Film > The Amazing Spider-Man
Segui la storia  |       
Autore: xitsgabs    15/10/2014    5 recensioni
STORIA IN FASE DI REVISIONE
«Ma io sono morta.» ribatté Gwen, insoddisfatta da quella risposta poco esauriente. «So di essere morta. È stato orribile. Ero così spaventata.»
[...]
Phil sorrise. [...] La cosa cominciava ad essere irritante e Gwen stava per rispondergli per le rime, quando l’uomo parlò: «Benvenuta nello S.H.I.E.L.D., Agente Stacy.»

What If? | Long!Fic | Crossover!S.H.I.E.L.D. ~ Peter/Gwen.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gwen Stacy, Peter Parker
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
First chapter: Something’s happening
Gwendolyne Stacy si aggirava per il laboratorio, ispezionandolo in ogni angolo e macchinario. Non vi stava trovando chissà quali differenze con la qualità dei marchingegni della Oscorp, ma doveva ammettere che nello S.H.I.E.L.D. c’era molto più calore e sicurezza. Almeno, dopo otto settimane passate con loro, poteva ammettere che si sentiva quasi a casa propria.
Non aveva subito cominciato il lavoro da scienziata a causa delle conseguenze delle operazioni che l’avevano fatta tornare in vita: tra queste, le più frequenti crisi esistenziali, in cui la ragazza cominciava sul serio a credere di non esistere più. Il suo cuore le diceva che era morta davvero, quella notte sulla torre, pur essendo poi tornata in vita e, non riprendendo in mano la sua quotidianità, restava comunque defunta per il resto del mondo.
Durante quei momenti difficili era riuscita a trovare sollievo solo nella compagnia dell’Agente Skye, che si era scoperto non avesse un vero e proprio passato. O meglio, era adottata e le sue origini restavano un mistero per lei e per lo S.H.I.E.L.D. che l’aiutava nella ricerca. «Cosa ne pensi?» domandò appunto la ragazza, che osservava l’amica bionda esaminare ogni lato di quella stanza.
Gwen la guardò, il volto ancora serio ma l’ombra di un sorriso soddisfatto sulle labbra. «Sì, può andare.»
Skye rise e scosse la testa, divertita da quanto le pretese di quella giovane donna fossero alte. «Ti divertirai a lavorare con Fitz e Simmons, sono bravi ragazzi. Sono anche bravi scienziati, da come dicono tutti. Io non credo di avere le conoscenze necessarie per pronunciarmi.»
Gwen annuì, ignorando il fatto che la sua amica si sforzasse di utilizzare parole professionali. Si era fatto spazio nella sua mente il ricordo di quando lavorava alla Oscorp come capo stagista di Connors. Quando incontrò Peter e lui venne morso. Sospirò un po’, sedendosi sullo sgabello per prendere delle relazioni e leggerle, giusto per sapere il lavoro che era già stato fatto e quello che doveva ancora esser fatto.
 
***
 
Il sacco da box era quasi completamente rotto, a causa della violenza con cui veniva colpito. Flash aveva consigliato a Peter di sfogarsi in quel modo, lasciando che ad agire fossero le sue frustrazioni, la sua rabbia e il suo rancore.
C’è solo una cosa peggiore del perdere l’amore della tua vita a diciassette anni ed è: perderla a causa di un omicidio. Perché non doveva accadere, Gwen non doveva morire. Era una ragazza bella e sana, con un futuro davanti, distrutto da Harry Osborn. E chi era, Harry Osborn, per decidere la fine di una vita? Chi era lui?
Il viso di Goblin si materializzò al posto del sacco e con un calcio secco, Peter lo scaraventò contro al muro. Erano passati due mesi dalla morte della sua amata e adesso il suo dolore e la sua voglia di gettarsi dalla torre più alta di New York senza la sicurezza della spararagnatele si alternava con la rabbia, la violenza, la voglia di urlare, la voglia di uccidere. Perché se Harry Osborn aveva potuto decidere di mettere la parola ‘fine’ alla vita di Gwen, anche Peter Parker poteva fare lo stesso con il carnefice della ragazza.
La stessa ragazza di cui ormai si erano tutti dimenticati. Ogni qualvolta che Peter usciva per andare al cimitero, notava tutte le persone che camminavano felici e contente per andare a fare la spesa o per andare a lavorare; notava le coppie di innamorati che si abbracciavano e si baciavano tranquillamente per strada; le famiglie felici composte dai genitori che tenevano per mano i figli. E gli veniva da vomitare, perché era inconcepibile il fatto che il mondo continuasse a girare anche senza Gwen Stacy. Il pensiero che lei fosse morta non sfiorava più la mente di nessuno, se non quella di Peter e della famiglia della diretta interessata. Era come se fosse solo un’altra delle tante vittime dei cattivi di New York. Come se le vittime fossero tante. Spiderman aveva sempre salvato tutti. Eccetto Gwen. Aveva salvato la vita di ogni persona a New York, tranne quella della donna della sua vita.
Sapeva di dover andare avanti, che se Gwen fosse stata lì davanti a lui gli avrebbe rivolto un sorriso dolce e incoraggiante, lo avrebbe guardato negli occhi nel modo in cui solo loro riuscivano a guardarsi. Il verde che si intrecciava nel castano. E gli avrebbe detto: «Continua a vivere, Peter. Innamorati ancora, ridi ancora. Sii felice ancora. Vivi il doppio anche per me.»
Ma lui non avrebbe mai potuto farlo. Non avrebbe mai potuto amare degli occhi che non fossero della ragazza, non avrebbe mai potuto sentirsi protetto nell’abbraccio di un’altra, non avrebbe mai potuto provare la stessa fame di baci che aveva provato con Gwen. E non avrebbe mai potuto respirare senza sentirsi in colpa, per il semplice motivo che lei non avrebbe respirato più. Quella notte alla torre, Peter lo sapeva, Gwen non era morta davvero. Viveva ancora nel cuore di chi la ricordava, come se fosse sul serio partita per l’Inghilterra. Ma Peter era morto dentro, come sarebbe morto se Gwen fosse sul serio andata via in Inghilterra.
E quando una persona muore dentro, non c’è più niente che possa fare. Perché Peter ormai non aveva più motivo di vivere, perché Peter era stato sconfitto dalla vita: aveva superato la morte dei genitori, aveva imparato a vivere senza la figura di suo zio Ben. Aveva perso abbastanza, aveva sul serio perso abbastanza. Perché togliergli anche Gwen?
Se lo chiedeva ogni giorno, da quando si svegliava fino all’ora tarda nella notte in cui riusciva a dormire. Quelle poche ore in cui riusciva a chiudere gli occhi prima di svegliarsi, urlando quel nome. Perché i suoi incubi, da due mesi a quella parte, erano sempre gli stessi: gli occhi sgranati, le gocce limpide che colavano sulle guance, la delusione nel volto nell’attimo prima di morire.
 
***
 
«Bene, qual è il problema?» domandò Gwen sedendosi al fianco di Skye, che muoveva con maestria le dieci dita delle mani sui tasti del suo notebook.
«Sembra che ci siano problemi nella Grande Mela.» svelò lei, trafficando sulle schede di persone a Gwen del tutto sconosciute. Quest’ultima la guardò preoccupata, mentre in lei si faceva spazio la paura. Qualcuno si sarebbe fatto male? Se lo S.H.I.E.L.D. si stava interessando al caso un motivo doveva esserci, se fosse stata una sciocchezzuola da niente allora non si sarebbero messi in mezzo.
«Non capisco, cosa succede? Qualcuno vuole spiegarmi?» domandò ancora.
Phil Coulson arrivò lì da loro, scorse un attimo lo schermo del computer di Skye che cambiava pagina ogni due istanti e si rivolse a Gwen. «Nemmeno noi riusciamo a capirlo. Sappiamo solo che New York è in balia di mostri e nessuno la sta proteggendo.»
«Spiderman? Lui dov’è?» non fu Gwen a chiederlo. Benché stesse per porgergli quella domanda, Skye la precedette.
«Scomparso, da due mesi a questa parte.» rispose Phil.
E qualcosa dentro Gwen si ruppe. Dov’era Peter? Per tutto quel tempo aveva immaginato il ragazzo piangere sulla sua lapide bianca, ma non aveva mai preso in considerazione la possibile reazione del supereroe dopo la sua morte: e se si fosse scontrato con Goblin? E se fosse morto, nella lotta?
«Ho trovato qualcosa nell’archivio del Ravencroft Institute. Gwen, penso che ti risulterà familiare.» disse la giovane hacktivist, mettendo il notebook davanti all’amica. Il ghigno di Harry Osborn, che Gwen sperava di aver dimenticato, si parò davanti ai suoi occhi.
Figlio del potente Norman Osborn, Harry Osborn è stato sollevato dal suo incarico di custodire l’eredità del padre per curarsi nel Ravencroft Institute. Dopo essersi iniettato il veleno dei ragni radioattivi, allevati anni addietro dallo scienziato Richard Parker, è diventato un pericolo pubblico per la società. Ricordiamo il suo tentato omicidio due mesi fa nei confronti di Spiderman, preceduto dall’uccisione riuscita di una diciassettenne newyorkese, di cui nome non riportato.
«Come può c’entrare qualcosa, se è rinchiuso in un manicomio?» chiese l’Agente Trip, appoggiandosi piano al tavolo.
«Voi non conoscete Harry Osborn.» disse la giovane scienziata in tutta risposta, prima di posare lo sguardo su Skye. «Entra in ogni archivio, qualunque. Anche quelli che possono sembrarti futili.»
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Amazing Spider-Man / Vai alla pagina dell'autore: xitsgabs