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Autore: scImMIA    17/10/2008    3 recensioni
Dall'alto della navicella non potevo nemmeno lontanamente immaginare che le cose sarebbero andate diversamente ...
Dopo i tre anni di attesa ero tornato per aiutarti a combattere i cyborg, per conoscerti, per scoprire chi eri per la mamma e cosa saresti diventato per me ... per me, che non ti avevo mai avuto al mio fianco ...
Ma le cose sono cambiate così tanto e così all'improvviso ... Papà, nel mondo in cui vivi, io non sono mai nato.
Adesso basta ciondolare e seguitemi! Mi raccomando, leggete e recensite! Vi sfido ad arrivare alla fine! XD Un bacione a tutti da scImMIA.
E' STATO INSERITO UN NUOVO CAPITOLO, IL N°88!
Genere: Generale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bulma, Trunks, Vegeta
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chi non muore si rivede e infatti ... Come da appuntamento eccomi quà, non ho dimenticato i miei doveri e quindi tra poco leggerete il nuovo capitolo che ho scritto ma prima ecco le risp alle rece che sono giunte, sono solo tre, ci metterò poco:

Vegeta4ever: Per quanto riguarda il discorso spero che tu abbia capito che non sono affatto arrabiata o altro, so bene che c'è altro da fare e che non sempre si è dell'umore adatto per fare l'una o l'altra cosa quindi mettiti tranquilla che rimarrai sempre la mia pazza n°1 XD Baci ragazza!

Pepesale: Light è un piccolo genietto, visto che è figlio di Bulma ha preso da lei l'intelligenza anche perché, se avessi realizzato un monello tonto e sciocco come il padre, non sarebbe stato interessante ed anzi, sarebbe apparso quasi come scontato. Diciamocelo, se ad uno dici "A Yamcha è nato un figlio" quello di risponde che è un somaro come il padre ed è quì che sbaglia: nessuno nasce stupido, sono gli oggetti e le persone che lo circondano a farlo diventare o meno e in tal caso il piccolo Light, avendo dei genitori scellerati, si è deciso di muoversi per conto proprio. Spero che anche questo capitolo ti piaccia, bacio

Angelo Azzurro: Il calo di lettori è evidente, non c'è che dire, ma non amo piangermi addosso e pertanto persisto nella scrittura del mio lavoro e alla fine di questo, se qualcuno avrà voglia di recuperare i capitoli persi, saprà dove trovarlo. Altro poi non posso fare ^^". Per Light, sì, ho un disegno ben preciso (e non solo quello fatto a mano s'intende XD) e la sua intelligenza è inerente a questa immagine di lui (ricordiamoci che è figlio di Bulma, qualcosa doveva pur ereditarlo, no?). Per il fortunato da essere manipolato non mi sbottono e ti chiedo ti attendere un pochino. Bacioni ragazza!


Fine. Inutile dire che mi piacerebbe ricevere qualche commento in più ma se siete occupati in faccende più importanti vi lascio fare perché è giusto così. In ogni caso ci rivediamo venerdì prossimo, non mancate, mi raccomando!
Baci
scImMIA

 

 

CAPITOLO 78
- NELLA BASE DI BABIDI -


« Quì attorno ci dev'essere la base di Babidi, ci conviene iniziare a cercare .. » Piccolo si avvicinò a Crillin e gli chiese di porgergli il contenitore dell'energia rubata a Trunks che ben presto ricevette « ... Oppure ... » proseguì alzando la strana ampolla « ... Potremmo riconsegnare questo oggetto a questo quà e spedirlo dal nostro nemico lasciandolo tranquillo mentre lo seguiamo senza dargli fastidio ». Il namecciano rimase in silenzio mentre con occhio critico tentava di leggere il viso di ogni individuo presente rimanendo poi fisso sull'essere superiore che aveva la pelle d'oca solo all'idea di mettere in pratica quel piano al di sopra delle righe.
Kaioshin sbottò fuori di se dalla rabbia « NO! Non possiamo farlo andare e permettergli di accumulare l'energia presa a Trunks a quella già raccolta! Che piano assurdo, invece di dire queste bestialità dovremmo cercare la base di Babidi e smetterla di perdere tempo prezioso! » il superiore agitò talmente tanto le braccia durante il suo discorso che chiunque percepì la sua agitazione anche se non tutti la pensavano alla stessa maniera: Goku posò le mani ai fianchi e piegò un poco la testa da una parte e sospirò un poco « Suvvia Kaioshin, non abbiamo molte scelte. Ci potremmo impiegare troppo tempo per cercare la base e nel frattempo Babidi potrebbe mandare sull'intero pianeta talmente tanti scagnozzi per raccogliere altra energia ... Se spediamo Yamu dal suo padrone eviteremmo un sacco di problemi » il Son però non riuscì a zittire il superiore che continuò a dire la sua senza essere preso in considerazione.
Vegeta si avvicinò al namecciano e con un cenno della testa indicò il tirapiedi del mago di nome Yamu che ancora boccheggiava all'interno della dura roccia, strinse maggiormente le braccia attorno al petto e si pronunciò con aria grave e profonda « Dagli quel coso e finiamola con questa storia ». Piccolo alzò la mano con la quale teneva lo strano contenitore e facendo roteare il braccio in avanti lanciò l'oggetto chiaro spedendolo diritto nel grembo di Yamu provocandogli un improvviso dolore all'altezza dello stomaco. Gli occhi di Kaioshin si sbarrarono vedendo quello spettacolo « PAZZI! Che cosa avete fatto!!! ».
Il superiore scattò in direzione dell'uomo dal viso pallido ma Son Goku, con un'abile presa, interruppe la sua corsa afferrando con forza la sua spalla sinistra « Andiamo Kaioshin, non abbiamo molte alternative. Dobbiamo fare forzatamente così ». L'uomo vestito di arancione lasciò la presa divenendo per un attimo serio e lasciando che i pugni chiusi rimanessero vicino alle gambe leggermente divaricate « E la cosa migliore, mi creda » dopo un attimo di silenzio voltò lo sguardo verso il figlio ed accennò con il viso acconsentendo anch'egli al piano di Piccolo. Il namecciano si voltò verso Yamu e gli parlò chiaro: « Hei, tu! Prendi la tua roba e vai da Babidi. Sbrigati! ». Il diretto interessato rabbrividì un poco ma non si mosse da dove si trovava. Impresse sul proprio volto una maschera di rabbia alla quale ben presto diede voce: « Se mi presento a Babidi con voi appresso mi ucciderà senza pensarci due volte invece di premiarmi per l'energia raccolta! ».
« Razza di sciocco! ... » sibilò il principe dei sayan con la voce rauca dall'irritazione appena accresciuta da quella stupida affermazione « ... Ma cosa credi, rimarremo a distanza e non ci faremo individuare » proferì poi per dare compimento alla propria frase.
Yamu si staccò a fatica dal supporto minerale ed iniziò a svolazzare a mezz'aria lasciando che i pochi sassolini che erano incastrati al suo abito cadessero andandosi poi ad infrangere contro il suolo erboso. Strinse con entrambe le mani lo strano contenitore e se lo poggiò al petto come se avesse più valore addirittura della propria vita, cosa che era per davvero. Osservò a bocca aperta, senza parole, il gruppo di guerrieri ma poi, non notando su di essi alcun cenno di minaccia, si allontanò con calma perché le sue energie non gli permettevano di meglio.
Gohan voltò lo sguardo verso il nemico e lo vide scomparire oltre le montagne e rimase a fissare quel punto non staccandovi gli occhi. Si voltò verso Goku e dopo un segno d'assenso, l'intero gruppo, iniziò a muoversi in direzione delle medesime montagne lasciando alle loro spalle i prati verdeggianti.

******

Trascorse svariato tempo prima che i senzu arrivassero nel luogo in cui Trunks era trattenuto con la forza poiché ancora a corto di energie. Yamcha, dopo aver effettuato una rapida discesa, posò i piedi a terra in vicinanza al piccolo porticato sotto il quale stava l'infermeria e gli altri amici che attendevano il suo ritorno. Estrasse il piccolo sacchetto di tela dalla tasca della giacca gialla e dopo averlo osservato con piglio serio si incamminò verso la stanza interessata sotto la silenziosa osservazione di 17 che, in un angolo tranquillo, teneva ancora in braccio una piccola Marron che iniziava ad appisolarsi. L'uomo varcò la soglia dell'edificio andandosi a fermare poi davanti a Bulma che, con un'intraprendenza già vista altre volte, si fermò con decisone davanti all'ormai ex-marito e con arroganza gli strappò via di mano il piccolo sacchetto « Ma bravo, finalmente sei arrivato! » esclamò l'azzurra facendo irritare un poco il giovane uomo dalla vestita stramba.
« Ci ho messo il tempo che ci voleva » replicò Yamcha per riscattarsi anche se oramai Bulma era già voltata in direzione di Trunks per somministrargli la strana medicina. La donna dai capelli azzurri diede il piccolo fagiolino al sayan, posandoglielo su di una mano ed attendendo che questi lo mangiasse per poi inghiottire il tutto dopo una rapida masticata. Il glicine, dopo una frazione di secondo, era già nel pieno delle forze: si sedette composto sul letto e notò che la grande ferita sul fianco era completamente scomparsa senza lasciare la benché minima traccia di se. Goten si mise in piedi sul materasso ricoperto dalle bianche lenzuola iniziando a saltellare tutt’attorno a Trunks come una piccola scimmietta scatenando nella maggior parte degli spettatori una certa ilarità mentre la povera Chichi, assolutamente insoddisfatta di quella scarsa disciplina in pubblico, espresse tutto il suo disappunto con un bel pugno secco sulla testa del secondogenito quando questi si mise a saltellare proprio nei suoi pressi. Il moccioso, dopo essere precipitato rovinosamente a terra, mormorò un dolorante “Hai” mentre si massaggiava con entrambe le mani il grosso bernoccolo che di lì a poco sarebbe apparso sulla nuca capelluta. Una forte risata aleggiò nell’aria mentre la mamma di Goten iniziava a lamentarsi di quanto poco il padre l’avesse aiutata con l’educazione dei figli e di quanto, nonostante i suoi mastodontici sforzi sul raddrizzamento della loro indole guerriera e in parte pasticciona, continuassero a tendere verso la figura paterna.
Bulma posò le mani ai fianchi mentre proseguiva ad osservare il figlio del suo migliore amico a cui somigliava incredibilmente. Smise però di sorridere ricordandosi di un altro soggetto che non aveva intravisto pocanzi, forse per colpa di mera disattenzione nei suoi riguardi. Si voltò indietro verso Yamcha e lo guardò dritto negli occhi « Dov’è Light? ».
Il moro rimase silenzioso mentre con un certa freddezza nei movimenti si disfaceva dell’orribile giacca che gli stava arrecando un certo caldo. Piegò l’indumento un paio di volte e se lo mise sotto al braccio scoperto e muscoloso sinistro mentre Bulma, con già una vena gonfia più della norma, ripeteva la sua domanda con un leggero isterismo già ben udibile « Yamcha … » disse con aria grave, come se stesse parlando ad un lattante che gli ha appena rubato l’ultimo biscotto « … Dov’è Light? ».
L’uomo sospirò divenendo serio e molto scuro in volto. Gli ci vollero alcuni secondi per trovare quelle parole che, in tutti i casi, lo avrebbero messo spalle al muro « Si è allontanato e adesso sta andando a casa ».
La piccola vena descritta in precedenza sembrò scoppiare … « CHE COSA?! … » la voce gracchiate riecheggiò nella stanza come un tuono attirando l’attenzione di tutti e facendo accapponare il pelo di altri « … Perché lo hai lasciato andare da solo?! Potrebbe essere pericoloso! » aggiunse poi mantenendo la sua irritazione. Yamcha voltò lo guardo vedendo vari espressioni distinte su ciascun volto: quella incuriosita di Chichi, quella apparentemente sorridente di Bunny, quelle esterrefatte di Trunks, Goten e Videl, quella tranquilla del cognato e invece quella severa di Muten …
L’uomo abbassò gli occhi scuri in direzione della moglie minuta e parlò piano lasciando che la sua richiesta gli fuoriuscisse come una supplica « Andiamo fuori a parlarne ». Bulma strabuzzò gli occhi ma acconsentì con un cenno di testa seguendo poi Yamcha all’esterno dell’edificio fermandosi poi abbastanza lontano dai suoi amici di modo che non potessero sentire i loro discorsi.
Entrambi si voltarono indietro notando che il grande gruppo all’interno dell’infermeria era uscito dietro ad un glicine scalpitante e i due, credendo di non essere tenuti sott’occhio da alcuno, iniziarono a conversare: Yamcha sospirò ancora « Light non mi ha più voluto seguire ma dopo che gli ho detto che sarebbe stato pericoloso allontanarsi da solo è stato ancora più irremovibile ». La donna assottigliò le palpebre « Spiegati meglio ».
Yamcha srotolò la giacca appallottolata e dopo averla smossa un po’ la fece adagiare sulla spalla destra continuando però a tenerla stretta con una mano in modo che non potesse cadere « Mi ha detto che dobbiamo smetterla di preoccuparci di lui soltanto quando non ce né affatto bisogno … » Yamcha non riuscì a tenere gli occhi alti « … Lo ha detto con così tanta rabbia che non mi è sembrato giusto forzarlo a rimanere … » il braccio che teneva la giacca trascinò a terra l’indumento sottolineando lo scombussolio che aleggiava nell’animo del padre « … Mi sono visto come un essere riprovevole, una persona che non è riuscita a portare a termine nemmeno una cosa che si era prefissata con la continua speranza che prima o poi tutto si sarebbe riaggiustato nel migliore dei modi … » Bulma lo osservava silente, con il volto velato di una leggera malinconia mentre il vecchio compagno, con gli occhi ormai lucidi, alzava il suo sguardo al cielo limpido « … Ti ricordi Bulma? Di quando ci incontrammo la primissima volta e di quanto poco dopo ci sentivamo talmente legati che secondo noi niente e nessuno sarebbe riuscito a separarci? ».
La donna annuì ricordando i tempi addietro nei quali i due, accompagnati da Goku, Olong e Pual, avevano affrontato tante peripezie. La primissima poi, quella conto lo strano Pilaf, aveva decretato la nascita della coppia focosa, carica e frizzante ma che oramai, vicina a quel palazzo anch’esso carico di altri ricordi, si apprestava a sbriciolarsi miseramente.
Yamcha, serio come non mai, proseguì con voce grave « Sognavo tutt’altro: una bella famiglia alla quale sarei riuscito a dare tutto me stesso pur di renderla felice e invece ho fatto soltanto un sacco di casino. Tu ovviamente hai reagito nel modo più plausibile però entrambi non ci siamo accorti che abbiamo trascinato Light, che non aveva nessunissima colpa, nei nostri giochi facendolo affogare ». L’ultima espressione fece raggelare Bulma che si trovò costretta a posare una mano sul petto nel tentativo di fermare un battito di troppo del cuore. Gli occhi azzurri si alzarono non andando ad incrociare quelli mori che erano ancora alzati verso l’alto « Io credevo che mi odiasse … ».
Yamcha lasciò che una piccola lacrima fuggitiva rimanesse ferma all’angolo dell’occhio a riflettere la luce del sole « Riesci a sentire pure tu i discorsi poco materni che fai? … » sospirò chiudendo le palpebre e lasciando che la goccia cadesse a terra « … Ma non sono da meno. Mi sono finalmente accorto di quanto lui, ai nostri occhi, non fosse nemmeno un legante alla nostra relazione: entrambi lo abbiamo trascurato e quindi è cresciuto da solo. Non ricordo nemmeno il giorno in cui ha smesso di trattarmi come un padre dal gran che è addietro … ».
Bulma piegò la testa a lato, nascondendola dalla vista degli amici che continuavano ad osservare ignari di cosa i due si stessero dicendo. La donna non nascose un certo dispiacere in quel discorso che, molto probabilmente, avrebbero dovuto fare diversi anni prima e non in quel momento « Adesso però sarebbe sciocco ricorrere ai ripari, non credi? » domandò con voce fioca facendosi appena udire dall’interessato che ci mise un poco a risponderle con voce altrettanto bassa « Si arrabbierebbe soltanto e si sentirebbe ancor più preso in giro. Non possiamo riaggiustare tutto, non adesso che non c’è nulla da poter riparare tutto quello che è stato. Light non può essere un mero collante … ». I due fecero incontrare i loro sguardi e vedendo negli occhi dell’altro le medesime sensazioni provate, cercarono di rimettersi diritti con i corpi e ad assumere un atteggiamento serio e meno da frignoni quali si presentavano. Bulma incrociò le braccia al petto « Quando ci separeremo per lui non cambierà nulla, sia con l’uno che non l’altro non sarà felice » dichiarò con occhi velati dall’acqua salata. Lui le poggiò una mano sulla spalla cercando di essere meno sciocco possibile però, ritenendosi anche in quel momento come tale, scrollò la testa da una parte all’altra cercando di recuperare un certo contegno « Forse e meglio parlarne con calma quando tutta questa situazione si sarà risolta … » iniziò prima di staccarsi e voltarsi verso gli altri « … Ora è meglio andare » decantò poi sfoggiando un largo sorriso che mascherò completamente il grigiore precedente.

Il piccolo Goten saltellò un poco intorno al sayan che poco prima era costretto a letto iniziando a divenire, per certi aspetti, alquanto seccante tanté che Chichi, dopo essersi stancata di richiami su richiami per ristabilire un minimo di tranquillità, dovette ricorrere suo malgrado alla carta del ricatto che consisteva ad alcuni pasti saltati se il secondogenito non la smetteva di fare brusio. Immediatamente, e stranamente, calò un silenzio perfetto … Chichi sapeva sempre come prendere i bambini.
I due soggetti che fino a poco prima erano rimasti alla distanza si avvicinarono silenziosi ma poi, capendo che di lì a poco Trunks sarebbe partito per raggiungere il padre e gli amici, si interessarono alle conversazioni in corso rendendosi anche in qualche modo partecipi con cenni di capo o soltanto inutili “Sì, ma certo” che ovviamente non davano sapore al tutto.
« Beh, io adesso vado così magari inizierò a capire qualcosa su questa faccenda » disse il giovane sayan mentre si sfregava le mani, ansioso di scoprire cosa il destino gli avesse preparato per quella nuova avventura. Lo stesso bambino che fino a poco prima aveva fatto confusione e poi silenzio zampettò con frenesia attorno a Trunks afferrando con entrambe le mani i pantaloni verdi della divisa da combattimento e tirandoli un poco verso di se attirando le attenzioni di molti tra cui anche quella del glicine che, sentendo l’intruso accollato come se avesse appiccicato i piccoli palmi con del super-collante, abbassò lo sguardo andando ad incontrare gli occhi scurissimi di Goten che facevano da soggetti in quel piccolo quadretto mesto che era il suo faccino buffo.
« Portami con te! » urlò poi il bimbo con un tono un poco isterico attirando immediatamente su di sé uno sguardo allibito da parte di Trunks mentre un’occhiata assassina da parte della madre che, se fosse stata in grado, avrebbe strozzato all’istante il figlio utilizzando soltanto la forza del suo sguardo.
Il ragazzo gesticolò un po’ staccando il piccolo amico da sé « Ma Goten, potrebbe essere davvero pericoloso, non mi posso permettermi di metterti in pericolo … » proferì poi osservando serio il monello che invece teneva la bocca arricciata in una smorfia di disappunto.
« Ti preeeego … Sarò buonissimo, lo giuro! » Goten pigolò portando la mano destra aperta a fianco del viso come segno di promessa mentre con gli occhietti umidi cercava di convincere l’amicone che però, combattuto e oltremodo braccato da sguardi contrastanti – quello languido di Goten e quello enormemente irritato di Chichi -, non sapeva che dire e fare perché, in ogni caso, sarebbe stato attaccato da uno dei due.
Trunks stava per parlare ma il piccino lo anticipò aggrappandosi all’abito cinese della mamma tirando verso il basso la donna ormai un po’ in là con gli anni che, costretta a piegare la schiena per non strappare l’abito, mugolò sentendo un dolorino lungo la schiena. Goten però non la stette ad ascoltare ed iniziò a sgnolare insistentemente: « Mammina, io voglio andare con Trunks! Per favore mamma … ».
Chichi negò con la testa energicamente « No, no signorino. Tu non vai da nessuna parte ».
Goten iniziò a saltellare aumentando i dolori lungo la spina dorsale della madamigella e quindi arrecandole maggiore in sopportazione « … Dai, dai, dai, dai, dai, dai, dai … » il “dai” venne ripetuto talmente tante volte che sarebbe inutile perdere tutto il tempo necessario per elencarli tutti quindi accontentatevi dell’idea. Chichi d’altro canto durò ben poco a quello strazio: si rizzò rapidissima in piedi infischiandosene della propria schiena e scatenò tutto il suo disappunto riguardo a quella idea balzana « HO DETTO NO!! ».
Il bimbo si staccò dal vestito spaventato e corse dietro al ragazzo dai capelli lilla come se questi fosse stato in grado di proteggerlo dalla furia in gonnella. Trunks girò il tronco osservando con occhio sereno l’amichetto « Goten, forse è meglio che dai ascolto a tua mamma. Questa storia non è mica uno scherzo ».
Il moretto alzò gli occhietti verso l’alto incrociando l’azzurro dell’altro sayan prima di sporgersi un poco oltre alla gamba dietro la quale era nascosto per riosservare la mamma che pareva, ma era anche, livida dal nervosismo.
« Ma io vorrei venire con te … » un mugolio triste e sottomesso venne proferito in mezzo a quei grandi dando vita a ad un generale stato di compassione nei confronti del figlio di Goku.
« Io non so proprio Goten, però … » Trunks voltò gli occhi verso la donna impettita e poi, scostando appena il frugoletto ormai grande, fece i pochi passi che servivano a raggiungere la donna utilizzando una flemma particolare, una lentezza che Bulma riconobbe all’istante poiché vista e rivista talmente tante volte moltissimi anni prima su di un inquilino che gironzolava per casa sua. Il glicine, con petto gonfio senza però volere apparire minimamente spaccone, si fermò dinanzi alla donna. Fece roteare un poco gli occhi osservando attorno prima di fissare Chichi mentre incrociava le dita delle mani tra loro « Non voglio che Goten corra dei pericoli inutili però non voglio nemmeno lasciarlo qui così » mormorò il giovane un po’ sottotono.
Chichi alzò un sopracciglio mentre l’altro rimaneva abbassato in puro segno di irritazione « E con questo cosa vorresti dire?! ».
Trunks si trovò spiazzato ed iniziò a giocherellare con le mani come un bimbo dell’asilo mentre dei timidi risolini riecheggiarono nei dintorni « Ecco, non voglio dire che qui non starebbe bene però forse sarebbe meglio che lo portassi con me, così aumenterebbe d’esperienza e comunque, se la cosa dovesse diventare troppo pericolosa, lo spedirò immediatamente indietro, promesso » farfugliò il ragazzo dinanzi ad una signora alquanto sconvolta affiancata da amici e parenti altrettanto esterrefatti. Il bambino si avvicinò alla mamma con aria supplichevole « Ti prego mamma, farò il bravo e appena la situazione diventerà brutta tornerò qui … per favore … ».
Chichi rimase severa e non proferì parola, si allontanò lasciando senza parole i presenti che attendevano una sentenza riguardo a quella proposta azzardata. La donna grugnì « Fate come vi pare … » sibilò a denti stretti prima di voltarsi e scrutare autorevole il giovane ragazzo dagli occhi azzurri « … Ma sappi Trunks che qualunque cosa accadrà al mio bambino ti terrò completamente responsabile ». Il sayan annuì fortemente sentendo sulle sue spalle una grande, improvvisa e pesante responsabilità che però era pronto a sostenere.
La mamma dai capelli scuri vi avvicinò al proprio bambino e piegò le ginocchia fermandosi alla sua altezza, mutò espressione divenendo sorridente ed anche compassionevole, guardò negli occhi il suo piccolo ometto che si gonfiava di orgoglio ed anch’ella si sentì piena di dignità « Fai attenzione, mi raccomando ».
Il piccolo annuì deciso dopodiché corse a fianco del glicine che era pronto per partire in volo. Ci furono gli ultimi saluti dopodiché si alzarono in cielo, sospinti da una piccola forza.

******

L’uomo dalla pelle chiara iniziò a discendere quando un largo pezzo di terra iniziò ad intravedersi tra delle alte montagne rocciose nel bel mezzo del niente. I guerrieri intenti nell’inseguimento, appena videro le mosse di Yamu variare secondo lo standard intravisto negli ultimi minuti, discesero in anticipo di quota nella vicinanza della vetta di una bassa montagna arrampicandosi poi fino alla cima con l’aura completamente azzerata per evitare che chicchessia, in grado di individuare delle auree estranee, li vedesse prima del tempo scatenando anche situazioni disdicevoli che avrebbero compromesso la situazione, che secondo Kaioshin, era già critica allo stato puro. Il largo gruppo si arrampicò sulle rocce arrivando fino alla vetta spoglia e si nascosero silenziosi osservando con piglio severo Yamu che, dopo essere atterrato a terra, si indirizzava verso lo sconosciuto che era al di fuori dell’astronave spaziale così come il superiore aveva percepito nella visione del senno. Lo sconosciuto, dopo avere ascoltato alcune parole dello scagnozzo di Babidi, fece cenno all’altro di non muoversi da dov’era e, senza aggiungere altro, entrò nel piccolo ambiente scomparendo alla vista dei restanti.
Crillin allungò il collo in direzione della nave per vedere meglio « Hei, è sparito! » mormorò quando l’essere vestito di scuro non fu più visibile. Kaioshin, sempre affiancato dal fedele Kibith, osservava risentito il volgersi degli eventi e arrovellava le meningi per cogliere i pro e i contro di quella situazione spinosa « Sicuramente sarà andato ad avvertite Babidi dell’arrivo di Yamu. Sicuramente è così … » l’ometto dalla pelle violacea sospirò sconsolato « … Spero che questa situazione non ci crei più danni di quelli previsti ».
Piccolo sorrise sornione osservando con occhi socchiusi il superiore « Ovvero? ».
Kaioshin non colse l’ironia e rispose come se quella del precedente Dio della Terra fosse stata una domanda seria « Molti, moltissimi ».
Il portello della nave, accompagnato da un rollio fastidioso, si alzò facendo comparire nuovamente l’apertura. Dopo lunghi attimi la figura dell’estraneo comparve nuovamente all’esterno ma, dopo di esso, altri due figuri dall’aspetto fisico completamente differente l’uno dall’altro, fecero la loro comparsa con aria altezzosa attirando le attenzioni dei guerrieri: il primo era di minuta statura, dal brutto spetto composto da una pelle di un colore smorto tutt’altro che piacente, due enormi occhi verdi e uno strano muso da felino mentre il suo abbigliamento variegato era formato da un grande mantello arancione ed una larga tuta azzurra che camuffava soltanto in parte il suo aspetto da mero mingherlino; il secondo tale era invece di tutt’altra immagine: era alto, possente, la sua pelle rosso fuoco lo rendeva maggiormente temibile e la sua aria da demone dava un tocco di malefico al suo aspetto che però, affiancato all’abito celeste e bianco, non perdeva affatto il suo smalto demoniaco.
« Ho, no! Quello è Darbula! » urlò Kaioshin in preda ad un improvviso attacco di panico scatenando negli compagni una leggera sorpresa che però venne scemata quando l’intero gruppo si accorse che l’aura di questo nuovo individuo era al pari di quella di Cell che, in qualche modo il gruppo intero, era riuscito a sconfiggere parecchi anni prima.
Goku non disse nulla riguardo al soggetto demoniaco ma scrutò incuriosito il piccoletto che lo precedeva « Allora quello dev’essere il mago Babidi se quello grosso è Darbula mentre l’altro sconosciuto non era altro che l’ennesimo scagnozzo del fattucchiere. Giusto? ».
« Infatti … » iniziò il superiore « … Ma con Darbula la situazione si complica ragazzi, per noi sarà pressoché impossibile fermare il mago con lui sotto il suo controllo! ». Crillin sbuffò capendo che se qualcuno non avesse dato corda a quel soggetto non sarebbe mai finita la storia sul quel fantomatico individuo « Heh … E chi sarebbe questo Darbula? ».
Kaioshin deglutì mentre proseguiva ad osservare la scena che gli si presentava davanti: Yamu con referenza donava la strana ampolla al mago Babidi che iniziò a scrutare con aria avida e arcigna « Babidi è un malvagio con pochi pari e i suoi poteri sono immensi, superiori a quello che immaginavo se è riuscito a soggiogare al suo volere Darbula, il signore del Regno delle Tenebre ».
Gohan strabuzzò un poco gli occhi « Il regno delle tenebre?! Non ne ho mai sentito parlare ».
Il superiore proseguì « Oltre a questo in cui vivete voi esiste un altro universo parallelo chiamato Regno delle Tenebre e Darbula è il guerriero più forte e valoroso di quella dimensione. Siamo nei guai, oh, guai grossi! ».

Il mago Babidi sorrise furbastro mentre con le lunghe dita ossute accarezzava lo strano contenitore bianco con sopra la “M” nera. Darbula abbozzava un sorriso poiché contento di vedere il proprio padrone di buon umore, sicuro che presto i suoi desideri si sarebbero presto realizzati creando il mondo perfetto. Il mago alzò gli occhiacci in direzione di Yamu che silenzioso e rigido come un pezzo di legno attendeva un qualsiasi commento riguardo al bottino anche se non se ne conosceva ancora il quantitativo effettivo. Quegli stessi occhi si mossero da una parte all’altra, sicuri che ci fosse qualcosa che non andava ma poi, pensando che avrebbe potuto rimandare quel piccolo dilemma, decise di proferire parola in direzione del sottoposto « Ma bravissimo Yamu, sei già tornato con dell’energia da donare al mio MajinBu ».
L’inferiore alzò le spalle stupito da quelle parole e piegò in avanti la schiena facendo un caloroso inchino « Siete troppo buono mago Babidi, abbiamo fatto solo il nostro dovere » disse poi con aria quasi commossa senza alzare lo sguardo come segno di vero rispetto nei confronti del proprio signore.
Lo stregone notò il plurale delle parole pronunciate e pertanto si avviò per risolvere il proprio perché a riguardo « Bravissimo, Spopovich dov’è? » mormorò poi severo e desideroso di una risposta rapida e precisa.
Yamu si rimise dritto. Boccheggiò qualche secondo non trovando le parole per esprimersi ma poi, per mancanza di alternative, si espresse nella maniera più dovuta: « Grande Babidi, Spopovich è stato eliminato mentre raccoglievamo l’energia necessaria al risveglio di MajinBu ».
Il piccoletto assottigliò gli occhi cattivo ed irritato intuendo bene che il suo suddito aveva agito da sciocco e faceva finta di nulla a riguardo del terribile errore che aveva commesso « Ma certo … » grugnì arrabbiato mentre con sguardo bieco si voltava verso il suo diletto dalla faccia demoniaca in cerca di un volto amico che non fosse in grado di creargli problemi « … E concordi con me Darbula che non è affatto una buona idea portarsi appresso i probabili esecutori del delitto ».
Darbula ghignò furbo « Ma certo, a meno che non siano soltanto dei grandi curiosi ». Yamu rabbrividì comprendendo di essere davvero nei guai più completi e pensò che i guai sarebbero iniziati e finiti nel lasso di brevissimo tempo. Colto dal panico indietreggiò di alcuni passi facendo strisciare le suole delle piccole scarpe sulla terra polverosa realizzando due piccole scie scavate nel suolo. Babidi si rivoltò verso il discepolo fulminandolo con lo sguardo e storcendo la larga boccaccia in una smorfia « Puipui, fallo fuori » sibilò a denti stretti in direzione del secondo suddito che, appena ricevette l’ordine ben accettato, era sicuro che sarebbe riuscito ad eseguirlo nel miglior modo possibile.
Puipui alzò il braccio destro in direzione di Yamu che nel frattanto aveva deciso bellamente di darsela a gambe levate. Il secondo di Babidi dalla testa oblunga allineò le dita della mano tesa e le fece illuminare di un bagliore mistico. L’uomo dalla pelle pallida si voltò di scatto iniziando a correre come un folle, alzando polvere e sassi prima di spiccare il volo ed esplodere in mille pezzi in quel cielo limpido quando quel raggio di luce del medesimo colore emesso da Puipui lo colpì in pieno. Il bagliore dell’esplosione illuminò tutta la zona circostante come se fosse stato un mezzo d’illuminazione naturale e quando la chiarore tornò quello di poco prima Puipui si voltò verso il proprio padrone, poggiò il palmo della mano destra sul cuore e si piegò in un inchino solenne.
Babidi sorrise in modo subdolo voltandosi nuovamente verso Darbula mentre con una mano si pettinava i lunghi baffetti da pesce gatto che si ritrovava « Molto bene, una questione è risolta, adesso pensiamo all’altra seccatura » mormorò poi lasciando che il suo diletto fissasse arrogante il punto dove stavano gli spioni …

Gohan, così come tutti gli altri, si accorse che Babidi e i suoi scagnozzi li avevano individuati e pertanto, pensando che fosse inutile nascondersi ancora propose ciò che gli era balenato alla mente: « A questo punto tanto vale mostrarsi no? ».
« Infatti » acconsentì lapidario Vegeta e, senza aspettare ulteriori in capitolo, salì sulla roccia più alta rendendosi ben visibile dai nemici che, appena lo avvistarono, rimasero silenziosi chiedendosi chi fosse quel pazzo che aveva avuto il coraggio di essere così sfacciato. Kaioshin venne colto una seconda volta da un’ondata di panico ed iniziò a gesticolare in direzione del principe dei sayan ignaro che il mago Babidi, per colpa di quei movimenti agitati, avesse scorto anch’egli « Vegeta! Ci farai ammazzare tutti! ».
Son Goku si alzò in piedi tranquillo mostrandosi al mago Babidi e a Darbula « Suvvia Kaioshin, non faccia il tragico. E poi se non ci fossimo mostrati noi sarebbero arrivati loro ». Il namecciano, che era anch’egli accucciato come un gatto, si alzò in piedi lasciando che il vento gli gonfiasse il mantello e facendo sfoggio della sua stazza evidenziata enunciò anch’egli la propria approvazione con un genuino cenno col capo. Kaioshin era allibito da tale atteggiamento e rimase senza fiato quando anche gli ultimi due compagni, Kibith escluso, fecero spallucce in sua direzione e si mostrarono senza vergogna ma anzi, con un coraggio da leoni, con una forza d’animo che sembrava inarrestabile. Il superiore dovette cedere e con aria umile si alzò tenendo la testa bassa come un leggero senso di vergogna lo pervadesse mentre il suo amico dalla pelle color Magenta, con umore che gli si avvicinava incredibilmente, si elevava cercando se non altro di far fare una buona figura al suo padrone.
In lontananza, nei pressi dell’ingresso dell’astronave, Babidi rimase esterrefatto e per poco non fece cadere il prezioso contenitore « Guarda Dabula quanti aiutanti si è portato appresso Kaioshin: escludendo lui sono in sei! ». Darbula sorrise mentre incrociava le braccia al petto « Interessante … » proferì per poi continuare « … evidentemente teme la tua potenza grande Babidi perché altrimenti non si sarebbe dato tanto daffare, non crede? ».
La fresca versione della questione fece risollevare lo spirito del capo « Massì, hai proprio ragione, Kaioshin mi teme … » disse nuovamente tranquillo mentre placido si incamminava verso l’interno della nave « … Ma non dobbiamo apparire scortesi, mi raccomando, falli accomodare e poi dopo vieni nella stanza dove si trova MajinBu ». Darbula non fiatò e si limitò a compiere un inchino mentre Puipui, su nuovo ordine, seguiva umile il mago all’interno della nave.
L’essere demoniaco, con una velocità pazzesca, scomparve, si materializzò dinanzi al gruppo di spavaldi eroi e rimase sospeso a mezz’aria ad osservare tutte quelle facce mai viste chiedendosi chi mai fossero. La sua voce fu ben udibile quando disse un pacato “Seguitemi”. Vegeta, seguito a ruota da un curiosissimo Goku, fu il primo a staccarsi dalla roccia e a seguire Darbula che nel frattanto era già entrato nel piccolo ingresso ed aveva iniziato a discendere il lungo corridoio verticale.
« Stiamo cadendo nella trappola di Babidi, non lo capite?! » Kaioshin aveva urlato quelle parole al vento, nessuno l’aveva ascoltato e quindi, ancora più demoralizzato per il fatto che la sua rispettabilità in quanto superiore dell’aldilà stava andando letteralmente a rotoli, seguì il resto del gruppo raggelando poi quando la pesante porta metallica della base si chiuse alle sue spalle.
La discesa era lunga e buia, nessuno parlava. A metà tragitto però, visto che era nel suo carattere, il principe dei sayan iniziò a conversare con il preciso scopo di stuzzicare lo scagnozzo di Babidi: « Han, e allora tu saresti il famoso Darbula che Kaioshin teme tanto? ».
Il diretto interessato sogghignò ma non rispose, raggiunse il primo piano illuminato ed appoggiò i piedi a terra attendendo che anche gli ospiti fecero lo stesso. Vegeta s’infiammò d’irritazione « Non mi hai risposto … ».
Darbula osservò il suo interlocutore studiandone la figura « Sì, io sono Darbula. E tu chi saresti? ».
Il sayan incrociò le braccia iniziando a sorridere raggiante « Io sono Vegeta, principe dei Sayan oltre che colui che ti eliminerà … ».
« Certo … » mormorò glaciale Darbula spegnendo l’entusiasmo dell’uomo « … In ogni caso adesso siete nel primo piano dell’astronave di Babidi. Per raggiungere il mio signore non dovrete fare altro che abbattere tutti i nemici che troverete su ciascun piano. Se ciò farete lo incontrerete ma prima di allora non lo vedrete mai di persona e inoltre, tutta l’energia scaturita dalle ferite di battaglia, verrà automaticamente inserita nella sfera di MajinBu. Tutto chiaro? ».
Goku fece un passo in avanti con il petto gonfio di voglia di confrontarsi « Sarai tu il nostro primo avversario? » domandò nella speranza di ricevere una risposta affermativa, perché se cos’ fosse stato, ciò avrebbe indicato che dopo di lui c’erano guerrieri molto più temibili che avrebbero dissetato la sua voglia di mazzate.
« Nient’affatto » fu secco Darbula decretando la dissolvenza del glorioso sogno del Son … Il demone proseguì « Vi attenderò oltre » enunciò prima di scomparire in un’altra porta che però venne serrata dopo essere stata varcata lasciando l’intero gruppo nel silenzio più competo ignaro che il perfido mago li stesse già spiando.

 

 

 

... Continua ...

 

  
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