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Autore: Shade Owl    16/10/2014    1 recensioni
Sconfiggere il destino è un'ardua battaglia. Lo sa bene Nathan Clarke, il quale si è preso sulle spalle più di un fardello, il più recente dei quali lo ha trovato in un bosco durante la caccia. Ma lui ha qualcosa che molti sembrano considerare solo una mera illusione, e che secondo il suo giudizio può portare enormi cambiamenti nel futuro: ha una speranza.
E la speranza di un uomo da sola dovrà tenere testa a mille difficoltà, sostenendo la piccola Athena attraverso un mondo ostile a chi, come lei, sembra avere un solo cammino davanti: quello della morte.
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STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mattino dopo Athena si svegliò con la mano di Margareth stretta attorno alla spalla, che la scuoteva con decisione. Aprendo gli occhi la trovò già vestita e perfettamente sveglia, impeccabile come il giorno in cui l’aveva conosciuta, i ricci di nuovo a posto e un lungo abito nero messole a disposizione dalla servitù del palazzo.
- Non è così presto come potresti pensare anche se capirlo, qui sotto, non è proprio semplicissimo.- disse Margareth, avvicinandosi al tavolo di cristallo e prendendo un frutto nero come l’ebano dalla ciotola - All’inizio è un po’ strano, ma ti ci abituerai.-
Athena sbadigliò, strofinandosi un occhio, e gettò uno sguardo fuori dal balcone, che Margareth aveva già provveduto ad aprire: la luce era della stessa intensità di quando si erano coricate, come se non fosse cambiato nulla durante la notte. Le sembrava di aver dormito non più di cinque minuti.
- Il campo di addestramento non è troppo lontano.- continuò la sua compagna, lanciandole un frutto. Istintivamente, Athena lo prese al volo - Ottimi riflessi, ti ho sottovalutata…- ridacchiò - Dai, vestiti e raggiungimi, ti aspetto fuori.-
Athena continuò a sfregarsi un occhio, guardandola arrabbiata mentre lasciava la stanza, ma non disse niente. Piuttosto, osservò per un attimo il frutto che le aveva lanciato: era nero come l’ossidiana, e aveva quasi la stessa consistenza. Inoltre era privo di odore: col cavolo che lo avrebbe mangiato.
La colazione può aspettare… pensò, togliendosi il pigiama di seta con cui aveva dormito (il miglior pigiama che avesse mai indossato) e cercando i calzoni.
 
Margareth la accompagnò attraverso la città, e per quasi tutto il tragitto le spiegò che, per tutto il periodo che avrebbe trascorso con i giovani Drow nel loro campo di addestramento, avrebbe dormito, mangiato e, di fatto, vissuto insieme  a loro. Sarebbe rimasta quasi sempre all’interno del campo stesso, e a sera sarebbe dovuta rientrare nelle camerate per la notte al suono del corno, seguendo gli orari che le avrebbero imposto. Avrebbe avuto poco tempo libero, ma in quei casi le sarebbe stato permesso uscire e andare dove voleva in città, a patto che rientrasse entro l’orario notturno.
Athena la ascoltò a metà, facendosi più piccola che poteva: dopo aver capito che sarebbe convissuta con degli estranei, il suo primo pensiero fu che da quel momento in poi nascondere il Marchio di Caino sarebbe stato estremamente difficile, forse quasi impossibile, e lei ancora non era certa di potersi fidare della discrezione dei Drow: Kibir le aveva già visto la fronte, senza alcun dubbio, ma non aveva mai fatto cenno alla sua condizione, e non aveva idea di quale fosse l’effettiva posizione di quel popolo sulle persone con il suo “problema”. Lui poteva aver taciuto o chiuso un occhio su richiesta di Margareth, ma gli altri?
- Margareth?- la interruppe alla fine, quando ormai erano quasi arrivate - Non mi hai mai detto come farò con… con questo.-
E indicò il cappello, che come al solito portava calato fin quasi sugli occhi nel tentativo di coprirsi.
- Come hai fatto, fino ad oggi?- chiese lei, inclinando appena la testa.
- Ho evitato di espormi troppo.- spiegò, non senza sentirsi un po’ seccata - Passavo le giornate con Nate. Uscivo pochissimo, e sempre col cappello. Non ho mai passato una notte fuori casa tranne che nel bosco, e sempre e comunque con Nate o Greg… un suo amico che sapeva…- al pensiero di Greg e del modo in cui aveva reagito quella notte, la notte in cui Nate era morto, una lama di sconforto la trafisse - Insomma, non ho mai passato tanto tempo con degli estranei. Tu sei la prima.- concluse, scacciando quella sgradevole sensazione.
- Beh, mi sento onorata, ma ora te la faccio io una domanda.- rispose lei, per nulla colpita - Tu ti fidi davvero di qualcuno?-
Athena aggrottò la guardò sorpresa.
- Cosa?-
- Ti ho chiesto se ti fidi di qualcuno. Se hai mai provato a credere che il mondo non è così cattivo come pensi, che c’è qualcuno, a parte Nathan Clarke, che può credere che una Figlia di Caino non è per forza un’assassina. E se la risposta, come presumo, è no, allora è inutile chiedere a me come fare per il “tuo problema”. Perché se non imparerai a fidarti, a dare agli altri una possibilità, non saprai mai chi è davvero tuo amico e chi invece non lo è.-
Erano arrivate nei pressi del confine della città, e un grande edificio squadrato si ergeva a poca distanza, incastrato tra due colonne naturali di roccia, quasi a ridosso della parete della caverna.
Athena si voltò a fronteggiare Margareth, e all’improvviso la sua apprensione era sparita, sostituita adesso dal risentimento.
- Sì.- rispose - L’ho fatto. Solo due volte, ma l’ho fatto. Ma Greg ha preferito accusarmi e cacciarmi come una bestia insieme a tutti gli altri… e poi ci sei tu.-
Margareth esitò.
- Come?-
- Mi hai chiesto se c’è qualcuno a parte Nate che possa credere che io non sia un’assassina solo perché sono nata così.- osservò - Finora ho pensato che tu fossi dalla mia parte, Margareth… ma se non pensi nemmeno che io abbia una minima speranza, dimmi: cosa mi succederà dopo che avremo finito qui? Quando quelli che hanno mandato Astrid saranno… catturati, o uccisi, o qualsiasi cosa vorrete fargli, a me cosa succederà? Rimarrò tra gli Architetti?-
Margareth scosse la testa, senza mostrare sorpresa o rabbia, ma solo condiscendenza.
- Allora, numero uno: io sono l’ultima arrivata, ficcatelo in testa. Non posso né potrò mai garantirti niente per il futuro, né mi pare di averlo mai fatto. Numero due, quando ti ho chiesto se ti sei mai fidata di qualcuno, non intendevo dire…-
- Ma è quello che hai pensato!- sbottò Athena.
Un paio di Drow nelle vicinanze si voltarono a guardarle. Lei li ignorò.
- Per te sono solo una bambina spaventata che potrebbe tagliarti la gola nel sonno.- continuò - Sai cosa, Margareth? Non ho bisogno di te per raggiungere gli altri Architetti. Chiederò a Kibir o alla Matriarca quale sarà il prossimo passo. Tu vai pure. Non sei più necessaria.-
E girò sui tacchi, avviandosi verso l’edificio.
- Athena…- provò a dire lei.
- Sparisci!- esclamò, senza nemmeno voltarsi.
Ne ho abbastanza di amici fasulli…
 
Entrò senza voltarsi nell’edificio, e quando si fu richiusa alle spalle il portone ci si appoggiò di spalle, esalando un lungo respiro tremante. Si sentiva svuotata.
- Sei quella nuova?-
Una voce la fece sussultare all’improvviso, e per poco non scivolò. Alzò lo sguardo, il cuore che batteva a mille, e vide un giovane Drow poco più avanti nel corridoio, ma non avrebbe saputo dire se fosse stato lì da sempre o se fosse arrivato solo in quel momento. Indossava una divisa da cacciatore simile alla sua, e aveva il cappuccio alzato, che gli copriva la chioma bianchissima.
- Sei l’umana che deve sostenere la prova, dico bene?- chiese, osservandola con occhi curiosi - Dov’è la tua accompagnatrice?-
L’accenno a Margareth le diede una scarica di energia e di furore che la fece raddrizzare quasi di scatto.
- Sono solo io.- disse risoluta - Mi chiamo Athena. Athena Asimov. Sono qui per sostenere la prova di caccia.-
Il giovane Drow annuì.
- Io sono Nazdr Ylowrr. Mi è stato ordinato di mostrarti la camerata e di presentarti agli altri.-
Le fece cenno di seguirlo lungo il corridoio. Athena esitò solo un momento, sentendo all’improvviso una grande indecisione mista a paura dentro di sé. Non aveva ancora idea di come fare a cavarsela, circondata da tanti estranei che non solo appartenevano a una città diversa dalla sua, ma anche a una cultura e a una razza che le erano praticamente sconosciuti.
Tuttavia, se davvero voleva dimostrare di non avere ucciso Nate e trovare un minimo indizio sulla sua morte e sull’identità dei suoi avversari, quella per diventare Architetto era l’unica strada che poteva percorrere. Non aveva scelta, doveva andare.
Pensando questo, si fece forza e seguì Nazdr Ylowrr verso i dormitori.

Avevo pensato di allungare, ma dopo attenta riflessione mi sono reso conto che proseguire nella narrazione in questo capitolo sarebbe stato deleterio. Così è venuto un po' più corto, ma secondo me funziona. Poi mi direte voi.
Ringrazio come sempre Ely79, Alice Spades, Shiho93, Kira16, NemoTheNameless, FabTaurus, Lune91, Iryael, KuRaMa KIUUBY, King_Peter, Jasmine1996, Terry5 e Wendy90, i lettori che mi seguono. Al prossimo capitolo!

   
 
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