Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: Placebogirl_Black Stones    16/10/2014    4 recensioni
Vi è mai capitato di inabissarvi nella cultura giapponese e scoprire che la maggior parte delle leggende di questo popolo sono macabre all'inverosimile?
Bene, adesso prendete Zoro e Nami e catapultateli dentro a queste leggende!
Lo sentite questo ticchettio?
Sono i vostri denti che battono!
(ATTENZIONE: la fic può essere letta anche da coloro che odiano lo zonami dal momento che in questa raccolta non saranno una coppia ma semplicemente i personaggi che interpretano le storie!)
* Raccolta di One-Shot *
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

LA BAMBOLA DI OKIKU

 

C’erano pochi visitatori al tempio di Mannejin quel giorno.

Nami insisteva da mesi nel voler andare lì, e quando le aveva chiesto il motivo di tanto interesse se n’era uscita con una storia assurda.

Perché voglio vedere la bambola maledetta di Okiku!” gli aveva risposto.

Proprio a lui, che a quelle cialtronate non avrebbe creduto nemmeno sotto tortura.

Figurarsi se una bambola di legno poteva essere portatrice di chissà quale sventura!

Ma la sua ragazza era una credulona, e ormai ci aveva fatto l’abitudine a quelle sortite; così aveva deciso di assecondarla.

In fondo lei lo aveva accompagnato a vedere quell’incontro di kendo la settimana scorsa, ora poteva fare qualcosa per ricambiarla.

All’entrata del tempio, subito dopo aver oltrepassato il torii, erano stati accolti da una giovane donna, all’apparenza di qualche anno più vecchia di loro, con i capelli corvini e penetranti occhi di ghiaccio.

Si era inchinata come voleva la tradizione, rivolgendo a loro parole di benvenuto.

Nonostante la sua gentilezza e lo yukata roseo che indossava, il suo sguardo incuteva comunque timore.

Ricambiarono il saluto, per poi procedere entrando nell’ haiden, dove si sedettero su una delle panche di legno presenti nella sala.

Con rispetto ed educazione, Nami chiuse gli occhi e unì le mani, recitando una silenziosa preghiera agli dei.

Cosa che non fece lui, poiché non credeva in forze divine e ultraterrene.

Per lui era vero e degno di rispetto solo ciò che poteva vedere con i suoi stessi occhi.

Tuttavia, rimase in silenzio ad attendere la sua donna.

Quand’ebbe finito, gli fece cenno di uscire dalla sala di preghiera, tornando all’esterno del tempio.

 

- Bene, e ora possiamo andare nella sala della bambola!- sorrise entusiasta.

- Ci tieni proprio a vederla, eh?-

- Certo che sì! Voglio sapere se quello che si dice è vero!-

- Secondo me è una perdita di tempo! Sono tutte fandonie!- storse il naso.

- Lo vedremo!- affermò convinta.

- E dove sarebbe questa bambola?-

- Beh, non so di preciso in quale ala del tempio sia…- si strinse nelle spalle.

- Potremmo chiederlo alla donna dagli occhi di ghiaccio che ci ha salutati all’entrata- propose.

- Mi fa un po’ paura quella…-

- Mi stai dicendo che rompi le scatole per vedere una vecchia bambola presumibilmente “maledetta”, ma ti fa paura una donna in yukata?- alzò un sopracciglio.

- No, dico, ma l’hai vista?! Sembra demoniaca con quegli occhi così azzurri!- incrociò le braccia al petto.

- Sei proprio una mocciosa! Vieni, le parlo io se tu hai paura che ti mangi!- la prese per mano trascinandola nuovamente verso l’entrata.

 

La donna era ancora lì, nella stessa posizione, intenta ad accogliere altre persone appena entrate nel tempio.

Probabilmente il suo compito era proprio quello.

Si avvicinarono a lei, lui in testa e Nami alle sue spalle che gli stringeva forte la mano.

 

- Grazie per aver visitato il nostro tempio, spero torniate presto- sorrise loro la donna, inchinandosi di nuovo in segno di saluto.

 

Forse credeva che stessero già andando via.

 

- In realtà vorremmo vedere una cosa prima di andarcene- parlò per Nami.

- Ah sì? Cosa desiderate?-

 

Si sentiva in soggezione con quegli occhi così azzurri che lo fissavano.

Nami non aveva tutti i torti nel dire che la donna emanava un’aura misteriosa, quasi negativa.

Ma lui non era uno che giudicava dalle apparenze, perciò rimase composto e indifferente.

 

- Dov’è la bambola maledetta?- tagliò corto.

- Dunque siete venuti anche voi per questo…- sorrise enigmatica - Bene. Dovete andare nel retro del tempio: lì c’è una piccola area costruita appositamente per contenere la bambola-

- Ti ringrazio- fece un cenno col capo.

- Non c’è di che-

 

Le diedero le spalle e si incamminarono nella direzione indicatagli.

Per tutto il tempo entrambi sentirono gli occhi della donna puntati sulla schiena, come una fastidiosa sensazione che non voleva saperne di andarsene.

Giunti nel retro, trovarono facilmente l’area di cui parlava: era come un altro piccolo tempio in miniatura, nel quale però si poteva entrare massimo in tre, quattro alla volta.

Nella penombra della stanzetta si poteva distinguere chiaramente una figura muoversi.

Sentì Nami rafforzare la stretta sul suo braccio, facendosi sempre più vicina.

Ormai erano incollati.

 

- Hai cambiato idea? Vuoi che ce ne andiamo?- le chiese.

 

In tutta risposta scosse la testa, senza staccare gli occhi dall’ombra.

 

- Allora forza, entriamo- la esortò.

 

Mossero gli ultimi passi, ritrovandosi sulla soglia dell’entrata.

Ora era possibile distinguere ogni particolare all’interno della stanza, compresa la fisionomia della figura che vi era all’interno.

Un signore di età ormai avanzata, ma nonostante tutto ancora parecchio vispo, con capelli bianchi lunghi fino alle spalle e una barba lasciata crescere solo sulla parte sottostante il mento.

Indossava un paio di occhiali da vista, che gli conferivano un’aria da intellettuale.

Si girò verso di loro, osservandoli per qualche secondo, per poi abbozzare un sorriso.

 

- Benvenuti. Siete qui per la bambola, giusto?-

- - rispose, dal momento che Nami era ancora arpionata al suo braccio e sembrava aver perso l’uso della parola.

- Prego, entrate pure- li invitò.

 

Non se lo fecero ripetere, oltrepassando la porta e avvicinandosi all’uomo.

Dall’aspetto sembrava molto più amichevole della donna di poco prima, nonostante il suo sguardo austero lo facesse apparire molto serio.

 

- Io sono Rayleigh, e sono il custode di questo posto- si presentò.

- Piacere, io mi chiamo Zoro e questa è Nami- le diede uno scrollone per farla staccare.

- P-piacere…- riuscì finalmente a dire.

- La bambola è là, se volete ammirarla da più vicino- fece un cenno con il capo alla loro destra.

 

Si girarono, trovando il tanto agognato oggetto dei desideri.

O meglio, l’oggetto dei desideri di Nami!

Osservò per qualche minuto la bambola, cercando di trovare anche solo un minimo segno di maledizione in essa.

Tutto ciò che vide, però, fu solo una semplice bambola di legno vestita con un elaborato yukata.

Come pensava: tutte cialtronate.

Lanciò un’occhiata a Nami, trovandola con la bocca spalancata mentre tratteneva il fiato.

Per lei doveva invece essere un’emozione, quindi si trattenne dal rovinarle la festa.

 

- Conoscete già la storia?- li interruppe Rayleigh.

- Qualche particolare, ma non molto…- rispose con voce bassissima Nami.

- Che cosa sai?-

- Beh, che apparteneva a una bambina che poi morì e da allora si pensa che bambola sia maledetta…- spiegò.

- Manca il particolare più interessante, allora- sorrise il vecchio.

- E quale sarebbe?- le si illuminarono gli occhi.

- Ti racconterò tutta la storia…- si aggiustò gli occhiali sul naso - Questa bambola venne acquistata nel 1918 in un negozio di Sapporo da un giovane di nome Eikichi Suzuki, che la portò in dono alla sorella minore Okiku. Il dono fu molto gradito alla bambina, ma sfortunatamente morì poco tempo dopo per malattia. La famiglia allestì un altare commemorativo in sua memoria, come richiesto dalla tradizione per poterla pregare ogni giorno, e posizionò la bambola sopra di esso: pochi mesi dopo si accorsero che i capelli della bambola crescevano sempre più, e lo interpretarono come un segno della sopravvivenza dello spirito di Okiku in essa. Nel 1939 venne affidata a questo tempio, e da allora i suoi capelli hanno continuato a crescere. Tuttavia, nessuno è ancora riuscito a spiegare come questo sia possibile- concluse.

- Forse perché è tutta una bufalata?- intervenne.

 

Si beccò uno sguardo inceneritore da parte della sua ragazza, accompagnato da una gomitata nelle costole.

Gli dispiacque in parte di averle rovinato quel momento, ma non era riuscito a trattenersi.

Andiamo, come potevano crescere i capelli ad una bambola?!

Il fatto che provenisse da un’epoca in cui non esistevano ancora le fotografie, nessuno avrebbe mai potuto appurare che i capelli fossero veramente cresciuti.

Sospirò sonoramente, incrociando le braccia al petto e storcendo il naso per mostrare tutto il suo disappunto.

 

- Perché dici questo, ragazzo?- assottigliò lo sguardo Rayleigh.

- Perché a parte la leggenda che viene tramandata non ci sono prove concrete della crescita dei capelli, quindi sono solo chiacchiere- lo fissò serio.

- Ti sbagli…- lo corresse, sorridendo beffardo - Una prova c’è eccome-

- E quale sarebbe?- chiese, ancora scettico.

 

Lo vide dirigersi verso un mobile di legno poco distante dalla bambola, aprendo uno dei cassetti ed estraendo un foglio che gli porse.

Lo osservò, cercando di capire cosa volessero dire tutti quei paroloni riportati sulla carta.

 

- Questa è un’analisi di laboratorio autentica. È stata fatta appositamente per chiarire se la leggenda fosse solo una leggenda, per l’appunto. Ma i risultati parlano chiaro, come puoi vedere. I capelli sono realmente umani-

 

Restò per un attimo sconcertato a quell’affermazione, così come Nami che ormai aveva gli occhi completamente fuori dalle orbite.

Stringeva il foglio fra le dita, rileggendo più e più volte, come se volesse cambiare il responso di quell’analisi per il gusto di avere ragione.

Possibile che esistessero simili casi?

Possibile che ci fossero cose che la razionalità non poteva spiegare?

Il suo mondo vacillava, messo in discussione da una stupida bambola.

Si riprese solo quando il vecchio gli sfilò il foglio dalle mani, riportandolo al sicuro nel cassetto.

 

- Sei uno scettico, vero ragazzo? Allora ti propongo un accordo: torna qui fra un anno esatto, nel giorno di visita ai templi. Se la bambola avrà ancora la stessa lunghezza di capelli, potrai dire che sono un vecchio pazzo, ma se invece dovessero essere cresciuti cambierai idea sul mondo degli spiriti- gli porse la mano.

 

Era una sfida semplice, nulla che non potesse non fare.

Ma la paura di poter perdere lo faceva tentennare.

Odiava ammettere la sconfitta, e quella carta appena vista gli aveva dato un motivo per non accettare.

Se non avesse accettato, però, avrebbe fatto capire a Rayleigh che iniziava anche lui a credere alla leggenda della bambola.

Era in trappola.

La sua unica speranza era confidare nella falsità di quelle analisi.

Forse erano state truccate per dare credibilità alla leggenda…

Questa nuova convinzione gli diede la forza di accettare.

 

- D’accordo. Allora ci rivedremo qui fra un anno- strinse la mano del vecchio.

 

Si congedarono con un saluto rispettoso, uscendo dalla sala.

 

 

…………………..

 

 

Camminavano fianco a fianco lungo la via, l’uno più teso dell’altra.

Era trascorso un anno esatto da quando avevano visitato il tempio di Mannejin.

Il momento della verità si avvicinava inesorabile.

Percorsero la scalinata che portava al torii, oltre il quale ritrovarono sempre la donna dagli occhi di ghiaccio ad accoglierli.

Non era cambiata, se non per il fatto che anche i suoi capelli erano cresciuti, ma almeno loro ne avevano motivo.

La salutarono con il consueto inchino, dirigendosi senza nemmeno passare a dire una preghiera verso il retro dell’edificio.

Rayleigh era sulla soglia dell’entrata, come se avesse previsto il loro arrivo.

Anche lui non era cambiato molto, eccetto per qualche ruga in più sul volto, segno dell’età che avanzava come un treno in corsa.

 

- Benvenuti. Vi stavo aspettando- sorrise, soffermandosi con lo sguardo su di lui.

 

Prese un lungo respiro, pronto ad affrontare il suo destino.

Quel giorno, forse, il suo modo di vedere le cose sarebbe cambiato radicalmente.

Non sapeva se era pronto o no, ma ormai non poteva tirarsi indietro.

Oltrepassarono la porta, girandosi subito verso l’altarino con la bambola.

Sgranarono gli occhi, mentre il vecchio custode ridacchiava sornione.

I capelli della bambola, che un anno prima sfioravano i fianchi della bambola, ora le arrivavano fino ai piedi.

 

 
ANGOLO DELL’AUTORE

E anche questa è conclusa! Devo dire che è la meno spaventosa di tutte, ma mi è piaciuta l’idea di questo spirito che rivive nella bambola. So che avevo detto che Zoro e Nami non sarebbero stati una coppia nella raccolta, ma non ho resistito! Perdonatemi! Sarà comunque l’unica fiction dove hanno una relazione, e sono contenta di essere riuscita a non descriverli come una coppia fino ad ora. È un gran traguardo per una zonamista doc come me! Passiamo alle note doverose:

 - Una delle più famose bambole maledette del Giappone,secondo quanto si racconta venne acquistata nel 1918 da un giovane di nome Eikichi Suzuki in un negozio di Sapporo come regalo per la sorella minore Okiku. La bambina apprezzò molto il dono ma morì improvvisamente per malattia. I suoi familiari piazzarono la bambola su di un altare dove ogni mattina pregavano per la figlia,solo che pochi mesi dopo iniziarono a notare che i capelli della bambola crescevano interpretando questo fenomeno come la prova che lo spirito di Okiku risiedeva in essa. Nel 1939 la bambola venne affidata al  tempio di Mannejin dove tutt’ora si trova,i suoi capelli continuano a crescere ma per il momento nessuno ne ha trovato una spiegazione (anche se un analisi ha appurato che i capelli della bambola sono autentici capelli umani).

- Haiden: la "sala della preghiera o "oratorio" è la zona in cui i fedeli possono recarsi a pregare e dove si tengono alcune cerimonie. È completata solitamente da panche e sedie, come in un tempio cristiano. Non è tuttavia la sola zona in cui si prega, infatti in templi speciali come quello di Ise, sia preti che laici offrono le loro preghiere sedendosi all'esterno, nei giardini del tempio.

 - L'area d'ingresso di un tempio shintoista è nella quasi totalità dei casi contrassegnata dalla presenza di un torii. Il nome (che letteralmente significa "dove risiedono gli uccelli") indica il classico portale mistico che segnala l'entrata nell'area sacra, che oltre ad un tempio può essere una qualsiasi zona naturale caratterizzata da una forte bellezza e singolarità. Un torii è costituito da due pilastri verticali che ne sostengono due orizzontali, e completato da una tavoletta centrale, tra le due aste orizzontali, che solitamente riporta il nome del tempio, dell'area sacra o una frase particolarmente significativa. L'origine di questa struttura è pressoché sconosciuta e si perde nella leggenda.

 Siamo agli sgoccioli! La prossima potrebbe essere l’ultima storia, se non la penultima (devo ancora decidere). Magari una delle due storie, quella meno interessante o più lunga, la terrò da parte nel caso dovessi trovare anche altre storie e riaprire questa raccolta aggiungendo altre leggende!
In ogni caso, alla prossima storia dell’orrore!
Baci
Place

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Placebogirl_Black Stones