunse: “Sono ancora convinto che tuo figlio dovrebbe vivere qui, ma è chiaro quanto sia inutile impuntarsi contro la stupidità. Credi pure quel che vuoi, Syldar, e condanna tuo figlio alla morte. Sarai solo tu a perderci. Non certo io.”

Ne seguì un sorriso e, volgendosi verso la moglie, le offrì il braccio, che lei accettò come se nulla fosse successo.

Insieme, si diressero verso l'interno del palazzo, e i soldati con loro.

Cecily fissò basita l'intera scena, prima di squadrare Puck ed esalare: “Ma... sono normali, o che?”

“E ti domandi perché io preferisca passare il mio tempo su Midghard? Mi sembra evidente!” esclamò l'elfo, indicando il castello come se potesse parlare per suo conto.

Syldar sorrise sibillino alla licantropa e, con serenità, asserì: “Oh, non pensare che Titania non si vendichi. Dopotutto, ha l'eternità a disposizione per farla pagare al marito. E non sarebbe la prima volta che si ingegna in tal senso.”

“Quindi, ora possiamo tornare a casa?” dichiarò Tyr, tutto gongolante.

“Perché, sei stanco? Non hai mosso dito, oggi!” lo irrise bonariamente Odino, dandogli una pacca sulla spalla.

“Assistere a un principio di Ragnarök, stancherebbe chiunque” replicò il figlio, squadrando dubbioso l'amico lupo. “Tutto bene, lì dentro? Tu e Brianna come state?”

“Non abbiamo mai corso un reale pericolo, amico. Diciamo che io e Brianna... ci siamo allenati a contenere la rabbia.”

Tyr fece tanto d'occhi, alla notizia, e impallidì leggermente, ma Odino rise di gusto e, nel dare una pacca sulla zampa a Fenrir, esclamò: “Questo ragazzone e io abbiamo fatto un po' di sano esercizio assieme!”

“Ad averlo saputo, mi sarei preoccupato un po' meno” mugugnò il giovane dio biondo, fissando male padre e amico.

“Non avevamo previsto che Oberon ci avrebbe opposto una simile offensiva di uomini, e non volevamo rischiare che uno dei nostri rimanesse ferito anche solo per errore nella battaglia” replicò Fenrir, osservando Cecily e gli altri. “Tenere impegnati tutti gli elfi, ci è parsa la soluzione ideale. Diversamente, in un normale combattimento, qualcuno avrebbe potuto sfuggirci. Impegnando i loro poteri mistici, li abbiamo obbligati a rimanere bloccati qui.”

“E hanno permesso a noi di raggiungere le segrete senza grossi problemi” assentì Puck, lanciando un'occhiata spiacente al cugino. “Non penso tu ti sia fatto una buona opinione sulla tua famiglia immortale, visto quello che è successo. Immagino non ti verrà mai voglia di passare qui le vacanze, vero?”

William gli sorrise cordiale e, facendo spallucce, replicò: “Magari no, ma potresti venire tu da noi, ti pare?”

Il suggerimento piacque all'elfo che, assentendo con vigore, dichiarò: “Preparatemi una stanza. Non tarderò molto a venire. Quei due cominceranno entro breve a discutere della grossa, e andranno avanti per secoli. Non sono cose piacevoli da vedere, in tutta onestà. L'ultima volta, Titania scappò su Midghard per un secolo intero!”

Cecily scoppiò a ridere, e con lei il resto del gruppo.

Era stato un viaggio a dir poco assurdo, ma le era servito a riconsiderare sotto un'altra prospettiva i suoi poteri e i vantaggi che da essi derivavano.

Certo, vivere nel sotterfugio e nella menzogna poteva pesare, così come prendere decisioni che avrebbero snervato una tempra più forte di lei.

Ma avere la possibilità di proteggere la persona amata non aveva prezzo e, anche se in qualche modo aveva pezzato le sue mancanze, non voleva più sentirti così.

Desiderava tornare a Midghard, alle sue certezze, al suo branco, e difendere con le unghie e con i denti l'uomo della sua vita. Ma con i suoi artigli.

“Torniamo. Non ne posso più di questo posto” mormorò a quel punto Cecily, prendendo per mano William, che annuì.

“Padre? Tu verrai con noi?” si domandò poi, lanciando un'occhiata all'alto elfo dai biondi capelli.

Lui sorrise prima al figlio, poi all'amata e, annuendo, chiosò: “Se Cordelia mi prenderà in casa, ben volentieri. Credo che anch'io, per un po', non ne vorrò sapere di mio fratello e di sua moglie.”

A quel punto, Avya si scostò da Fenrir che, per tutta risposta, divenne di abbagliante splendore e candido fulgore.

Un attimo dopo, un uomo corvino e dagli abiti di pelle bianca comparve al suo posto e, stringendo a sé Avya, mormorò: “Non potevo lasciarti andare così...”

In un muto accordo, tutti volsero lo sguardo per lasciare un po' di privacy ai due amanti sventurati e Fenrir, nel deporre le proprie labbra su quelle di Avya, sussurrò: “Non credo che Madre abbia apprezzato molto la nostra scappatoia, perciò non ti tratterrò oltre, ma è stato bello rivederti.”

“Come è stato bello rivedere te, Fenrir” replicò la donna, lasciando che lui affondasse il suo viso perfetto nella chioma fulva di Avya.

Un leggero tremore della terra mise in allarme tutti e Fenrir, sorridendo mesto, si scostò dall'amata, asserendo: “Tempo scaduto, temo.”

“Vi anticiperò, così che non ci siano problemi” assentì lei, cedendo a un'ultima carezza prima di correre via dal suo unico amore.

Fenrir sospirò, si volse verso Odino e Tyr – che lo stavano osservando mesti – e mormorò: “Così doveva essere... come designato fin dalla mia rinascita.”

“E ti basta?” gli domandò Tyr, avvicinandosi all'amico in sembianze umane.

“Non ho molta scelta, ti pare?” replicò Fenrir, chiudendo gli occhi.

Un attimo dopo, tornò a essere lupo e, senza più dire nulla, si avviò pacifico verso la foresta, lasciando che il resto del gruppo giungesse con suo comodo.

Cecily, tra le braccia di William, esalò tremante: “Posso dire che sto per piangere, senza apparire una mollacciona?”

Tyr la guardò con un mezzo sorriso e, nel sollevare un dito, le mostrò la lacrima che lui stesso aveva scacciato dal viso.

A Cecily bastò.

Si strinse a William e pianse in silenzio, consapevole di essere l'unica responsabile di quel dramma.

Se non avesse chiesto aiuto a Brianna, lei non si sarebbe sentita in dovere di chiamare anche Tempest e Magnus. Così come non avrebbe rischiato le ire della Madre, facendo intervenire anche Avya.

E tutto perché lei si era innamorata di William, e aveva smosso mari e monti per proteggerlo.

Dubitava esistesse una creatura più egoista di lei, in tutti i Nove Regni.

Il resto del gruppo si incamminò per raggiungere Bifröst, le occhiate di tutti rivolte al dolore affranto di Cecily, ma fu solo Darcy a parlare.

La tenne stretta a sé, camminando accanto a lei a passo lento e, dandole saltuari baci sul capo, mormorò: “Non avrebbero fatto nulla di quanto hanno fatto, se non avessero tenuto a te, Cecily. Non devi sentirti in colpa per quello che è successo.”

“Avrei dovuto trovare un'altra soluzione... evitare che soffrissero” replicò cocciuta, levando sull'amante due occhi furibondi.

Lui si limitò a sorridere, imperturbabile.

“Non sapevamo cosa avremmo trovato e, come ha giustamente fatto notare Avya, Titania avrebbe sobillato la lotta, e solo per avere la meglio su Oberon. Se anche non ci fosse stato schierato l'esercito, lei avrebbe trovato il modo per creare disagio in entrambe le fazioni perché lei avesse la sua vendetta. Avere il conforto di tre dèi ci è stato necessario.”

“Ma a che prezzo?!” esalò a quel punto, sospirando afflitta.

Fu Syldar a parlare per tutti.

“Un prezzo che, una persona coraggiosa, è disposta a pagare quando ama qualcuno. E' evidente che ti amano a sufficienza da mettere in gioco loro  stessi, perciò sii grata di ciò che vi lega, e non crucciarti del resto.”

Cordelia fu d'accordo, e la prese sottobraccio per darle anche il suo conforto morale.

“Non dimenticherò mai ciò che avete fatto, e sarò per sempre in debito con voi. Ma so anche che William è giunto in un mondo in cui sarà sempre protetto e al sicuro, e che la donna che lo ama così tanto è disposta a smuovere mari e monti, per lui. Cosa può volere di più, una madre?”

“E' contenta anche se divento enorme e pelosa?” brontolò Cecily, storcendo la bocca.

William ridacchiò e Cordelia, nel depositarle un bacio sulla tempia, replicò: “Un lupo bellissimo, ecco cos'ha ho visto io. Bellissimo e coraggioso.”

“Grazie” mormorò Cecily, lasciandosi andare contro la sua spalla per un istante.




1 Mimir: il mito dice che Odino dovette cedere un occhio a Mimir, dio della saggezza, per aver bevuto alla sua fonte magica. Ecco perché si parla di Odino Occhio Solo.
___________________________
N.d.A.: di alcune cose dette da Avya, e del perché sia potuta comparire su Alfheimr, nonostante il veto di Yggdrasil, vi parlerò nel capitolo seguente. Per ora, grazie di avermi seguita fino a qui.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Licantropi / Vai alla pagina dell'autore: Mary P_Stark