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Autore: RYear    20/10/2014    1 recensioni
Apocalisse.
«Quando non ci sarà più posto all'inferno, i morti cammineranno sulla terra.»
- Non credevo accadesse tutto alla lettera. O almeno speravo in qualcosa di meglio! Adesso li odio. Mi hanno portato via, di nuovo, una delle persone a cui tenevo molto.
- Hai ancora tuo fratello, Gwen. Goditelo finché puoi.
- Mi stai augurando di morire? - scherzò.
- Non lo vorrei mai.
- Da quel giorno ho capito una cosa, fin troppo evidente ormai. In questo mondo dove si rischia di morire ogni secondo, ci sono due opzioni: non c’è spazio per la speranza, per le emozioni. O semplicemente bisogna lasciarsi andare e vivere ogni momento finché si può.
- Opterei per la seconda.
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Mai avrebbe permesso al destino di vincere, di nuovo.
Non avrebbe rinunciato a lei, non sarebbe tornato ad essere il triste e solo guerriero.
- Adesso sei tu ad avermi salvata – sorrise mentre lottava per tenere gli occhi aperti e mettere a fuoco la sua figura.
- Non abituarti.
Gwen sorrise. Sorrise per il ritorno della sua voce, dei suoi banali e falsi modi bruschi, per il suo ritorno.
Era viva grazie a lui, e lo era in tutti i sensi.
Aprite se vi ho incuriositi! Buona lettura! ^^.
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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THIS WAR IS WON...

Erano pronti.
Erano pronti per quella battaglia. Avevano il loro piano e tutto sarebbe andato alla perfezione.
Erano pronti, ma non a perdersi.
Le ferite delle perdite dei loro cari erano ancora troppo fresche nei loro cuori.
Erano stufi di dover dire addio, anche alla loro – ormai – casa.
Avrebbero preso in mano la situazione e difeso quel posto con i denti e con le armi.
Se è la guerra ciò che voleva il Governatore, loro non mancavano a soddisfarlo.
 
Gwen, Carl, Hershel e Beth – insieme alla piccola Judith – erano nascosti nel bosco, mentre tutti gli altri aspettavano, ognuno alla sua postazione, l’arrivo del nemico.
Se, al contrario delle loro aspettative, qualcosa fosse andato storto, avrebbero dovuto raccogliere tutte le loro scorte ed i loro indumenti e fuggire via.
 
Così la guerra ebbe inizio. Il Governatore – ‘Philip’ – irruppe nella prigione dando fuoco ad una delle torri di guardia. Poi, notando che l’area oltre i cancelli del carcere era ‘misteriosamente’ deserta, insieme ai suoi ‘sergenti’ – gli unici più fedeli rimasti – ed un gruppo di abitanti di Woodbury riunito ed addestrato alle armi,  decide di perlustrarne l’interno inoltrandosi in un blocco. Vittime di un’imboscata da parte del gruppo di Rick i quali avevano attirato una piccola mandria di vaganti per allontanare il nemico, decidono di battere in ritirata dopo essere stati sorpresi da un attacco sferrato da Glenn e Maggie.
Ce l’avevano fatta: avevano vinto.
 
Fuori da quei cancelli, tra i boschi, un giovane dell’esercito di Philip tenta di fuggire imbattendosi, però, in Gwen e gli altri.
- abbassa il fucile – ordinò minaccioso Carl, interpretando il ruolo del padre.
- Woh! Certo amico, calmo. Non voglio farvi del male, sono buono. Ecco, tieni – il ragazzo aveva posato l’arma, ma Carl lo ignorò e la sua mira non mancò il bersaglio, uccidendolo in pieno.
- Carl! – urlò la spadaccina – ma che diavolo!? Era innocuo, perché l’hai ucciso!?
- Ci aveva attaccati.
- No che non l’ha fatto! – scosse la testa per poi sussurrare un ‘dannazione’ guardando Hershel che annuì amareggiato.
Questo non doveva succedergli. Un ragazzino della sua età, ancora vivo in tutto questo – come la sua piccola sorellina- era il briciolo di speranza che dava loro per continuare ad andare avanti. Quella speranza non doveva perdere l’umanità.
Poco dopo decidono di tornare alla prigione dove trovano il resto del gruppo intento a ‘festeggiare’ per la vittoria.
Gwen aveva voglia di correre tra le braccia di Daryl e stringerlo forte. Lo voleva, ma dal giorno del loro bacio non si erano volti la parola. O meglio, l’arciere pareva evitarla.  Così si limito a sorridere agli altri soddisfatta di come fossero andate le cose.
- Dovremmo coglierli di sorpresa e attaccarli a Woodbury.
- Rick, non dimenticare che ci sono anche donne e bambini in quella cittadina.
- Che ci hanno attaccati.
- Rick.. – lo canzonò Gwen.
- D’accordo, allora uccideremo solamente il Governatore.
Sospirò. Prese la sua katana ed insieme allo sceriffo, Daryl e Michonne, si incamminarono verso Woodbury.
 
Nel tragitto, però, trovano i corpi dei componenti dell’esercito nemico mentre una donna, nascosta nel veicolo con cui avevano oltrepassato la prigione, bussò ripetutamente sul finestrino per farsi notare.
Daryl aprì la portiera facendola scendere, mentre gli altri le puntavano le loro armi contro.
- Chi sei tu? E cos’è successo qui?
- Mi chiamo Karen e questa è tutta opera del Governatore. Ci ha ingannati, ci ha usati per i suoi scopi ed uccisi tutti. Sono riuscita a salvarmi nascondendomi sotto ad un corpo ormai morto. Non sono contro di voi ora, dovete credermi.
Rick annuì. Accolsero la donna nel loro gruppo che li guidò fino alla cittadina. Riuscirono ad entrarci solo grazie al suo aiuto, convincendo le guardie di turno – i volti conosciuti di Sasha e Tyreese – ad aprire le porte. Del Governatore neanche l’ombra.
Spiegò ai suoi compagni l’accaduto poi, scortati da Tyreese che si era offerto come ‘guida’, vennero accompagnati nella stanza dove il Governatore teneva prigioniera Andrea.
Michonne era in lacrime alla vista di Milton trasformato in zombie e poi ucciso, ed ai morsi presenti sul collo dell’amica.
- Che storia è questa!? – singhiozzò – dovevi seguirmi, perché non l’hai fatto?! Avremmo potuto farcela insieme, di nuovo.
- A..avevi ragione – tentò di rispondere la bionda, mentre il respiro le veniva sempre meno. Rick continuava a passarsi le mani tra i capelli, Gwen era incredula e scossa alla scena mentre l’arciere, impassibile se non lo si conoscesse, nel profondo era anche lui addolorato per la sua vecchia compagna d’avventura. Purtroppo, però, le cose andavano così oramai.
Dopo aver dato un ultimo saluto, Andrea chiede loro di uscire di lì per permetterle di darsi il ‘colpo di grazia'.
- Io non ti lascio sola. Resto qui con te – sussurrò Michonne. Di risposta, le sorrise per poi premere il grilletto della pistola puntata alla tempia.
 
- Non potete lasciarci qui, lui tornerà. Vi prego, portateci con voi – supplicò Karen correndo dietro al resto del gruppo cercando di fermarli e convincerli
Rick sospirò ed accettò la proposta.
Su un pullmino furono fatti salire i restanti abitanti di quel posto e portati in salvo alla prigione dove vennero accolti ed aiutati da Hershel e Beth.
 
 
 
Il sole brillava in cielo annunciando giornate calde e apparentemente tranquille.
Vista dall’interno, sembrava quasi una visione paradisiaca di un posto sereno popolato da gente tranquilla e pacifica. Da quando alla prigione si erano integrate nuove persone, il cerchio si era allargato così come anche gli zombie si accalcavano sempre più sui cancelli, attirati dall’odore di carne umana. Sembrava tutto così surreale, eppure quelle creature – incubo di quegli anni – erano ancora lì a ricordare le loro paure, ricordare il motivo per cui scappavano quando venivano accerchiati da mandrie di zombie, e ricordare anche che erano sopravvissuti. Probabilmente non per molto, ancora.
Nonostante tutto, quelle persone riuscivano a trascorrere felici le loro giornate, regalandosi sorrisi incoraggianti. Erano grate al gruppo di Rick, ritenendoli ‘salvatori’.
Perfino la prigione ora era un posto più ospitale: banchi, librerie, sedie, coperte, vestiti, cibo e molto altro, erano stati trasportati da Woodbury all’attuale rifugio e sistemati in maniera da far sembrare il luogo una vera e propria casa. Il merito era di tutti coloro che erano lì: gente vecchia e nuova.
Carl non era più solo: altri ragazzi e ragazze della sua età facevano parte di lì.
Rick, oltre che a rivestire i panni dello sceriffo, si era dedicato anche a fare il contadino coltivano nel terreno fertile del cortile grazie all’aiuto di Hershel.
Michonne aveva preso la sua strada, in parte: spesso e volentieri andava in spedizione, da sola, alla ricerca del Governatore, per vendicare la sua amica Andrea. A volte mancava per intere settimane, ma era sempre di ritorno: come quel giorno.
- Sembra un giorno perfetto per passarlo tutti insieme, no? – sorrise oltrepassando il cancello, reso sicuro anche esternamente oltre che dall’interno.
- Michonne! – urlò Carl correndole incontro per poi abbracciarla.
- Ragazzino, ho qualcosa per te – gli porse un fumetto.
- Non ho trovato di meglio.
- Va benissimo così, grazie – sorrise con gratitudine.
- E questo per te – si rivolse a Rick, porgendogli un rasoio elettrico – tutta quella barba non ti dona poi così tanto.
- Ci penserò! Grazie. – sorrise – ti fermi per molto?
- No. Ho intenzione di ripartire presto, ma almeno per sta sera mi fermo.
- D’accordo. Allora saremo felici di averti tra noi!
Intanto, tra i vari blocchi, Beth dava da mangiare alla piccola, Carol impartiva lezioni di storia ai ragazzini, Gwen teneva una sessione di allenamento con quelli più grandi, addestrandoli alle armi per chi non ne fosse ancora capace.
 
E mentre il sole era tramontato, il gruppo si riunì all’interno per la cena.
Dopo mangiato decisero di intrattenersi nel blocco D così Gwen, approfittando della presenza di tutti, prese la sua chitarra e cominciò a strimpellarla suonando un qualcosa di allegro che potessero conoscere tutti, accompagnata da un tamburo suonato da suo fratello Jason.
Passò poi ad un qualcosa di lento e dolce, una specie di ninna nanna che le dedicava sua mamma prima di andare a dormire.
L’ala del blocco era illuminata da una serie di candele, poste a terra tra una cella e l’altra.
L’atmosfera era rilassante e allo stesso tempo romantica: seduti a terra, Karen e Tyreese, così come Beth e Zack, il suo attuale ragazzo, si scambiavano dolci coccole ignorando il mondo attorno a loro. Per un attimo a quella scena le venne in mente Mick e, subito dopo, Daryl e al bacio di quella notte: un miscuglio di emozioni le si erano create dentro. Sensi di colpa, nausea e distacco per via dell’ex – e ormai defunto – ‘più che amico’, ma voglia e passione per l’arciere, che in quel momento se ne stava sdraiato al piano di sopra sul suo materasso, evitando qualsiasi contatto con lei.
Non le piaceva questa situazione ma l’accettò: probabilmente sarebbe dovuta andare così. E’ meglio per entrambi. Cosa si aspettava? Di trovare l’ “amore vero” in tutta questa merda?
‘Illusa’! Se lo ripeteva sempre, eppure, infondo, ci sperava.
 
 
Il mattino dopo la routine ricominciava.
Carol insegnava ai più piccoli; Beth badava a Judith; le donne cucinavano al capanno costruito nel cortile; Rick era di guardia nel bosco per controllare le trappole mentre Daryl, alla prigione, raggruppa un piccolo gruppo – composto da lui, Gwen, Bob, Sasha, Glenn, Tyreese, Michonne e Zack - per una breve spedizione in un supermercato non molto distante da lì.
- Wow, c’è proprio di tutto qui! – esclamò entusiasta il coreano.
- Già… - sussurrò Bob che si rigirava tra le mani una bottiglia di vino lottando contro il suo passato da alcolista. Scuotendo la testa, la rimise sul ripiano fin troppo violentemente, poiché lo scaffale cadde su di lui incastrandolo.
Nello stesso istante gli zombie al piano superiore, attirati dal rumore, cominciano a piombare dal soffitto marcito a causa del carburante fuoriuscito da un elicottero precipitato sul tetto.
- Cazzo no! – urlò l’ex medico dimenandosi – non lasciatemi qui!
- Non lo faremo mai – rispose affannosa Gwen correndo in suo soccorso cercando, allo stesso tempo, di salvarsi dalle grinfie dei vaganti.
Aiutata da Zack per sollevare lo scaffale, venne attaccata alle spalle da un azzannatore, pronto a morderla se una freccia non gli avesse oltrepassato il cranio.
Si girò nella direzione del colpo ricevendo un cenno del capo da parte dell’arciere.
Le parve un déjà-vu, ma in luogo diverso: in entrambi i casi, le aveva salvato la vita, di nuovo.
Intanto erano riusciti a liberare Bob, sorretto poi da Michonne.
- Dobbiamo andarcene di qui! – urlò Daryl divenuto, ormai, braccio destro di Rick, nonché ‘vicecapo’.
Erano tutti fuori, o quasi.
Zack venne attaccato e morso da uno zombie mentre, al contempo, l’elicottero cadde schiacciandolo in pieno. Bob trattenne un conato mentre gli altri osservarono quelle macerie sconsolati.
 
Era buio quando tornarono alla prigione. A dare la brutta notizia a Beth era stato Daryl: in tutta risposta, lei si alzò azzerando il contatori di ‘giorni senza incidenti’.
Gwen, invece, si concesse un attimo di relax facendosi una doccia calda provando a scacciare tutte le ansie ed i pensieri che l’attanagliavano. Non dava a vederlo, non piaceva essere al centro dell’attenzione, eppure era preoccupata, stressata, e sentiva che qualcosa di lì a poco sarebbe andato storto.
Piccole gocce d’acqua continuavano a percorrerle e disegnarle i lineamenti – leggermente rotondetti – del suo corpo. I lunghi capelli mossi le ricadevano bagnati lungo la schiena ed alcuni ciuffi sul volto, impedendole una visuale completa.
Il rumore dall’esterno la riportò alla realtà, ricordandosi di non dover consumare tutta l’acqua disponibile.
Si avvolse in una grande asciugamano annodandola al petto, poi salì le scale ed entrò nella sua cella, richiudendosela alle spalle ed abbassando la tenda.
Abbandonò il telo indossando abiti puliti ed i suoi amati e comodi scarponcini. Ripassò le mani tra i capelli per poi legarli in una coda lasciandoli asciugare da soli.
Uscì di lì e raggiunse gli altri, riuniti per la cena. All’appello mancava solo Patrick, nuova conoscenza di Carl.
Non parvero farci caso al momento, ma lasciarono comunque una porzione di cibo per lui. Eppure, durante la notte, di lui neanche una traccia.

Il giorno dopo, attirati dalle urla, Rick e Daryl corrono al blocco D trovando diverse persone trasformate in erranti.
- Non hanno morsi sul corpo – informò l’arciere.
- Come si sono trasformati allora?
- Non lo so, ma dobbiamo ucciderli e portare al sicuro queste persone.
Annuirono eseguendo l’ordine.
Fuori di lì Michonne oltrepassò il cancello, tornando subito indietro dopo aver sentito le urla senza, però, prima ferirsi alla caviglia, aiutata e soccorsa da Carl e Maggie.
Rick riuscì a ripristinare l’equilibrio ricevendo una spiegazione all’accaduto da parte di Hershel.
- Si tratta un'epidemia di polmonite da pneumococco. Questa malattia può essere letale, ma non sappiamo con quale velocità si diffonda. – annunciò il vecchio in una ‘riunione del Consiglio’.
- Patrick stava bene ieri, è morto durante la notte. Occorre dunque separare chiunque sia stato infetto - propose Carol.
- Quindi tutti in quel braccio. Compresi noi, forse anche di più – osservò Daryl.
- Avete visto qualcun altro che mostra dei sintomi?
- Non possiamo aspettare. Ci sono dei bambini:  non è solo la malattia, chi muore diventa una minaccia. Il padre di Lizzie e Mika – disse Carol con voce tremante, scuotendo la testa – è stato morso e contagiato. Oggi quelle creature hanno perso l’ultima persona restante della loro famiglia. Sono sole e dovrò badare a loro, ma non so come poterlo fare. O meglio, non so se posso farcela! Come faccio se siamo vincolate? Bisogna trovare una soluzione.
- Organizzare una spedizione alla ricerca di medicinali e nel frattempo mettere in quarantena gli infetti – disse l’arciere.
- Io vi assegnerei l’occorrente da prendere.
Fuori da quell’aula udirono dei colpi di tosse. Correndo fuori allarmati notarono che Karen e Sasha erano malate e soggette a quell’epidemia.
- Dobbiamo procedere al più presto.
- Mentre ve ne occupate, copritevi le mani e la bocca – consigliò Hershel.
 
Le vittime aumentavano sempre più così come il numero di morti. Anche Glenn, Lizzie, il dottor Caleb e Sasha, contagiati, vennero isolati in quarantena mentre Rick si occupava del misterioso ritrovamento dei corpi carbonizzati di Karen e David.  
 
 
Daryl era di guardia quella notte: i turni erano ricominciati da quando gli zombie si accalcavano sui cancelli riuscendo ad abbatterli ed irrompervi nella prigione.
Da lontano scorse una figura zoppicante: non riuscì a mettere a fuoco per via dell’assenza di luce, ma capì che si trattava di un vagante.
‘Forse hanno di nuovo abbattuto il recinto’ pensò, ma nonostante questo scese dalla torretta per avvicinarvi ed ucciderlo con una coltellata alla testa: usare un colpo di pistola per un unico errante era stupido e pericoloso, poiché il rumore ne avrebbe attratti altri.
Avanzando riconobbe il viso sofferente di Gwen. Le corse incontro afferrandola prima che crollasse a terra.
- Daryl.. – sussurrò per poi sputare sangue. La sua fronte era impregnata di sudore e riusciva a malapena a tener gli occhi aperti.
Scosse la testa disperato.
- No, no, no! Cazzo, Gwen!

 
 

SPAZIO AUTRICE
Peeeeessimo (e poco descrittivo) capitolo di passaggio. Anche un po’ noioso e ripetitivo. Tra l’altro senza correzioni… non ho avuto tempo, di nuovo, scusate! T_T
Perdonatemi l’attesa ma la scuola mi sta letteralmente divorando. A stento ho tempo per respirare! Inoltre non avevo molte idee per questo capitolo e infatti, come avete ben notato, è uscita na meraviglia caduta dal cielo….. na cagata de piccione!
Prometto – o almeno ci provo – di rifarmi con il prossimo!
Nel frattempo non mancate a recensire. Alla prossima,

_R

   
 
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