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Autore: wings_of_dreams    13/10/2014    3 recensioni
Sapeva di essere diversa, sapeva di essere sbagliata, sapeva di non appartenere a niente, sapeva di no avere un posto nel mondo e sapeva che nessuno l'avrebbe mai liberata.
A volte basta uno sguardo per spezzare una catena, ma mai avrebbe immaginato che quel ragazzo, che tanto odiava, l'avrebbe salvata.
Prima FF in assoluto, non uccidetemi!! Grazie :D
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ellery POV
Fisso disperata il mio armadio, ho solo tre ore per prepararmi, non sono affatto tranquilla.Pensavo che mi sarei abituata a tutti i cambiamenti, pensavo che dopo l'episodio a scuola di qualche settimana fa, avrei imparato a gestire tutto. Cazzata.
Se da una parte, ho imparato a ignorare la marea di insulti che quotidianamente ricevo da metà della popolazione mondiale, non riesco a ritenere normale l'essere diventata improvvisamente... visibile. Le persone sanno chi sono, mi riconoscono, non più solo a scuola, ma ovunque. In molti sono gentilissimi, spesso su Twitter mi scrivono messaggi dolcissimi, a volte rispondo, ancor più raramente a quelli rudi, anche perché Harry mi ha proibito di fare ricerche con il mio nome ovunque. Dire che è protettivo non rende l'idea.
Mi ha proibito di fare tantissime cose che facevo prima. Tutti gli articoli che leggo su di lui o sulla band, prima devono essere approvato o da lui o da Antoinette, perché ritiene che possa fare quello che ho fatto a Scott al povero giornalista di turno che li critica.
Non posso udire da sola con un amico, per evitare inutili scandali, se devo studiare con qualcuno devo scegliere luoghi appartati. Probabilmente vuole solo evitare in qualsiasi modo un incontro ravvicinato fra me e Blake... 
Ha detto che è solo una fase temporanea, giusto per calmare un attimo le acque, lo spero, ma tutto sommato io mi fido di lui.
Anche lui è cambiato nell'ultimo periodo, mi pare più felice, è sempre entusiasta quando usciamo insieme, sta progettando il fantastico weekend a Holmes Chapel, preparandosi perfino il discorso con cui convincere i miei genitori a lasciarmi partire. Un po' stressante lo è, ma è una bella sensazione sapere che fa tutto questo per me.
Il nostro rapporto non è assolutamente cambiato, a detta di Liam, Louis, Niall e Zayn che sbuffano tutte le volte che battibecchiamo, urlandoci di smetterla, che sembriamo una vecchia coppia sposata e che siamo due terribili lunatici. Che amici fantastici. Oppure cominciano a dirci quanto siamo carini insieme e quanto merito abbiano per aver contribuito nella nostra storia. Sorge una domanda spontanea, io e Harry siamo davvero stati così deficienti da sprecare innumerevoli occasioni?
Nah, probabilmente esagerano.
"Mamma! Sono disperata!" urlo accasciandomi delusa sul letto.
"Non fare la melodrammatica tesoro, hai un sacco di vestiti bellissimi" ribatte entrando nella mia stanza.
"Ma nessuno è adatto, insomma io devo andare...".
"Al Ritz, Harry per i miei diciotto anni mi porta al Ritz, stasera" mi scimmiotta mia mamma. "Lo sai che ti voglio bene, ma ormai non parli d'altro" mi prende in giro.
"Non è divertente".
"Ma smettila, è una cosa davvero dolce da parte sua, ci tiene a festeggiare con te".

Sta cominciando a cercare di accettare ormai la nostra storia, dando del suo meglio, anche se per lei non è sempre facile e alcune volte ancora mal sopporta Harry. 
"Cosa mi consigli di mettere?".
"Il vestito blu di pizzo".
"No, l'ho già usato a San Valentino".
"Quello nero corto".
"Non è troppo corto per un posto come il Ritz?".

"Ellery, c'è un pacco per te" urla mio padre di sotto.
Guardo confusa mia madre, che in tutta risposta mi fa cenno di scendere. Correndo mi precipito giù per le scale. Chi potrà essere? Hanno già trovato il mio indirizzo? Devo preoccuparmi?
Mio padre mi guarda arrivare, è fermo sulla soglia di casa, con le dita indica davanti a sé, forse il pacco è ai suoi piedi, non vuole toccarlo. Si sposta di lato.
Sul pianerottolo giace una scatola rosa pastello lucida, riflettente i scintillanti raggi del sole pomeridiani, tenuta insieme da un nastro bianco, chiuso in un grande e morbido fiocco. Sulla cima vi sono posti ordinatamente un rametto di fiori gialli piccolissimi, intervallati da foglie verdi, dei delicati fiori viola uniti allo stesso stelo lungo. C'è anche un fiore rosa con innumerevoli petali brillanti, ripiegati verso il centro, il gambo ha ancora qualche sottilissima spina, ma la maggior parte sono state tolte, chi me le ha regalate non voleva che mi facessi male. L'ultimo fiore è molto semplice, ha tantissimi petali, rosa violaceo, piccoli e dritti.
Davanti ad essi, ci sono sparsi dei chiodi di garofano.
Ai piedi del pacco c'è una busta avorio, con il mio nome scritto, o meglio, stampato in corsivo.
"Come l'hai trovato?" mormoro incredula.
"Hanno lanciato un sassolino contro il vetro, sono uscito sperando di beccare l'imbecille, ma ho trovato questo. Ha di sicuro scavalcato il cancello per portarlo qui".
"Magari è ancora in giardino".
"Ho già controllare e non c'è l'ombra di un cane" sbuffa mio padre. "Comunque io non regalerei mai una Vedovella ad un compleanno".
"Una Vedovella?".
"Il rametto, è un rametto di Acacia, accanto c'è l'Agapanto, poi la Rosa muscosa e l'ultimo è una Vedovella".

"Avranno qualche significato?" domando curiosa.
"Devi cercare nel linguaggio dei fiori".
"Cos'è?".
"Il cosiddetto linguaggio dei fiori, è una via di comunicazione piuttosto sviluppato nell'Ottocento, per cui i fiori e gli allestimenti floreali venivano utilizzati per esprimere sensazioni che non sempre potevano essere pronunciate. Ogni fiore, pianta, albero ha un proprio significato preciso, un messaggio che può variare anche in base ai colori di una stessa specie. È estremamente affascinante”.
“Tu lo sai papà?”.
“No, ma per una ragazza che adora l’epoca vittoriana, potrebbe rivelarsi una scoperta assai interessante”.
“Ho capito, devo cercare le risposte da sola” sbuffo alzando gli occhi al cielo.

“Esatto, ma ricorda di cercare anche qualcosa anche sui chiodi di garofano, ci sarà un motivo se sono sparsi sulla scatola. Buon compleanno tesoro” sorride mio padre lasciandomi un bacio fra i capelli.
Credo che, prima di lanciarsi in ricerche disperate sul possibile significato di ogni appartenente alla flora mondiale, leggere il biglietto, magari scoprirò qualcosa di più sul misterioso mittente.
Apro il biglietto, ma, con mia grande delusione, non trovo alcuna calligrafia, ma solo battitura. Chi mi ha fatto questo regalo non vuole che sappia chi sia, o che lo riconosca proprio per la calligrafia, quindi vuol dire che mi conosce…
E se dietro quei fiori si nascondesse una minaccia? Qualcuno, che mi odia, ha trovato un modo per rovinarmi il compleanno, il pacco contiene una bomba di vernice che mi esploderà in faccia!
Forse è meglio semplicemente leggere il biglietto…


“Così, in immagine o nell'amor mio,
lontano, sei con me presente sempre:
dei pensieri più in là non puoi fuggire
e sempre io son con loro e lor con te,
o, se dormono, l'immagine appare 
e il cuor risveglia, e il cuore e l'occhio affascina.

Buon diciottesimo compleanno Ellery
Per sempre accanto a te”


Oh mio Dio.
Questo è il Sonetto 47 di Shakespeare.
Cosa vuol dire? Perché? Chi?
Chi sa della mia passione per Shakespeare? Chi mi è sempre accanto?
La risposta è immediata. Harry. 
Come ho fatto a non pensarci prima? Sulla porta della sua camera c’è una frase del grandissimo drammaturgo di Stratford-Upon-Avon, mi conosce così bene, c’è sempre per me, quasi in modo imbarazzante. Perché non l’ha scritto di suo pungo? Semplicemente avrà sperato che non indovinassi subito, ma purtroppo per lui, non è bastato, sono molto più intelligente di quanto crede.
Porto con cura il regalo in camera mia, prestando molta attenzione a non far cadere nulla. Sono troppo curiosa di scoprire cosa contenga, si è preso così tanto disturbo, deve essere qualcosa di meraviglioso!
Prendo i fiori e li metto in un vasetto con un po’ d’acqua, la rosa muscosa ha un profumo più intenso di quello degli altri, forse è anche il più bello, i suoi petali così intricati sono affascinanti, descrivono un disegno particolare. Ai piedi del vasetto spargo i chiodi di garofano per ricreare un po’ la composizione originale.
Sciolgo il fiocco bianco, sollevo piano il coperchio, come se temessi che il regalo potesse sparire all’improvviso, ma resto stupita, non appena scosto i leggeri strati di carta velina.
Il corpetto nero e semplicissimo, ricorda un crop top, ha esattamento lo stesso taglio, una fascia bianca e nera, lo separa dalla gonna coloratissima, dai motivi floreali arancio, gialli e blu, dalle dimensioni ridotte, spezzati al centro da una trinagolo con gli stessi colori della fascia, e piccoli inserti azzurri verso la punta. Lo rimiro sognante, immaginando da che alta sartoria possa mai uscire un capo del genere.
Apro l'armadio, so cosa abbinare a quel vestito, so come completare l'Outfit. Soddisfatta tiro fuori una grossa pochette nera in pelle e un paio di decoltè del medesimo colore, lucide. Dovrò chiedere qualche gioiello a mia madre, per dargli un po' di luce.

È perfetto per stasera, non posso crederci, è come se fosse stato pensato esattamente per questa occasione.
Finalmente posso cominciare a prepararmi, sono così felice ed emozionata per stasera, che mi metto a cantare a squarciagola sotto la doccia. Dopotutto è il mio compleanno oggi, posso fare quello che voglio! Ok, non funziona proprio così, ma sono solo dettagli…
Mi piacerebbe tantissimo dormire a Primrose Hill stanotte, mi piacerebbe davvero stendermi su quel suo letto enorme, in quella camera immensa, chiudere gli occhi e assaporare le sue labbra, sentirle scorrere sul mio collo e sul mio corpo. Aggrovigliare le mie dita attorno a quei riccioli sempre più lunghi e indomabili, che gli donano parecchio, mentre mi solleticano. Vedere e accarezzare tutti i suoi tatuaggi. Voglio ammirare la sua schiena, lasciando un bacio umido fra le scapole. Voglio sentire i brividi lungo la mia schiena, quando il suo respiro si fa sempre più pesante e affaticato. Le sue braccia attorno al mio corpo, il suo odore sulla mia pelle. Svegliarsi ancora aggrappata a lui, stretti in un abbraccio indissolubile.
Il mio cuore accelera, fino a farmi male. Spaventata guardo il mio riflesso nello specchio, ho le pupille leggermente dilatate. Oh no, questa è eccitazione, sessuale per essere precisa! Io sto facendo pensieri erotici su Harry, io sto bramando il suo corpo! Non ho mai avuto un desiderio così esplicito nei suoi confronti, è normale? 
Forse mi sto realmente innamorando di lui sempre di più, credevo che fosse solo una cazzata, un modo di dire, una frase fatta per i romantici stomachevoli, invece sento sempre di più il bisogno dei suoi occhi smeraldo, ne sono ormai dipendete. Io non voglio essere appiccicosa.
Respiro profondamente, devo solo concentrarmi su qualcos’altro, al vestito, che spero mi strappi via stasera. No ok non funziona.
Riprendo a massaggiarmi la cute con insistenza, come se potessi pulire la mia mente da certi pensieri, anche se il mio unico scopo è di essere presentabile al meglio stasera. Devo andare al Ritz dopo tutto.
*****

Finisco di lisciare anche l’ultima ciocca di capelli, sono quasi pronta, devo solo mettere gli orecchini. Fra poco verrà a prendermi, tremo solo al pensiero.
Mi guardo allo specchio, alla ricerca di qualcosa di fuori luogo, devo essere al meglio possibile, non posso permettermi errori.
Sposto i capelli sulla spalla sinistra, lasciando solo qualche ciocca alla destra del mio viso. Le labbra sono di color rosso scuro opaco, una tonalità intensa che amo, ammetto che ho un make up molto retrò, anni ‘50/’60, uno stilo che adoro, ma che non ho potuto sfoggiare spesso, quindi non so quanto mi doni.
“Arriverà mai il giorno in cui troverai bello il tuo riflesso?”.
Mi volto di scatto. Harry è appoggiato alla porta della mia stanza, indossa un completo nero da cerimonia, una camicia nera abbottonata solo a metà da cui spunta il suo latteo petto e l’inchiostro di alcuni dei disegni che decorano il suo corpo. Sopra la giacca, porta un foulard slacciato nero con dei disegni bianchi, una buona idea per sostituire una cravatta. In testa ha un cappello nero elegante da cui ricadono i suoi morbidi ricci, mentre ai suoi piedi non manca un paio dei suoi fidatissimi stivaletti, neri di cuoio. Mi sorride, e così facendo, posso giurarlo, ferma il mondo per qualche istante.
“Aspetta e spera” rispondo facendogli la linguaccia.
“Se solo vedessi quello che vedo io” sospira scuotendo il capo. “Sei bellissima”.
“Wow, Mick Jagger mi trova bellissima”.
Harry scoppia a ridere. “Ripetilo e potrei fangirlizzare”.
“Sembri lui te lo giuro”.
“Se pensi di ferirmi, mi spiace deluderti, ma non potevi farmi un complimento migliore” sorride avvicinandosi. “Sei pronta? Possiamo andare?”.
“Aspetta devo mettermi le scarpe e possiamo andare” rispondo indicando il paio di tacchi accanto all’armadio.
“Siediti sul letto” dice osservandole.
Aggrotto le sopracciglia, ma mi siedo comunque.
Lo fisso mentre prende in mano le mie scarpe, non riesco a immaginare che idea abbia, ma qualsiasi cosa sia, spero non ci faccia arrivare tardi al ristorante.
Si mette in ginocchio davanti a me, poggia la sua grande mano sul tallone sinistro, lo solleva, facendomi piegare così la gamba, e vi infila la corrispettiva scarpa, dopo aver lasciato un bacio sul collo del mio piede. Prende allo stesso modo il tallone destro, ripetendo ogni singola azione. Infine mi guarda intensamente negli occhi, sorridendo appena.
“Adesso siete pronta, mia principessa” soffia con la sua voce roca, e per un istante, mi vengono in mente tutti i pensieri fatti sotto la doccia, arrossisco violentemente.
Mi porge la mano e mi fa alzare in piedi.
“Vi ho già fatto gli auguri?”.
“Sì” rispondo sorridendo. “Mi avete chiamata a mezzanotte cantando tanti auguri e avete perfino tweetato in mio onore”.
“Buon compleanno” sussurra di nuovo, mi dà un bacio sulla guancia. “È meglio andare non credi?”.
“Sì” rispondo timida.
“Bel vestito comunque, è nuovo?” domanda dirigendosi verso la porta.
“Spiritosone” sbuffo roteando gli occhi al cielo.
“Dico davvero, ti sta molto bene, dove l’hai preso?”.
“Tu non l’hai mai visto questo?” chiedo confusa.
“No” dice altrettanto poco convinto. “Dovrei ricordarmelo? L’abbiamo visto in qualche vetrina per caso?”.
“No” dico spiazzata. “Lascia perdere”.
Guardo un’ultima volta i fiori e il biglietto sul mio comodino impallidendo. Chi diavolo mi ha regalato il vestito?
La radio del mio ragazzo, seppur abbastanza alta, non riesce a distrarmi da quel chiodo fisso, mi sento in colpa, perché sono accanto a lui, nella sua macchina, mentre usciamo insieme per festeggiare me, ma io sto evidentemente pensando a qualcun altro. A qualcuno che mi è vicino, che mi ha dedicato un sonetto del mio autore preferito, un messaggio criptato e… I fiori!
Il messaggio segreto dei fiori, lì forse c’è una soluzione, ma è comunque difficile, solo un’anima nobile conosce ancora così bene un’arte ottocentesca, perché era tutto estremamente curato, erano messi in ordine alfabetico.
Apro la borsa, prendo il mio telefono cercando di non avere atteggiamenti strani. Cerco subito il significato della Vedovella, dato che è l’unico nome che sono sicura di ricordare giusto. 
“Amore sfortunato”.
Perché sfortunato? È qualcuno con cui ho avuto una storia finita male? Oh no, è Blake! Ha pienamente senso!
Lui me l’ha detto, è ancora innamorato di me, il suo è un amore sfortunato.
“Sei emozionata?”.
Il suo tono di voce tradisce la sua contentezza, le sue dita tamburellano allegramente sul volante a ritmo di musica. Ha canticchiato tutto il tempo, non ha smesso di sorridere un solo istante da quando è apparso magicamente in camera mia. Si volta leggermente nella mia direzione, si morde il labbro inferiore, la sua lingua scorre lentamente sul suo labbro inferiore, la cui morbidezza è conservata in numerosi dolci ricordi.
“È uno dei migliori ristoranti al mondo” dico con un certo imbarazzo.
“Immagina che il personale invece è emozionato di servirti”.
“Non dire cazzate”. Detesto quando fa questa parte, come se non fosse lui la celebrità fra noi due.
“Siamo arrivati, o meglio dobbiamo fare un piccolo pezzetto a piedi, ma è niente davvero. Ah guai a te se apri da sola la portiera” mi fulmina, cogliendo al volo le mie intenzioni.
Ridacchio scuotendo la testa. “Non facciamo arrabbiare Mr. Jagger” ribatto fingendomi spaventata.
Apre lo sportello del lato passeggero, mi porge la mano per aiutarmi a scendere, non appena i nostri palmi si toccano, segna il mio dorso con un velato bacio. Intreccia le nostre dita e mi fa alzare dal sedile.
Il mio sguardo però viene rapito dall’edificio alle sue spalle.
Alta e imponente, la facciata lussuriosa avorio si staglia verso il cielo crepuscolare, il tetto è di una tenue tonalità grigio azzurra. Luci bianche illuminano la costruzione facendo così risaltare le forme semplici, ma imperiose, sottolineando la presenza di un grande balcone lungo la facciata.
Ai piedi del ristorante vi è un grande porticato illuminato che copre l’entrata del ristorante.
“Chiudi la bocca, altrimenti ti entrano le mosche” sghignazza il mio moroso davanti alla mia espressione stupefatta. “Andiamo”.
Mano nella mano ci dirigiamo verso l’ingresso.
Davanti ad esso però, uno stormo di paparazzi ci assale, involontariamente stringo con veemenza le dita di Harry.
“Fidati di me andrà tutto bene, non spaventarti”.
“Io non ci riesco, non so cosa devo fare, dammi qualche consiglio per favore, cosa devo dire?” balbetto preoccupato.
“Non devi fare assolutamente niente, stammi solo accanto e sorridi”.
Guardo preoccupato lo stormo di flash che si fa sempre più vicino. Ogni centimetro del mio corpo urla di scappare, di andarmene subito da lì a gambe levate. Non mi sono mai, e dico mai, sentita così fuori posto. Non è il mio mondo, è una follia, non posso farcela.
Allento la presa delle mie dita, ruoto il polso compiendo diversi movimenti per liberarmi dalla stretta della sua mano.
Harry si girà di scattò verso di me, afferra entrambi i miei polsi, i nostri corpi si ritrovano vicini. “Ho atteso a lungo questa serata”. I suoi occhi sono spaventati, sviliti e delusi, ma appunto, per lo più spaventati.
“Volevo solo un abbraccio” mento, giusto per smorzare la tensione, ma le mie parole lo annoiano, mi lancia uno sguardo deluso.
“Scusa” mormoro sentendomi in colpa.
“Prendi il tempo che ti serve” ribatte freddo evitando il mio sguardo.
Vorrei scoppiare a piangere, ho rovinato tutto. Distruggere è a quanto pare l’unica cosa che so fare davvero.
Infila le mani nelle tasche della giacca, mentre si fissa la punta degli stivaletti neri. Guarda l’ora sul suo orologio, alzando il braccio, la stoffa sulla su manica arretra leggermente, lasciando in bella vista il suo orologio e un braccialetto d’argento con un piccolo smeraldo. Mi ci vuole poco per riconoscerlo. È il mio regalo di Natale. Sorrido.
Sposto lo sguardo verso i flash, in seguito di nuovo su Harry, poi ancora verso i paparazzi. Faccio qualche passo nella loro direzione, mi fermo ancora, chiudo gli occhi prendo fiato e riparto a passo deciso.
“Magari aspetta, che entriamo insieme” mi punzecchia il riccio alle mie spalle. “Quante volte ti ho detto di non mentirmi?” soffia, poi, duro al mio orecchio. “Bastava che mi chiedessi un momento per prendere fiato”.
Scrollo le spalle come se niente fosse, afferro la sua mano. “Tu non hai fame?”.
“Sicura di avere le tue cose? Hai fin troppi sbalzi d’umore”.
“Styles ti sputo in un occhio” ruggisco acida.
“Dai andiamo”.
Mi cinge i fianchi con un braccio e, finalmente, purtroppo, raggiungiamo l’entrata con i paparazzi, che non perdono tempo per accecarmi. Urlano i nostri nomi, chiedendoci sorrisi e baci. Harry si ferma, io mi stringo al suo petto, ho il cuore in gola.
“Per favore, Ellery ha paura, potete essere un po’ meno aggressivi?” chiede gentilmente. Mi accarezza i capelli e vi lascia un bacio.
“Come mai siete qui?” domanda un fotografo.
“Oggi compie diciotto anni”.
Tutti i presenti cominciano a farmi gli auguri, inevitabilmente sorrido e m’imbarazzo.
“Grazie mille” rispondo un po’ impacciata.
“Sei bellissima” mi grida un altro paparazzo.
“Oh vedi che non me lo invento solo io? Se riesci a convincerla ti prego svelami il tuo segreto” scherza il mio moroso, provocando le risate dei presenti.
Lo osservo senza scostarmi di un centimetro, indisturbato scambia ancora due parole con i fotografi. A mia sorpresa si volta verso di me, allunga un dito e lo preme sulla punta del mio naso, mentre il suo viso sfoggia una varietà di facce buffe.
Mi sposto nervosamente una ciocca di capelli dietro le orecchio, lo guardo, restando in silenzio gli chiedo di entrare. Mi capisce, comprende quando la situazione non sia così facile da gestire, intuisce lo sforzo per me immane compiuto di rimanere lì fuori a parlare. Sa che presto non potrò più sopportare quell’invadenza del tutto estranea e lucrosa. 
Per un certo verso ero rimasta in apnea, permettendo a me stessa di respirare solo quando mi ritrovavo schiacciata contro al suo petto, concentrando tutta la mia attenzione sul battito del suo cuore per tranquillizzarmi. Per quanto banale e scontato posso suonare, ne ho avuto proprio bisogno, se non avessi impegnato la mia fervida mente, avrei perso. Il dubbio sarebbe riuscito a radicare bene a fondo le sue radici, dilagando in ogni singolo neurone la stessa tragica consapevolezza, di non poter essere in alcun modo la ragazza giusta per il mio riccio.
Harry mi prende a braccetto, salutiamo e ci allontaniamo.
“Non svenire” sussurra scherzoso, tuttavia il suo tono non nasconde una punta di preoccupazione e una di dolcezza.
“Almeno ci ho provato”.
“Sei stata bravissima” si complimenta prima di lasciarmi un bacio sulla tempia.
L’atrio del ristorante è di una raffinatezza squisita, purtroppo non mi è concesso molto tempo per osservarlo con cura perché ci giunge incontro un uomo dai capelli corvini, folti baffi e occhi scuri. Indossa un gilè bordeaux, camicia bianca un papillon nero, abbinato ai pantaloni e alle scarpe. Deve essere il Maître.
“Buona sera signori”.
“Buona sera, avevo prenotato per due a nome Styles”.

L’uomo sorride in modo affabile a quelle parole. “Certamente, vi prego di seguirmi. Benvenuti al Ritz, Mr e Mrs Styles”.
Strabuzzo gli occhi, apro la bocca per rettificare, ma nessuno mi presta attenzione, anzi a Harry sembra quasi non dispiacere per niente.
Il Maître ci scorta per un salone incantevole, panna, rosso, oro e avorio sono i colori che dominano al suo interno, è un luogo a dir poco principesco. Numerosi lampadari pendono dal soffitto, creando un’atmosfera di atemporalità e sfarzo. Tavoli tondi e rivestiti di candide tovaglie nivee si estendo a perdita d’occhio, tutti circondati da morbidi e comode sedie rivestite di velluto rosso. Sulla parete più lunga ci sono enormi finestre con drappi elaborati, mentre una delle due pareti laterali è affrescata e c’è una grande statua, bronzea probabilmente, mentre l’altra è composta interamente da uno specchio.
Il nostro tavolo è al centro della sala, su di esso sono poste diciotto rose rosse, i piatti sono tutti bordati d’oro zecchino, i tovaglioli presentano dei ricami particolari e basta una rapida occhiata per capire che l’argenteria e la cristalleria sono di elevata qualità.
Ci sediamo e cominciamo a sfogliare il menù.
Harry allunga la sua mano sul tavolo, afferra la mia e l’accarezza con il pollice, è seduto di fronte a me così i nostri occhi hanno infinite opportunità di perdersi gli uni negli altri, sorridiamo entrambi, per entrambi pare un sogno essere qui.
“Ti piace?”.
“È perfino più meraviglioso di quanto potessi immaginare” rispondo con foga. “Tuttavia vorrei capire perché secondo loro, noi siamo sposati” pongo l’accento al cartellino recante la scritta “Riservato. Signori Styles”.
“Ti assicuro che non è una mia idea” si difende alzando le braccia.
Un cameriere versa dello Champagne nei nostri bicchieri, il riccio ne approfitta per dedicarmi un brindisi.
La serata procede a gonfie vele.
La cena è a dir poco deliziosa, i piatti, colmi di prelibatezze, gratificano sia il gusto, sia la vista, riservando deliziose sorprese anche all’olfatto. Da galantuomo qual è, Styles mi ha concesso qualche bicchiere di vino, senza tuttavia permettermi di perdere lucidità. 
Abbiamo parlato di tantissimi argomenti diversi, mentre le note di un violino creavano un’atmosfera fin troppo romantica, ma pienamente azzeccata. Per mia sfortuna, ogni tanto dei piccoli e innocenti movimenti del mio ragazzo, hanno fatto riemergere i pensieri che mi hanno tormentata durante la doccia, facendomi sospirare e fantasticare vergognosamente quando si è leccato le labbra dopo aver bevuto un po’ di vino. Anche il suo abbigliamento non era proprio di aiuto. Mi sono dovuta rifugiare in bagno a prendere fiato.
La cosa più bella di tutte però, è come mi guarda da inizio serata. 
Mi osserva in ogni mia mossa e atteggiamento, dà attenzione a qualsiasi cosa dica, faccia e così via, mi sta facendo sentire la persona più importante dell’universo, è così premuroso ad assicurarsi che tutto sia perfetto, ma non ha ancora capito che non potrei desiderare nulla di più bello in questo momento.
Infine nei suoi occhi c’è come una strana luce, un luccichio, scintillano e annullano tutto quello che è al di fuori di noi, mi sovrastano nel più bel modo possibile, mi scioglie il cuore, mi fa odiare il tavolo perché mi impedisce di abbracciarlo. I suoi occhi… mi fanno sentire amata, come non lo sono mai stata.
“Credo che questo sia il momento giusto per darti il mio regalo”.
“Harry non dovevi, hai già fatto tantissimo”.

Mi fa cenno di zittirmi, dalla tasca della giacca estrae un sacchettino azzurro, inutile dire di quale gioielleria sia.
“Stai scherzando spero” mormoro esterrefatta.
“Aprilo” sorride compiaciuto.
Estraggo la scatolina del medesimo colore, sollevo il coperchio.
Un cuore d’oro dalla forma particolare e ricoperto di piccoli diamanti, risplende sotto le luci dei lampadari.
“Tu sei pazzo” esclamo, anzi urlo allibita. “Siamo al Ritz, mi regali una collana del genere… Non mi merito tutto questo” esclamo con gli occhi lucidi.
“Meriti molto di più” risponde seriamente.
Si alza e sfila il ciondolo, lo appoggia sul mio petto, chiude la catenella al mio collo e mi fissa compiaciuto. Si mette di nuovo le mani in tasca e arrossisce.
“Veramente” mormora “Veramente quello non è il vero regalo, cioè ecco io… l’ho scelto per secondo… perché ecco io… il primo è molto diverso… insomma temevo che non fosse abbastanza… che si insomma… una stupida idea”. Il suo pomo di Adamo si muove repentinamente sulla sua gola. “Ecco in realtà l’ho qui lo stesso… se vuoi te lo mostro… non spaventarti… non pensare male… siamo ancora giovani… i tuoi mi ammazzerebbero…”.
Impallidisco non appena, con fare veramente impacciato, appoggia un cofanetto di velluto blu accanto al mio bicchiere.
“Non pensare male” ripete.
Lo apro tremando. Scruto dubbiosa il contenuto.
“Delle chiavi?”.
“Sono le chiavi di casa mia, sai quella… accanto alla tua” sussurra le ultime parole. “Non ti sto chiedendo di vivere insieme… per carità mi piacerebbe da morire, ma… i tuoi non ce lo permetterebbero, mi ammazzerebbero, però… ecco pensavo che… sì insomma… non sei più costretta a suonare quando vieni… puoi entrare liberamente… e possiamo vederci più spesso, in un certo senso..... è un po' tua quella casa... si cioè nostra, ma senza convivere... per ora” balbetta grattandosi la nuca.
“Quindi io ora posso entrare in casa tua, quando voglio, anche senza un valido motivo apparente?” domando titubante.
“Sì” sorride imbarazzato. “L’idea era quella”.
Vorrei tantissimo chiedere a un cameriere chi sia più rosso in faccia in questo momento. Davvero perché se andiamo avanti di questo passo, presto ci mimetizzeremo perfettamente con le nostre sedie.
“Mi dispiace, ma…” alle mie parole diventa cadaverico. “Non sono un’ingrata, però potevi benissimo fare a me di comprare la collana”.
“Ho appena perso quindici anni di vita. Per rimediare, voglio trovarti ai fornelli un giorno che rientro a casa”.
“Se mi hai appena regalato le chiavi da casa tua per assumermi come serva, te le restituisco subito”.

Si china verso di me, accarezza le mie guance con le sue grandi mani. Nei sui occhi si cela l'intero universo misterioso, mi avvolge e mi porta con se. È tutto quello che voglio, di cui necessito e non mi importa di nient'altro.
Le sue palpebre si socchiudono lente, mi concedo di memorizzare la sua espressione adorabile. 
Chiudo gli occhi. Mi bacia. Lo bacio.
Ora sono completamente parte di quell'universo, in pace, in parte anche con me stessa, rinvigorita dalla sua presenza, in perfetta armonia con tutto. Viva. Sua. A casa.
Non importa se siamo nel ristorante più chic di tutta Londra, o nel mio giardino al freddo, o sulla spiaggia sotto il cielo stellato, o nel corridoio della mia scuola, o sul suo divano. Tutte le volta che sono vicina lui, stretta a lui, ho capito di ritrovarmi nel posto giusto nel momento giusto. Harry è in tutto e per tutto il mio angelo. Per questo non voglio solo baciarlo, io... ho bisogno di essere totalmente risucchiata da quell'universo. Voglio dimostrare quello che provo per lui, che mi fa battere talmente tanto il cuore da fare male. Esprimerlo con qualcosa di più esplicito, significativo e tangibile delle parole, perché non bastano, non sono sufficienti in nessuna lingua.
Ho sempre ritenuto che questi pensieri e sentimenti fossero per da deboli, mi sbagliavo perché mi sento più forte quando sono con lui. E se anche fossi più debole, mi va benissimo, perché lo sono per lui, per Harry.
Il mio cuore, la mia mente e il mio corpo. Non c'è parte di me che non lo ami. Mi ha cambiata in meglio, ne sono sicurissima. Forse quei due smeraldi mi hanno realmente salvata.
Le nostre labbra si separano. L'incontro finisce. 
"Non mi hai mai baciata in pubblico" sussurro rossa. "Lo sai che adesso saremo già World Trend su Twitter?".
Harry ridacchia, dà una rapida occhiata al suo orologio.
“Non vorrei fare il guasta feste, ma dobbiamo andare”.
“Di già?”.

“Tu non hai idea di quanto siamo stati qui” sghignazza.
“Ok, andiamo” sussurro con malinconia.
Guardo un'ultima volta la sala con un velo di tristezza, è il posto più bello in cui io sia mai stata, voglio memorizzare ogni singolo dettaglio, voglio un ricordo indelebile.
"Avrai altre occasioni per non scordare questo posto" mi canzona. Torniamo all'ingresso, Harry mi fa un cenno di aspettare, sei dirige verso la cassa per pagare, morire che mi dica quanto ha speso per me stasera, quando si tratta di soldi é sempre molto pudico.
"Pronta per un altro giro con i paparazzi?" sorride raggiungendomi.
Alzo gli occhi al cielo. "Se ti fermi a parlare ancora, ti ammazzo".
"L'unica cosa che vogliono è un nostro bacio".
“Perché?”.

“Farebbe notizia, nessuno ha una nostra foto dove ci baciamo, anche se ormai la gara è per il primo bacio in HQ” rettifica memore della scena di poco prima.
“Non ho intenzione di dare questa soddisfazione” sbuffo.
“Hai vostri ordini, vostra bassezza” ribatte ironico.
Usciamo velocemente dal Ritz, investiti nuovamente dallo tsunami di flash, Harry si limita a stringere la mia mano, cammina tranquillo con gli occhi puntati su di me.
“Sono stato abbastanza veloce?” mi domanda appena chiude la sua portiera.
Non rispondo, comincio a tirargli giocosamente i lunghi ricci. 
“Dove andiamo ora?” domando con finta innocenza, mentre il mio cuore palpita in attesa di sentire la risposta tanto fantasticata per tutto il giorno.
Continuo a giocare con le ciocche di capelli, vorrei davvero raccontargli i nuovi pensieri che insidiano la mia mente, che, forse, accoglierebbe come lusinghieri. Chissà se anche lui ne ha mai avuti simili nei miei confronti. 
Avvicino il mio viso al suo, le sue labbra sono a un soffio dalle mie, le mie tremano vogliose di riposarsi sulle sue così rosee, c’è una chiara aurea di eccitazione, posso vedere, di nuovo, il suo pomo d'Adamo muoversi vertiginosamente. Appoggia la sua mano sul mio ginocchio, lo accerezza un po' voluttuoso, un po' con dolcezza e timidezza. Siamo così vicini, posso contare tutte le sue ciglia, la distanza sparisce all'incllazare dei centesimi di secondo. È rimasto un solo millimetro a separare le nostre labbra, uno scomodissimo millimetro, un vero e proprio muro di Berlino. Ma qundo ormai sono pronta ad abbatterlo, all’ultimo Harry si ritrae, lasciandomi spiazzata e delusa.
“Ellery, senti, prima dobbiamo fare una sosta in un posto”.
Prima dobbiamo cosa?! “E dove?” chiedo infastidita.
“In un posto”.
“Dove?” ridomando alterata.
“A casa di Louis” mormora.
“Tu vuoi andare a casa sua?” urlo.
“Giusto per pochi minuti. Guarda il lato positivo, festeggi anche con il tuo migliore amico”.
“Ma sei stronzo?” grido infuriata.
“Non c’è bisogno di essere volgare” sottolinea annoiato.
“Ah giusto, mi hai portata al Ritz, non posso più lamentarmi” commento con amara ironia. “Io me ne vado”.
“Ho bloccato le portiere non puoi scendere” mi anticipa, per poi mettere in moto la macchina.
“Portami subito a casa mia”.
“Dai, dopo potremmo andare a Primerose Hill”.
“La cosa ha perso il suo fascino, dormire da sola nel mio letto, nella stanza degli ospiti, davvero non c’è differenza. Anzi perché non ci fermiamo a dormire da Lou?”.

Non ci rivolgiamo la parola per tutto il viaggio, trattandoci a vicenda da estranei, a tal punto da sentirmi più una cliente di un taxista, che la sua ragazza. Pensavo davvero che volessimo lo stesso finale, invece mi sono solo sognata tutto.
“Siamo arrivati”.
“Bene”. 

Mi volto verso il finestrino, non ho voglia di guardarlo, nemmeno di litigare. Possibile che per una volta sia io a voler rimanere da sola con lui, e tutto debba andare storto? Ha sempre detto di capire come sto, ora però sembra non riuscirci, probabilmente se ne infischia deliberatamente. Riesce a farmi sentire anche in colpa, non lo sopporto.
“Scendi anche tu”.
“No grazie, ti aspetto qui, non c’è problema” rispondo atona.
“Per favore vieni, altrimenti rischio di perdermi via e di restare lì troppo a lungo”.
"Sto meglio qui". Non è vero, starei meglio a casa tua, sotto le coperte, fra le tue braccia. Idiota. Stupido idiota. 
Sbuffa. "O scendi sulle tue gambine, o ti porto dentro a forza" ordina infastidito.
"Giusto per informarti, le tue gambe sono più sottili delle mie".
Abbassa lo sguardo ripetutamente sulle sue caviglie, per poi passare alle mie. Serra i pugni scocciato.
"Ellery, sto perdendo la pazienza, scendi da questa cazzo di auto".
"Credi che mi importi?".

Le sue nocche diventano bianche. 
"Qualsiasi cosa, puoi chiedermi qualsiasi cosa, pur di farti scendere adesso la farò" esclama esasperato.
"Matty Healy... A casa mia... Nel mio letto... Nudo".
I suoi occhi si assottigliano quasi spaventosamente, schiocca annoiato la lingua contro il palato. Comincia ad annuire meccanicamente annoiato, arriccia le labbra, si passa nervoso la mano sul mento. Infine si decide a rivolgermi la sua occhiataccia di disapprovazione.
"Sprizza sesso da ogni singolo poro" commento calcando la mano.
"Hai finito?!".
"Come mai tutta questa acidità Styles? Attento a non sciogliere la tua macchina" lo canzono.
Mi guarda ancora scocciato, ma sul suo viso, si dipinge un'espressione soddisfatta.
"Restituirò a Matty il biglietto per il loro prossimo concerto, però ora che ci penso l'ho lasciato proprio a Louis, non volevo rischiare che tu lo trovassi" sorride beffardo.
A quelle parlo, balzo giù dall'auto, devo trovare quel biglietto prima di lui, insultiate Lou da capo a piedi per avergli chiesto di venire qui e vendicarmi. Fattibile.
Suono il campanello della magione di Tomlinson senza curarmi di osservarla bene, voglio solo entrare, ma non appena chiude il cancello alle nostre spalle, Harry ridacchia compiaciuto. Merda.
"Mi hai ingannata" urlo voltandomi.
"Il tuo giochino ti si è rivoltato contro" mi beffeggia. "E dopo il tuo fantastico discorso, non ti permetterò di andare ad alcun concerto dei 1975".
"Sogna pure" ribatto non curante.
"Oh cucciola, ti sei offesa? Scusa la prossima volta che fantastichi sessualmente su qualcun altro, vedrò di prestarti più attenzione".
Mi fermo a guardalo insistentemente. "E allora farò in modo che la conversazione sia interessante".
"Allora sarà mia premura renderle superflue" ribatte in tono malizioso, mentre sento i suoi occhi percorrere il mio corpo.
Avvampo leggermente, ma riprendo a camminare per non farglielo notare.
Se anche lui mi desidera, perché siamo qui? Non è logico.
Louis, in piedi sull'uscio, ha un'espressione straripante di panico, con cenni concitate chiede di raggiungerlo, implorandomi di accelerare le nostre andature. Lo stato in cui si trova mi fa dimenticare la lieve ostilità nei confronti del mio ragazzo, un'ondata di preoccupazione mi investe con prepotenza, a tal punto da sorprendermi a correre, o meglio dire camminare molto velocemente, nella sua direzione.
Il ragazzo castano però rimane immobile, mi rivolge a malapena un flebile sorriso quando sono di fronte a lui, mi sento sempre meno tranquilla.
"Non volevo rovinarti il compleanno" mormora abbassando il capo. "È successo all'improvviso. Ho detto ad Harry di finire la cena, almeno quella non l'ho interrotta".
Mi sento male al solo ricordo delle infamate lanciate nei suoi confronti.
"È un vero disastro, il retro... Non so cosa fare" si lamenta disperato. "Vai a vedere, non riesco ancora a... Raccontare".
Si allontana dalla porta, inducendomi ad entrare, mentre continua a ripetere un confuso mi dispiace.
La porta alle mie spalle si chiude, solo allora mi rendo conto che casa è avvolta nel buio, non c'è una sola luce accesa, non riesco a vedere dove metto i piedi. L'unica cosa che può aiutarmi ad avere un minimo senso di orientamento è il rumore dei passi di Harry e Louis.
Non è facile stargli dietro, li sento sempre più lontani, quasi dovrei correre per raggiungerli. La situazione dev'essere molto grave se non è importante lasciarmi indietro.
"Aspettatemi" chiedo, forse supplico.
A tentoni arrivo davanti a un'enorme porta finestra aperta. Non sento più le loro voci. C'è ancora più buio. I miei passi si muovono incerti, non so dove sto andando, non so se sono effettivamente sola, non so cosa sia successo, e se qualcuno si fosse introdotto in casa sua?
“Louis? Dove sei?” urlo, sperando di allontanare un ipotetico ladro. “Harry? Dove siete finiti?”.
Una luce fioca proviene dalla mia destra, sobbalzo leggermente, ma focalizzando meglio l’attenzione mi accorgo che è solo la piscina, una normalissima piscina dalle dimensioni abnormi, ma credo sia normale in qualche mondo parallelo. Mi avvicino ad essa, giusto per tranquillizzarmi un attimo e, magari, riuscire a capire quale sia il problema. 
Un sinistro fruscio, tuttavia, mi paralizza all’istante.
“Chi c’è qui?”. 
Mi sento come una di quei personaggi inutili nei film horror, che, una volta sentito un rumore sospetto, invece di scappare, vanno verso la fonte di quel suono, andando puntualmente in direzione di una morte stupida e dolorosa.
“Louis, Harry non è divertente” urlo acida. Il silenzio regna. “Styles, Tomlinson, avete rotto il…”.
“Sorpresa!”. Le luci si accendono improvvisamente.“Buon Compleanno Ellery!”
Tantissime persone appaiono, come per magia, attorno a me e alla piscina. Urlano, ridono e battono le mani. 
Oltre al mio migliore amico e al mio ragazzo, ci sono Zayn, Liam, Niall, Antoinette, Peasly, July e Marion e molti altri ancora. Non posso crederci. Chi è quello che si sbraccia? Scott?!
“Te l’ho fatta!” grida Tomlinson tutto contento. “Non hai avuto neanche il ben che minimo sospetto, sono un genio! Te l’ho fatta!”. Sul suo viso non è rimasta nemmeno la più piccola e vaga traccia della finta disperazione.
Harry ride compiaciuto al suo fianco, lanciandomi la sua tipica espressione soddisfatta.
Sgrano gli occhi, ora a tutto senso, ecco perché, insisteva per farmi scendere, la su noia nell’incontrare la mia resistenza, il suo tentativo di mantenere la calma per evitare una futile litigata, mi ha dovuto respingere apposta. Ha giocato le mie stesse carte per convincermi, o meglio ingannarmi, mi ha del tutto manipolata. Non so come reagire, sono arrabbiata, offesa, contenta ed emozionata allo stesso tempo!
“Mi dispiace, ma dovevo portarti qui in un modo o nell’altro” commenta grattandosi la nuca. 
“Io non so cosa dire” mormoro osservandomi intorno.
Ci sono tantissimi tavolini bianchi, luci, alcune colorate che sicuramente accenderanno più avanti, una postazione da Dj e una specie di palco. Bottiglie di ogni tipo e altro cibo, ma sono convinta che questo non lo toccherò, sono più che sazia.
“È tutto così bello… Io non ho parole… Dio… Vi voglio bene, sul serio” annaspo, sento i miei occhi lucidi.
Harry, Niall, Liam, Louis, Zayn mi vogliono davvero bene, come se fossi sempre stata una di loro, come se mi fossero stati accanto da tutta una vita, accettandomi per quella che sono, in limiti e difetti. Sono le persone migliori che abbia mai incontrato, sono la ragazza più fortunata di questo mondo.

Zayn si avvina, mi abbraccia forte, lo sento ridere. Mi lascia un bacio sulla guancia. “E questo è solo l’inizio”.

 

Hey Little Carrots!
(Non siamo più nel 2010 lo so, ma non so perchè, non riesco a toglierlo, non sono una BM giuro)
Ho visto il film del Concerto a San Siro, dio è stato incredibile, ho rivissuto le emozioni di quel giorno.
Incredibile.

Ormai riesco ad aggiornare solo una volta per secolo. 
La scusa di questa volta è nuova: ho cominciato l'Università da una settimana, devo solo abbituarmi ai nuovi ritmi. Lo giuro.
A chi interessa faccio Lingue, Inglese e Russo.

Annuncio ai gentili e pochi lettori rimasti.
Se siete arrivati fin qui, wow complimenti per aver retto 40 CAPITOLI! 40!
Senza di voi praticamente mi sarei fermata al primo...



Volevo dedicare l'intero capitolo al compleanno di Ellery, ma una cara a mica, Feeling_Good,
mi detto che 15 pagine Word, erano già abbastanza lunghe... quindi l'ho diviso in due parti.
Questo vuol dire  che probabilmente farò la precenza al nuovo capitolo, a discapito delle mie altre storie.
Teoricamente era la parte più avvicinete del capitolo.


Spero di non aver deluso troppo le vostre aspettative, prometto che il prossimo sarà migliore.
Che ne pensate dei regali di Harry? (La prossima volta metto la foto del ciondolo)
E del pacco a sorpresa davanti a casa di Ellery?
MI sono ispirata ad un libro sul linguaggio dei fiori, che mi profondamente commossa.



Special thanks to Feeling_Good, la creatrice dell'Outfit di Ellery, anche se senza metterci d'accordo abbiamo deciso lo stesso Make Up!
Love you!




∞ ∞

A  special ShoutOut to BRADORABLE, miss you so much, and _SOWHAT, best wifey ever!

See you soon! Love ya!
Sorry for my mistakes!

 

  
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