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Autore: _White_    19/10/2014    1 recensioni
La vita di Irina potrebbe essere un racconto, infatti gli ingredienti necessari ci sono tutti: lei è la goffa eroina e vive accanto a Thomas, il classico bel ragazzo solitario e distaccato che la tratta come un suo pari. Ma si sa che le apparenze ingannano... Una piccola love story cresce sotto il cielo della Liverpool universitaria.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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5. And all I can taste is this moment

Le due ragazze si erano sedute a un tavolino del bar Net. Era un locale nuovo, che aveva aperto solo da pochi mesi, tuttavia erano già molti i clienti abituali, probabilmente perché era una novità oppure perché si trovava a pochi passi dagli alloggi studenteschi. Era comunque un luogo accogliente, con la sua ampia vetrata da cui si poteva ammirare la sommità dell’edificio principale dell’ateneo e il suo arredamento tipicamente da Irish pub, completo di luci soffuse e di intrattenimento serale.
Irina e Hannah erano finite lì un po’ per caso, quando la pioggia si avventò sulla città, cogliendole impreparate. Fortunatamente il Net era vicino, impedendo loro di infradiciarsi. All’inizio entrambe si erano sentite come due pesci fuor d’acqua in quel nuovo ambiente: Hannah non aveva mai frequentato locali simili, mentre Irina non metteva piede in un pub dal suo ultimo giorno ufficiale a casa dei genitori. Ben presto però si abituarono a quel clima estraneo, sebbene Hannah continuasse a guardarsi intorno, come se stesse cercando l’uscita di sicurezza più vicina. Irina fece finta di non aver notato l’agitazione dell’amica e si concentrò invece sul menu. Era indecisa su cosa ordinare: saltò la sezione del cibo, consapevole che si sarebbe rovinata la cena se avesse fatto merenda. Fu tentata dagli alcolici, ma era troppo presto per darsi alla birra. Infine optò per una cioccolata calda alla menta, che con l’acquazzone e il gelo che portava con sé non poteva guastare. Anche Hannah scelse una bevanda calda: the alla rosa.
Il cameriere, un gentilissimo giovanotto loro coetaneo, prese la loro comanda, cercando in tutti i modi di fare colpo sulla bionda.
- Credo che tu gli piaccia. – osservò Hannah, quando il ragazzo fu scomparso dietro il bancone.
- Stai dicendo sul serio? – Irina era scettica in proposito: non si riteneva una bella ragazza, soprattutto se era in compagnia di Hannah, che era molto più attraente di lei con i suoi stupendi capelli ricci e rossi.
- Sì, non faceva altro che fissarti, sorriderti e parlarti.
- È parte del suo lavoro essere gentile col cliente. – rifletté la bionda, sopprimendo ogni romantica congettura dell’altra.
- Sarà come dici tu, ma per me, lui ti ha puntato. – Irina non ebbe il tempo di ribattere, poiché il cameriere arrivò con le ordinazioni e un piattino colmo di biscotti omaggio per accompagnare il the.
Hannah si sentì sollevata nell’interrompere la conversazione: non era stato facile iniziare il discorso e, una volta avviato, aveva avuto difficoltà nel mantenerlo. Sbirciò Irina mentre stava ringraziando il cameriere. Lei era così perfetta! Sapeva esattamente come trattare con le persone e farle sentire a proprio agio, mentre Hannah si sforzava per sembrare il più naturale possibile. Anche adesso era profondamente a disagio. Era certa che la presenza della bionda l’avrebbe aiutata ad arginare il problema, ma per il momento non era successo nulla. Lei era la solita, insicura timidona. Evidentemente ci voleva del tempo prima che riuscisse a lasciarsi completamente andare e, finché non fosse arrivato il momento, doveva costringersi a parlare. Eppure sentiva che qualsiasi cosa lei dicesse fosse profondamente sbagliata e arrogante. Con la mano destra, scostò alcune ciocche che le erano cadute sugli occhi e le spostò dietro le orecchie. Doveva smettere di sentirsi inferiore alla giovane bionda che aveva davanti. Soprattutto doveva smettere di pensare, perciò si dedicò alla teiera in ceramica bianca che le era appena stata portata. Con un abile gesto del polso, versò il the bollente nella tazza, senza lasciarne cadere una singola goccia che potesse scottare le sue pallide dita affusolate o bagnare il tavolo in legno. Prese la piccola caraffa alla sua sinistra e aggiunge il latte, quindi mescolò per lasciar raffreddare un poco la bevanda. Appoggiò con estrema cura il cucchiaino sul piattino che completava il servizio da the, afferrò il manico della tazza e bevve una lunga sorsata di the con latte. Irina non l’aveva persa di vista un istante, ammaliata da quei gesti che sembravano così abitudinari ed eleganti per Hannah, quasi fosse una piccola nobile inglese. E per quello che Irina sapeva di lei, poteva anche essere vero.
- Guarda, ti ha messo accanto al bicchiere dei cioccolatini! – esultò la rossa, notando la montagnola in miniatura accanto alla cioccolata dell’amica.
- Non vuol dire nulla, saranno lì per decorazione o degustazione o per non so cos’altro. – Irina cominciava a spazientirsi della congettura dell’altra ragazza, ma non poteva certo dire che le dispiacesse sentirsi al centro dell’attenzione di un ragazzo per una volta. Dopo Jeremy non c’era stato più nessun altro.
- Allora perché ti sta fissando? – continuò l’altra, che non aveva l’assoluta intenzione di cedere. Dal suo posto poteva tenere sotto controllo il bancone e aveva notato il cameriere osservarle con fare sognante mentre stava pulendo dei boccali da birra. Irina si girò all’indietro per verificare che l’amica non stesse vaneggiando e in effetti era come diceva Hannah. Non appena quella si voltò, il barista sgranò gli occhi, sorpreso, e con fare colpevole abbassò lo sguardo e si concentrò sulla pulitura dei bicchieri.
- Va bene, forse gli piaccio. – ammise la bionda, lusingata.
- Perché non ci vai a parlare? – chiese Hannah. Quel ragazzo le sembrava abbastanza carino, con i suoi capelli castano chiaro tenuti scompigliati e gli occhi nocciola. Gli sembrava una brava persona, persino dolce.
- No, non m’interessa. – Irina era concentrata sulla sua cioccolata. Anche se l’idea di poter conoscere un nuovo ragazzo le sembrava buona, non si sentiva ancora pronta per uscire con qualcuno. Anche se era passato molto tempo dalla sua rottura con Jeremy, non era ancora riuscita a cancellare quattro anni di vita di coppia, in cui lei si era sentita quasi sempre rinchiusa in una gabbia. Ad esempio, Jeremy non le permetteva di andare a ballare senza di lui, perché aveva paura che un altro uomo ci avrebbe provato con lei e che sarebbe andata con lui. Quel ragazzo aveva il pallino dell’infedeltà di Irina, quando invece era stato tutto l’incontrario. La ragazza si era chiesta spesso perché avesse aspettato tanto a lasciarlo, forse perché a lui teneva veramente e per questo motivo aveva sopportato tutte le sue preoccupazioni, sperando che col tempo lui cambiasse e che si fidasse un po’ più di lei. In realtà non era successo e ora voleva solo godersi la libertà dell’essere single. Ma c’era anche Thomas: vedendo con che facilità passava da una donna all’altra, le era passata la voglia di cercarsi un uomo.
- Va bene, allora non insisto. – si arrese Hannah, evidentemente delusa. Irina inclinò leggermente la testa in avanti, come se fosse un piccolo inchino di ringraziamento.
Nel frattempo, aveva smesso di piovere. Le due amiche aspettarono ancora mezz’ora prima di andarsene, continuando a chiacchierare del più e del meno. Non avevano molto in comune, ma si trovavano bene l’una con l’altra e in fondo era questo ciò realmente importava.
Irina chiuse dietro di sé la porta a vetri del bar, quando si accorse di un volantino che vi era attaccato. Cercasi cameriere/a. Non richiesta esperienza, tranne per macchina del caffè.
- Hannah, puoi aspettarmi qui un attimo? Voglio andare a sentire per il posto. – fece la bionda, rivolgendosi all’amica che si stava già incamminando. Hannah guardò il foglio che l’altra le stava indicando e si fermò. Irina rientrò al Net. Mentre si stava avvicinando al bancone, sperò che il gestore non avesse ancora assunto nessuno. Un lavoretto part-time le avrebbe fatto comodo: avrebbe avuto soldi in più per i viveri o qualsiasi altra necessità, senza dover più chiederli ai genitori. Dietro la cassa c’era il suo ammiratore, che fu piacevolmente sorpreso di rivederla così presto.
- Scusami, ho visto l’annuncio sulla porta. Volevo sapere se il posto è ancora libero. – iniziò Irina, mostrandosi sicura di sé, più di quanto lo fosse in realtà. Dopo tutto, sua madre le aveva sempre detto che, quando fai domanda per qualsiasi lavoro, bisognava apparire al meglio, fiduciosi delle proprie capacità e con il più grande sorriso possibile stampato in faccia, poiché è sempre la prima impressione che dai di te stesso che gioca un ruolo importante sull’assunzione.
- No, che io sappia, nessuno ha fatto domanda. Però io non sono il proprietario, quindi non te lo so dire. – si scusò il cameriere, alzando le spalle.
- Capisco. È possibile incontrare il proprietario o il responsabile per chiederglielo? – Irina appoggiò i gomiti sul lungo banco, anch’esso in legno come quasi tutti i mobili del locale, e cercò di fare gli occhi dolci al barista, sperando di impietosirlo.
- Sì, ma devi tornare più tardi. Stasera ci sarà sicuramente. Inizia il turno alle otto, ma lo avvertirò prima della tua richiesta.
- D’accordo, allora passerò dopo cena. Ci vediamo dopo, se sarai ancora di turno. – gli promise Irina, consapevole che quel poveretto si sarebbe presentato comunque, soltanto per vederla.
- Certo! Ah, giusto, io sono Eddy. – si presentò il castano all’improvviso, bloccando la ragazza, che stava per andarsene.
- Io sono Irina, piacere. – lo salutò lei, poco prima di uscire dal pub.
 
“Dove diamine sei?”. Il messaggio che era apparso sullo schermo del telefonino di Irina non rispecchiava al meglio la collera del mittente. Thomas era sempre il solito: si arrabbiava ogni qualvolta le cose non andavano come voleva lui. La ragazza scosse la testa, rassegnata. “Sto arrivando” gli rispose. Svoltò a destra, superò la prima abitazione e si ritrovò finalmente a casa. Immancabilmente, il suo vicino era appoggiato alla recinzione, le braccia incrociate e l’aria scocciata, che la stava aspettando.
- Si può sapere cos’hai fatto fino adesso? – attaccò subito lui. Aveva passato l’ultimo quarto d’ora di fronte alla porta dell’amica, suonando il campanello in continuazione, senza alcuna risposta. In realtà era più preoccupato di sapere dov’era stata, senza dirgli nulla, e soprattutto con chi.
- Tranquillo, papà, sono stata in giro con un’amica. – lo prese in giro lei. Irina estrasse le chiavi di casa dalla tracolla e aprì la porta. Si spostò di qualche passo, lasciando libero l’ingresso e fece una riverenza. – Dopo di lei. – Thomas le lanciò un’occhiataccia, ma non riuscì a trattenere un sorrisetto divertito. Si staccò dal cancello che divideva la proprietà dei suoi da quella di Irina ed entrò in casa. La ragazza lo seguì. Chiuse la porta alle sue spalle e si tolse le scarpe.
- Ti sei vista con un’amica? – chiese il vicino, curioso.
- Sì, l’ho appena conosciuta. È simpatica. – rispose Irina, andando in soggiorno, dove Thomas era già bellamente sdraiato sul divano. – Ma non te la presento. Non voglio che capiti sotto le tue grinfie da animale predatore, per non dire altro. Non è il tuo tipo: la distruggeresti. – aggiunse lei, immaginando cosa il ragazzo stesse pensando di chiederle. Si sedette poi sul sofà, più precisamente sulla pancia di Thomas, il quale aveva occupato completamente il mobile con la sua figura.
- Non m’interessa la tua amica, tienitela pure. – commentò il ragazzo, con voce incrinata per il peso della ragazza. Non che Irina fosse pesante, ma non era neanche una piuma e tutta la sua massa era concentrata proprio sul ventre del moro, togliendogli l’aria. – Cazzo, Irie, togliti, non respiro! – sbuffò alla fine lui, non riuscendo più a resistere. Con tutta la forza che aveva, spinse la ragazza giù dal suo stomaco, facendola cadere per terra. Il tonfo che si propagò per tutta la casa non era certo dei migliori da sentire.
- Ahia. - Thomas si sporse per vedere come stava l’amica. Il ghigno ironico sparì dal suo viso e lasciò spazio alla preoccupazione: Irina era inginocchiata per terra e si stava premendo il polso destro. Si vedeva che le faceva molto male. Evidentemente aveva frenato la caduta con le mani.
– Irie, scusa, non volevo. Fammi vedere. – Thomas scese velocemente dal divano e si catapultò accanto alla ragazza. Cercò di prenderle il polso ferito, ma lei ritrasse la mano prima che lui potesse toccarla.
- Tranquillo, sto bene. Non è rotto, perché riesco a muoverlo. – lo rassicurò lei, provando a sorridergli come se non fosse successo nulla. Però Thomas riuscì a scorgere il dolore che stava provando dietro quella smorfia.
- Ti prendo del ghiaccio, così non si gonfia. – e il ragazzo si affrettò in cucina. Sapeva che Irina teneva un sacchetto termico medico nel congelatore per casi come quello. Gli aveva raccontato che da piccola si era rotta il polso destro e che da allora era facile che s’infiammasse per ogni botta che subiva. Prese un canovaccio da un cassetto sotto il lavello e vi avvolse la busta ghiacciata. Tornò quindi in salotto, dove trovò l’amica seduta al suo posto sul divano, e le porse il fagotto. – Scusami. – le disse ancora una volta, sedendosi accanto a lei e guardandola negli occhi. Si sentiva terribilmente in colpa per il male che le aveva fatto, seppur involontario. Dopo tutto, come avrebbe potuto prevedere che sarebbe caduta sulle mani? Ma non importava, si sentiva lo stesso responsabile.
- Thomas, tranquillo, non è successo niente di grave. – provò a convincerlo lei. Le faceva davvero pena vedere l’amico così afflitto. Voleva tirargli su il morale, ma non sapeva come. Era certa che Thomas si sarebbe tormentato per almeno un mese intero per quell’incidente. – Ti va di uscire stasera? Voglio portarti in un pub. – propose lei, sperando che questa notizia potesse distrarlo.
- Un pub, tu? Sicura di non aver sbattuto la testa invece della mano? – scherzò il ragazzo. Da quando lei era entrata nella sua vita, non l’aveva mai vista frequentare posti simili e ogni volta che lui l’aveva invitata a bere qualcosa in questo o in quel locale, la ragazza aveva sempre rifiutato, convincendolo che non le piacessero quei luoghi di ritrovo.
- Sì, ci sono andata oggi con quest’amica. Cercavano una cameriera e mi sono offerta, soltanto che il proprietario non c’era e mi è stato detto di tornare più tardi, quando è di turno. Dai, mi accompagni? – lo implorò lei, assumendo un’espressione triste per intenerirlo e assecondarla. Thomas la squadrò per qualche minuto: già che non si aspettava che la vicina bazzicasse certi ambienti, figurarsi a servirci!
- Non può venire la tua nuova amica, visto che conosce già il posto? – s’informò lui. Avrebbe accontentato volentieri la sua amica, ma non voleva farle credere di essere così disponibile. La sua reputazione da duro e disinteressato nei suoi confronti sarebbe crollata se avesse ceduto immediatamente.
- Gliel’ho chiesto, ma non può. Probabilmente ha già un altro impegno.
- Quindi sono la seconda scelta? Bene, allora credo che non possa rifiutare a questo punto: vengo. – sbuffò lui, segretamente deluso per essere stato un ripiego, ma altrettanto contento di poter passare la serata con lei. Inoltre la gratitudine che esprimeva lo sguardo di Irina, che donava una sfumatura di verde più scintillante del solito alle sue iridi, era un premio sufficiente per esaudire la sua richiesta.
Irina si lasciò sfuggire uno strillo di esultazione e istintivamente abbracciò l’amico, dimenticandosi del dolore alla mano destra e della sacca di ghiaccio istantaneo, che cadde sui jeans del ragazzo. Thomas le diede qualche amichevole pacca sulla schiena per informarla che apprezzava quel gesto di tenerezza e che ora poteva benissimo staccarsi da lui, ma Irina non afferrò il messaggio e continuò a stringerlo.
- Irina, mi stai soffocando. – mentì lui. La ragazza lo fissò imbarazzata per qualche secondo, poi accennò a qualche scusa e sciolse l’abbraccio. Di colpo era arrossita, notò Thomas. Raccolse il sacchetto fasciato e glielo rimise al polso, quindi si alzò dal divano. – Ti passo a prendere alle otto e mezza. – l’avvertì il ragazzo e se ne andò.

   
 
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