Nick
sul forum e su EFP: Fiamma Erin Gaunt
(EFP)/Kyra Nott (Forum)
Titolo: We found love in a hopeless place
Rating: Verde
Genere: Romantico
Avvertimenti: /
Note: /
Pacchetto: Ares – Fiamma
Nome OC: Jack War
NdA (facoltativo): Mi sento di fare più che altro una
precisazione circa la
natura del rapporto tra Jack e Drew. È stato lui a trovarla
e portarla al Campo
Mezzosangue, ma a parte questo hanno sempre avuto un rapporto di
diciamo
sopportazione reciproca. Più che altro perché
hanno dei caratteri molto simili
e di tanto in tanto finiscono con lo scontrarsi. Non ti anticipo altro ;)
We
found love in a
hopeless place
Drew
era accanto alla scuderia del suo Pegaso,
Sky, quando lo vide arrivare. Il ciuffo corvino sparato in aria, tenuto
su da
una dose massiccia di gel, il giubbotto di pelle nera sopra la
maglietta del
campo e gli anfibi con la punta placcata in bronzo celeste
rispecchiavano in
pieno la sua indole aggressiva. Aveva visto solo una volta il Divino
Ares, ma
il ricordo era ben stampato nella sua mente e l’immagine del
figlio vi si
sovrapponeva perfettamente. Con quell’aria da cattivo ragazzo
e l’aspetto indubbiamente
attraente, Drew l’aveva spesso associato a una specie di
angelo nero. Era ben
distante dalla tipica figura del principe azzurro che tutte le ragazze
sognavano, ma non poteva negare che esercitasse un certo ascendente su
di lei.
Avanzava
verso le scuderie giocherellando
distrattamente con una catenina a cui era appesa una di quelle
medagliette
identificative in dotazione all’esercito. In
realtà si trattava della mimesi
che subiva il suo fucile d’assalto, un AK47 sovietico, quando
non era in
funzione.
Ora
che lo vedeva più da vicino riusciva a
scorgere la medicazione sul lato sinistro del collo.
Era
sicuramente tornato da una missione,
considerò. Tuttavia i figli di Afrodite non si interessavano
spesso alle
imprese del Campo, preferendo di gran lunga dedicarsi a intrecciare e
disfare
relazioni amorose, perciò non avrebbe saputo dire di cosa si
trattasse. Ne
capiva però abbastanza da sapere che Jack War era uno dei
migliori combattenti
del Campo e doveva trattarsi di qualcosa di davvero pericoloso se era
rimasto
ferito.
-
Tanaka – salutò, asciutto, oltrepassandola
senza degnarla di un’altra occhiata e raggiungendo il box di
Wicked, il suo
Pegaso dal manto morello, che si strusciò con impeto contro
la sua mano tesa.
-
War, che ti è successo al collo? –
Pose
la domanda in modo freddo, lasciando
intendere che l’unico motivo per cui lo chiedeva era che
desiderava soddisfare
la sua curiosità. Probabilmente nessuno dei semidei di sua
conoscenza l’avrebbe
mai creduto possibile, ma era dotata di un’intelligenza
notevole e la curiosità
per tutto ciò che sfuggiva al suo controllo contribuiva a
spingerla a
informarsi anche su cose di cui in condizioni normali non le sarebbe
mai
importato nulla.
-
Niente che ti riguardi. –
E
poi era lei quella dall’antipatia gratuita, eh?
-
Smetterla di comportarti come un grandissimo
stronzo per cinque minuti non ti ucciderebbe, sai? –
Jack
si volse verso di lei, puntandole contro le
iridi blu.
-
Non mi sembra di averti chiesto una lezione di
buone maniere, Tanaka, quindi porta la tua voce insopportabilmente
acuta
lontano da me. –
Spalancò
gli occhi nocciola, indignata.
Lei
non aveva una voce insopportabile né
tantomeno acuta. Colta non sapeva bene neanche lei da quale strano
raptus, gli
assestò un pugno sul braccio, guardandolo in cagnesco.
Era
conscia che quell’attacco doveva essergli
sembrato né più né meno come una
carezza, ma non si sarebbe mai aspettata di
leggere la sorpresa nel suo sguardo. Forse non nutriva una grande
considerazione di lei, ma quell’azione sembrava averle
portato un po’ di
prestigio.
-
In quale modo contorto farmi arrabbiare ti
sembra un buon piano? –
-
Questa domanda dovrei essere io a fartela – lo
rimbeccò, incrociando le braccia risoluta.
Jack
alzò gli occhi al cielo, borbottando
qualcosa che suonava molto come un “dannatissime figlie di
Afrodite”.
Tornò
ad accarezzare Wicked. Poi, quando Drew era
già pronta a tornare all’attacco, magari usando un
pizzico di lingua
ammaliatrice, prese la parola.
-
È solo un graffio. Dovevo recuperare un marmocchio
a San Diego e l’Idra che lo aveva attaccato mi ha colto di
sorpresa. –
La
risposta le fece tornare in mente il giorno in
cui si erano incontrati per la prima volta. Aveva appena compiuto
dodici anni
quando un adolescente all’incirca di quindici anni le si era
parato davanti e
aveva polverizzato Christine, la sua migliore amica
dell’epoca che si era
rivelata essere un’Empusa, per poi spiattellarle tutta la verità
sulla sua natura.
Erano
passati quattro anni da allora e tra di
loro non c’era mai stato nulla più che sporadiche
conversazioni.
-
E il ragazzino sta bene? –
Jack
si accigliò, sorpreso.
-
Sotto shock, come tutti la prima volta che
arrivano al Campo. Perché, da quando in qua a Drew Tanaka
interessa qualcuno
all’infuori di se stessa? –
-
Tu non sai proprio niente di me, War, visto che
ti sei guardato bene dal rivolgermi la parola più spesso di
quanto non fosse
strettamente indispensabile. –
-
Forse perché sei insopportabile. Ma la butto lì
così, la mia è solo una supposizione, eh?
– replicò sarcastico.
L’ennesima
persona che si prendeva il lusso di
giudicarla senza essersi soffermato nemmeno per un istante a provare a
capire
il motivo del suo comportamento.
-
Allora dovrei dare retta a tutte le voci che
girano sul tuo essere assolutamente spietato, la tua
incapacità di provare
empatia per il prossimo? Immagino che debba essere vero. –
Jack
sferrò un pugno contro la parete in legno
delle scuderie, facendo nitrire allarmati i Pegasi, e strappando un
sussulto a
Drew.
-
Esatto, è proprio così –
confermò con rabbia.
Il
suo sguardo però tradiva una scintilla di
qualcosa, una sorta di sofferenza antica e tenuta ben nascosta dentro
di sé. E
lei se ne intendeva di quelle cose.
-
Fortuna allora che ho un debole per i cattivi
ragazzi – disse, insinuante.
Jack
la sconcertava e aveva imparato a ricorrere
alla sensualità ogni qualvolta si trovasse in
difficoltà. Lo osservò da sotto
le ciglia lunghe, assottigliando gli occhi da cerbiatta.
Sbuffò,
scuotendo la testa e imponendosi di
smettere di guardarla.
-
Piantala di fare quella cosa con gli occhi. –
-
Cosa? – chiese, continuando a guardarlo.
-
Lo sai. Della serie: “sono così bella e sexy
che so che non puoi fare a meno di guardarmi”. –
Quindi
non gli era indifferente, registrò con un
sorrisetto compiaciuto.
-
Perché, quello sguardo ti fa venire voglia di
baciarmi? – lo provocò.
Aveva
riacquistato la solita sicurezza,
consapevole di aver riportato la sfida tra loro in parità.
L’unica
risposta che ricevette furono due labbra
sorprendentemente morbide che reclamavano con decisione le sue.
Ricambiò il
bacio, cingendogli il collo con le braccia e aderendo maggiormente a
lui.
Sospirò leggermente quando i denti del ragazzo presero a
torturarle
delicatamente il labbro inferiore. Stava cominciando a sciogliersi,
godendosi
appieno quel contatto inaspettato, quando percepì la presa
sui suoi fianchi che
veniva allentata.
Jack
si era allontanato e le aveva voltato le
spalle, incamminandosi deciso verso l’arena.
-
Si può sapere che ti prende? Non puoi baciare
una ragazza e poi piantarla lì su due piedi – gli
gridò dietro, inviperita.
*
- E quindi ti ha baciata
e se ne è andato? – riassunse Lacy, giocherellando
distrattamente con un riccio
biondo.
- Già. Non ha alcun
senso – confermò, sfogliando una rivista di moda.
Affogare il nervosismo nello
shopping compulsivo era sempre stata una tattica vincente.
- Non deve avere un
senso. Stiamo parlando di Jack War, è praticamente
sociopatico, no? –
Drew annuì, non del
tutto convinta.
Tutto il Campo non
faceva altro che paragonare Jack a un killer senza sentimenti, ma
quella era la
stessa gente che non vedeva altro in lei che una ragazza superficiale e
sessualmente disponibile. Se nel suo caso si trattava solo di
malelingue, perché
non poteva concedere anche a lui il beneficio del dubbio?
- Però devo ammettere
che è un sociopatico terribilmente sexy – aggiunse
Lacy, intercettando la sua
occhiata e scoppiando a ridere, - Tranquilla, sorellina, non mi
metterei mai
tra te e un ragazzo. Non ho alcun desiderio di morire a sedici anni.
–
Le rivolse un tiepido
sorriso.
Lacy era l’unica con cui
riusciva ancora a parlare dopo che “Miss mondo” le
aveva soffiato il ruolo di
Capo Cabina e l’aveva privata di ogni autorità tra
i figli di Afrodite.
Un rumore fragoroso
proveniente dal cortile attirò la loro attenzione.
Lacy si sporse dalla
finestra, alzandosi in punta di piedi per vedere meglio oltre la fila
di
ragazzi che erano accorsi ad assistere al motivo di tutto quel caos.
- Sembra che i figli di
Ares abbiano dato il via a una rissa – annunciò.
- Sai che scoperta. –
- Sherman e Jack se le
stanno dando di santa ragione. –
Questo ebbe il potere di
attirare la sua attenzione. Sherman e Mark erano tra i pochi che
riuscivano
solitamente ad andare d’accordo con Jack, se si escludevano
Will e Austin della
Casa di Apollo, e il fatto che si stessero prendendo a pugni era a dir
poco
insolito.
Uscì dalla Casa
sotto gli sguardi sorpresi dei suoi fratelli
e sorelle. Drew si teneva sempre alla larga dalle risse, le considerava
inutili
e poco eleganti, eppure si fece largo tra la folla camminando impettita
sui
tacchi alti.
Will e Austin da un
lato, Clarisse e Mark dall’altro, erano riusciti a separare i
due contendenti.
Sherman sfoggiava mezza faccia che stava rapidamente assumendo una
sfumatura
violacea e dal naso palesemente fratturato sgorgava un copioso fiotto
di
sangue. Jack era messo meglio, ma il taglio sullo zigomo sembrava
parecchio
doloroso.
Gli sguardi dei figli di
Ares si soffermarono su di lei, facendole corrugare la fronte. Insomma,
che
problemi avevano?
Jack si districò dalla
presa degli amici, le lanciò un’occhiata di sbieco
e si allontanò.
Stava diventando un’abitudine
quella di lasciarla lì come un’idiota e lei non
permetteva a nessuno di
trattarla in quel modo. Lo raggiunse quanto più velocemente
le permettevano i
tacchi alti, parandoglisi davanti e fissandolo con risolutezza.
- Perché tu e quell’idiota
di Sherman vi stavate picchiando? –
- Non sono affari tuoi –
replicò, spostandola di peso e riprendendo a camminare.
- Bè, io voglio comunque
saperlo – insistè.
- Di immortales, Tanaka!
Solo perché ti ho baciata non significa che tu abbia il
diritto di venire a
darmi il tormento. È stato solo uno stupidissimo bacio, non
è che tutto d’un tratto
mi importa di te o qualcosa del genere – sbottò.
Accusò il colpo serrando
le mani delicate e perfettamente curate.
Non gli avrebbe permesso
di capire quanto quel commento l’avesse ferita.
- Va’ agli Inferi, War! –
*
- Ti devo sistemare quel
taglio, stai facendo un casino con tutto quel sangue. –
Jack scosse la testa.
In quel momento non
voleva nessuno intorno, nemmeno Will, ma il figlio di Apollo sembrava
rifiutarsi di dargli ascolto.
- Va bene così, Will,
lascia stare. –
- Jack, lascia almeno
che te lo disinfetti – insistè.
- Ho detto di no, cazzo.
Perché avete tutti questo desiderio di aiutarmi? Non ne ho
bisogno, non mi
serve nessuno di voi – sbottò.
Gli occhi dell’amico, di
un tono che dava più sullo zaffiro che sul blu polvere del
figlio di Ares, si
rabbuiarono. Era un tipo sensibile, Will, anche se non dava a vederlo.
- Bè, con una persona
devi pur parlare. Anche perché, conoscendoti, sarai stato un
vero pezzo di
merda con lei – disse, volgendosi verso l’ingresso
dell’infermeria e facendo un
cenno a Austin, sopraggiunto in quel momento.
Il ragazzo si spostò
quanto bastava per permettere a Drew di fare il suo ingresso.
- Visto che non vuoi
farti medicare, io qui non servo. Drew, grazie per essere venuta qui
nonostante
il pessimo carattere di quest’idiota – concluse,
rivolgendo un sorriso alla
ragazza e raggiungendo Austin fuori.
Jack alzò gli occhi al
cielo.
Appena fosse stato
abbastanza in vena avrebbe strangolato quei due pseudo medici
invadenti.
- Quale parte del “non
ti voglio tra i piedi” non ti è chiara, ragazzina?
–
Drew si sedette sulla
sedia abbandonata da Will, accavallando le gambe con
sensualità, e incrociò le
braccia sotto al seno.
Il figlio di Ares
registrò ogni movimento. Più cercava di
togliersela dalla testa e più sembrava
che il destino lo facesse apposta a metterla sul suo cammino. O forse
era solo
Afrodite che si divertiva a giocare con lui.
- Solace e Sunpearce
dicono che la tua rissa con Sher – idiota mi riguarda. Che
significa? –
- Che non sei la sola a
non farsi i fatti suoi a quanto pare. –
- War, non costringermi
a usare le cattive per farti parlare – lo minacciò.
No, la lingua
ammaliatrice proprio no. Solo Zeus poteva sapere cosa sarebbe uscito
dalla sua
bocca se l’avesse utilizzata su di lui.
- D’accordo, ma lascia
perdere i tuoi trucchi da strega – acconsentì.
Sospirò, passandosi una
mano tra i capelli scuri che nell’impeto dello scontro si
erano schiacciati
sulla fronte.
Sembrava più giovane in
quel modo, quasi innocuo.
- Eravamo in Casa quando
Sherman ha iniziato a blaterare qualcosa sui figli di Afrodite e sul
fatto che in
particolare tu fossi … - lasciò in sospeso la
frase, inarcando un sopracciglio.
Drew non parve troppo
sorpresa dalla notizia.
- Una troietta da
quattro soldi? – concluse, venendogli in aiuto.
- Sì, il senso era più o
meno quello. –
- E quindi gli hai
spaccato la faccia. Per difendere il mio onore? – chiese.
Questa volta sorrideva,
ma non si capiva se fosse più sorpresa o compiaciuta della
cosa.
- Già. –
Drew gli si avvicinò,
sedendosi sul letto accanto a lui e voltandosi a baciarlo.
Jack si ritrasse in
fretta però.
- Non credo che sia una
buona idea. –
- Perché sono una
troietta da quattro soldi? – chiese aspramente.
Il ragazzo scosse la testa,
scioccato.
- Di immortales, no! È che
non sono quello che si definisce una brava persona … -
- Neanche io, ma credo
che la bontà sia sopravvalutata –
replicò, tornando a far sfiorare le loro
labbra, - Altre obiezioni? –
Questa volta fu lui a
baciarla, facendola sorridere contro le sue labbra.
- Mi stai sanguinando
addosso, Jack – rise, asciugando il rivolo di sangue che dallo zigomo del ragazzo
era sceso sulla sua
guancia.
- Scusa – rise a sua
volta, tirandosi leggermente indietro.
Era la prima volta che
lo sentiva ridere ed era un bel suono, all’altezza del suo
aspetto.
- Non ti ho detto di
smettere di farlo – lo rimbeccò, attirandolo di
nuovo a sé.
[2.290 parole]
Spazio autrice:
Eccoci qui con la mia prima OS su una coppia
Drew/OC.
La storia, come scritto nell’intro, partecipa al contest
“OC semidei in cerca
di penna e d’autore” indetto da Marylascrivistorie
sul forum. Spero che vi sia
piaciuta e che vogliate farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.
Baci baci,
Fiamma Erin Gaunt