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Autore: Fiamma Erin Gaunt    19/10/2014    1 recensioni
La pace guardò in basso, vide la guerra, e disse: - Lì voglio andare. –
L’amore guardò in basso, vide l’odio, e disse: - Lì voglio andare. –
La luce guardò in basso, vide il buio e disse: - Lì voglio andare. –
Così apparve la luce e risplendette.
Così apparve la pace e offrì riposo.
Così apparve l’amore e portò vita.
Così Drew e Jack entrarono a far parte l’una della vita dell’altro.
[La storia partecipa al contest “OC: semidei in cerca di penna e d’autore” indetto da MaryScrivistorie sul forum]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drew Tanaka, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nick sul forum e su EFP:  Fiamma Erin Gaunt (EFP)/Kyra Nott (Forum)
Titolo:  We found love in a hopeless place
Rating: Verde
Genere: Romantico
Avvertimenti: /
Note: /
Pacchetto:  Ares – Fiamma
Nome OC: Jack War
NdA (facoltativo): Mi sento di fare più che altro una precisazione circa la natura del rapporto tra Jack e Drew. È stato lui a trovarla e portarla al Campo Mezzosangue, ma a parte questo hanno sempre avuto un rapporto di diciamo sopportazione reciproca. Più che altro perché hanno dei caratteri molto simili e di tanto in tanto finiscono con lo scontrarsi.
Non ti anticipo altro ;)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

We found love in a hopeless place

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Drew era accanto alla scuderia del suo Pegaso, Sky, quando lo vide arrivare. Il ciuffo corvino sparato in aria, tenuto su da una dose massiccia di gel, il giubbotto di pelle nera sopra la maglietta del campo e gli anfibi con la punta placcata in bronzo celeste rispecchiavano in pieno la sua indole aggressiva. Aveva visto solo una volta il Divino Ares, ma il ricordo era ben stampato nella sua mente e l’immagine del figlio vi si sovrapponeva perfettamente. Con quell’aria da cattivo ragazzo e l’aspetto indubbiamente attraente, Drew l’aveva spesso associato a una specie di angelo nero. Era ben distante dalla tipica figura del principe azzurro che tutte le ragazze sognavano, ma non poteva negare che esercitasse un certo ascendente su di lei.

Avanzava verso le scuderie giocherellando distrattamente con una catenina a cui era appesa una di quelle medagliette identificative in dotazione all’esercito. In realtà si trattava della mimesi che subiva il suo fucile d’assalto, un AK47 sovietico, quando non era in funzione.

Ora che lo vedeva più da vicino riusciva a scorgere la medicazione sul lato sinistro del collo.

Era sicuramente tornato da una missione, considerò. Tuttavia i figli di Afrodite non si interessavano spesso alle imprese del Campo, preferendo di gran lunga dedicarsi a intrecciare e disfare relazioni amorose, perciò non avrebbe saputo dire di cosa si trattasse. Ne capiva però abbastanza da sapere che Jack War era uno dei migliori combattenti del Campo e doveva trattarsi di qualcosa di davvero pericoloso se era rimasto ferito.

- Tanaka – salutò, asciutto, oltrepassandola senza degnarla di un’altra occhiata e raggiungendo il box di Wicked, il suo Pegaso dal manto morello, che si strusciò con impeto contro la sua mano tesa.

- War, che ti è successo al collo? –

Pose la domanda in modo freddo, lasciando intendere che l’unico motivo per cui lo chiedeva era che desiderava soddisfare la sua curiosità. Probabilmente nessuno dei semidei di sua conoscenza l’avrebbe mai creduto possibile, ma era dotata di un’intelligenza notevole e la curiosità per tutto ciò che sfuggiva al suo controllo contribuiva a spingerla a informarsi anche su cose di cui in condizioni normali non le sarebbe mai importato nulla.

- Niente che ti riguardi. –

E poi era lei quella dall’antipatia gratuita, eh?

- Smetterla di comportarti come un grandissimo stronzo per cinque minuti non ti ucciderebbe, sai? –

Jack si volse verso di lei, puntandole contro le iridi blu.

- Non mi sembra di averti chiesto una lezione di buone maniere, Tanaka, quindi porta la tua voce insopportabilmente acuta lontano da me. –

Spalancò gli occhi nocciola, indignata.

Lei non aveva una voce insopportabile né tantomeno acuta. Colta non sapeva bene neanche lei da quale strano raptus, gli assestò un pugno sul braccio, guardandolo in cagnesco.

Era conscia che quell’attacco doveva essergli sembrato né più né meno come una carezza, ma non si sarebbe mai aspettata di leggere la sorpresa nel suo sguardo. Forse non nutriva una grande considerazione di lei, ma quell’azione sembrava averle portato un po’ di prestigio.

- In quale modo contorto farmi arrabbiare ti sembra un buon piano? –

- Questa domanda dovrei essere io a fartela – lo rimbeccò, incrociando le braccia risoluta.

Jack alzò gli occhi al cielo, borbottando qualcosa che suonava molto come un “dannatissime figlie di Afrodite”.

Tornò ad accarezzare Wicked. Poi, quando Drew era già pronta a tornare all’attacco, magari usando un pizzico di lingua ammaliatrice, prese la parola.

- È solo un graffio. Dovevo recuperare un marmocchio a San Diego e l’Idra che lo aveva attaccato mi ha colto di sorpresa. –

La risposta le fece tornare in mente il giorno in cui si erano incontrati per la prima volta. Aveva appena compiuto dodici anni quando un adolescente all’incirca di quindici anni le si era parato davanti e aveva polverizzato Christine, la sua migliore amica dell’epoca che si era rivelata essere un’Empusa, per poi spiattellarle  tutta la verità sulla sua natura.

Erano passati quattro anni da allora e tra di loro non c’era mai stato nulla più che sporadiche conversazioni.

- E il ragazzino sta bene? –

Jack si accigliò, sorpreso.

- Sotto shock, come tutti la prima volta che arrivano al Campo. Perché, da quando in qua a Drew Tanaka interessa qualcuno all’infuori di se stessa? –

- Tu non sai proprio niente di me, War, visto che ti sei guardato bene dal rivolgermi la parola più spesso di quanto non fosse strettamente indispensabile. –

- Forse perché sei insopportabile. Ma la butto lì così, la mia è solo una supposizione, eh? – replicò sarcastico.

L’ennesima persona che si prendeva il lusso di giudicarla senza essersi soffermato nemmeno per un istante a provare a capire il motivo del suo comportamento.

- Allora dovrei dare retta a tutte le voci che girano sul tuo essere assolutamente spietato, la tua incapacità di provare empatia per il prossimo? Immagino che debba essere vero. –

Jack sferrò un pugno contro la parete in legno delle scuderie, facendo nitrire allarmati i Pegasi, e strappando un sussulto a Drew.

- Esatto, è proprio così – confermò con rabbia.

Il suo sguardo però tradiva una scintilla di qualcosa, una sorta di sofferenza antica e tenuta ben nascosta dentro di sé. E lei se ne intendeva di quelle cose.

- Fortuna allora che ho un debole per i cattivi ragazzi – disse, insinuante.

Jack la sconcertava e aveva imparato a ricorrere alla sensualità ogni qualvolta si trovasse in difficoltà. Lo osservò da sotto le ciglia lunghe, assottigliando gli occhi da cerbiatta.

Sbuffò, scuotendo la testa e imponendosi di smettere di guardarla.

- Piantala di fare quella cosa con gli occhi. –

- Cosa? – chiese, continuando a guardarlo.

- Lo sai. Della serie: “sono così bella e sexy che so che non puoi fare a meno di guardarmi”. –

Quindi non gli era indifferente, registrò con un sorrisetto compiaciuto.

- Perché, quello sguardo ti fa venire voglia di baciarmi? – lo provocò.

Aveva riacquistato la solita sicurezza, consapevole di aver riportato la sfida tra loro in parità.

L’unica risposta che ricevette furono due labbra sorprendentemente morbide che reclamavano con decisione le sue. Ricambiò il bacio, cingendogli il collo con le braccia e aderendo maggiormente a lui. Sospirò leggermente quando i denti del ragazzo presero a torturarle delicatamente il labbro inferiore. Stava cominciando a sciogliersi, godendosi appieno quel contatto inaspettato, quando percepì la presa sui suoi fianchi che veniva allentata.

Jack si era allontanato e le aveva voltato le spalle, incamminandosi deciso verso l’arena.

- Si può sapere che ti prende? Non puoi baciare una ragazza e poi piantarla lì su due piedi – gli gridò dietro, inviperita.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

- E quindi ti ha baciata e se ne è andato? – riassunse Lacy, giocherellando distrattamente con un riccio biondo.

- Già. Non ha alcun senso – confermò, sfogliando una rivista di moda. Affogare il nervosismo nello shopping compulsivo era sempre stata una tattica vincente.

- Non deve avere un senso. Stiamo parlando di Jack War, è praticamente sociopatico, no? –

Drew annuì, non del tutto convinta.

Tutto il Campo non faceva altro che paragonare Jack a un killer senza sentimenti, ma quella era la stessa gente che non vedeva altro in lei che una ragazza superficiale e sessualmente disponibile. Se nel suo caso si trattava solo di malelingue, perché non poteva concedere anche a lui il beneficio del dubbio?

- Però devo ammettere che è un sociopatico terribilmente sexy – aggiunse Lacy, intercettando la sua occhiata e scoppiando a ridere, - Tranquilla, sorellina, non mi metterei mai tra te e un ragazzo. Non ho alcun desiderio di morire a sedici anni. –

Le rivolse un tiepido sorriso.

Lacy era l’unica con cui riusciva ancora a parlare dopo che “Miss mondo” le aveva soffiato il ruolo di Capo Cabina e l’aveva privata di ogni autorità tra i figli di Afrodite.

Un rumore fragoroso proveniente dal cortile attirò la loro attenzione.

Lacy si sporse dalla finestra, alzandosi in punta di piedi per vedere meglio oltre la fila di ragazzi che erano accorsi ad assistere al motivo di tutto quel caos.

- Sembra che i figli di Ares abbiano dato il via a una rissa – annunciò.

- Sai che scoperta. –

- Sherman e Jack se le stanno dando di santa ragione. –

Questo ebbe il potere di attirare la sua attenzione. Sherman e Mark erano tra i pochi che riuscivano solitamente ad andare d’accordo con Jack, se si escludevano Will e Austin della Casa di Apollo, e il fatto che si stessero prendendo a pugni era a dir poco insolito.

Uscì dalla Casa  sotto gli sguardi sorpresi dei suoi fratelli e sorelle. Drew si teneva sempre alla larga dalle risse, le considerava inutili e poco eleganti, eppure si fece largo tra la folla camminando impettita sui tacchi alti.

Will e Austin da un lato, Clarisse e Mark dall’altro, erano riusciti a separare i due contendenti. Sherman sfoggiava mezza faccia che stava rapidamente assumendo una sfumatura violacea e dal naso palesemente fratturato sgorgava un copioso fiotto di sangue. Jack era messo meglio, ma il taglio sullo zigomo sembrava parecchio doloroso.

Gli sguardi dei figli di Ares si soffermarono su di lei, facendole corrugare la fronte. Insomma, che problemi avevano?

Jack si districò dalla presa degli amici, le lanciò un’occhiata di sbieco e si allontanò.

Stava diventando un’abitudine quella di lasciarla lì come un’idiota e lei non permetteva a nessuno di trattarla in quel modo. Lo raggiunse quanto più velocemente le permettevano i tacchi alti, parandoglisi davanti e fissandolo con risolutezza.

- Perché tu e quell’idiota di Sherman vi stavate picchiando? –

- Non sono affari tuoi – replicò, spostandola di peso e riprendendo a camminare.

- Bè, io voglio comunque saperlo – insistè.

- Di immortales, Tanaka! Solo perché ti ho baciata non significa che tu abbia il diritto di venire a darmi il tormento. È stato solo uno stupidissimo bacio, non è che tutto d’un tratto mi importa di te o qualcosa del genere – sbottò.

Accusò il colpo serrando le mani delicate e perfettamente curate.

Non gli avrebbe permesso di capire quanto quel commento l’avesse ferita.

- Va’ agli Inferi, War! –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

- Ti devo sistemare quel taglio, stai facendo un casino con tutto quel sangue. –

Jack scosse la testa.

In quel momento non voleva nessuno intorno, nemmeno Will, ma il figlio di Apollo sembrava rifiutarsi di dargli ascolto.

- Va bene così, Will, lascia stare. –

- Jack, lascia almeno che te lo disinfetti – insistè.

- Ho detto di no, cazzo. Perché avete tutti questo desiderio di aiutarmi? Non ne ho bisogno, non mi serve nessuno di voi – sbottò.

Gli occhi dell’amico, di un tono che dava più sullo zaffiro che sul blu polvere del figlio di Ares, si rabbuiarono. Era un tipo sensibile, Will, anche se non dava a vederlo.

- Bè, con una persona devi pur parlare. Anche perché, conoscendoti, sarai stato un vero pezzo di merda con lei – disse, volgendosi verso l’ingresso dell’infermeria e facendo un cenno a Austin, sopraggiunto in quel momento.

Il ragazzo si spostò quanto bastava per permettere a Drew di fare il suo ingresso.

- Visto che non vuoi farti medicare, io qui non servo. Drew, grazie per essere venuta qui nonostante il pessimo carattere di quest’idiota – concluse, rivolgendo un sorriso alla ragazza e raggiungendo Austin fuori.

Jack alzò gli occhi al cielo.

Appena fosse stato abbastanza in vena avrebbe strangolato quei due pseudo medici invadenti.

- Quale parte del “non ti voglio tra i piedi” non ti è chiara, ragazzina? –

Drew si sedette sulla sedia abbandonata da Will, accavallando le gambe con sensualità, e incrociò le braccia sotto al seno.

Il figlio di Ares registrò ogni movimento. Più cercava di togliersela dalla testa e più sembrava che il destino lo facesse apposta a metterla sul suo cammino. O forse era solo Afrodite che si divertiva a giocare con lui.

- Solace e Sunpearce dicono che la tua rissa con Sher – idiota mi riguarda. Che significa? –

- Che non sei la sola a non farsi i fatti suoi a quanto pare. –

- War, non costringermi a usare le cattive per farti parlare – lo minacciò.

No, la lingua ammaliatrice proprio no. Solo Zeus poteva sapere cosa sarebbe uscito dalla sua bocca se l’avesse utilizzata su di lui.

- D’accordo, ma lascia perdere i tuoi trucchi da strega – acconsentì.

Sospirò, passandosi una mano tra i capelli scuri che nell’impeto dello scontro si erano schiacciati sulla fronte.

Sembrava più giovane in quel modo, quasi innocuo.

- Eravamo in Casa quando Sherman ha iniziato a blaterare qualcosa sui figli di Afrodite e sul fatto che in particolare tu fossi … - lasciò in sospeso la frase, inarcando un sopracciglio.

Drew non parve troppo sorpresa dalla notizia.

- Una troietta da quattro soldi? – concluse, venendogli in aiuto.

- Sì, il senso era più o meno quello. –

- E quindi gli hai spaccato la faccia. Per difendere il mio onore? – chiese.

Questa volta sorrideva, ma non si capiva se fosse più sorpresa o compiaciuta della cosa.

- Già. –

Drew gli si avvicinò, sedendosi sul letto accanto a lui e voltandosi a baciarlo.

Jack si ritrasse in fretta però.

- Non credo che sia una buona idea. –

- Perché sono una troietta da quattro soldi? – chiese aspramente.

Il ragazzo scosse la testa, scioccato.

- Di immortales, no! È che non sono quello che si definisce una brava persona … -

- Neanche io, ma credo che la bontà sia sopravvalutata – replicò, tornando a far sfiorare le loro labbra, - Altre obiezioni? –

Questa volta fu lui a baciarla, facendola sorridere contro le sue labbra.

- Mi stai sanguinando addosso, Jack – rise, asciugando il rivolo di sangue che  dallo zigomo del ragazzo era sceso sulla sua guancia.

- Scusa – rise a sua volta, tirandosi leggermente indietro.

Era la prima volta che lo sentiva ridere ed era un bel suono, all’altezza del suo aspetto.

- Non ti ho detto di smettere di farlo – lo rimbeccò, attirandolo di nuovo a sé.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[2.290 parole]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci qui con la mia prima OS su una coppia Drew/OC. La storia, come scritto nell’intro, partecipa al contest “OC semidei in cerca di penna e d’autore” indetto da Marylascrivistorie sul forum. Spero che vi sia piaciuta e che vogliate farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

  
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