Vegeta4ever: Per quanto riguarda il discorso spero che tu abbia capito che non sono affatto arrabiata o altro, so bene che c'è altro da fare e che non sempre si è dell'umore adatto per fare l'una o l'altra cosa quindi mettiti tranquilla che rimarrai sempre la mia pazza n°1 XD Baci ragazza!
Pepesale: Light è un piccolo genietto, visto che è figlio di Bulma ha preso da lei l'intelligenza anche perché, se avessi realizzato un monello tonto e sciocco come il padre, non sarebbe stato interessante ed anzi, sarebbe apparso quasi come scontato. Diciamocelo, se ad uno dici "A Yamcha è nato un figlio" quello di risponde che è un somaro come il padre ed è quì che sbaglia: nessuno nasce stupido, sono gli oggetti e le persone che lo circondano a farlo diventare o meno e in tal caso il piccolo Light, avendo dei genitori scellerati, si è deciso di muoversi per conto proprio. Spero che anche questo capitolo ti piaccia, bacio
Angelo Azzurro: Il calo di lettori è evidente, non c'è che dire, ma non amo piangermi addosso e pertanto persisto nella scrittura del mio lavoro e alla fine di questo, se qualcuno avrà voglia di recuperare i capitoli persi, saprà dove trovarlo. Altro poi non posso fare ^^". Per Light, sì, ho un disegno ben preciso (e non solo quello fatto a mano s'intende XD) e la sua intelligenza è inerente a questa immagine di lui (ricordiamoci che è figlio di Bulma, qualcosa doveva pur ereditarlo, no?). Per il fortunato da essere manipolato non mi sbottono e ti chiedo ti attendere un pochino. Bacioni ragazza!
Fine. Inutile dire che mi piacerebbe ricevere qualche commento in più
ma se siete occupati in faccende più importanti vi lascio fare perché
è giusto così. In ogni caso ci rivediamo venerdì prossimo,
non mancate, mi raccomando!
Baci
scImMIA
CAPITOLO 78
- NELLA BASE DI BABIDI -
« Quì attorno ci dev'essere la base di Babidi, ci conviene iniziare
a cercare .. » Piccolo si avvicinò a Crillin e gli chiese di porgergli
il contenitore dell'energia rubata a Trunks che ben presto ricevette «
... Oppure ... » proseguì alzando la strana ampolla « ...
Potremmo riconsegnare questo oggetto a questo quà e spedirlo dal nostro
nemico lasciandolo tranquillo mentre lo seguiamo senza dargli fastidio ».
Il namecciano rimase in silenzio mentre con occhio critico tentava di leggere
il viso di ogni individuo presente rimanendo poi fisso sull'essere superiore
che aveva la pelle d'oca solo all'idea di mettere in pratica quel piano al di
sopra delle righe.
Kaioshin sbottò fuori di se dalla rabbia « NO! Non possiamo farlo
andare e permettergli di accumulare l'energia presa a Trunks a quella già
raccolta! Che piano assurdo, invece di dire queste bestialità dovremmo
cercare la base di Babidi e smetterla di perdere tempo prezioso! » il
superiore agitò talmente tanto le braccia durante il suo discorso che
chiunque percepì la sua agitazione anche se non tutti la pensavano alla
stessa maniera: Goku posò le mani ai fianchi e piegò un poco la
testa da una parte e sospirò un poco « Suvvia Kaioshin, non abbiamo
molte scelte. Ci potremmo impiegare troppo tempo per cercare la base e nel frattempo
Babidi potrebbe mandare sull'intero pianeta talmente tanti scagnozzi per raccogliere
altra energia ... Se spediamo Yamu dal suo padrone eviteremmo un sacco di problemi
» il Son però non riuscì a zittire il superiore che continuò
a dire la sua senza essere preso in considerazione.
Vegeta si avvicinò al namecciano e con un cenno della testa indicò
il tirapiedi del mago di nome Yamu che ancora boccheggiava all'interno della
dura roccia, strinse maggiormente le braccia attorno al petto e si pronunciò
con aria grave e profonda « Dagli quel coso e finiamola con questa storia
». Piccolo alzò la mano con la quale teneva lo strano contenitore
e facendo roteare il braccio in avanti lanciò l'oggetto chiaro spedendolo
diritto nel grembo di Yamu provocandogli un improvviso dolore all'altezza dello
stomaco. Gli occhi di Kaioshin si sbarrarono vedendo quello spettacolo «
PAZZI! Che cosa avete fatto!!! ».
Il superiore scattò in direzione dell'uomo dal viso pallido ma Son Goku,
con un'abile presa, interruppe la sua corsa afferrando con forza la sua spalla
sinistra « Andiamo Kaioshin, non abbiamo molte alternative. Dobbiamo fare
forzatamente così ». L'uomo vestito di arancione lasciò
la presa divenendo per un attimo serio e lasciando che i pugni chiusi rimanessero
vicino alle gambe leggermente divaricate « E la cosa migliore, mi creda
» dopo un attimo di silenzio voltò lo sguardo verso il figlio ed
accennò con il viso acconsentendo anch'egli al piano di Piccolo. Il namecciano
si voltò verso Yamu e gli parlò chiaro: « Hei, tu! Prendi
la tua roba e vai da Babidi. Sbrigati! ». Il diretto interessato rabbrividì
un poco ma non si mosse da dove si trovava. Impresse sul proprio volto una maschera
di rabbia alla quale ben presto diede voce: « Se mi presento a Babidi
con voi appresso mi ucciderà senza pensarci due volte invece di premiarmi
per l'energia raccolta! ».
« Razza di sciocco! ... » sibilò il principe dei sayan con
la voce rauca dall'irritazione appena accresciuta da quella stupida affermazione
« ... Ma cosa credi, rimarremo a distanza e non ci faremo individuare
» proferì poi per dare compimento alla propria frase.
Yamu si staccò a fatica dal supporto minerale ed iniziò a svolazzare
a mezz'aria lasciando che i pochi sassolini che erano incastrati al suo abito
cadessero andandosi poi ad infrangere contro il suolo erboso. Strinse con entrambe
le mani lo strano contenitore e se lo poggiò al petto come se avesse
più valore addirittura della propria vita, cosa che era per davvero.
Osservò a bocca aperta, senza parole, il gruppo di guerrieri ma poi,
non notando su di essi alcun cenno di minaccia, si allontanò con calma
perché le sue energie non gli permettevano di meglio.
Gohan voltò lo sguardo verso il nemico e lo vide scomparire oltre le
montagne e rimase a fissare quel punto non staccandovi gli occhi. Si voltò
verso Goku e dopo un segno d'assenso, l'intero gruppo, iniziò a muoversi
in direzione delle medesime montagne lasciando alle loro spalle i prati verdeggianti.
******
Trascorse svariato tempo prima che i senzu arrivassero
nel luogo in cui Trunks era trattenuto con la forza poiché ancora a corto
di energie. Yamcha, dopo aver effettuato una rapida discesa, posò i piedi
a terra in vicinanza al piccolo porticato sotto il quale stava l'infermeria
e gli altri amici che attendevano il suo ritorno. Estrasse il piccolo sacchetto
di tela dalla tasca della giacca gialla e dopo averlo osservato con piglio serio
si incamminò verso la stanza interessata sotto la silenziosa osservazione
di 17 che, in un angolo tranquillo, teneva ancora in braccio una piccola Marron
che iniziava ad appisolarsi. L'uomo varcò la soglia dell'edificio andandosi
a fermare poi davanti a Bulma che, con un'intraprendenza già vista altre
volte, si fermò con decisone davanti all'ormai ex-marito e con arroganza
gli strappò via di mano il piccolo sacchetto « Ma bravo, finalmente
sei arrivato! » esclamò l'azzurra facendo irritare un poco il giovane
uomo dalla vestita stramba.
« Ci ho messo il tempo che ci voleva » replicò Yamcha per
riscattarsi anche se oramai Bulma era già voltata in direzione di Trunks
per somministrargli la strana medicina. La donna dai capelli azzurri diede il
piccolo fagiolino al sayan, posandoglielo su di una mano ed attendendo che questi
lo mangiasse per poi inghiottire il tutto dopo una rapida masticata. Il glicine,
dopo una frazione di secondo, era già nel pieno delle forze: si sedette
composto sul letto e notò che la grande ferita sul fianco era completamente
scomparsa senza lasciare la benché minima traccia di se. Goten si mise
in piedi sul materasso ricoperto dalle bianche lenzuola iniziando a saltellare
tutt’attorno a Trunks come una piccola scimmietta scatenando nella maggior
parte degli spettatori una certa ilarità mentre la povera Chichi, assolutamente
insoddisfatta di quella scarsa disciplina in pubblico, espresse tutto il suo
disappunto con un bel pugno secco sulla testa del secondogenito quando questi
si mise a saltellare proprio nei suoi pressi. Il moccioso, dopo essere precipitato
rovinosamente a terra, mormorò un dolorante “Hai” mentre
si massaggiava con entrambe le mani il grosso bernoccolo che di lì a
poco sarebbe apparso sulla nuca capelluta. Una forte risata aleggiò nell’aria
mentre la mamma di Goten iniziava a lamentarsi di quanto poco il padre l’avesse
aiutata con l’educazione dei figli e di quanto, nonostante i suoi mastodontici
sforzi sul raddrizzamento della loro indole guerriera e in parte pasticciona,
continuassero a tendere verso la figura paterna.
Bulma posò le mani ai fianchi mentre proseguiva ad osservare il figlio
del suo migliore amico a cui somigliava incredibilmente. Smise però di
sorridere ricordandosi di un altro soggetto che non aveva intravisto pocanzi,
forse per colpa di mera disattenzione nei suoi riguardi. Si voltò indietro
verso Yamcha e lo guardò dritto negli occhi « Dov’è
Light? ».
Il moro rimase silenzioso mentre con un certa freddezza nei movimenti si disfaceva
dell’orribile giacca che gli stava arrecando un certo caldo. Piegò
l’indumento un paio di volte e se lo mise sotto al braccio scoperto e
muscoloso sinistro mentre Bulma, con già una vena gonfia più della
norma, ripeteva la sua domanda con un leggero isterismo già ben udibile
« Yamcha … » disse con aria grave, come se stesse parlando
ad un lattante che gli ha appena rubato l’ultimo biscotto « …
Dov’è Light? ».
L’uomo sospirò divenendo serio e molto scuro in volto. Gli ci vollero
alcuni secondi per trovare quelle parole che, in tutti i casi, lo avrebbero
messo spalle al muro « Si è allontanato e adesso sta andando a
casa ».
La piccola vena descritta in precedenza sembrò scoppiare … «
CHE COSA?! … » la voce gracchiate riecheggiò nella stanza
come un tuono attirando l’attenzione di tutti e facendo accapponare il
pelo di altri « … Perché lo hai lasciato andare da solo?!
Potrebbe essere pericoloso! » aggiunse poi mantenendo la sua irritazione.
Yamcha voltò lo guardo vedendo vari espressioni distinte su ciascun volto:
quella incuriosita di Chichi, quella apparentemente sorridente di Bunny, quelle
esterrefatte di Trunks, Goten e Videl, quella tranquilla del cognato e invece
quella severa di Muten …
L’uomo abbassò gli occhi scuri in direzione della moglie minuta
e parlò piano lasciando che la sua richiesta gli fuoriuscisse come una
supplica « Andiamo fuori a parlarne ». Bulma strabuzzò gli
occhi ma acconsentì con un cenno di testa seguendo poi Yamcha all’esterno
dell’edificio fermandosi poi abbastanza lontano dai suoi amici di modo
che non potessero sentire i loro discorsi.
Entrambi si voltarono indietro notando che il grande gruppo all’interno
dell’infermeria era uscito dietro ad un glicine scalpitante e i due, credendo
di non essere tenuti sott’occhio da alcuno, iniziarono a conversare: Yamcha
sospirò ancora « Light non mi ha più voluto seguire ma dopo
che gli ho detto che sarebbe stato pericoloso allontanarsi da solo è
stato ancora più irremovibile ». La donna assottigliò le
palpebre « Spiegati meglio ».
Yamcha srotolò la giacca appallottolata e dopo averla smossa un po’
la fece adagiare sulla spalla destra continuando però a tenerla stretta
con una mano in modo che non potesse cadere « Mi ha detto che dobbiamo
smetterla di preoccuparci di lui soltanto quando non ce né affatto bisogno
… » Yamcha non riuscì a tenere gli occhi alti « …
Lo ha detto con così tanta rabbia che non mi è sembrato giusto
forzarlo a rimanere … » il braccio che teneva la giacca trascinò
a terra l’indumento sottolineando lo scombussolio che aleggiava nell’animo
del padre « … Mi sono visto come un essere riprovevole, una persona
che non è riuscita a portare a termine nemmeno una cosa che si era prefissata
con la continua speranza che prima o poi tutto si sarebbe riaggiustato nel migliore
dei modi … » Bulma lo osservava silente, con il volto velato di
una leggera malinconia mentre il vecchio compagno, con gli occhi ormai lucidi,
alzava il suo sguardo al cielo limpido « … Ti ricordi Bulma? Di
quando ci incontrammo la primissima volta e di quanto poco dopo ci sentivamo
talmente legati che secondo noi niente e nessuno sarebbe riuscito a separarci?
».
La donna annuì ricordando i tempi addietro nei quali i due, accompagnati
da Goku, Olong e Pual, avevano affrontato tante peripezie. La primissima poi,
quella conto lo strano Pilaf, aveva decretato la nascita della coppia focosa,
carica e frizzante ma che oramai, vicina a quel palazzo anch’esso carico
di altri ricordi, si apprestava a sbriciolarsi miseramente.
Yamcha, serio come non mai, proseguì con voce grave « Sognavo tutt’altro:
una bella famiglia alla quale sarei riuscito a dare tutto me stesso pur di renderla
felice e invece ho fatto soltanto un sacco di casino. Tu ovviamente hai reagito
nel modo più plausibile però entrambi non ci siamo accorti che
abbiamo trascinato Light, che non aveva nessunissima colpa, nei nostri giochi
facendolo affogare ». L’ultima espressione fece raggelare Bulma
che si trovò costretta a posare una mano sul petto nel tentativo di fermare
un battito di troppo del cuore. Gli occhi azzurri si alzarono non andando ad
incrociare quelli mori che erano ancora alzati verso l’alto « Io
credevo che mi odiasse … ».
Yamcha lasciò che una piccola lacrima fuggitiva rimanesse ferma all’angolo
dell’occhio a riflettere la luce del sole « Riesci a sentire pure
tu i discorsi poco materni che fai? … » sospirò chiudendo
le palpebre e lasciando che la goccia cadesse a terra « … Ma non
sono da meno. Mi sono finalmente accorto di quanto lui, ai nostri occhi, non
fosse nemmeno un legante alla nostra relazione: entrambi lo abbiamo trascurato
e quindi è cresciuto da solo. Non ricordo nemmeno il giorno in cui ha
smesso di trattarmi come un padre dal gran che è addietro … ».
Bulma piegò la testa a lato, nascondendola dalla vista degli amici che
continuavano ad osservare ignari di cosa i due si stessero dicendo. La donna
non nascose un certo dispiacere in quel discorso che, molto probabilmente, avrebbero
dovuto fare diversi anni prima e non in quel momento « Adesso però
sarebbe sciocco ricorrere ai ripari, non credi? » domandò con voce
fioca facendosi appena udire dall’interessato che ci mise un poco a risponderle
con voce altrettanto bassa « Si arrabbierebbe soltanto e si sentirebbe
ancor più preso in giro. Non possiamo riaggiustare tutto, non adesso
che non c’è nulla da poter riparare tutto quello che è stato.
Light non può essere un mero collante … ». I due fecero incontrare
i loro sguardi e vedendo negli occhi dell’altro le medesime sensazioni
provate, cercarono di rimettersi diritti con i corpi e ad assumere un atteggiamento
serio e meno da frignoni quali si presentavano. Bulma incrociò le braccia
al petto « Quando ci separeremo per lui non cambierà nulla, sia
con l’uno che non l’altro non sarà felice » dichiarò
con occhi velati dall’acqua salata. Lui le poggiò una mano sulla
spalla cercando di essere meno sciocco possibile però, ritenendosi anche
in quel momento come tale, scrollò la testa da una parte all’altra
cercando di recuperare un certo contegno « Forse e meglio parlarne con
calma quando tutta questa situazione si sarà risolta … »
iniziò prima di staccarsi e voltarsi verso gli altri « …
Ora è meglio andare » decantò poi sfoggiando un largo sorriso
che mascherò completamente il grigiore precedente.
Il piccolo Goten saltellò un poco intorno
al sayan che poco prima era costretto a letto iniziando a divenire, per certi
aspetti, alquanto seccante tanté che Chichi, dopo essersi stancata di
richiami su richiami per ristabilire un minimo di tranquillità, dovette
ricorrere suo malgrado alla carta del ricatto che consisteva ad alcuni pasti
saltati se il secondogenito non la smetteva di fare brusio. Immediatamente,
e stranamente, calò un silenzio perfetto … Chichi sapeva sempre
come prendere i bambini.
I due soggetti che fino a poco prima erano rimasti alla distanza si avvicinarono
silenziosi ma poi, capendo che di lì a poco Trunks sarebbe partito per
raggiungere il padre e gli amici, si interessarono alle conversazioni in corso
rendendosi anche in qualche modo partecipi con cenni di capo o soltanto inutili
“Sì, ma certo” che ovviamente non davano sapore al tutto.
« Beh, io adesso vado così magari inizierò a capire qualcosa
su questa faccenda » disse il giovane sayan mentre si sfregava le mani,
ansioso di scoprire cosa il destino gli avesse preparato per quella nuova avventura.
Lo stesso bambino che fino a poco prima aveva fatto confusione e poi silenzio
zampettò con frenesia attorno a Trunks afferrando con entrambe le mani
i pantaloni verdi della divisa da combattimento e tirandoli un poco verso di
se attirando le attenzioni di molti tra cui anche quella del glicine che, sentendo
l’intruso accollato come se avesse appiccicato i piccoli palmi con del
super-collante, abbassò lo sguardo andando ad incontrare gli occhi scurissimi
di Goten che facevano da soggetti in quel piccolo quadretto mesto che era il
suo faccino buffo.
« Portami con te! » urlò poi il bimbo con un tono un poco
isterico attirando immediatamente su di sé uno sguardo allibito da parte
di Trunks mentre un’occhiata assassina da parte della madre che, se fosse
stata in grado, avrebbe strozzato all’istante il figlio utilizzando soltanto
la forza del suo sguardo.
Il ragazzo gesticolò un po’ staccando il piccolo amico da sé
« Ma Goten, potrebbe essere davvero pericoloso, non mi posso permettermi
di metterti in pericolo … » proferì poi osservando serio
il monello che invece teneva la bocca arricciata in una smorfia di disappunto.
« Ti preeeego … Sarò buonissimo, lo giuro! » Goten
pigolò portando la mano destra aperta a fianco del viso come segno di
promessa mentre con gli occhietti umidi cercava di convincere l’amicone
che però, combattuto e oltremodo braccato da sguardi contrastanti –
quello languido di Goten e quello enormemente irritato di Chichi -, non sapeva
che dire e fare perché, in ogni caso, sarebbe stato attaccato da uno
dei due.
Trunks stava per parlare ma il piccino lo anticipò aggrappandosi all’abito
cinese della mamma tirando verso il basso la donna ormai un po’ in là
con gli anni che, costretta a piegare la schiena per non strappare l’abito,
mugolò sentendo un dolorino lungo la schiena. Goten però non la
stette ad ascoltare ed iniziò a sgnolare insistentemente: « Mammina,
io voglio andare con Trunks! Per favore mamma … ».
Chichi negò con la testa energicamente « No, no signorino. Tu non
vai da nessuna parte ».
Goten iniziò a saltellare aumentando i dolori lungo la spina dorsale
della madamigella e quindi arrecandole maggiore in sopportazione « …
Dai, dai, dai, dai, dai, dai, dai … » il “dai” venne
ripetuto talmente tante volte che sarebbe inutile perdere tutto il tempo necessario
per elencarli tutti quindi accontentatevi dell’idea. Chichi d’altro
canto durò ben poco a quello strazio: si rizzò rapidissima in
piedi infischiandosene della propria schiena e scatenò tutto il suo disappunto
riguardo a quella idea balzana « HO DETTO NO!! ».
Il bimbo si staccò dal vestito spaventato e corse dietro al ragazzo dai
capelli lilla come se questi fosse stato in grado di proteggerlo dalla furia
in gonnella. Trunks girò il tronco osservando con occhio sereno l’amichetto
« Goten, forse è meglio che dai ascolto a tua mamma. Questa storia
non è mica uno scherzo ».
Il moretto alzò gli occhietti verso l’alto incrociando l’azzurro
dell’altro sayan prima di sporgersi un poco oltre alla gamba dietro la
quale era nascosto per riosservare la mamma che pareva, ma era anche, livida
dal nervosismo.
« Ma io vorrei venire con te … » un mugolio triste e sottomesso
venne proferito in mezzo a quei grandi dando vita a ad un generale stato di
compassione nei confronti del figlio di Goku.
« Io non so proprio Goten, però … » Trunks voltò
gli occhi verso la donna impettita e poi, scostando appena il frugoletto ormai
grande, fece i pochi passi che servivano a raggiungere la donna utilizzando
una flemma particolare, una lentezza che Bulma riconobbe all’istante poiché
vista e rivista talmente tante volte moltissimi anni prima su di un inquilino
che gironzolava per casa sua. Il glicine, con petto gonfio senza però
volere apparire minimamente spaccone, si fermò dinanzi alla donna. Fece
roteare un poco gli occhi osservando attorno prima di fissare Chichi mentre
incrociava le dita delle mani tra loro « Non voglio che Goten corra dei
pericoli inutili però non voglio nemmeno lasciarlo qui così »
mormorò il giovane un po’ sottotono.
Chichi alzò un sopracciglio mentre l’altro rimaneva abbassato in
puro segno di irritazione « E con questo cosa vorresti dire?! ».
Trunks si trovò spiazzato ed iniziò a giocherellare con le mani
come un bimbo dell’asilo mentre dei timidi risolini riecheggiarono nei
dintorni « Ecco, non voglio dire che qui non starebbe bene però
forse sarebbe meglio che lo portassi con me, così aumenterebbe d’esperienza
e comunque, se la cosa dovesse diventare troppo pericolosa, lo spedirò
immediatamente indietro, promesso » farfugliò il ragazzo dinanzi
ad una signora alquanto sconvolta affiancata da amici e parenti altrettanto
esterrefatti. Il bambino si avvicinò alla mamma con aria supplichevole
« Ti prego mamma, farò il bravo e appena la situazione diventerà
brutta tornerò qui … per favore … ».
Chichi rimase severa e non proferì parola, si allontanò lasciando
senza parole i presenti che attendevano una sentenza riguardo a quella proposta
azzardata. La donna grugnì « Fate come vi pare … »
sibilò a denti stretti prima di voltarsi e scrutare autorevole il giovane
ragazzo dagli occhi azzurri « … Ma sappi Trunks che qualunque cosa
accadrà al mio bambino ti terrò completamente responsabile ».
Il sayan annuì fortemente sentendo sulle sue spalle una grande, improvvisa
e pesante responsabilità che però era pronto a sostenere.
La mamma dai capelli scuri vi avvicinò al proprio bambino e piegò
le ginocchia fermandosi alla sua altezza, mutò espressione divenendo
sorridente ed anche compassionevole, guardò negli occhi il suo piccolo
ometto che si gonfiava di orgoglio ed anch’ella si sentì piena
di dignità « Fai attenzione, mi raccomando ».
Il piccolo annuì deciso dopodiché corse a fianco del glicine che
era pronto per partire in volo. Ci furono gli ultimi saluti dopodiché
si alzarono in cielo, sospinti da una piccola forza.
******
L’uomo dalla pelle chiara iniziò
a discendere quando un largo pezzo di terra iniziò ad intravedersi tra
delle alte montagne rocciose nel bel mezzo del niente. I guerrieri intenti nell’inseguimento,
appena videro le mosse di Yamu variare secondo lo standard intravisto negli
ultimi minuti, discesero in anticipo di quota nella vicinanza della vetta di
una bassa montagna arrampicandosi poi fino alla cima con l’aura completamente
azzerata per evitare che chicchessia, in grado di individuare delle auree estranee,
li vedesse prima del tempo scatenando anche situazioni disdicevoli che avrebbero
compromesso la situazione, che secondo Kaioshin, era già critica allo
stato puro. Il largo gruppo si arrampicò sulle rocce arrivando fino alla
vetta spoglia e si nascosero silenziosi osservando con piglio severo Yamu che,
dopo essere atterrato a terra, si indirizzava verso lo sconosciuto che era al
di fuori dell’astronave spaziale così come il superiore aveva percepito
nella visione del senno. Lo sconosciuto, dopo avere ascoltato alcune parole
dello scagnozzo di Babidi, fece cenno all’altro di non muoversi da dov’era
e, senza aggiungere altro, entrò nel piccolo ambiente scomparendo alla
vista dei restanti.
Crillin allungò il collo in direzione della nave per vedere meglio «
Hei, è sparito! » mormorò quando l’essere vestito
di scuro non fu più visibile. Kaioshin, sempre affiancato dal fedele
Kibith, osservava risentito il volgersi degli eventi e arrovellava le meningi
per cogliere i pro e i contro di quella situazione spinosa « Sicuramente
sarà andato ad avvertite Babidi dell’arrivo di Yamu. Sicuramente
è così … » l’ometto dalla pelle violacea sospirò
sconsolato « … Spero che questa situazione non ci crei più
danni di quelli previsti ».
Piccolo sorrise sornione osservando con occhi socchiusi il superiore «
Ovvero? ».
Kaioshin non colse l’ironia e rispose come se quella del precedente Dio
della Terra fosse stata una domanda seria « Molti, moltissimi ».
Il portello della nave, accompagnato da un rollio fastidioso, si alzò
facendo comparire nuovamente l’apertura. Dopo lunghi attimi la figura
dell’estraneo comparve nuovamente all’esterno ma, dopo di esso,
altri due figuri dall’aspetto fisico completamente differente l’uno
dall’altro, fecero la loro comparsa con aria altezzosa attirando le attenzioni
dei guerrieri: il primo era di minuta statura, dal brutto spetto composto da
una pelle di un colore smorto tutt’altro che piacente, due enormi occhi
verdi e uno strano muso da felino mentre il suo abbigliamento variegato era
formato da un grande mantello arancione ed una larga tuta azzurra che camuffava
soltanto in parte il suo aspetto da mero mingherlino; il secondo tale era invece
di tutt’altra immagine: era alto, possente, la sua pelle rosso fuoco lo
rendeva maggiormente temibile e la sua aria da demone dava un tocco di malefico
al suo aspetto che però, affiancato all’abito celeste e bianco,
non perdeva affatto il suo smalto demoniaco.
« Ho, no! Quello è Darbula! » urlò Kaioshin in preda
ad un improvviso attacco di panico scatenando negli compagni una leggera sorpresa
che però venne scemata quando l’intero gruppo si accorse che l’aura
di questo nuovo individuo era al pari di quella di Cell che, in qualche modo
il gruppo intero, era riuscito a sconfiggere parecchi anni prima.
Goku non disse nulla riguardo al soggetto demoniaco ma scrutò incuriosito
il piccoletto che lo precedeva « Allora quello dev’essere il mago
Babidi se quello grosso è Darbula mentre l’altro sconosciuto non
era altro che l’ennesimo scagnozzo del fattucchiere. Giusto? ».
« Infatti … » iniziò il superiore « … Ma
con Darbula la situazione si complica ragazzi, per noi sarà pressoché
impossibile fermare il mago con lui sotto il suo controllo! ». Crillin
sbuffò capendo che se qualcuno non avesse dato corda a quel soggetto
non sarebbe mai finita la storia sul quel fantomatico individuo « Heh
… E chi sarebbe questo Darbula? ».
Kaioshin deglutì mentre proseguiva ad osservare la scena che gli si presentava
davanti: Yamu con referenza donava la strana ampolla al mago Babidi che iniziò
a scrutare con aria avida e arcigna « Babidi è un malvagio con
pochi pari e i suoi poteri sono immensi, superiori a quello che immaginavo se
è riuscito a soggiogare al suo volere Darbula, il signore del Regno delle
Tenebre ».
Gohan strabuzzò un poco gli occhi « Il regno delle tenebre?! Non
ne ho mai sentito parlare ».
Il superiore proseguì « Oltre a questo in cui vivete voi esiste
un altro universo parallelo chiamato Regno delle Tenebre e Darbula è
il guerriero più forte e valoroso di quella dimensione. Siamo nei guai,
oh, guai grossi! ».
Il mago Babidi sorrise furbastro mentre con
le lunghe dita ossute accarezzava lo strano contenitore bianco con sopra la
“M” nera. Darbula abbozzava un sorriso poiché contento di
vedere il proprio padrone di buon umore, sicuro che presto i suoi desideri si
sarebbero presto realizzati creando il mondo perfetto. Il mago alzò gli
occhiacci in direzione di Yamu che silenzioso e rigido come un pezzo di legno
attendeva un qualsiasi commento riguardo al bottino anche se non se ne conosceva
ancora il quantitativo effettivo. Quegli stessi occhi si mossero da una parte
all’altra, sicuri che ci fosse qualcosa che non andava ma poi, pensando
che avrebbe potuto rimandare quel piccolo dilemma, decise di proferire parola
in direzione del sottoposto « Ma bravissimo Yamu, sei già tornato
con dell’energia da donare al mio MajinBu ».
L’inferiore alzò le spalle stupito da quelle parole e piegò
in avanti la schiena facendo un caloroso inchino « Siete troppo buono
mago Babidi, abbiamo fatto solo il nostro dovere » disse poi con aria
quasi commossa senza alzare lo sguardo come segno di vero rispetto nei confronti
del proprio signore.
Lo stregone notò il plurale delle parole pronunciate e pertanto si avviò
per risolvere il proprio perché a riguardo « Bravissimo, Spopovich
dov’è? » mormorò poi severo e desideroso di una risposta
rapida e precisa.
Yamu si rimise dritto. Boccheggiò qualche secondo non trovando le parole
per esprimersi ma poi, per mancanza di alternative, si espresse nella maniera
più dovuta: « Grande Babidi, Spopovich è stato eliminato
mentre raccoglievamo l’energia necessaria al risveglio di MajinBu ».
Il piccoletto assottigliò gli occhi cattivo ed irritato intuendo bene
che il suo suddito aveva agito da sciocco e faceva finta di nulla a riguardo
del terribile errore che aveva commesso « Ma certo … » grugnì
arrabbiato mentre con sguardo bieco si voltava verso il suo diletto dalla faccia
demoniaca in cerca di un volto amico che non fosse in grado di creargli problemi
« … E concordi con me Darbula che non è affatto una buona
idea portarsi appresso i probabili esecutori del delitto ».
Darbula ghignò furbo « Ma certo, a meno che non siano soltanto
dei grandi curiosi ». Yamu rabbrividì comprendendo di essere davvero
nei guai più completi e pensò che i guai sarebbero iniziati e
finiti nel lasso di brevissimo tempo. Colto dal panico indietreggiò di
alcuni passi facendo strisciare le suole delle piccole scarpe sulla terra polverosa
realizzando due piccole scie scavate nel suolo. Babidi si rivoltò verso
il discepolo fulminandolo con lo sguardo e storcendo la larga boccaccia in una
smorfia « Puipui, fallo fuori » sibilò a denti stretti in
direzione del secondo suddito che, appena ricevette l’ordine ben accettato,
era sicuro che sarebbe riuscito ad eseguirlo nel miglior modo possibile.
Puipui alzò il braccio destro in direzione di Yamu che nel frattanto
aveva deciso bellamente di darsela a gambe levate. Il secondo di Babidi dalla
testa oblunga allineò le dita della mano tesa e le fece illuminare di
un bagliore mistico. L’uomo dalla pelle pallida si voltò di scatto
iniziando a correre come un folle, alzando polvere e sassi prima di spiccare
il volo ed esplodere in mille pezzi in quel cielo limpido quando quel raggio
di luce del medesimo colore emesso da Puipui lo colpì in pieno. Il bagliore
dell’esplosione illuminò tutta la zona circostante come se fosse
stato un mezzo d’illuminazione naturale e quando la chiarore tornò
quello di poco prima Puipui si voltò verso il proprio padrone, poggiò
il palmo della mano destra sul cuore e si piegò in un inchino solenne.
Babidi sorrise in modo subdolo voltandosi nuovamente verso Darbula mentre con
una mano si pettinava i lunghi baffetti da pesce gatto che si ritrovava «
Molto bene, una questione è risolta, adesso pensiamo all’altra
seccatura » mormorò poi lasciando che il suo diletto fissasse arrogante
il punto dove stavano gli spioni …
Gohan, così come tutti gli altri, si
accorse che Babidi e i suoi scagnozzi li avevano individuati e pertanto, pensando
che fosse inutile nascondersi ancora propose ciò che gli era balenato
alla mente: « A questo punto tanto vale mostrarsi no? ».
« Infatti » acconsentì lapidario Vegeta e, senza aspettare
ulteriori in capitolo, salì sulla roccia più alta rendendosi ben
visibile dai nemici che, appena lo avvistarono, rimasero silenziosi chiedendosi
chi fosse quel pazzo che aveva avuto il coraggio di essere così sfacciato.
Kaioshin venne colto una seconda volta da un’ondata di panico ed iniziò
a gesticolare in direzione del principe dei sayan ignaro che il mago Babidi,
per colpa di quei movimenti agitati, avesse scorto anch’egli « Vegeta!
Ci farai ammazzare tutti! ».
Son Goku si alzò in piedi tranquillo mostrandosi al mago Babidi e a Darbula
« Suvvia Kaioshin, non faccia il tragico. E poi se non ci fossimo mostrati
noi sarebbero arrivati loro ». Il namecciano, che era anch’egli
accucciato come un gatto, si alzò in piedi lasciando che il vento gli
gonfiasse il mantello e facendo sfoggio della sua stazza evidenziata enunciò
anch’egli la propria approvazione con un genuino cenno col capo. Kaioshin
era allibito da tale atteggiamento e rimase senza fiato quando anche gli ultimi
due compagni, Kibith escluso, fecero spallucce in sua direzione e si mostrarono
senza vergogna ma anzi, con un coraggio da leoni, con una forza d’animo
che sembrava inarrestabile. Il superiore dovette cedere e con aria umile si
alzò tenendo la testa bassa come un leggero senso di vergogna lo pervadesse
mentre il suo amico dalla pelle color Magenta, con umore che gli si avvicinava
incredibilmente, si elevava cercando se non altro di far fare una buona figura
al suo padrone.
In lontananza, nei pressi dell’ingresso dell’astronave, Babidi rimase
esterrefatto e per poco non fece cadere il prezioso contenitore « Guarda
Dabula quanti aiutanti si è portato appresso Kaioshin: escludendo lui
sono in sei! ». Darbula sorrise mentre incrociava le braccia al petto
« Interessante … » proferì per poi continuare «
… evidentemente teme la tua potenza grande Babidi perché altrimenti
non si sarebbe dato tanto daffare, non crede? ».
La fresca versione della questione fece risollevare lo spirito del capo «
Massì, hai proprio ragione, Kaioshin mi teme … » disse nuovamente
tranquillo mentre placido si incamminava verso l’interno della nave «
… Ma non dobbiamo apparire scortesi, mi raccomando, falli accomodare e
poi dopo vieni nella stanza dove si trova MajinBu ». Darbula non fiatò
e si limitò a compiere un inchino mentre Puipui, su nuovo ordine, seguiva
umile il mago all’interno della nave.
L’essere demoniaco, con una velocità pazzesca, scomparve, si materializzò
dinanzi al gruppo di spavaldi eroi e rimase sospeso a mezz’aria ad osservare
tutte quelle facce mai viste chiedendosi chi mai fossero. La sua voce fu ben
udibile quando disse un pacato “Seguitemi”. Vegeta, seguito a ruota
da un curiosissimo Goku, fu il primo a staccarsi dalla roccia e a seguire Darbula
che nel frattanto era già entrato nel piccolo ingresso ed aveva iniziato
a discendere il lungo corridoio verticale.
« Stiamo cadendo nella trappola di Babidi, non lo capite?! » Kaioshin
aveva urlato quelle parole al vento, nessuno l’aveva ascoltato e quindi,
ancora più demoralizzato per il fatto che la sua rispettabilità
in quanto superiore dell’aldilà stava andando letteralmente a rotoli,
seguì il resto del gruppo raggelando poi quando la pesante porta metallica
della base si chiuse alle sue spalle.
La discesa era lunga e buia, nessuno parlava. A metà tragitto però,
visto che era nel suo carattere, il principe dei sayan iniziò a conversare
con il preciso scopo di stuzzicare lo scagnozzo di Babidi: « Han, e allora
tu saresti il famoso Darbula che Kaioshin teme tanto? ».
Il diretto interessato sogghignò ma non rispose, raggiunse il primo piano
illuminato ed appoggiò i piedi a terra attendendo che anche gli ospiti
fecero lo stesso. Vegeta s’infiammò d’irritazione «
Non mi hai risposto … ».
Darbula osservò il suo interlocutore studiandone la figura « Sì,
io sono Darbula. E tu chi saresti? ».
Il sayan incrociò le braccia iniziando a sorridere raggiante «
Io sono Vegeta, principe dei Sayan oltre che colui che ti eliminerà …
».
« Certo … » mormorò glaciale Darbula spegnendo l’entusiasmo
dell’uomo « … In ogni caso adesso siete nel primo piano dell’astronave
di Babidi. Per raggiungere il mio signore non dovrete fare altro che abbattere
tutti i nemici che troverete su ciascun piano. Se ciò farete lo incontrerete
ma prima di allora non lo vedrete mai di persona e inoltre, tutta l’energia
scaturita dalle ferite di battaglia, verrà automaticamente inserita nella
sfera di MajinBu. Tutto chiaro? ».
Goku fece un passo in avanti con il petto gonfio di voglia di confrontarsi «
Sarai tu il nostro primo avversario? » domandò nella speranza di
ricevere una risposta affermativa, perché se cos’ fosse stato,
ciò avrebbe indicato che dopo di lui c’erano guerrieri molto più
temibili che avrebbero dissetato la sua voglia di mazzate.
« Nient’affatto » fu secco Darbula decretando la dissolvenza
del glorioso sogno del Son … Il demone proseguì « Vi attenderò
oltre » enunciò prima di scomparire in un’altra porta che
però venne serrata dopo essere stata varcata lasciando l’intero
gruppo nel silenzio più competo ignaro che il perfido mago li stesse
già spiando.
... Continua ...