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Autore: ourlifesavers    16/10/2014    2 recensioni
Fuoco, fiamme scoppiettanti e fumo avvolgevano ormai completamente quella casa.
Il luogo appariva deserto, se non fosse stato per i quattro ragazzi che ammiravano soddisfatti il tetro spettacolo davanti ai loro occhi.
Erano certi che nessuno, eccetto loro, avesse assistito a quella scena, ma due occhi spaventati avevano visto tutto.
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Jiley fanfiction.
Scritta a quattro mani da: jileyheart e Neverlethimgo
'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo.'
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Justin Bieber, Miley Cyrus
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 18

 

Alexis
 

Quando riaprii gli occhi, avvertii un fastidioso formicolio al braccio sinistro. Sollevai di poco il capo e, nell’istante in cui tentai di scostarmi una ciocca di capelli dal viso, realizzai di avere la mano destra bloccata. La mano di Justin era stretta alla mia, il braccio era posato attorno alla mia vita – impedendomi così ogni movimento – e buona parte del suo corpo era sdraiata sopra al mio braccio sinistro.
«Justin.» mormorai a bassa voce, cercando di divincolare la stretta della sua mano. Non si mosse, continuò a dormire beatamente come se nulla fosse successo. «Justin, se non ti sposti rischio di perdere l’utilizzo del braccio.» questa volta gli diedi uno strattone più energico e, finalmente, lo sentii muoversi.
«Che ore sono?» domandò con voce ancora impastata dal sonno.
Sbuffai e scossi il capo, ritrovandomi poco dopo il suo sguardo puntato addosso. Non era cambiato nulla dalla sera prima, eravamo coperti soltanto da un lenzuolo leggero ed eravamo ancora privi di vestiti. La sua pelle era a stretto contatto con la mia e rabbrividii ripensando a tutto ciò che era successo.
«Non lo so, non ho potuto controllare, visto che eri comodamente sdraiato su di me.» sbottai, mettendomi a sedere e cercando di coprirmi il petto con il lenzuolo. Lo sentii ridacchiare e mi voltai di scatto verso di lui. Aveva i capelli scompigliati e, dal momento in cui attirai la coperta su me stessa, una generosa parte del suo corpo era scoperta. Posai inavvertitamente lo sguardo su un disegno, inciso con l’inchiostro nero, sulla parte della sinistra della sua vita. Una piccola parte di quel tatuaggio era sovrapposta dal lenzuolo e non osai chiedere di che cosa si trattasse. Continuai a fissarlo, cercando di capire che cosa potesse essere, ma, evidentemente, mi ci soffermai per troppo tempo.
«Che cosa stai guardando?» mi domandò, spiazzandomi: la sua voce era roca e nel suo sguardo colsi uno strano guizzo. Distolsi immediatamente lo sguardo e scossi il capo. «Nulla» tagliai corto, sfuggendo dalla sua presa e mettendomi a sedere, cercando disperatamente di recuperare i miei vestiti senza scoprirmi il petto con il lenzuolo. Sentii le gote andarmi a fuoco e cercai di nascondere il viso con alcune di ciocche di capelli.
«Oh, andiamo, lo so che ti piacciono i miei tatuaggi.»
Sbuffai sonoramente, ma cercai d’ignorare le sue parole, mentre m’infilai il top.
Si schiarì la voce ed alzai gli occhi verso l’alto. Sentendomi costretta a ribattere, mi voltai di scatto verso di lui. «Sì, sono carini.» biascicai, senza dargli troppa importanza e gli diedi nuovamente le spalle.
Lo sentii sbuffare ed istintivamente sorrisi, consapevole che non potesse vedermi.
«Anche i tuoi non sono male, devo dire la verità.» mormorò e lo sentii muoversi accanto a me, ma non osai voltare lo sguardo, consapevole che avrei visto altra pelle nuda. Sentii la sua mano posarsi lievemente sulla gamba ed il suo respiro mi solleticò la guancia, «soprattutto l'acchiappa sogni. Quello è il mio preferito.» soffiò sul mio viso e chiusi per qualche istante gli occhi, il corpo percorso da mille brividi, causati non dal fatto che fossi mezza nuda.  Deglutii e avvampai così violentemente che potei quasi sentire il calore emanato dalla mia stessa pelle. Non seppi cosa dire, così mi limitai semplicemente a divincolarmi dalla sua presa, non più così salda, e mi alzai, finendo di vestirmi. Con la coda dell'occhio notai Justin tornare a sdraiarsi, con un magnifico sorriso dipinto sul volto. Scossi leggermente la testa e uscii dalla tenda, ispirando a pieni polmoni l’aria fresca. Sentivo ancora il profumo di Justin, era come se la mia pelle l'avesse assorbito e per l'ennesima volta, arrossii. Alzai gli occhi; il cielo era limpido, quasi privo di nuvole e si prospettava una bellissima giornata. Guardai il lago, non tirava un filo di vento ed era piatto come una tavola. Ripensai inconsciamente alla notte appena passata, ripercorsi momento dopo momento, riassaporando i dettagli. Era una sensazione strana quella che avevo provato e che tutt’ora sentivo.
Ero avvolta dalla confusione più totale, nella mia mente continuarono a sovrapporsi l’immagine di Justin e di Logan e, nonostante quest’ultimo mi avesse lasciato con l’amaro in bocca, non riuscivo ad accantonare del tutto il suo ricordo. Sospirai e scossi il capo, come a voler scacciare la sua figura, permettendomi così di concentrare ogni mio pensiero su Justin.
Justin.
Ricordare quanto successe solo poche ore prima, mi fece provare uno strano senso di vuoto. Ero partita col detestare quel ragazzo, non eravamo mai andati realmente d’accordo eppure, senza troppe cerimonie – e con uno strano desiderio che mi aveva totalmente avvolto corpo e mente – eravamo finiti col compiere un passo tutt’altro che semplice. Non ero sicura quasi di nulla, solo su di una cosa non avevo dubbi: non avrei avuto ripensamenti. Nonostante di lui sapessi ancora così poco, ero propensa a conoscerlo, volevo davvero continuare a trascorrere del tempo con lui. A differenza di Logan – e tutt’ora mi stupii di come l’immagine di quel ragazzo non si fosse ancora dissolta – Justin era stato dolce con me, mi aveva dimostrato di voler andare oltre senza secondi fini. Sapevo di piacergli ed ero certa che avrebbe continuato a fare qualsiasi cosa per proteggermi; esattamente com’era accaduto a quella festa. Mi ero estraniata così tanto dalla realtà, che non mi accorsi della presenza di Justin alle mie spalle. Aveva indosso soltanto i jeans e le scarpe, il petto era scoperto e non potei evitare di posarvi sopra lo sguardo. Ancora una volta sentii il viso andarmi a fuoco, ma non riuscii a nasconderlo come avevo fatto prima. Lo vidi sorridere e senza darmi tempo di poter reagire, sentii le sue braccia strette intorno alla vita. Trattenni il fiato quando il suo mento si posò sulla mia spalla destra. Il suo petto combaciava completamente con la mia schiena e ne sentivo il calore – quasi confortante in quel momento. Mi scoprii a sorridere di nuovo e sentii le sue labbra delicate sulla spalla nuda. Strinse maggiormente la presa, avvolgendomi completamente tra le sue braccia e chiusi gli occhi, posando le mie mani sulle sue.
Non so per quanto tempo rimanemmo in quella posizione, ma quando si mosse dovetti resistere all'impulso di lasciarmi andare ad un lamento deluso.
«Vuoi tornare a casa o ti va di restare ancora un po'?» domandò semplicemente, lasciando appena la presa sul mio corpo, ma non del tutto.
Scossi la testa e mi voltai, ritrovandomi a pochi centimetri dal suo viso. Sorrisi appena e mi morsi leggermente il labbro, posando le mani sui suoi avambracci, «mi piacerebbe restare qui ancora un po'.» risposi, sentendo le guance arrossarsi. Il viso di Justin si illuminò e sorrise, prima di lasciare un bacio fugace sulla mia guancia, a poca distanza dalle labbra. Mi lasciò andare solo per rientrare nella tenda ed uscirne qualche istante dopo essersi infilato una canottiera. Mi sorpassò e si voltò, tendendomi la mano, «facciamo un giro, voglio farti vedere una cosa.» disse, facendo un leggero cenno con il capo verso un punto lontano, forse dall'altro lato del lago.
Aggrottai appena le sopracciglia, ma lo sguardo di Justin mi convinse, così presi la sua mano e Justin non esitò ad intrecciare le sua dita alle mie. Iniziò a camminare e lo seguii senza dire una parola. Non avevo idea di quello che aveva in mente, ma mi fidai ugualmente. Passeggiammo per lo più in silenzio per un quarto d'ora buono e solo dopo aver fatto il giro di buona parte del lago, entrò in un piccolo boschetto, non troppo folto: la luce del sole penetrava tra i rami degli alberi senza troppi problemi. Arrivò nei pressi di un tronco non troppo imponente e vi si sedette, senza lasciare la presa dalla mia mano, costringendomi così a seguirlo. Non mi diede la possibilità di sedermi accanto a lui, ma bensì davanti, lasciandomi nuovamente appoggiare la schiena contro il suo petto. Mi avvolse le braccia intorno alla vita e mi strinse forte per un momento, prima di allentarla. Sorrisi di nuovo e posai entrambe le mani sui suoi avambracci. Mi guardai leggermente intorno, «perché proprio qui?» domandai a bassa voce. Il silenzio intorno a noi era perfetto e non mi andava di rovinare tutto.
Justin si strinse leggermente nelle spalle e sospirò, «non lo so, mio padre mi ci portava sempre.» rispose semplicemente. Feci per ribattere, ma mi precedette e continuò con il discorso, «ricordo che giocavamo a nascondino, mentre mia madre si divertiva a raccogliere i fiori e alla fine finiva sempre col fare strane ghirlande e ci costringeva a sfoggiarle fino al ritorno a casa.» sorrise leggermente a quel ricordo e giurai di sentire tristezza nel suo tono di voce.
Mi morsi il labbro, timorosa della prossima domanda, ma sembrava di buon umore e sperai che non fossi io la causa di un possibile cambio di esso, «perché ne parli come se non ci fossero più?» azzardai. Lo sentii irrigidirsi lievemente, ma fu questione di un attimo prima che si rilassasse di nuovo, «sbaglio o semplicemente vivono lontano da qui?»
Lo sentii scuotere la testa e posò il mento sulla mia spalla, «no, non sbagli. Sono vivi e vegeti, questo sì. È solo che-»
«Vorresti che fossero qui con te.» terminai la sua frase senza nemmeno rendermene conto. Sentii il suo sorriso più che vederlo e annuì.
«Sì, vorrei che fossero qui.» ripeté semplicemente, prima di stringermi leggermente a sé, «però ora ci sei tu e va bene così.» aggiunse quasi in un sussurro. A quelle parole sentii la pelle d'oca farsi strada su di me e voltai leggermente il busto, giusto per incontrare i suoi occhi. Mi stava già fissando e sorrideva appena, ma era più un sorriso malinconico che colmo di qualsiasi altro sentimento. Abbassai lo sguardo sulle sue labbra solo un secondo prima di sentirle sulle mie. Baciai Justin con dolcezza e quello era il primo bacio dato senza secondi fini. Mi allontanai lentamente, volendo assaporare quel momento fino all'ultimo. Il suo naso sfiorò il mio, «sono contenta di essere qui.» sussurrai, sentendo ancora le sue labbra sulle mie. Sorrise e, di nuovo, più che vederlo lo sentii. Mi voltai, tornando ad appoggiare la schiena contro il suo petto e lasciai che la testa si posasse sulla sua spalla, mentre le sue braccia, ancora intorno al mio corpo, mi stringevano come a non volermi lasciare andare nell'immediato futuro.
 
 

Simon

 
Il nostro solito pub, quella sera, sembra addirittura fin troppo tranquillo per essere un venerdì sera. Il tavolo attorno al quale Scott, Killian ed io avevamo preso posto, recava decine di bicchieri di vetro, sette dei quali erano completamente vuoti. Non c’era assolutamente nulla da festeggiare e la quarta sedia – al momento vuota – non faceva altro che riportarci alla mente l’assenza di Justin. Non ero l’unico a credere che si stesse comportando in modo strano per via di quella ragazza, ma avevamo ben altro a cui pensare ed una leggera gomitata da parte di Scott mi costrinse a ritornare alla realtà. Due ragazzi non molto alti, ma ben piazzati, fecero il loro ingresso nel pub e, nell’esatto istante in cui il mio sguardo mise a fuoco i loro volti, sentii i loro occhi puntati su di noi. La luminosità era scarsa in quel locale, ma ciò non m’impedì di riconoscerli. Erano gli amici di Logan.
«Dovremmo andarcene.» mormorò poco dopo e, non appena notai Killian alzarsi – quasi come se le parole di Scott fossero state un ordine – scossi il capo.
«Non se ne parla.» sbattei un pugno sul tavolo, facendo tintinnare i bicchieri tra loro e, lentamente, Killian si risedette. «Non mi risulta che questo sia il loro territorio, né tanto meno del loro amico.» Pronunciando l’ultima parola assottigliai la voce, quasi riluttante nel volerlo nominare.
Con la coda dell’occhio seguii i loro movimenti fino a che non scomparvero dal mio campo visivo, probabilmente avevano preso posto ad un tavolo alle mie spalle.
«Ci stanno guardando.» disse poi Killian, ma non mi voltai per controllare.
«Lascia che guardino e, se poi hanno qualcosa da dire, che parlino.» alzai di proposito il tono di voce, sovrastando forse il vociare degli altri presenti.
Incrociai momentaneamente gli occhi di Scott, i quali ora erano sbarrati. «Credo ti abbiano sentito.» mormorò.
Voltai il capo, quanto bastò per scorgere le loro figure avvicinarsi a noi, e curvai verso l’alto l’angolo sinistro della bocca.
«Credo sia inutile continuare a complottare un modo per sbattere Logan al tappeto, non lo troverete.» disse uno dei due ragazzi, incrociando le braccia al petto ed aspettando che incrociassi il suo sguardo. Tuttavia, non gliene diedi la soddisfazione.
«Beh, prima o poi dovrà farsi vivo,» commentai, facendo strisciare la sedia all’indietro ed alzandomi in piedi. «O è così codardo da non riuscire a mettere più il naso fuori dal suo nascondiglio?»
Vidi le labbra di quel ragazzo dai capelli chiari stringersi in una linea dura e per un attimo ebbi la sensazione che riversasse la sua ira su di me.
«Credo che il codardo sia quel vostro amico che, dopo aver tentato di soffiargli la ragazza, è sparito dalla città. A proposito, dov’è andato?»
Afferrai il mio bicchiere ed ingurgitai l’ultimo sorso di Long Island rimasto, avvertii la testa girare per qualche istante, ma fui abbastanza lucido da ritornare in me.
«Credo sia da qualche parte a scoparsela, quella ragazza. Evidentemente è stato più furbo di qualcun altro.»
Nonostante non avessi mai colto a braccia aperte il modo in cui Alexis traviava, forse involontariamente, Justin, mi ritrovai a cogliere la loro presunta storia come un’arma per colpire al centro del petto quell’idiota.
Infatti bastarono pochi secondi prima che vedessi mutare completamente l’espressione sul suo viso. Ridusse lo sguardo ad una fessura, chiuse entrambe le mani a pugno, così come fece l’amico accanto a lui.
Trattenni a stento una risata e, per quanto avessi voluto prolungare ancora quell’insulsa conversazione, diedi loro le spalle e mossi qualche passo verso l’uscita. Feci cenno a Scott e Killian di seguirmi e mi stupii del fatto che nessuno dei due scagnozzi di Logan avesse quantomeno tentato di fermarmi.
Non appena ci ritrovammo nel parcheggio sul retro, sentii la porta del locale sbattere e non potei evitare di voltarmi. Il ragazzo con la quale avevo appena discusso reggeva in mano un cellulare e, se il mio istinto non m’ingannava, giurai avesse appena terminato di parlare con Logan.
Si avvicinarono a passo deciso verso di noi ed intimai a Scott e Killian di allontanarsi. Tuttavia, ignorarono la mia richiesta ed indietreggiarono soltanto di qualche passo.
«Immagino non siate riusciti a trattenervi dall’impulso di raccontare il piccolo segreto al vostro amico.» dissi, lanciando un’occhiata al cellulare che, prontamente, ripose in tasca.
«Simon, lascia perdere,» m’intimò Scott, afferrandomi per il braccio e strattonandomi verso di sé. «Sei ubriaco e non sei in grado di affrontarli.»Mi divincolai dalla sua presa e gli dedicai un’occhiata fulminea.
«Mi credi davvero un rammollito come Logan?»
Non appena pronunciai quelle parole, ricevetti una spinta, ma non riuscii a capire chi fosse stato l’artefice. Mi voltai ed incrociai lo sguardo del biondo, penetrante quanto la lama di un coltello, ma non volli farmi intimorire, così mi avventai su di lui, spingendolo violentemente. Mi colpì con un pugno, mirando dritto alla mia spalla sinistra e facendomi perdere di poco l’equilibrio. Indietreggiai fino a che Killian non mi sorresse, impedendomi – probabilmente di cadere.
«Dammi retta, Simon, lascia perdere e andiamocene.» ripeté ancora una volta Scott, ma non avevo alcuna intenzione di dargliela vinta.
«No.» sbottai secco e, sebbene sentissi la testa terribilmente leggera, non avevo alcuna intenzione di allontanarmi da quel parcheggio.
Dedicai un’occhiata di fuoco al biondo che avevo di fronte e mi avvicinai a passo lento verso di lui, immaginandomi per un istante di ritrovarmi davanti il viso di Logan. Strinsi entrambi i pugni lungo i fianchi e, facendogli credere che l’avrei colpito sul viso, gli tirai invece un calcio contro la gamba, colpendolo all’altezza del ginocchio e costringendolo a piegarsi per il dolore. Sollevai nuovamente la gamba e con il ginocchio lo colpii in viso, facendolo cadere definitivamente al suolo. Sapevo di non averlo messo al tappeto, ma sembrava fin troppo dolorante per potersi rialzare.
A prendere il suo posto fu l’amico, il quale non attese nemmeno un istante di più prima di colpirmi il viso con un pugno. Risposi all’attacco, colpendolo ripetutamente e ricevendo altrettanti colpi su quasi ogni parte del corpo. Ero talmente focalizzato su di lui da non essermi accorto che il ragazzo dai capelli biondi si era rialzato ed aveva iniziato ad avventarsi su Killian e Scott. Mi voltai per poco verso di loro, riuscendo a malapena a scorgere la figura di Scott mentre si portava il cellulare all’orecchio, dopodiché il colpo che ricevetti alla schiena fu troppo forte. Caddi al suolo, colpendo l’asfalto con le ginocchia ed i palmi delle mani e sentendo il respiro mancare per qualche secondo.
 

Justin

 
Avevo la sensazione che tutto questo non poteva finire. Era bastata una sola notte per chiarire ad entrambi i dubbi che nutrivamo l’uno per l’altra e non potevo chiedere di meglio. Sarei rimasto sulla riva di quel lago, stringendola tra le mie braccia, forse per sempre. Se solo ne fossi stato in grado, avrei fermato il tempo ed avrei gelosamente conservato l’immagine di noi due, unita al ricordo della sera prima, in eterno.
«Sto davvero bene qui con te.» le sussurrai, aumentando la stretta delle mie braccia attorno alla sua vita.
Il vento fresco della sera ci schiaffeggiava leggermente i volti ed alcune ciocche dei suoi capelli mi solleticarono la pelle del collo, ma non mi scostai. Voltò di poco il capo verso di me, incrociando il mio sguardo ed abbozzando un sorriso. «Anche io.» mormorò e sorrisi a mia volta, ma non mi bastava.
La notte appena trascorsa aveva portato una svolta troppo significativa tra di noi ed io non avrei voluto continuare a vivere nell’ombra, nascosto dalla figura di Logan. Perché, nonostante tutto, sapevo che si sarebbe rifatto vivo.
«Spero solo che ora non avrai più ripensamenti su di me.»
«Se ti dicessi di no?» ribatté ironica, mentre io rimasi serio.
Quella sua risposta mi spiazzò, facendo accentuare quel lieve barlume di speranza, avevo intenzione di andare a fondo, di far nascere qualcosa di nuovo tra noi. Avevo la netta sensazione che la sua risposta non sarebbe stata che positiva.
«Ti chiederei se-» ma non avevo fatto i conti con il fato e con ciò che, puntualmente, accadeva ogni qualvolta ero convinto che un momento del genere non potesse essere rovinato. Non ero a terminare la frase perché la suoneria del mio cellulare aveva spezzato fastidiosamente la quiete che ci circondava. Tentai d’ignorarla e di riformulare la domanda, ma la voce di Alexis mi batté sul tempo.
«Non rispondi?»
Avrei preferito che tu rispondessi alla domanda che stavo per farti.
«Probabilmente non è nulla d’importante.»
«E se lo fosse?» m’incalzò, sollevando un sopracciglio e sfuggendo dalla mia stretta, ahimè, ormai allentata. Sospirai ed a malincuore mi allontanai da lei, maledicendo chiunque avesse composto il mio numero proprio in quel momento.
Non appena risposi alla chiamata, la voce di Scott mi perforò un timpano, senza nemmeno lasciarmi il tempo di parlare.
«Justin, dove sei?»
«Fuori città,» risposi seccato.
«Devi venire immediatamente al pub. Simon sta facendo a botte con due amici di Logan e non c’è modo di dividerli!»
Sbarrai gli occhi ed in sottofondo sentii Simon imprecare ripetutamente.
«Ci sarà mai una volta in cui non scoppieranno risse in quella cazzo di città?» sbottai, attirando immediatamente su di me lo sguardo interrogativo di Alexis.
Merda.
«Non ha importanza, sarò lì tra poco.» conclusi e, senza nemmeno aspettare un riscontro da parte di Scott, chiusi la chiamata e riposi il cellulare in tasca.
«Temo che la nostra vacanza sia finita.» mormorai deluso, «ti spiegherò strada facendo.»
 
Una volta smontata la tenda e raccolta ogni singola cosa ci appartenesse, salimmo in macchina ed imboccai la strada del ritorno. Strinsi saldamente entrambe le mani attorno al volante, detestando con tutto me stesso ogni singolo chilometro che percorrevo verso casa. Dopo aver spiegato brevemente ad Alexis ciò che era successo, tra noi calò il silenzio e non seppi se fosse il caso di parlare ancora oppure no.
Di tanto in tanto le lanciavo qualche occhiata, ma la sua attenzione rimaneva rivolta verso il finestrino.
Non appena entrai in città, ed imboccai così la via principale, le dissi: «Ti riaccompagno a casa.»
«No!» ribatté tempestiva, «voglio venire con te.»
Incrociai il suo sguardo e mimai un “d’accordo” con le labbra.
«Quella non è Andie?» domandò Alexis, poco prima che svoltassi all’incrocio. Rallentai quel poco che mi bastò per riconoscerla e la vidi correre a perdifiato davanti a noi.
Suonai ripetutamente il clacson ed urlai il suo nome fino a quando non si voltò. Puntò lo sguardo verso l’alto, borbottando parole sommesse tra sé e sé, e ancora ansimante si avvicinò a noi.
«Stavi andando da Simon?»
Annuì energicamente, continuando a respirare a bocca aperta e a tenersi una mano sul petto. Con un cenno del capo le intimai di salire ed in pochi attimi raggiungemmo il parcheggio del pub.
«Rimanete in macchina.» ordinai ad entrambe e, prima ancora che potessi lasciare l’abitacolo, incrociai lo sguardo dell’ultima persona che avrei voluto vedere.
Logan.
Il suo sguardo di ghiaccio risultava sempre più freddo, eppure giurai di aver scorto nei suoi occhi un lampo di paura.
Scesi dalla macchina e sbattei violentemente la portiera quando notai Simon inginocchiato al suolo, con il volto sporco di sangue ed il respiro pesante.
Incrociai lo sguardo di Scott, ed in seguito quello di Killian, e nemmeno loro avevano un bell’aspetto. Il labbro di Scott era spaccato in due, mentre Killian doveva aver ricevuto diversi colpi ben assestati sul naso e sullo zigomo sinistro.
L’unico rimasto integro da quello scontro era Logan. Per ora.
«Justin, grazie a Dio sei arrivato! Spaccagli il culo a quel coglione!» urlò Simon e dal suo tono di voce non mi fu difficile intendere che fosse ubriaco.
«Spero tanto che tu ti sia goduto al meglio la compagnia di Alexis, perché, purtroppo per te, la pacchia è finita.» disse a denti stretti Logan, facendomi ribollire maggiormente il sangue nelle vene.
«Sei davvero sicuro che voglia ritornare da te? Non mi sembrava troppo dispiaciuta del fatto che te ne fossi andato.»
«Ha le idee confuse.» ribatté, curvando l’angolo della bocca verso l’alto.
Ora che quel ghigno beffardo gli fasciava il volto, placare la mia rabbia fu notevolmente più difficile. Mossi qualche altro passo verso di lui, mantenendo stretti i pugni lungo i fianchi.
«O forse sei tu che vivi di false speranze.» Detto ciò, sferrai un pugno sul suo viso, assicurandomi che le mie nocche colpissero il suo zigomo. Si voltò di scatto, portandosi una mano sul punto colpito e rimanendo inerme per qualche istante.
«Fai poco lo stronzo, Logan, è una battaglia persa.»
Lo colpii nuovamente, ma riuscì ad essere abbastanza abile da contrattaccare e farmi male.
Dal momento in cui Scott, Simon e Killian erano quasi privi di forze, non avrei potuto contare su nessun’altro a parte me.



 



Ci sono anche io :)


Ciao! Siamo Giulia e Federica e-
Sì, non abbiamo scusanti questa volta (nemmeno le volte precedenti, a dir la verità) sono passati infiniti mesi, forse era ancora primavera l'ultima volta che abbiamo aggiornato e, davvero, ci dispiace immensamente tanto di aver lasciato in disparte questa storia. Ma, come ben sapete, ultimamente non siamo troppo puntuali nell'aggiornare nemmeno le storie che dovremmo portare avanti più 'frequentemente'.
Per tanto speriamo che vogliate comunque tornare a leggere questa storia, perché a noi farebbe immensamente piacere ricevere qualche vostro parere in merito.


Ringraziamo le persone che hanno recensito lo scorso capitolo e quelle che continuano a seguire questa storia :)

Un bacione,
Giulia e Federica.

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