LA
BAMBOLA DI OKIKU
C’erano
pochi visitatori al tempio di Mannejin quel giorno.
Nami
insisteva da mesi nel voler andare lì, e quando le aveva
chiesto il motivo di
tanto interesse se n’era uscita con una storia assurda.
“
Perché voglio vedere la bambola
maledetta di
Okiku!” gli aveva risposto.
Proprio
a
lui, che a quelle cialtronate non avrebbe creduto nemmeno sotto tortura.
Figurarsi
se
una bambola di legno poteva essere portatrice di chissà
quale sventura!
Ma
la sua
ragazza era una credulona, e ormai ci aveva fatto l’abitudine
a quelle sortite;
così aveva deciso di assecondarla.
In
fondo lei
lo aveva accompagnato a vedere quell’incontro di kendo la
settimana scorsa, ora
poteva fare qualcosa per ricambiarla.
All’entrata
del tempio, subito dopo aver oltrepassato il torii,
erano stati accolti da una giovane donna, all’apparenza di
qualche anno più vecchia di loro, con i capelli corvini e
penetranti occhi di
ghiaccio.
Si
era
inchinata come voleva la tradizione, rivolgendo a loro parole di
benvenuto.
Nonostante
la
sua gentilezza e lo yukata roseo che indossava, il suo sguardo incuteva
comunque timore.
Ricambiarono
il saluto, per poi procedere entrando nell’ haiden,
dove si sedettero su una delle panche di legno presenti nella sala.
Con
rispetto
ed educazione, Nami chiuse gli occhi e unì le mani,
recitando una silenziosa
preghiera agli dei.
Cosa
che non
fece lui, poiché non credeva in forze divine e ultraterrene.
Per
lui era
vero e degno di rispetto solo ciò che poteva vedere con i
suoi stessi occhi.
Tuttavia,
rimase in silenzio ad attendere la sua donna.
Quand’ebbe
finito, gli fece cenno di uscire dalla sala di preghiera, tornando
all’esterno
del tempio.
-
Bene, e ora possiamo andare nella sala della
bambola!- sorrise entusiasta.
-
Ci tieni proprio a vederla, eh?-
-
Certo che sì! Voglio sapere se
quello che si
dice è vero!-
-
Secondo me è una perdita di tempo!
Sono
tutte fandonie!- storse il naso.
-
Lo vedremo!- affermò
convinta.
-
E dove sarebbe questa bambola?-
-
Beh, non so di preciso in quale ala del
tempio sia…- si strinse nelle spalle.
-
Potremmo chiederlo alla donna dagli occhi di
ghiaccio che ci ha salutati all’entrata- propose.
-
Mi fa un po’ paura quella…-
-
Mi stai dicendo che rompi le scatole per
vedere una vecchia bambola presumibilmente
“maledetta”, ma ti fa paura una donna
in yukata?- alzò un sopracciglio.
-
No, dico, ma l’hai vista?! Sembra
demoniaca
con quegli occhi così azzurri!-
incrociò le braccia al petto.
-
Sei proprio una mocciosa! Vieni, le parlo io
se tu hai paura che ti mangi!- la prese per mano
trascinandola nuovamente
verso l’entrata.
La
donna era
ancora lì, nella stessa posizione, intenta ad accogliere
altre persone appena
entrate nel tempio.
Probabilmente
il suo compito era proprio quello.
Si
avvicinarono a lei, lui in testa e Nami alle sue spalle che gli
stringeva forte
la mano.
-
Grazie per aver visitato il nostro tempio,
spero torniate presto- sorrise loro la donna, inchinandosi di
nuovo in
segno di saluto.
Forse
credeva che stessero già andando via.
-
In realtà vorremmo vedere una cosa
prima di
andarcene- parlò per Nami.
-
Ah sì? Cosa desiderate?-
Si
sentiva
in soggezione con quegli occhi così azzurri che lo fissavano.
Nami
non
aveva tutti i torti nel dire che la donna emanava un’aura
misteriosa, quasi
negativa.
Ma
lui non
era uno che giudicava dalle apparenze, perciò rimase
composto e indifferente.
-
Dov’è la bambola
maledetta?- tagliò
corto.
-
Dunque siete venuti anche voi per
questo…-
sorrise enigmatica - Bene. Dovete andare
nel retro del tempio: lì c’è una
piccola area costruita appositamente per
contenere la bambola-
-
Ti ringrazio- fece un cenno col capo.
-
Non c’è di che-
Le
diedero
le spalle e si incamminarono nella direzione indicatagli.
Per
tutto il
tempo entrambi sentirono gli occhi della donna puntati sulla schiena,
come una
fastidiosa sensazione che non voleva saperne di andarsene.
Giunti
nel
retro, trovarono facilmente l’area di cui parlava: era come
un altro piccolo
tempio in miniatura, nel quale però si poteva entrare
massimo in tre, quattro
alla volta.
Nella
penombra della stanzetta si poteva distinguere chiaramente una figura
muoversi.
Sentì
Nami
rafforzare la stretta sul suo braccio, facendosi sempre più
vicina.
Ormai
erano
incollati.
-
Hai cambiato idea? Vuoi che ce ne andiamo?-
le chiese.
In
tutta
risposta scosse la testa, senza staccare gli occhi dall’ombra.
-
Allora forza, entriamo- la
esortò.
Mossero
gli
ultimi passi, ritrovandosi sulla soglia dell’entrata.
Ora
era
possibile distinguere ogni particolare all’interno della
stanza, compresa la
fisionomia della figura che vi era all’interno.
Un
signore
di età ormai avanzata, ma nonostante tutto ancora parecchio
vispo, con capelli
bianchi lunghi fino alle spalle e una barba lasciata crescere solo
sulla parte
sottostante il mento.
Indossava
un
paio di occhiali da vista, che gli conferivano un’aria da
intellettuale.
Si
girò
verso di loro, osservandoli per qualche secondo, per poi abbozzare un
sorriso.
-
Benvenuti. Siete qui per la bambola, giusto?-
-
Sì- rispose, dal momento
che Nami era
ancora arpionata al suo braccio e sembrava aver perso l’uso
della parola.
-
Prego, entrate pure- li
invitò.
Non
se lo
fecero ripetere, oltrepassando la porta e avvicinandosi
all’uomo.
Dall’aspetto
sembrava molto più amichevole della donna di poco prima,
nonostante il suo
sguardo austero lo facesse apparire molto serio.
-
Io sono Rayleigh, e sono il custode di
questo posto- si presentò.
-
Piacere, io mi chiamo Zoro e questa
è Nami-
le diede uno scrollone per farla staccare.
-
P-piacere…-
riuscì finalmente a dire.
-
La bambola è là, se
volete ammirarla da più
vicino- fece un cenno con il capo alla loro destra.
Si
girarono,
trovando il tanto agognato oggetto dei desideri.
O
meglio,
l’oggetto dei desideri di Nami!
Osservò
per
qualche minuto la bambola, cercando di trovare anche solo un minimo
segno di
maledizione in essa.
Tutto
ciò
che vide, però, fu solo una semplice bambola di legno
vestita con un elaborato
yukata.
Come
pensava: tutte cialtronate.
Lanciò
un’occhiata a Nami, trovandola con la bocca spalancata mentre
tratteneva il
fiato.
Per
lei doveva
invece essere un’emozione, quindi si trattenne dal rovinarle
la festa.
-
Conoscete già la storia?-
li interruppe
Rayleigh.
-
Qualche particolare, ma non molto…-
rispose con voce bassissima Nami.
-
Che cosa sai?-
-
Beh, che apparteneva a una bambina che poi
morì e da allora si pensa che bambola sia
maledetta…- spiegò.
-
Manca il particolare più
interessante,
allora- sorrise il vecchio.
-
E quale sarebbe?- le si illuminarono
gli
occhi.
-
Ti racconterò tutta la
storia…- si
aggiustò gli occhiali sul naso - Questa
bambola venne acquistata nel 1918 in un negozio di Sapporo da un
giovane di
nome Eikichi Suzuki, che la portò in dono alla sorella
minore Okiku. Il dono fu
molto gradito alla bambina, ma sfortunatamente morì poco
tempo dopo per
malattia. La famiglia allestì un altare commemorativo in sua
memoria, come
richiesto dalla tradizione per poterla pregare ogni giorno, e
posizionò la
bambola sopra di esso: pochi mesi dopo si accorsero che i capelli della
bambola
crescevano sempre più, e lo interpretarono come un segno
della sopravvivenza
dello spirito di Okiku in essa. Nel 1939 venne affidata a questo
tempio, e da
allora i suoi capelli hanno continuato a crescere. Tuttavia, nessuno
è ancora
riuscito a spiegare come questo sia possibile- concluse.
-
Forse perché è tutta una
bufalata?-
intervenne.
Si
beccò uno
sguardo inceneritore da parte della sua ragazza, accompagnato da una
gomitata
nelle costole.
Gli
dispiacque in parte di averle rovinato quel momento, ma non era
riuscito a
trattenersi.
Andiamo,
come potevano crescere i capelli ad una bambola?!
Il
fatto che
provenisse da un’epoca in cui non esistevano ancora le
fotografie, nessuno
avrebbe mai potuto appurare che i capelli fossero veramente cresciuti.
Sospirò
sonoramente, incrociando le braccia al petto e storcendo il naso per
mostrare
tutto il suo disappunto.
-
Perché dici questo, ragazzo?-
assottigliò lo sguardo Rayleigh.
-
Perché a parte la leggenda che
viene
tramandata non ci sono prove concrete della crescita dei capelli,
quindi sono
solo chiacchiere- lo fissò serio.
-
Ti sbagli…- lo corresse,
sorridendo
beffardo - Una prova c’è eccome-
-
E quale sarebbe?- chiese, ancora
scettico.
Lo
vide
dirigersi verso un mobile di legno poco distante dalla bambola, aprendo
uno dei
cassetti ed estraendo un foglio che gli porse.
Lo
osservò,
cercando di capire cosa volessero dire tutti quei paroloni riportati
sulla
carta.
-
Questa è un’analisi di
laboratorio
autentica. È stata fatta appositamente per chiarire se la
leggenda fosse solo
una leggenda, per l’appunto. Ma i risultati parlano chiaro,
come puoi vedere. I
capelli sono realmente umani-
Restò
per un
attimo sconcertato a quell’affermazione, così come
Nami che ormai aveva gli
occhi completamente fuori dalle orbite.
Stringeva
il
foglio fra le dita, rileggendo più e più volte,
come se volesse cambiare il
responso di quell’analisi per il gusto di avere ragione.
Possibile
che esistessero simili casi?
Possibile
che ci fossero cose che la razionalità non poteva spiegare?
Il
suo mondo
vacillava, messo in discussione da una stupida bambola.
Si
riprese
solo quando il vecchio gli sfilò il foglio dalle mani,
riportandolo al sicuro
nel cassetto.
-
Sei uno scettico, vero ragazzo? Allora ti
propongo un accordo: torna qui fra un anno esatto, nel giorno di visita
ai
templi. Se la bambola avrà ancora la stessa lunghezza di
capelli, potrai dire
che sono un vecchio pazzo, ma se invece dovessero essere cresciuti
cambierai
idea sul mondo degli spiriti- gli porse la mano.
Era
una
sfida semplice, nulla che non potesse non fare.
Ma
la paura
di poter perdere lo faceva tentennare.
Odiava
ammettere la sconfitta, e quella carta appena vista gli aveva dato un
motivo
per non accettare.
Se
non
avesse accettato, però, avrebbe fatto capire a Rayleigh che
iniziava anche lui
a credere alla leggenda della bambola.
Era
in
trappola.
La
sua unica
speranza era confidare nella falsità di quelle analisi.
Forse
erano
state truccate per dare credibilità alla leggenda…
Questa
nuova
convinzione gli diede la forza di accettare.
-
D’accordo. Allora ci rivedremo qui
fra un
anno- strinse la mano del vecchio.
Si
congedarono con un saluto rispettoso, uscendo dalla sala.
…………………..
Camminavano
fianco a fianco lungo la via, l’uno più teso
dell’altra.
Era
trascorso un anno esatto da quando avevano visitato il tempio di
Mannejin.
Il
momento
della verità si avvicinava inesorabile.
Percorsero
la scalinata che portava al torii,
oltre il quale ritrovarono sempre la donna dagli occhi di ghiaccio ad
accoglierli.
Non
era
cambiata, se non per il fatto che anche i suoi capelli erano cresciuti,
ma
almeno loro ne avevano motivo.
La
salutarono con il consueto inchino, dirigendosi senza nemmeno passare a
dire
una preghiera verso il retro dell’edificio.
Rayleigh
era
sulla soglia dell’entrata, come se avesse previsto il loro
arrivo.
Anche
lui
non era cambiato molto, eccetto per qualche ruga in più sul
volto, segno
dell’età che avanzava come un treno in corsa.
-
Benvenuti. Vi stavo aspettando-
sorrise,
soffermandosi con lo sguardo su di lui.
Prese
un
lungo respiro, pronto ad affrontare il suo destino.
Quel
giorno,
forse, il suo modo di vedere le cose sarebbe cambiato radicalmente.
Non
sapeva
se era pronto o no, ma ormai non poteva tirarsi indietro.
Oltrepassarono
la porta, girandosi subito verso l’altarino con la bambola.
Sgranarono
gli occhi, mentre il vecchio custode ridacchiava sornione.
I
capelli
della bambola, che un anno prima sfioravano i fianchi della bambola,
ora le
arrivavano fino ai piedi.
ANGOLO DELL’AUTORE
E
anche
questa è conclusa! Devo dire che è la meno
spaventosa di tutte, ma mi è
piaciuta l’idea di questo spirito che rivive nella bambola.
So che avevo detto
che Zoro e Nami non sarebbero stati una coppia nella raccolta, ma non
ho
resistito! Perdonatemi! Sarà comunque l’unica
fiction dove hanno una relazione,
e sono contenta di essere riuscita a non descriverli come una coppia
fino ad
ora. È un gran traguardo per una zonamista doc come me!
Passiamo alle note
doverose:
-
Haiden: la
"sala della preghiera o "oratorio" è la zona in cui i fedeli
possono recarsi a pregare e dove si tengono alcune cerimonie.
È completata
solitamente da panche e sedie, come in un tempio cristiano. Non
è tuttavia la sola zona in
cui si prega, infatti in
templi speciali come quello di Ise,
sia preti che laici offrono le loro
preghiere sedendosi all'esterno, nei giardini del tempio.
In ogni
caso, alla prossima storia dell’orrore!
Baci
Place