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Autore: vivy_96    14/10/2014    2 recensioni
Lei una ragazza acida, asociale e invisibile...
Lui un ragazzo simpatico, bello e popolare...
due persone completamente diverse ma con una passione in comune: la musica...
DAL CAPITOLO 2:
“Senti bello, io fossi in te porterei quella canzone alle prove della band… è una troppo bella per essere messa da parte così. E poi non eri tu a dire che avremmo dovuto iniziare a provare pezzi nostri?” disse il moro riponendo i suoi libri nell’ apposito armadietto.
“Si appunto nostri non di una sconosciuta a cui sono caduto addosso” il biondo si appoggiò alla parete,
bianca e fredda ,del corridoio.
“Almeno era carina?” chiese Russell sorridendo malizioso a Jake.
“Scopabile, decisamente scopabile” disse quest’ultimo ricambiando il sorriso dell’ amico.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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8
 



Jake arrivò al Mike's un quarto d'ora più tardi, il cartello all' ingresso indicava che era chiuso ma alcune luci erano accese e la porta ancora aperta, segno che qualcuno era ancora all' interno del locale. Entrò senza pensarci due volte, diede un occhiata in giro e pochi istanti dopo vide Lucy con la sua chitarra in mano e sorrise.
"Ti piace?" chiese il biondo facendo sobbalzare la povera ragazza, che si accorse solo in quel momento della sua presenza.
 "Mi dispiace, non era mia intenzione spaventarti" si scusò andando a sedersi accanto a lei.
"Tranquillo fa niente" disse Lucy  tornando a guardare la chitarra. " Sai mi  piacerebbe imparare a suonarla" sfiorò leggermente la superfice liscia  dello strumento.
"Se vuoi ti insegno, potrei portarla alle nostre ripetizioni di letteratura almeno riesco a ripagarti del favore che mi fai." Jake la guardava, in quel momento gli occhi della ragazza si ricoprirono di uno strano velo di tristezza e il verde smeraldo delle sue iridi diventò quasi grigio, il biondo avrebbe tanto voluto poter leggere nella sua mente per poter cogliere i pensieri più nascosti di quella strana ragazza.
"Angel Lost In Hell è il nome della band vero?" Lucy cambiò completamente discorso, le aveva fatto ricordare quel pomeriggio a casa sua e di conseguenza al malo modo in cui lo aveva mandato via a causa delle sue domande sul suo ex ragazzo, era passato molto tempo, ma le ferite nel fragile e piccolo cuore della mora erano ancora aperte e bruciavano in petto solo al suo ricordo.
"Si" sospirò Jake.
"Angeli persi all'inferno, è un nome poetico da dove viene?" chiese  curiosamente.
" È una frase che una persona davvero saggia mi disse un giorno… siamo tutti angeli persi all' inferno..." l'espressione del ragazzo non mostrava alcun sentimento, ma in realtà la tristezza lo aveva avvolto come nebbia, facendogli ricordare il giorno peggiore della sua vita.
"Sai dovremmo metterci d'accordo per le ripetizioni, fin ora abbiamo fatto solo una lezione e di quel Toystory non ci ho capito un accidente" disse qualche istante dopo, sorridendo , sta volta era stato lui a cambiare argomento.
"Si chiama Tolstoj idiota!" Lucy  fulminò con gli occhi  Jake che si limitò ad alzare le spalle e a bisbigliare un "Fa lo stesso" che fece scuotere il capo alla ragazza rassegnata.
"Non saprei, ancora non ho gli orari di lavoro "
"Beh allora facciamo così" il ragazzo prese dalla tasca il cellulare e glielo pose . "Scrivimi il tuo numero, ti manderò un messaggio io per chiederti quando sei libera."
La mora eseguì la richiesta  di Jake e gli riconsegnò il telefono.
Quest’ ultimo si alzò rimettendo il cellulare in tasca.
"Ora se permetti dovrei andare, i ragazzi mi aspettano." disse sorridendo e indicando con il mento la sua chitarra che era ancora tra le mani della mora.
"Ah si scusa;" rimise lo strumento nel la sua custodia, la chiuse e gliela porse." A proposito, te ne sarei molto grata se mi insegnassi ad usarla"
Il moro le lasciò un sorriso di risposta  prima di mettersi in spalla la chitarra e dirigersi verso l'uscita.
 
Quel mattino Lucy si svegliò alle 11 stanca e ancora assonnata, avrebbe voluto tornare a dormire ma all' una doveva essere a lavoro così si mise a sedere sul grande letto a baldacchino e allargò le braccia stiracchiandosi, guardò il cellulare con la speranza di trovare un massaggio da parte di Jake ma niente, si sentì una stupida, era ovvio che non le avrebbe scritto il buongiorno, a malapena si conoscevano.   
Si tolse di dosso le coperte lasciando le esili gambe scoperte, la maglia dei Linkin Parck cadde leggera sulle cosce non appena fu in piedi.
Come di consueto prese l'elastico infiltratosi tra i braccialetti e legò i capelli in un cucù disordinato.
Prese i jeans che la sera precedente aveva lanciato sulla sedia della scrivania li indossò e si diresse verso il bagno per farsi una doccia energizzante per poter cominciare al meglio quella noiosa e monotona Domenica.
 
Qualche chilometro più in la circondata da una boscaglia di un bel verde vivace e acceso sorgeva una grande e imponente casa in perfetto stile Cullen.
Camille aveva appena aperto gli occhi, di quel meraviglioso blu che molti le invidiavano, le sue narici furono pervase da un dolce e appetitoso profumo di puncake.
Scese dal grande letto a due piazze e si diresse verso la cucina, arrivò alla porta  sbadigliando e stiracchiandosi.
"Ma quanto siamo sexy sta mattina"
L'allegro e sorridente Greg aveva spostato lo sguardo dai fornelli sulla bionda che in quel momento aveva addosso soltanto una canottiera azzurra e le culottes nere.
"Che stai facendo?" chiese sedendosi su una sedia del tavolo perfettamente bianco.
"Preparo la colazione, in qualche modo devo ringraziarti per la tua ospitalità" disse il ragazzo avvicinandosi con un piatto pieno in mano lasciandole un bacio sulla fronte che la fece sorridere per poi appoggiare i puncake sul tavolo difronte a lei.
" Sei sicura che i tuoi non torneranno a casa da un giorno all' altro per farti una sorpresa?" Greg si sedette difronte alla bionda che stava ingoiando il primo boccone di quella fantastica colazione.
"Tranquillo, mia madre è a Sarajevo per un congresso, e subito dopo deve andare a Londra, mentre mio padre fa il periodo a  Hong kong per cui dubito che per i prossimi due mesi possano tornare." lo rassicurò Camille.
Finita la colazione la ragazza si diresse in camera per vestirsi e  quando lei non poté più udire il telefono di Greg suonò.
"Pronto?... Ti avevo detto che ti avrei chiamato io... Si lo so... Non ti preoccupare ho tutto sotto controllo... Mi serve ancora un po' di tempo, ci  sono quasi... " riattaccò e un sospiro quasi disperato uscì dalle sue labbra.
 
Alle quattro e mezza esatte Russell uscì di casa dirigendosi alla fermata del pullman pronto ad affrontare il suo primo giorno di lavoro, prese un respiro profondo facendosi pervadere dall’ aria fresca e frizzante di quella soleggiata Domenica.
Prese il cellulare e le cuffie da una tasca e dopo aver messo tutto al proprio posto fece partire Little Things  dei Good Charlotte.
Dall’ altra tasca tirò fuori in suo prezioso pacchetto di Marlboro rosse e ne accese una. Era la prima di quella giornata, sua madre era in casa e nonostante fosse consapevole del brutto vizio del figlio lui preferiva non fumare difronte a lei, farlo sarebbe significato  deludere e ferire la donna, ne era consapevole.
Arrivato alla fermata si sorprese nel vedere Set Lerman, loro due erano grandi amaci una volta, ma da quando lui e Jake avevano litigato anche Russell aveva perso un po’ i contatti con lui, anche se a volte si vedevano ancora non era come una volta e questo dispiaceva ad entrambi.
Gli occhi di Set si posarono sul moro che gli sorrise.
“Ancora con quel brutto vizio è” disse indicando la sigaretta tra le mani di Russell.
“Una volta che inizi è difficile smettere” si sedette vicino al biondo.
“Come stai?” chiese quest’ ultimo.
“Al solito, sai com’è la mia vita non è mai stata una delle migliori.” Russell abbassò lo sguardo e si concentrò sui piccoli sassolini dell’asfalto cercando di non lasciare affiorare i brutti pensieri.
“Già, lo so… e Jake come sta?” la domanda di Set sorprese il moro.
“Pensavo non volessi avere più nulla a che fare con lui…”
“Si ma questo non significa che non ci tenga ancora, gli voglio pur sempre bene, ma sai  benissimo che non posso far finta di niente, ha tradito la mia fiducia quel giorno.”
In quel momento un pullman si fermò difronte a loro, ma non era quello di Russell bensì quello del biondo  che salutò l’amico con un sorriso che fu ricambiato.
Russell buttò via il mozzicone e si alzò vedendo in lontananza il veicolo che lo avrebbe portato al suo nuovo luogo di lavoro.
 
 
 
 
Eccomi qui con il capitolo 8, è un po’ breve scusate.
Allora che ne pensate? Cosa avrà combinato Jake per aver perso la fiducia di Set? Credo che lo scoprirete nei prossimi capitoli.
Volevo ringraziarvi con tutto il cuore, ogni volta che aggiungo un capitolo c’è sempre qualche persona in più che segue questa storia e vi voglio veramente ringraziare, mi strappate sempre un sorriso in questo periodo che a dire il vero non è proprio il massimo della serenità per me…
Vi volevo anche informare che ho scritto una breve  One shot  lascio il link qui sotto per chi è interessato a leggerla e a darmi una sua opinione:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2861553&i=1
scusate per gli eventuali errori, ora devo proprio lasciarvi anche perché se no rischio di diventare noiosa,  ancora grazie mille, siete uniche/i.
Baci Vivy :*

 
   
 
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