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Autore: katyjolinar    26/10/2014    1 recensioni
L'idromele è una bevanda alcolica molto amata dai vichinghi, ma berne troppo può portare a guai seri. E questo lo scoprirà Hiccup, a sue spese.
Attenzione: storia ambientata dopo il primo film e le prime due stagioni della serie TV, quando i protagonisti hanno 18 anni, ma NON verrà tenuto conto del secondo film
PS: ho recentemente scoperto che questa mia storia è stata plagiata da un utente di instagram che hnon ha citato le fonti e l'ha spacciata come sua. Quindi se la trovate girando in tale sito vi pregherei di segnalare il plagio, grazie
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hiccup non si mosse.
Era bloccato dalla sorpresa; qualcosa, dentro la pancia dell'amica si era mosso, e non aveva collegato subito. Quando si rese conto fece un passo indietro e si portò le mani nei capelli, guardando terrorizzato Astrid, che continuava a tenere gli occhi bassi.
"Odino Santissimo..." sussurrò, balbettando "non è possibile... non... ma... come... è successo solo una volta... come è possibile?"
"A quanto p... pare..." singhiozzò la giovane "A quanto pare è bastata una notte..."
"Ma... Astrid... non... tu..." continuò il ragazzo, gesticolando agitato "tu non puoi... non... non puoi venire qui e darmi queste notizie... io..."
"Cosa avrei dovuto fare?" domandò Astrid, ormai in lacrime "Non pensi che la notizia abbia shockato anche me? È da quando l'ho scoperto che pensavo di dirtelo, ma non sapevo come fare..."
"Sì, però..." protestò Hiccup "Insomma... io... Sacri Dei... un bambino... ti rendi conto? È una grossa responsabilità... io... io... mi dispiace, Astrid... io non so se me la sento... io... io..." si passò una mano in faccia, disperato "mi dispiace... è  colpa mia... io... ti ho rovinato la vita..."
La ragazza non rispose, continuando a piangere, senza riuscire a smettere. Si sarebbe aspettata di tutto da Hiccup, ma quella reazione l'aveva disorientata.
"Astrid... davvero... mi dispiace..." continuò il ragazzo "io... non avrei dovuto farlo... sono... io sono un mostro... non dovevo... io... dovevo stare attento... non avrei dovuto farlo, cinque mesi fa..."
Ma non riuscì a continuare, perché la ragazza si era avvicinata e gli aveva tirato un forte ceffone, e poi un altro... e un altro ancora. Finché tutta la rabbia che aveva dentro non fu sfogata in una raffica di pugni, tutti diretti verso il giovane.
"Sei solo uno stupido idiota!" esclamò, arrabbiata "Ti odio! Non dovevo dirtelo! Non ti meriti di essere suo padre! Non te la senti? Bene! Spero che questo tu lo senta!" gli tirò un altro ceffone, senza davvero guardare dove colpiva "Io ti odio! Io porto in grembo tuo figlio, idiota!"
Hiccup incassò buona parte dei colpi, lasciandola sfogare, infine decise di reagire e le afferrò saldamente i polsi. Non voleva farle male, ma doveva calmarla. Con una mano sola le bloccò i polsi, quindi le fece abbassare le braccia e la guardò negli occhi.
"Mi dispiace, Astrid, davvero..." continuò, carezzandole il volto con la mano libera "Per favore, calmati... ascolta, io... io mi prenderò le mie responsabilità, ma... ma ho bisogno di tempo... mi dispiace... io... io ti voglio bene, davvero, e non mi perdonerò mai di averti rovinato la vita così..."
"Rovinato la vita?" lo interruppe Astrid, che sembrava essersi calmata "Davvero pensi di avermi rovinato la vita?" si liberò dalla presa del giovane e gli prese il volto tra le mani, guardandolo negli occhi "Hiccup... tra quattro mesi metterò al mondo tuo figlio... non potrei essere più felice..."
"Per favore, Astrid... non rifilarmi di nuovo la manfrina che sono l'erede al trono e tutte ti invidierebbero perché hai avuto un figlio dal grande Cavaliere e tutto il resto..." si lamentò il ragazzo.
"No, Hiccup... non voglio rifilarti il solito discorso..." lo corresse la giovane "Questo bambino, nostro figlio... io... io ti amo, Hiccup. Non posso chiedere di più, perché avrò un figlio dall'uomo che amo."
Hiccup non rispose, la confessione della giovane lo aveva spiazzato. Fece un respiro profondo e abbracciò la ragazza.
"Scusami, Astrid..." sussurrò "Davvero, mi dispiace... non posso fare a meno di colpevolizzarmi... mi prenderò le mie responsabilità, te l'ho detto. Ma ho bisogno di tempo... devo accettarlo, non è una cosa immediata..." Astrid annuì, abbassando nuovamente lo sguardo. Hiccup la strinse, riprendendo a camminare e accompagnandola verso casa "Ascolta, ora vai a dormire. Ti prometto che ci penso, non preoccuparti."
Arrivarono davanti alla capanna della ragazza e lei entrò. Hiccup attese un po' davanti alla porta, quindi decise di farsi un'altra camminata, sperando che l'aria fresca notturna gli avrebbe schiarito le idee.
Non era facile pensare. Si fermò davanti alla bottega di Skarakkio e si fissò la mano, quella stessa mano che, poco prima, aveva percepito i movimenti del figlio dentro la pancia di Astrid. Era stata una sensazione strana, in qualche modo dolce, sentire quell'esserino che si muoveva, sapere che era suo, e che entro poche settimane lo avrebbe potuto tenere in braccio.
Ma era stato preso dal panico, perché sapeva che era contro le regole, che lui aveva contravvenuto alla più importante, unendosi ad Astrid. Le aveva rovinato la vita, era tutta colpa sua, non se lo sarebbe mai perdonato, fino alla morte.
Chiuse la mano a pugno e colpì, con tutta la forza che aveva, un grosso ceppo di pino che faceva da piedistallo a un trespolo su cui stavano dormendo una decina di Terribili Terrori, i quali si svegliarono di colpo e scapparono via, facendo un gran fracasso. Hiccup non li considerò, continuando a prendere a pugni il ceppo, finché non gli sanguinarono le mani, e poi ancora oltre.
Il mattino seguente, quando Skarakkio arrivò alla bottega, Hiccup era ancora lì, seduto per terra, con le ginocchia al petto e le mani, ancora sanguinanti, nei capelli. Non aveva dormito, restando lì a pensare a quanto successo, cercando di trovare una soluzione, senza successo. Sdentato lo aveva raggiunto, ed era accucciato accanto a lui, fermo, in attesa che il suo amico si calmasse.
"Oh, buongiorno, ragazzo. Già sveglio?" lo salutò il vecchio fabbro.
"Non ho proprio dormito." rispose il ragazzo, senza muoversi.
"Mh..." borbottò l'altro "Che ti sei fatto alle mani?" Hiccup indicò il ceppo semidistrutto e il trespolo scardinato, e Skarakkio lo guardò, senza scomporsi "Ora capisco il baccano di stanotte. Cosa ti ha fatto di male quel povero trespolo per draghi?"
"Nulla..." disse Hiccup, alzandosi in piedi e seguendolo nella bottega, assieme a Sdentato "Solo che... problemi all'Accademia..." continuò, vago.
"Che tipo di problemi?" lo incitò Skarakkio, accendendo il fuoco della fucina, mentre il ragazzo recuperava delle bende e si fasciava le mani, pensando bene a cosa dire e come dirlo, poi prese una delle spade che dovevano essere riparate e la mise sul fuoco, prima di batterla sull'incudine.
"È solo che... uno dei ragazzi dell'Accademia..." cominciò, vago, martellando con forza il ferro rovente "Ha fatto un casino..."
"Ah, parli di quello che si è unito alla ragazza la sera della fine dei Giochi?" lo interruppe Skarakkio, passandogli un'altra lama da riparare "Tuo padre me ne ha vagamente parlato."
"Proprio lui." sospirò il giovane "Ecco... di recente ha scoperto che la ragazza è incinta."
"Beh, figliolo, sei proprio in guai seri." sentenziò il fabbro, dando una pacca sulla spalla di Hiccup "Quando tuo padre saprà che, contravvenendo a una legge fondamentale, hai messo incinta Astrid, ti conviene scappare il più lontano possibile, perché la punizione sarà esemplare."
Il ragazzo si bloccò, tenendo il martello a mezz'aria, pronto a colpire il ferro sull'incudine, e fissò l'altro, terrorizzato.
"Come..." sussurrò.
"Credevi non ce ne fossimo accorti, giovanotto?" spiegò Skarakkio "Sapevamo cosa era successo, ma Stoick ha voluto chiudere un occhio sulla regola. Però, se Astrid è incinta, sarà difficile farlo."
Hiccup posò gli arnesi che aveva in mano e si portò le mani nei capelli, camminando nervoso attorno al tavolo.
"Lo sapevo!" esclamò "Lo sapevo! Mio padre mi ucciderà!"
"Dipende. Magari se ti assumi le tue responsabilità la pena potrebbe essere ridotta." lo rassicurò l'altro.
"Ho già detto ad Astrid che lo avrei fatto, però..." spiegò Hiccup "Però avevo bisogno di tempo..."
Si fermò, guardandosi le mani, e scoprì, improvvisamente, che non gli importava più delle conseguenze, e che aveva la soluzione al problema. Senza dire altro corse fuori, con Sdentato alle costole, e andò a casa di Astrid.
La ragazza stava uscendo di casa in quel momento; teneva la testa bassa e sembrava aver passato una notte insonne, a piangere sul suo cuscino.
Hiccup la raggiunse di corsa, si fermò di colpo, la prese per i fianchi e la baciò, senza neanche prendere fiato. La ragazza non ricambiò subito, presa alla sprovvista, e Hiccup si allontanò, senza mollarla.
"Ti amo, Astrid." le disse, guardandola negli occhi "Non mi interessa altro. Affronterò qualunque punizione, ma voglio stare con te e con nostro figlio."
"Oh, Hiccup..." sussurrò la ragazza, stringendolo.
Il giovane non la mollò e la baciò di nuovo, poi le passò un braccio attorno alle spalle.
"Andiamo." la incitò "Devo affrontare mio padre, ora. Il cacciatore prigioniero può aspettare, questo è più importante."
Astrid annuì e seguì Hiccup nella Sala Grande, dove si era radunato un folto numero di berkiani per decidere cosa farne del loro prigioniero. Stoick stava per entrare, quando i due giovani lo raggiunsero.
"Papà, devo parlarti." disse il ragazzo, fermandolo per un braccio.
"Non ora, figliolo, il Consiglio di Berk sta per riunirsi." lo fermò l'uomo, facendoli entrare nella sala e chiudendo la porta, prima di dirigersi al tavolo della riunione.
"No, papà... è importante..." protestò Hiccup, seguendolo.
"Me lo dirai dopo." insistette Stoick, sedendosi al suo posto "Ora vai a sederti, che cominciamo."
Hiccup sospirò, esasperato, quindi guardò Astrid ed ebbe un'idea; sapeva che avrebbe avuto gravi conseguenze, ma doveva farlo.
Con un balzo salì sul tavolo e guardò il Consiglio con aria di sfida, aprì le braccia e parlò.
"Io, Hiccup Horrendous Haddock III, figlio di Stoick l'immenso e suo erede legittimo..." disse, scandendo bene le parole e tenendo un tono abbastanza alto da farsi sentire in tutta la sala "Confesso di essermi macchiato di un grave crimine!" si guardò attorno, appurando di avere tutta l'attenzione dei presenti "Contravvenendo a una delle regole fondamentali del popolo vichingo, dichiaro di aver sedotto quella donna" indicò Astrid "e di essermi unito a lei al di fuori del vincolo matrimoniale, concependo un figlio. Pertanto, secondo quanto legiferato dal nostro popolo, richiedo di essere giudicato e punto per tale reato!"
Ci fu un brusio diffuso, mentre Hiccup scendeva dal tavolo, prendeva per mano Astrid e raggiungeva il padre, in attesa del verdetto.
"Qualunque sia la punizione, la accetterò." disse, stringendo Astrid "Ma a una condizione: Astrid e il bambino non devono pagare per quanto successo, mi assumo io tutta la responsabilità."
Stoick li fissò per qualche secondo, poi si rivolse ad Astrid.
"Quando nascerà?" domandò.
"Secondo i calcoli che ho fatto assieme a Gothi, fra quattro mesi, attorno a Snogghelthon." rispose la ragazza, tenendo lo sguardo basso.
"Bene. Così avremo qualcosa di più da festeggiare." disse l'uomo, prima di tornare a rivolgersi al figlio "Quanto a te, figliolo... la tua punizione sarà quella di occuparti del prigioniero e mostrargli la via alternativa alla caccia ai draghi. Entro la nascita di mio nipote voglio vedere dei risultati. E con questo chiudo la riunione, visto che abbiamo esaurito tutti i punti dell'ordine del giorno."
Lentamente, tutti i paesani si dispersero, tornando alle loro mansioni quotidiane. Nella Sala grande rimasero solo Stoick, i due giovani e Sdentato.
L'uomo li guardò ancora, serio.
"Quindi diventerò nonno?" domandò "E quando pensavate di dirmelo?"
"Colpa mia." ammise Astrid "L'ho detto solo ieri a Hiccup."
Stoick sorrise, dando un buffetto affettuoso alla giovane.
"Va bene così, l'importante è che si sia risolto tutto per il meglio." la rassicurò "Ora andate, c'è da occuparsi del prigioniero."
Hiccup annuì e prese per mano Astrid, e insieme si diressero alla prigione.
"Speriamo che questo Ereth si faccia addestrare..." disse il ragazzo, un po' sconfortato.
"Ti aiuterò, Hiccup." rispose Astrid "E lo faranno anche gli altri Cavalieri. Siamo una squadra, no?"
"Ehm... Astrid... ci ho pensato adesso..." balbettò Hiccup, fermandosi a metà strada e guardando la ragazza "Non ti arrabbiare, ma credo sia il caso che tu interrompa i voli in solitaria fino a nuovo ordine. Non voglio rischiare, quindi vorrei che restassi a terra e, in caso di necessità, se proprio c'è bisogno di te in volo, ti porto io su Sdentato."
La giovane annuì, comprensiva, dandogli un bacio sule labbra.
"Va bene, tanto già volavo con te da un paio di mesi..." acconsentì "E poi tra un po' diventerò ingombrante, è giusto così. Magari potresti usare Tempestosa per l'addestramento del prigioniero, finché non gli troviamo un drago più adatto."
Hiccup sorrise e la attirò a sé, baciandola di nuovo, quindi le sfiorò la pancia.
"Tu non sarai mai ingombrante." la rassicurò, poi la prese per mano e ripresero la marcia verso la prigione.
Ereth era ancora nella cella dove era stato rinchiuso, camminava avanti e indietro con aria nervosa e, quando li vide, si fermò e guardò in cagnesco Hiccup.
"Oh, ci si rivede!" lo salutò, burbero "Che ci sei venuto a fare qui? Ti hanno mandato per farti pestare?"
"No. Sono qui per addestrarti." lo corresse Hiccup "Ora aprirò la porta, ma se provi a scappare... vedi lei?" indicò Astrid, che aveva preso una delle asce dell'armeria e la rigirava tra le mani "Beh, è il miglior guerriero di Berk, è molto pericolosa, non ti conviene farla arrabbiare, anche perché è incinta, per cui è come un Incubo Orrendo col mal di denti, al momento."
Ereth fissò la ragazza, intimorito, quindi, appena Hiccup gli aprì, decise di seguire i due senza fare storie.
   
 
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