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Autore: Justice Gundam    19/10/2014    4 recensioni
Quali pericolose avventure attendono i Digimon Tamers nella loro corsa contro il tempo per svelare i misteri di DigiWorld? Cosa sono i Deva, e chi è il 'Digimon Sovrano' di cui parlano? E perchè i loro piani coinvolgono il piccolo Calumon? Questa volta, molte cose potrebbero andare diversamente da come sappiamo... la mia prima storia di Tamers, che si ricollega (vedrete come...) a quelle di Adventure che sto scrivendo e a quella di Frontier-Savers che scriverò!
Genere: Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Tamers Reload-021

Digimon Tamers Reload

Una fanfiction di Digimon Tamers scritta da: Justice Gundam

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Capitolo 21 - La vigilia del grande viaggio

DigiWorld. O meglio, il Mondo Digitale del Sud, la dimensione su cui spadroneggia il Sovrano Fenice Zhuqiaomon. In quel particolare giorno, la situazione non sembrava essere molto diversa da come era di solito - i Digimon si davano la caccia, oppure facevano del loro meglio per nascondersi a predatori più forti. L'implacabile legge del più forte che governava quel Mondo Digitale alla deriva non cessava mai di essere in vigore. E in quel momento stava prendendo la forma di due giganteschi Cyclonemon che inseguivano un gruppo di terrorizzati Gomamon, facendoli fuggire verso un grande fiume che scorreva nelle vicinanze. I due Cyclonemon erano Digimon dall'aspetto mostruoso, vagamente simile ad un Greymon deforme, con un braccio esageratamente grande e armato di due lunghi artigli rossi simili a falci, uno spesso elmetto marrone con un corno uncinato che spuntava dalla parte superiore, e una spalliera con due punte acuminate sulla spalla destra, oltre che una lunga coda protetta da piastre metalliche. I loro cotpi erano muscolosi, e ricoperti da una dura pellaccia giallastra che sembrava tuttavia fare fatica a tenere racchiuse quelle impressionanti masse muscolari. Inoltre, il muso era allungato e molto più sottile rispetto a quello di un Greymon, e ricordava piuttosto le fauci di un coccodrillo, mentre dei loro occhi uno solo era funziionante, quello sinistro, che brillava di un azzurro che appariva fuori luogo, in una simile mostruosità. L'altro occhio sembrava perennemente chiuso. Erano Digimon che davano l'impressione di forza e brutalità... un'impressione che venne rapidamente confermata da quello che accadde un attimo dopo, quando uno dei due Cyclonemon raggiunse due Gomamon che erano rimasti indietro, allungò un braccio verso le due creaturine terrorizzate, le afferrò e se le infilò in bocca come se fossero state popcorn! Le inghiottì senza neanche masticare ed emise un sonoro sospiro di compiacimento, massaggiandosi lo stomaco!

"Aaaaah! Questo mi ci voleva proprio!" ringhiò il mostruoso Digimon, guardando il suo compagno con aria di presa in giro. "Beh, mi dispiace tanto, amico, ma ho come l'impressione che ormai quei piccoletti siano lontani! Chi primo arriva meglio alloggia, sai com'è... e quindi mi sono servito io!"

"Tsk... potevi mangiartene uno tu e lasciare l'altro a me!" ringhiò l'altro Cyclonemon con acredine. "Non è che abbiamo tutti i giorni l'occasione di pranzare con dei bocconcini tanto deliziosi!"

ANALIZZATORE DIGIMON

Nome: Cyclonemon

Anche chiamato: Cyclomon

Tipo: Drago

Attributo: Virus

Livello: Champion

Attacchi: Hyper Heat, Arm Bomber

Digimon draconici noti per la loro forza, le fiamme che riescono ad emettere dalla bocca, e il loro temperamento violento ed irriflessivo. Spesso sono al servizio di Digimon malvagi più potenti. Sono stupidi e animaleschi, ma eseguono bene gli ordini... soprattutto quando gli ordini si possono riassumere in 'uccideteli tutti'.

"Va bene, vorrà dire che la prossima volta che vedrò qualcosa di gustoso, ti avvertirò... forse! Hahahahahaaaa!" rise sguaiatamente il primo Cyclonemon. Con aria spavalda, il mostruoso Digimon drago si voltò verso le sponde del fiume dove si erano rifugiati i Gomamon... e un rumore di motori attirò la sua attenzione assieme ad un polverone che si levò dall'altra sponda del fiume. Incuriosito, il Cyclonemon si avvicinò all'acqua e concentrò il suo unico occhio sulla nube di polvere che avanzava a velocità sostenuta... e in mezzo ad essa, apparve una figura che il mostruoso predatore non aveva mai visto prima: in sella ad una futuristica moto nera dalle ruote gigantesche e dal parabrezza sfumato di rosso, un autentico predatore della strada, stava un Digimon dall'aspetto umanoide, alto almeno un paio di metri, e vestito interamente di cuoio nero, tranne il suo elmetto dai bordo frastagliati che spiccava per il suo colore blu-violetto... e un fazzoletto rosso come il sangue legato attorno al bicipite destro. Indossava una giacca nera dal colletto di pelliccia bianca, sopra un corpetto nero di cuoio, talmente attillato che era possibile vedere i muscoli possenti sotto di esso, un paio di pantaloni di cuoio anch'essi neri. I suoi guanti erano fatti di un metallo grigio piombo lucido e splendente, terminanti in lunghi artigli affilati come coltelli, mentre i suoi stivali erano armati di terrificanti borchie d'acciaio e spuntoni ricurvi sulle punte, e una pistola grande come un fucile era appesa ad una fondina sulla gamba sinistra, mentre una lunga coda ricoperta di piastre metalliche ondeggiava dietro di lui. Il suo elmetto copriva quasi tutto il volto, mostrando soltanto la parte inferiore del suo viso dall'espressione truce. Il misterioso Digimon centauro aveva tre occhi dalle pupille rosse, uno dei quali era posto sulla fronte, che spuntavano da alcune fessure apposite sull'elmetto della creatura.

Il Cyclonemon più vicino al fiume ghignò sinistramente, esaltato all'idea di uno spuntino extra... e dopo aver preso lo slancio, ignorando completamente i richiami del suo compagno, saltò verso la sponda opposta e atterrò pesantemente sulla strada del Digimon motociclista, ergendosi poi in tutta la sua ragguardevole statura. "Hahahahaa! Fermo tu, straniero! Dove credi di andare? Sei entrato nel mio territorio, e adesso devi pagare il prezzo!"

Il Digimon motociclista si fermò, frenando senza alcuna difficoltà e scendendo con tutta tranquillità dal suo veicolo. Il Cyclonemon che lo aveva fermato notò che, in effetti, lo straniero sembrava più formidabile e più imponente, ora che era sceso dalla sua moto. Per qualche secondo, il misterioso Digimon nero continuò a fissare con fare sprezzante il Cyclonemon che lo aveva fermato... come se la cosa non lo riguardasse minimamente!

"Il tuo territorio, tu dici?" disse il Digimon motociclista, con un leggero ghigno dipinto sul volto. "La cosa non mi riguarda minimamente, se devo essere sincero. Ma avevo giusto voglia di uno spuntino, e anche se tu non mi sembri un granchè, andrai bene lo stesso."

Il Cyclonemon sbattè con aria confusa il suo occhio, come se non avesse capito quello che il suo interlocutore aveva detto... poi gettò indietro la testa e scoppiò in una risata sguaiata che riecheggiò per tutto il canyon per diversi secondi, come se avesse sentito la barzelletta più divertente della sua vita! "HAHAHAHAHAAAAA! Ma sentitelo! Mai ascoltato nulla di più ridicolo in vita mia! Hahahahahaaaa! Non so chi sei, bellimbusto, e non ho mai visto prima un Digimon come te, ma qualcosa mi dice che i tuoi dati saranno deliziosi, e non vedo l'ora di assaggiarli!"

"Ma guarda che combinazione. Stavo per dire la stessa cosa." rispose il Digimon vestito di cuoio nero, mettendosi in una comoda posiziione di guardia. Anche soltanto a guardarlo così, era ovvio che non stava prendendo molto sul serio il combattimento che stava per iniziare. "Se sei talmente pazzo da voler sfidare il sottoscritto Beelzemon... l'unica cosa che ti posso dire è... preparati ad abbracciare la morte!"

ANALIZZATORE DIGIMON

Nome: Beelzemon

Anche chiamato: Beelzebumon

Tipo: Signore dei Demoni

Attributo: Virus

Livello: Mega

Attacchi: Darkness Claw, Double Impact

Uno dei Sette Grandi Signori dei Demoni, è il Digimon collegato a Venere, che rappresenta la Gola. Pur avendo un potere più che sufficiente a comandare sopra interi eserciti di Digimon oscuri, preferisce condurre un'esistenza solitaria, andando a caccia di avversari degni di lui, e uccidendoli per assorbire i loro dati e diventare più forte. Per quanto possa essere crudele e spietato, è anche estremamente orgoglioso, e non ama perdere tempo con avversari troppo deboli per costituire una sfida.

"Tsk..." grugnì Cyclonemon, che ancora non si era reso bene conto con chi aveva a che fare. L'avversario che aveva davanti era molto più forte di quanto lui pensasse... "Come parli bene, moscerino, peccato che io non sia il tipo che si fa impressionare da qualche frase fatta." affermò. "Ora sei mio! E anche i tuoi dati! Hah!"

Con un ringhio feroce, il Digimon più grande fece scattare il suo braccio più grande verso Beelzemon, che restò ad attenderlo... e, senza neanche degnarsi di evitarlo, estese un braccio in avanti e bloccò il colpo con la stessa facilità che avrebbe avuto ad evitare i colpi di un bambino. Cyclonemon spalancò l'occhio buono, e la sua espressione si tramutò in una di rabbia ed incredulità quando Beelzemon, ancora senza alcuno sforzo apparente, lo spinse indietro, e gli fece perdere l'equilibrio, facendolo cadere all'indietro! Il mostruoso Digimon ringhiò e cominciò ad agitare le braccia in aria nel tentativo di mantenere l'equilibrio... tentativo che andò a vuoto nel momento in cui Beelzemon, spingendo solo un pochino più forte, lo mandò a terra di schiena! Cyclonemon si inclinò e cominciò a cadere... ma prima ancora che potesse accorgersi di quello che stava succedendo, Beelzemon scattò in avanti e si piazzò nel punto dove Cyclonemon stava per cadere, tenendo una delle sue braccia artigliate alzata verso il cielo! Una frazione di secondo dopo, Cyclonemon cadde, venendo inflizato dagli artigli sollevati di Beelzemon, che penetrarono la sua robusta corazza come lame roventi che penetrano nel burro! La creatura mostruosa emise un verso strozzato... e un attimo dopo, il suo corpo si disintegrò in tante stringhe di dati che fluttuarono per un attimo attorno a Beelzemon.

Il Demone della Gola, con un ghigno compiaciuto, inalò i dati rimasti di Cyclonemon, divorandoli letteralmente. Fece una smorfia storcendo il naso... e un attimo dopo si diresse nuovamente verso la sua motocicletta, montando di nuovo in sella. "Bah. Come immaginavo. I dati di quello scarto erano davvero disgustosi. Non dovrei perdere tempo con simili nullità..."

Prima di avviare la sua moto, Beelzemon guardò il proprio braccio e flettè la mano, ricoperta di ferro e dotata di terrificanti artigli ricurvi. La vista lo fece sogghignare ancora più sinistramente, e una luce di bramosia scintillò per un istante nei suoi tre occhi. "Però... devo ammettere che questa sensazione è inebriante! Questa forza... questo potere... sono esattamente ciò che volevo! Mai più... mai più sarò lo schiavo di qualche umano! Adesso sono io... e solo io... il padrone di me stesso!" esclamò con crescente fervore, ammirando orgoglioso le sue letali armi naturali. Distraendosi per un attimo, Beelzemon guardò dall'altra parte del fiume che stava costeggiando, e vide che un altro Cyclonemon aveva assistito alla scena... e dopo aver realizzato che si trattava di un avversario al di fuori della sua portata, si era rapidamente voltato e si era dato ad una fuga precipitosa, muovendosi a quattro mani come un gorilla gigantesco! Ghignando, Beelzemon sfoderò la sua pistola e puntò verso la schiena del Cyclonemon che si stava allontanando rapidamente... poi, sembrò ripensarci e sollevò l'arma senza premere il grilletto. "Bah. Non mi scomoderò certo per queste misere creature. Ambisco ad assorbire i dati di Digimon molto più forti... hehehee... chissà... se quegli sciocchi Tamers e i loro animaletti addomesticati dovessero passare da queste parti... sarebbe un'occasione unica per eliminarli e assorbire i loro dati! Ma per il momento... mi accontenterò di andare in giro per il Mondo Digitale in cerca di qualche avversario degno di me!"

Dopo aver dato gas alla sua motocicletta, Beelzemon impennò e si diresse a tutta velocità verso l'orizzonte, bramoso di mettere alla prova i suoi nuovi poteri, e mostrare ancora una volta, a tutto il Mondo Digitale, chi fosse il più forte!

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"Sei sicuro di volerlo fare, Takatomon? Mi dicevi sempre che i tuoi genitori avrebbero preso paura se mi avessero visto..." disse Guilmon, camminando a fianco del suo Tamer mentre assieme si incamminavano verso la panetteria della famiglia Matsuda. Dopo una giornata che definire caotica sarebbe stato ancora poco, Tokyo stava già recuperando una parvenza di normalità, dato che le attività quotidiane erano riprese non appena era stato possibile, e i lavori per riparare i danni provocati dalla furia distruttiva di Vikaralamon erano iniziati senza indugio. Tuttavia, mentre i due amici e compagni di avventura si dirigevano verso casa, sentivano un'atmosfera di tensione ed attesa... sembrava quasi che la città si aspettasse, da un minuto all'altro, che un'altra di quelle mostruose creature apparisse dal nulla e si mettesse a distruggere ciò che era rimasto in piedi nell'attacco iniziale. Anche se ormai il peggio dell'attacco di Vikaralamon era passato, tutto quello che era successo in quei giorni aveva gettato Tokyo in un'atmosfera di dubbio, paura ed incertezza.

Takato sorrise malinconicamente, accarezzando Guilmon sulla testa mentre i due si intrufolavano in un vicoletto vicino, cercando per quanto possibile di evitare le strade più affollate. "Lo so, Guilmon, ho detto questo, una volta... ma a questo punto, cercare di nasconderti sarebbe inutile. Ormai, tutto il Giappone saprà di cosa è successo qui a Tokyo... non riuscirei a tenere segreta la tua esistenza neanche volendo."

"Mi dispiace che tu ti sia messo nei guai, Takatomon..." mormorò Guilmon. "Guilmon voleva soltanto poter giocare con te, e fare delle passeggiate assieme e mangiare tanto pane..."

"Non è colpa tua, amico mio. Anch'io no volevo saperne di queste battaglie... e anch'io credevo che sarebbe stato un gioco divertente. Ma... ormai ci siamo dentro. Ci siamo stati fin dall'inizio, in effetti." rispose il giovanissimo Tamer. "Almeno, possiamo sperare che dopo questa batosta, quel tipo di Hypnos non cerchi più di togiere di mezzo te e il resto dei nostri compagni Digimon. Adesso però dobbiamo pensare a come dare questa notizia alla mamma e al papà... non credo proprio che saranno molto entusiasti di vedermi partire per un luogo così pericoloso..."

"Credo che lo stesso valga anche per gli altri, vero, Takatomon?" chiese allegramente il dinosauro scarlatto. "Magari il papà di Jen sa già tutto, e Ryou non ha questi problemi, ma... Ruki, Juri e Hirokazu non hanno la stessa fortuna. Quindi... almeno pensa che non sei l'unico a dover risolvere questo problema!"

"Heheheee... certo, farò in modo di ricordarmene! Magari mi darà una mano a pensare che la situazione non sia poi così brutta!" affermò Takato con una breve, nervosa risata. Svoltando un angolo, i due amici si ritrovarono nella stessa stradina nella quale si trovava il negozio di panettiere dei signori Matsuda... e non si sorpresero per niente quando videro che i coniugi Matsuda erano in piedi accanto all'ingresso del negozio, impegnati a rispondere alle domande di un gruppo di poliziotti, le cui auto erano parcheggiate lì vicino. Sicuramente, le autorità erano già risalite da sole alle identità dei Digimon Tamers, e in quel momento, molto probabilmente, c'erano già diverse pattuglie in giro per il quartiere, in cerca di informazioni e di chiarimenti. Dopo aver esitato per un attimo, Takato e Guilmon si guardarono negli occhi, annuirono e si incamminarono verso la porta di casa, attirando immediatamente l'attenzione di tutti con un saluto un po' stentato.

"Ehm... buonasera, papà e mamma di Takatomon..." disse il Digimon scarlatto, abbassando un po' le orecchie in segno di nervosismo. Immediatamente, vari poliziotti si voltarono verso di lui, con intenzioni che non sembravano esattamente amichevoli... ma prima che Guilmon potesse spaventarsi e retrocedere, Takato gli fu al fianco, alzando una mano verso i tutori dell'ordine.

"A... Aspettate, signori, Guilmon non è come gli altri Digimon che sono apparsi nel Mondo Reale!" esclamò. "Guilmon è buono... è il mio migliore amico e non farebbe del male a nessuno! Anzi, ci ha aiutato a respingere i Digimon che volevano attaccarci!"

"T-Takato?" esclam la signora Matsuda, dalla cui espressione traspariva tutta . "Takato, in nome del cielo, stai bene? E... e questa strana creaturina che è con te?"

"Questo... questo è uno di quei Digimon di cui si è parlato alla televisione?" esclamò il signor Matsuda, avvicinandosi con qualche tentennamento alla misteriosa creatura che sembrava una sorta di bizzarro, e stranamente grazioso, incrocio tra un drago e un dinosauro, con un simbolo di contaminazione radioattiva disegnato sul petto. Guilmon si voltò verso l'uomo e salutò con la zampetta artigliata, prima che uno dei poliziotti gli si avvicinasse per prenderlo in custodia.

"Ragazzino... mi rendo conto che pensi che tutto questo sia una specie di videogioco, e credimi... anch'io, alla tua età avevo una fantasia molto fervida. Ma... anche se tu mi dici che il tuo Digimon è inoffensivo, questo non toglie il fatto che è comunque un essere sconosciuto e potenzialmente molto pericoloso! Potrebbe perdere il controllo da un momento all'altro!"

"Chi, io? Io non farei mai del male a Takatomon!" esclamò Guilmon, sembrando quasi offeso dall'insinuazione. Tuttavia, ci voleva ben altro che la parola di un bambino per far desistere degli agenti che dovevano pur sempre fare il loro dovere, e il poliziotto che aveva parlato prima si avvixinò ancora un po' a Guilmon per cercare di catturarlo e portarlo via... e il Digimon simile ad un dinosauro si mise sulla difensiva, cercando di non fare del male all'umano che cercava di catturarlo, ma al tempo stesso deciso a non farsi mettere le mani addosso.

"Per favore, cercate di non renderci le cose più difficili di quanto non siano già..." affermò un altro dei poliziotti, muovendosi verso Guilmon e Takato che cercava di proteggere il suo Digimon. "Ascoltate, quella creatura è un essere potenzialmente pericoloso che va tenuto sotto osservazione, e studiato per fare sì di sapere di più sui Digimon per quando si ripresenteranno..."

"Non avete già catturato e studiato abbastanza Digimon per saperlo?" esclamò Takato, con improvvisa indignazione. "Quelli di Hypnos hanno già fatto abbastanza, non credete? E non permetterò che a Guilmon succeda la stessa cosa!"

"Non... ho la minima idea di cosa stia parlando Takato..." mormorò il signor Matsuda, constatando con suo grande rammarico che, mentre lui credeva che il suo ragazzo stesse continuando la sua vita di tutti i giorni, in realtà, anche grazie a quella strana creatura rettiliforme che era con lui, era entrato in un mondo da cui lui e sua moglie sarebbero stati sempre esclusi. "Però... sembra che lui e quello strano piccolo dinosauro si fidino l'uno dell'altro senza alcun sospetto... e non credo che sarei in grado di schierarmi contro di lui in un caso come questo. Ma dall'altra parte, capisco anche il punto di vista di quei poliziotti... accidenti, adesso non so che pesci pigliare!"

"Signor agente, le dico che non c'è bisogno che lei prenda in custodia il mio amico Guilmon!" esclamò Takato, piazzatosi di fronte al suo Digimon a braccia aperte, in modo da fare da barriera umana. "Lui è un Digimon buono, non è come quei Deva che stanno facendo a pezzi la nostra città! E noi siamo gli unici che possono andare nel Mondo Digitale per salvare il nostro amico Calumon prima che i Deva lo usino per farci del male!"

"Ah, si chiamano Deva, quei bestioni più grandi?" chiese il poliziotto, senza sembrare troppo interessato alle spiegazioni. "Beh, in ogni caso... mi dispiace, ragazzo, ma ho i miei ordini, e non posso disobbedire!"

Un altro dei poliziotti arrivò in tutta fretta, tenendo un telefono cellulare in una mano... e la situazione prese una svolta che nessuno si era aspettato! "Un momento, un momento! Sembra... che ci siano dei contrordini!" esclamò il poliziotto che aveva parlato per primo. "Hanno... hanno appena contattato i nostri capi dal quartier generale di Hypnos, e... sembra che adesso non ci sia più il bisogno di catturare i Digimon di quei ragazzi!"

"Cosa? Ma che diamine... cosa salta in mente ai nostri superiori, in un momento come questo?" esclamò con evidente stizza l'agente che stava parlando con Takato. Anche il giovanisssimo Tamer, i suoi genitori e Guilmon non sembravano essersi aspettati quella notizia... e restarono per un attimo come congelati mentre il poliziotto con il cellulare cominciava a spiegare al suo collega quello che era successo.

"Beh... non lo so neanch'io, ma... a questo punto, direi che non c'è più da stupirsi di niente!" rispose il suo collega. "Sembra... che quelli di Hypnos vogliano fare qualcosa con questi ragazzi e con i loro Digimon... non so esattamente cosa, lo sai che a noi sottoposti non viene mai detto un granchè... ma non possiamo certo permetterci di mettere in discussione le decisioni dei superiori, e tu lo sai bene, Takeshi."

Takeshi sospirò, vinto dall'evidenza. "Questo lo so... ma non mi impedisce di disapprovare." affermò. "Bah, inutile recriminare.. E va bene, ragazzino, per ora tu e il tuo piccolo dinosauro potete starvene tranquilli. Saranno quelli di Hypnos a ricontattarti. Noi... immagino che adesso andremo a controllare la situazione altrove."

"Hey!" protestò Guilmon con un'espressione di buffa sorpresa! "Io non sono un dinosauro! Io sono Guilmon, e sono un Digimon!"

"Forza, Takeshi, ancora questo isolato, e poi ci danno il cambio." disse il suo collega, ignorando l'esclamazione di Guilmon. "Anche se immagino che a questo punto, tutto sta nel controllare qualche ultimo focolaio di panico, e poi la giornata si conclude."

"Diamine, alla faccia della giornata... Arrivederci, signori Matsuda. Scusate il disturbo, e grazie infinite per la vostra collaborazione." affermò Takeshi, inclinandosi un po' il cappello sulla testa prima di riunirsi al resto della squadra che lo attendeva poco lontano. Con calma e in ordine, gli agenti salirono nuovamente in macchina e se ne andarono rapidamente, lasciando la famiglia Matsuda e Guilmon sul marciapiede, ad osservarli con fare esausto.

"Hypnos...? Quelli di Hypnos vorrebbero fare qualcosa con noi? E che diamine potrebbero mai..." disse tra sè Takato. Certo, non poteva fidarsi di quello che proponevano quelli di Hypnos, considerato anche ciò che era successo in passato... ma era troppo stanco per pensarci su. Tutto quello che voleva fare, in quel momento, era andare a letto e dormirci su... ma ora che si voltava verso i suoi genitori, si rese conto che ci sarebbe stato da aspettare un bel po' anche per quello, visto che i signori Matsuda davano tutta l'impressione di volere delle risposte alla svelta!

"Okay, signorino... adesso credo proprio che tu debba delle spiegazioni ai tuoi genitori!" affermò la signora Matsuda, raggiungendo i sorpresi Takato e Guilmon. "Cosa significano quegli strani mostri che sono apparsi in tutta la città? Cosa sono i... Digimon? E... questo draghetto rosso che tu hai chiamato Guilmon è uno di loro?"

"Ah... ehm... buonasera, mamma di Takatomon..." mormorò imbarazzato il simpatico Digimon, non sapendo bene come comportarsi davanti all'esame che la signora Matsuda sembrava volergli fare con gli occhi. "Ehm... sì, posso capire che per voi esseri umani sia un po' difficile da comprendere, ma... ecco... io sono un Digimon! E sono un grande amico di Takatomon!"

"Lui è... il mio migliore amico, mamma... papà..." continuò Takato con evidente emozione.

Il signor Matsuda continuò a guardare Guilmon stupito, e con un po' di esitazione, forse temendo che il piccolo dinosauro potesse rivoltarglisi contro e morderlo all'improvviso. "Ma... ma da dove vengono questi strani animali? E... e soprattutto, anche i tuoi amici ne hanno uno, Takato?"

"Stai tranquillo, papà, come ho detto, Guilmon non farebbe del male a nessuno!" affermò Takato, riuscendo finalmente a fare un sorriso. "Vedi... è cominciato tutto qualche settimana fa... io... stavo disegnando un nuovo Digimon... sapete com'è, io ho la passione per il cartone animato che davano l'anno scorso... e di punto in bianco, prima ancora che io capissi cosa stava succedendo... ho incontrato Guilmon, esattamente come me lo ero immaginato!"

"Ma... ma... ma come è possibile una cosa del genere?" esclamò la signora Matsuda, finalmente azzardandosi a toccare la punta del naso al simpatico Digimon rosso. "Da dove vengono questi strani esseri? E... e quei mostri che hanno attaccato Tokyo di recente, sono anche quelli Digimon?"

"Sì, mamma... è una faccenda un po' complicata..." rispose Takato. "Ma... forse è il caso che torniamo in casa per parlarne. Sapete com'è, non è il caso che magari qualcuno ci senta e si faccia venire strane idee..."

"E va bene. Però raccontaci tutto per filo e per segno, Takato... vorremmo sapere esattamente che cosa abbiamo davanti, e cosa sta succedendo." affermò il signor Matsuda. "E anche tu... Guilmon, giusto? Dai una mano a Takato raccontandoci anche quello che sai tu, va bene?"

Il piccolo Digimon rosso annuì lentamente. "Certo, papà di Takatomon, lo farò con piacere!" affermò vivacemente. "Ma... ehm... prima, non è che potrei avere un po' di pane? Tutte quelle battaglie mi hanno fatto venire una fame da lupo..."

Takato ridacchiò gentilmente. "Non ti preoccupare, amico mio... sono sicuro che mamma e papà avranno un bel po' di pagnotte avanate per calmare la tua fame!" affermò. La signora Matsuda sorrise nervsamente, pensando a quanto in più avrebbe dovuto lavorare per sfamare Guilmon, che dava tutta l'impressione di essere un divoratore entusiasta!

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Nello stesso tempo, nell'appartamento in cui viveva la famiglia Li...

"Ecco, adesso sapete tutto." disse Janyuu al resto della sua famiglia... compresa la piccola Shuichon... mentre sedevano nel soggiorno della loro casa, ancora piuttosto scombussolati per quanto era successo in quella giornata caotica. Era davvero una rivelazione inaspettata... del resto, quando mai si scopre che il proprio padre o marito era stato parte di un importante progetto di intelligenza artificiale che aveva dato dei risultati del tutto inaspettati?

Ma ovviamente, per la piccola Shuichon, la questione importante era una e una soltanto... "Woooow! E quindi... Terriermon non è mai stato una bambola di peluche, vero?" esclamò, continuando a guardare il Digimon dalle lunghe orecchie con curiosità sempre maggiore, ora tastandogli le lunghe orecchie, ora tenendolo in braccio... il tutto sotto lo sguardo paziente di Jenrya, che cercava di raccomandare il suo Digimon di avere pazienza ancora un po'...

"No, mia cara! Il sottoscritto è un Digimon d.o.c., garantito al duecento per cento, e se vuoi ho anche il bollino blu e l'attestato di qualità!" esclamò il Digimon simile ad un cagnolino, con quel suo tono sarcastico e un po' fuori dalle righe che lo contraddistingueva. "Il mio nome è Terriermon, e io e Jenrya ci siamo incontrati mentre lui stava giocando ad un gioco sul suo pc! Niente di straordinario, questa è la nostra storia!"

"Aspetta... fatemi capire un momento... quindi, questi... Digimon sono creature che vivono in un mondo parallelo chiamato DigiWorld? E che i computer, in pratica, sono un canale che ci permette di vedere una piccola parte di questo mondo?" esclamò Jaarin, la secondogenita della famiglia Li. "Woooow, questa sì che è una figata! E io che pensavo che cose del genere accadessero solo nei film o nei cartoni animati!"

"Hehehee... lo immagino, non capita tutti i giorni di incontrare un Digimon in gamba come il qui presente!" affermò Terriermon, drizzando le orecchie ed indicando sè stesso con un gesto del braccio. "E devo ammettere che giocare alla bambola con Shuichon-chan non è stato neanche tanto male... anche se sinceramente, potevo fare a meno di quei vestitini fru-fru!"

"Awww... ma la principessa era così bella con quei vestiti!" mormorò Shuichon un po' delusa. Terriermon rabbrividì leggermente al pensiero di quegli indumenti assurdi, e pensò tra sè che la piccolina di casa Li doveva avere un certo gusto per l'orrido...

"Momentai, Terriermon... momentai..." mormorò, con una comica espressione di imbarazzo sul volto...

Il momento di leggerezza giunse al termine quando Janyuu, volendo richiamare l'attenzione sul problema più urgente, quello per cui aveva riunito tutti lì per discutere. "Scusate... posso capire che una storia come questa possa essere molto affascinante, ma... credo di dovervi dare delle spiegazioni un po' più precise. Prima di tutto, cosa sono esattamente questi... Digimon, abbreviazione di Digital Monsters. Sono creature il cui è composto interamente da dati informatici, che vivono in un mondo sconosciuto che noi, per brevità, abbiamo chiamato DigiWorld. Forse, se avete visto i cartoni animati di Digimon che andavano in onda un po' di tempo fa, avrete qualche ricordo."

"Certo che me li ricordo!" rispose prontamente Jaarin. "Quelle due serie di anime in cui Taichi, Daisuke e i loro compagni si ritrovavano in un altro mondo e facevano amicizia con quei buffi animaletti! Erano molto belle, anche se la seconda serie mi è sembrata calare un po' di tono verso la fine. Qui, in pratica è successo il contrario: i Digimon sono venuti da noi."

"Esatto, Jaarin." rispose Jenrya alla sorella maggiore. "Ma sfortunatamente, noi non siamo fortunati come i Digiprescelti della serie televisiva. I Digimon che stanno emergendo nel nostro mondo sono per la maggior creature pericolose, che odiano e temono gli esseri umani, e che anche nel loro mondo passano la maggior parte del loro tempo a darsi la caccia a vicenda, o ad evitare di cadere preda di altri Digimon più forti di loro."

"E' stata una conseguenza della loro programmazione." disse Janyuu, rimpiangendo privatamente quell'idea che gli era venuta. "I Digimon provenienti da questo particolare Mondo Digitale hanno bisogno di assorbire dati per diventare più forti ed evolvere. Quando riescono a sopraffare un altro Digimon in combattimento, ne assorbono i dati. E' così che vanno le cose in quel Mondo Digitale, e anche il nostro mondo ne sta facendo le spese."

La famiglia Li stava ascoltando, con un crescente misto di paura e stupore, le spiegazioni date da Jenrya e da suo padre... e dopo qualche secondo di silenzio, in cui stavano probabilmente cercando di mettere ordine in quello che avevano sentito, il figlio maggiore, il diciassettenne Rinchei, prese la parola, alzando educatamente una mano. "Ma... cosa stanno cercando i Digimon, nel nostro mondo? Non credo che si prenderebbero il disturbo di venire fin qui, in un mondo a loro alieno ed ostile, se non avessero un motivo molto importante."

"E hai centrato il punto, ragazzo mio." affermò Terriermon, annuendo astutamente mentre teneva braccia ed orecchie conserte! "Ebbene sì... quei guastafeste che si stanno presentando nel nostro mondo hanno un buon motivo per farlo. Loro cercano... o meglio, cercavano... un Digimon chiamato Calumon, che vogliono usare perchè lui permetterà loro di digievolvere ancora e diventare più forti! E vogliono fare questo perchè c'è una minaccia misteriosa che li spinge a prendere questa decisione... e non possiamo escludere che, una volta sconfitta questa, non decideranno di tornare nel Mondo Reale per finire quello che hanno iniziato."

"Quindi,, l'unica possibilità... è andare noi stessi nel Mondo Digitale, ritrovare Calumon, aiutare i Digimon a sconfiggere la minaccia con cui stanno avendo a che fare, e tornare indietro." affermò Jenrya. "E questo significa... andare noi stessi! Io e i miei compagni, assieme ai nostri Digimon..."

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Mentre tornava nella sua casa in stile tradizionale, Ruki Makino provava una sensazione di sollievo che raramente le capitava di provare, ogni volta che tornava da una caccia di Digimon. Di solito, non vedeva molto di buon occhio il momento di tornare a casa, e di ascoltare le ramanzine di sua madre sul fatto che doveva imparare ad essere più femminile, che non doveva stare fuori fino a tardi... e tutta questa serie di cose! Tuttavia, vedere che casa sua non era stata danneggiata, e sapere che la sua mamma e la sua nonna erano indenni era per la giovane Tamer un sollievo innegabile. Il fatto che Renamon fosse al suo fianco, stoica e all'erta come sempre, era un ulteriore motivo di sollievo...

"Renamon, questa volta ti chiedo di restare con me." disse la rossa Tamer alla sua compagna digitale. "Mia mamma e mia nonna hanno il diritto di sapere quello che è successo."

"Certamente, Ruki." rispose la volpe ninja, annuendo rispettosamente. "Starò con te e ti aiuterò a spiegare loro cosa è successo."

"Grazie, Renamon." disse la ragazzina, prendendo un respiro profondo mentre apriva il portone di casa e muoveva un passo nel salotto. Immediatamente, sentì un suono di passi che si avvicinavano... e dopo pochi secondi, ecco apparire Rumiko e Saeko, comprensibilmente in ansia per quello che era successo. Rumiko, in particolare, decise che non era il caso di perdere tempo in tanti preamboli e andò ad abbracciare sua figlia, prima che quest'ultima avesse il tempo di iniziare il discorso che si era già organizzata!

"Ruki-chan!" esclamò Rumiko, stringendo la ragazzina come se avesse paura che sparisse da un momento all'altro. "Ruki-chan, ma che è successo? Cosa sei andata a fare, in tutto questo tempo? Ti rendi conto di cosa hai rischiato? Sei... sei andata ad affrontare mostri come quello che è saltato fuori a Shinjuku, e noi non ne sapevamo niente? Ma... cosa ti è saltato in mente? Hai idea di come ci saremmo sentite io e la nonna se ti fosse accaduto qualcosa?"

"M-mamma..." disse Ruki, con un inusuale accento esitante. Decidendo che per una volta poteva anche lasciarsi andare al sentimentalismo, ricambiò l'abbraccio, scusandosi per il suo comportamento. "Mi dispiace. Era una cosa che non volevo far sapere a nessuno. Non volevo che tu e la nonna ne rimaneste coinvolte, e comunque... c'era pur sempre Renamon a darmi una mano."

"Renamon?" chiese Saeko, avvicinandosi con discrezione. La volpe ninja, che fino a quel momento era rimasta fuori, in rispetto della privacy della sua Tamer e della sua famiglia, si fece avanti, restando sempre poco fuori dalla soglia di casa, e si inchinò, mettendosi su un ginocchio. "Ah, capisco. Lei è la Digimon che combatteva al tuo fianco oggi, lì a Shinjuku."

"E' per me un onore e un piacere conoscervi, signora Seiko Makino... signora Rumiko Makino..." disse Renamon con la sua voce profonda ed elegante. "Io sono Renamon, la partner di Ruki. Mi sono incaricata di proteggerla ed aiutarla, e continuerò a farlo finchè avrò vita."

Rumiko aveva allentato un pochino il suo abbraccio su Ruki, e stava guardando con evidente stupore la Digimon inchinata fuori dalla sua casa. Certo, aveva già visto i Digimon nelle immagini trasmesse dai telegiornali e dai bollettini dell'ultim'ora... ma vederne una dal vivo, a così breve distanza, era qualcosa di completamente diverso. C'era qualcosa in quella creatura che faceva subito capire che non si trattava di un essere di questo mondo: una bellezza ed un'eleganza quasi ultratterrene, che parlavano di una grande forza e di una forza di volontà incrollabile.

"Renamon?" chiese Rumiko, avvicinandosi timidamente alla volpe ninja e allungando una mano verso di lei. Esitò per un attimo, temendo la reazione di Renamon... ma quando Ruki le fece cenno che andava tutto bene, e che poteva lasciare che sua mamma la toccasse, Renamon annuì e restò al suo posto mentre Rumiko la accarezzava sulla testa. "Io... io non sono che dire, Renamon. Ti sono immensamente grata per aver protetto la mia piccola Ruki-chan... ma da dove venite, voi Digimon? Non avevo mai sentito parlare di voi, e non credevo che esistessero creature come voi! Da dove... da dove siete venuti? E perchè siete venuti fin qui?"

"Questo glielo spiegheremo con calma, io e Ruki." rispose Renamon con assoluta calma. "Mi basti dire che in questo momento, il vostro mondo, quello di voi umani intendo dire, è nelle mire di Digimon molto pericolosi e potenti, che vedono voi uomini come un pericolo per loro e covano vecchi rancori contro di voi. Il loro mondo rischia il collasso, a causa di un'incuria da parte di coloro che hanno dato inizio ad un ambizioso progetto di intelligenza artificiale."

"Cosa? Di... di cosa stai parlando, Renamon?" chiese Rumiko, poco avvezza a simili discorsi tecnici. "Cosa sta succedendo nel mondo dei Digimon? Perchè hanno dovuto per forza venire qui e distruggere mezza Shinjuku? Ruki-chan, Renamon... mi spiegate una volta per tutte cosa sta succedendo qui?"

"Rumiko, cara, aspetta un attimo. Non mettere fretta a Ruki-chan e a Renamon." disse Saeko, mettendo una mano sulla spalla della figlia, e convincendola a sedersi su una sedia vicina. Rumiko fece come le era stato consigliato, e prese un bel respiro per calmarsi, riconoscendo che in effetti si era lasciata prendere un po' troppo la mano dalla paura che aveva provato. "Ecco, adesso va meglio. Prendiamola con calma, e lasciamo che Ruki-chan e Renamon ci spieghino com'è andata, e perchè sta succedendo tutto questo. Poi vedremo il da farsi."

"Grazie, nonna." replicò Ruki, per poi prendere un bel respiro e cercare di organizzarsi il discorso. Non era certo una situazione tanto semplice da spiegare... "Allora... credo di dover iniziare da dove tutto è iniziato... e cioè, da quando il papà di un mio compagno Tamer era all'università con un gruppo di suoi amici..."

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Juri Katou entrò in casa con circospezione, facendo cenno ad Elecmon di restare indietro e di non farsi sentire troppo... e il piccolo Digimon elettrico sbattè gli occhi, un po' meravigliato dalla richiesta della sua Tamer.

"Che succede, Juri?" chiese Elecmon, obbedendo comunque alla richiesta della ragazzina e tenendosi un po' distante. "C'è... qualche problema? Come mai non posso entrare in casa?"

"Mio papà... non sarebbe molto d'accordo." spiegò la ragazzina, chiaramente imbarazzata. "Ascoltami, Elecmon-chan, io... cercherò di spiegare a mio papà e alla sua nuova moglie... come stanno le cose. Tu non ti preoccupare, perchè resterai con me comunque... ma io devo comunque fare in modo che loro accettino le mie spiegazioni."

Una voce maschile autoritaria e severa, proveniente da dietro di lei, fece fare un salto a Juri, che si voltò di scatto non appena riconobbe la figura imponente ed autoritaria di suo padre, il signor Tadashi Katou. "E... quali spiegazioni dovresti dare, Juri? A parte il fatto che sei andata per conto tuo a Shinjuku e ti sei lasciata coinvolgere in quella battaglia tra quegli strani mostri?" disse Tadashi, facendo deglutire per riflesso condizionato la figlia. Non c'era bisogno della familiarietà che intercorreva tra i due per capire che, proprio come Juri immaginava, Tadashi non era per niente contento di quello che era successo. Assieme a lui c'era la sua seconda moglie, Shizue... la donna che Juri faceva fatica ad accettare - come poteva pretendere di prendere il posto della sua mamma? Anche Shizue aveva un'espressione severa, ma nel suo caso, se non altro, Juri riusciva a vedere anche una certa preoccupazione per quello che stava succedendo... o era soltanto lei che cercava di vedere quello che in realtà non c'era?

"Papà... mamma..." disse Juri con esitazione, immaginando che la attendesse una bella ramanzina. "Ecco... mi dispiace di essere andata lì da sola... ma era una cosa molto importante, e non potevo lasciar perdere. Io e i miei amici... ci siamo trovati tutt'ad un tratto in una situazione in cui non potevamo andarcene e far finta che non fosse successo niente."

"Ma... Juri-chan!" esclamò Shizue. "Ti rendi conto che hai rischiato la vita, a stare in mezzo a quei mostri? E poi... come c'entravano quei tuoi amichetti? Anche loro avevano dei mostri di quel tipo..."

"Stai tranquilla, Shizue-san. Ci penso io." disse il signor Katou, con un tono un po' meno duro, prima di tornare a parlare alla figlia. "Juri. Tu lo sai molto bene che io non approvo che tu faccia le cose senza darmene notizia, e che tu ti metta in pericolo. Amici o non amici, avresti dovuto prima parlarne con me. Che non si ripeta più, mi sono spiegato?"

"A... Ascolta, papà... sì, è vero, avrei dovuto parlarne... ma è successo tutto così in fretta che non ho avuto il tempo di fare nulla, e non facevo in tempo ad avvertirti." disse la ragazzina. "Ho... ho pensato che avrei potuto spiegarti tutto più tardi... e ho intenzione di farlo già adesso... stanno succedendo delle cose molto gravi, qui a Shinjuku... e anch'io e i miei amici ne siamo coinvolti."

"Cosa?" chiese Shizue, mentre Tadashi corrgava la fronte in maniera non troppo rassicurante. Quando faceva così, voleva dire che non era per niente contento... "Come sarebbe a dire, Juri-chan? Di cosa stai parlando?"

"Ecco... forse dovrei spiegarvi le cose dall'inizio..." mormorò Juri, tenendo lo sguardo basso per un misto di senso di colpa, imbarazzo e un pizzico di risentimento. "Anzi... a dire la verità, credo che sarebbe giusto che ve lo spiegassimo io ed Elecmon, il Digimon che ha deciso di stare con me..."

"Come sarebbe a dire..." cominciò a dire Tadashi, guardando con crescente stupore il Digimon che entrò dalla porta di casa ad un cenno di Juri. Quella strana creaturina impellicciata era qualcosa di completamente diverso da qualsiasi creatura l'uomo avesse mai visto... e non riusciva a credere che Juri, la sua Juri, si fosse lasciata coinvolgere in una faccenda del genere. Era... era una specie di incubo! Dopo aver perso la sua cara in quel modo così terribile, tanto tempo fa... adesso doveva temere di perdere anche Juri?

"Ehm..." disse Elecmon, vincendo il nervosismo iniziale. "Buonasera a tutti... io... mi chiamo Elecmon, e sono il partner di Juri..."

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"Accidenti, guarda un po' che roba..." mormorò Hirokazu, sedendosi su una panchina sotto la luce di un lampione, tenendo Hagurumon in braccio. Il Digimon meccanico fece girare un po' i suoi ingranaggi e sbattè gli occhi, insicuro su cosa potesse fare o dire per dare un po' di verve ad Hirokazu... ma il ragazzo con il frontino non sembrò badare eccessivamente a quello che faceva Hagurumon, e si adagiò quasi pigramente sullo schienale della panchina. Erano successe così tante cose in così poco tempo, che sentiva il bisogno di staccare la spina e rilassarsi un po' stando seduto lì. Dopotutto, a casa erano abituati al fatto che tornava spesso ad un'ora un po' tarda... e se anche lui si fosse fermato a mangiare un po' di ramen fuori, da qualche parte, la cosa non avrebbe disturbato minimamente i suoi genitori. "Cavolo... pensavo che fosse tutto un gioco e un divertimento... che diamine, incontro pure il grande Ryou Akiyama! Insomma, un ragazzo della mia età avrà pure il diritto di eccitarsi quando vede qualcosa di così fico! I Digimon sono realtà... non sono più solo un cartone animato, e posso averne uno anch'io! Voglio dire, è un sogno fatto realtà!"

Hagurumon emise un ticchettio ritmato, come se non capisse cosa voleva dire il suo partner umano... che pochi secondi di silenzio dopo, sospirò e abbassò lo sguardo verso di lui. "Evidentemente, non ho proprio pensato a come sarebbe stato se i Digimon fossero veramente arrivati nel Mondo Reale, e ora che lo so, faccio fatica a credere che siano gli stessi del cartone animato! Cavolo, ci sono tante cose che noi umani non sappiamo di loro."

"Gli uomini... hanno paura di quello che non conoscono, vero?" chiese una tenue voce femminile proveniente dalla sua sinistra. Hirokazu, perso com'era nei suoi pensieri, sulle prime non ci fece più di tanto caso, e si limitò ad annuire... poi, rendendosi conto di quello che era successo, voltò di scatto la testa, e guardò la piccola figura bionda vestita di nero che, quasi apparendo dal nulla, si era seduta al suo fianco! Si trattava di una bambina della sua età, dalla carnagione chiarissima, bionda con i capelli legati in due codini ai lati della testa, gli occhi verdi e malinconici che sembravano guardare qualcosa di astratto, che solo lei poteva vedere...

"MA COS...?" esclamò il ragazzo, strabuzzando comicamente gli occhi! "E... e tu chi sei? Da dove vieni?"

La bambina vestita di nero non rispose subito, e restò come assisa in contemplazione per un po'. "Sono venuta qui per restare un po' da sola con i miei pensieri." rispose, guardando verso il cielo che cominciava a rabbuiarsi. "A volte, mi piace venire qui attorno a camminare e a stare per conto mio. Mi aiuta a distrarmi, e a non pensare alle cose brutte."

Hirokazu sbattè gli occhi. Certo che quella ragazzina era strana forte... di cosa stava parlando, esattamente? "Non... non sono sicuro di capire cosa dici." affermò. "Che cose brutte ci sono? Va beh, a parte un cinghiale grande come una balena che stava trasformando Tokyo nel suo parco giochi privato..."

Un sorriso un po' triste apparve sul volto pallido della ragazzina. "Ti invidio... vedo che tu sei un ragazzo entusiasta, e che non ha motivo di essere triste." affermò. "Io... purtroppo non sono così. Mi fermo a pensare, ho l'impressione di essere sempre sola... anche adesso che il mio nonno mi ha portato qui in Giappone con lui, non riesco mai a stare con lui. Il suo lavoro è importante, lo so... ma vorrei che trovasse un po' di tempo per me..."

"A proposito, da dove vieni?" chiese Hirokazu, sempre più incuriosito da quella strana biondina. "Certo non sei giapponese, questo l'ho visto subito..."

"Vengo dagli Stati Uniti d'America. Mi chiamo Alice McCoy, ho undici anni... e mio nonno, Robert McCoy, è qui per collaborare ad un importate progetto di informatica." rispose la biondina, senza entusiasmo. "Non ho molto da fare, finchè lui è via, quindi... passo il tempo andando in giro così, per conto mio... non è tanto male, dopotutto. Ormai ho fatto l'abitudine di essere sola, in fondo."

"Ma... ma così non è divertente, sai?" esclamò Hirokazu, appoggiando una mano sulla spalla di Alice, che fece un piccolo salto per la sorpresa. Sembrava che la biondina non si fosse aspettata una reazione così spontanea da parte del ragazzino. "Insomma, io non riesco ad immaginare come farei a passare il mio tempo in questo modo! Anzi... che ne dici se andiamo a prendere un po' di ramen e un gelato? Offro io, tranquilla! Ah, a proposito... non mi sono neanche presentato! Io sono Hirokazu Shioda, campione di Digimon Trading Card Game! E... lui è il mio partner, Hagurumon! Piacere di conoscerti, Alice-chan!"

Hagurumon emise un allegro rumore di ingranaggi che tintinnavano tra loro... e dopo un attimo di sorpresa, Alice allungò una mano e accarezzò gentilmente il Digimon meccanico, prima di rispondere ad Hirokazu. "Sei... molto gentile, Hirokazu. Ma... sei sicuro che puoi farlo? I tuoi genitori non saranno preoccupati per te?"

Il ragazzino rise giovialmente, aggiustandosi il frontino in modo da darsi un tono. "Hahahahaaa! Tranquilla, nessun problema! Tanto, i miei sono abituati al fatto che torno tardi e che a volte mangio fuori!" affermò. "Su, coraggio, non farti problemi! Mangiare qualcosa di buono assieme aiuta a sentirsi meglio!"

"Ma..." protestò debolmente la ragazzina bionda. Ma poco dopo, pensò che forse Hirokazu non aveva avuto una cattiva idea, e decise che almeno per stavolta si sarebbe unita a lui e ad Hagurumon. "Ehm... va... va bene, Hirokazu! Hai... qualche posto in mente dove andare?"

"Ci sono un sacco di posti, c'è solo l'imbarazzo della scelta, da queste parti!" disse il ragazzino, strizzando un occhio amichevolmente. "Forza, Alice-chan, vediamo di trovarci qualche buon posto, prima che arrivi la folla!"

Dopo qualche attimo di sorpresa, Alice sorrise lievemente. Quella serata si stava rivelando meno malinconica di quanto lei pensasse...

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Ryou Akiyama sospirò stancamente, appoggiando il suo D-Power sul tavolo del soggiorno della sua attuale abitazione. "Beh, la situazione è questa. Immagino che a questo punto, non si possa più fare a meno di andare a DigiWorld e affrontare direttamente Zhuqiaomon. Certo, ne ho viste tante di cose nei miei viaggi attraverso i vari Mondi Digitali... ma andare direttamente da uno dei quattro Sovrani a discutere... soprattutto uno violento ed irriflessivo come Zhuqiaomon... non è mai un compito molto piacevole. Se non altro, i Tamer di questa dimensione sembrano abbastanza competenti..."

"Tuttavia, così come sono adesso, ho paura che non saranno minimamente in grado di sopravvivere ad un incontro con Zhuqiaomon-sama, se si dovesse arrivare a questo..." disse Monodramon, non nascondendo una certa preoccupazione. "Ryou... credi che sia il caso di parlare loro della Bio-emersione? Potrebbe essere la nostra migliore possibilità, nel caso peggiore..."

Ryou accarezzò il suo Digimon sulla testa, e guardò fuori dalla finestra, verso le mille luci della città. "La Bio-Emersione, eh?" chiese retoricamente. "Beh, forse è la soluzione migliore. Ma... mi chiedo se saranno capaci di gestirla e di impadronirsene. Non sarà tanto facile, io stesso non sono sicuro di saperla usare come si deve."

"Tanto vale tentare... dopotutto, è in gioco il destino di due mondi!" affermò Monodramon. Ryou annuì, senza staccare lo sguardo dalla finestra, i suoi occhi persi in numerosi interrogativi che un ragazzo della sua età non avrebbe dobuto nemmeno essere costretto a porsi...

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CONTINUA...

  
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