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Autore: Shade Owl    27/10/2014    1 recensioni
Sconfiggere il destino è un'ardua battaglia. Lo sa bene Nathan Clarke, il quale si è preso sulle spalle più di un fardello, il più recente dei quali lo ha trovato in un bosco durante la caccia. Ma lui ha qualcosa che molti sembrano considerare solo una mera illusione, e che secondo il suo giudizio può portare enormi cambiamenti nel futuro: ha una speranza.
E la speranza di un uomo da sola dovrà tenere testa a mille difficoltà, sostenendo la piccola Athena attraverso un mondo ostile a chi, come lei, sembra avere un solo cammino davanti: quello della morte.
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STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La camerata era una stanza lunga e dal soffitto alto, con poche finestre poste a intervalli regolari sulle pareti spoglie e grigie. Non c’erano letti, ma un numero considerevole di amache riempiva quasi tutto lo spazio all’interno, smorzando ulteriormente la luce che entrava e dando l’impressione che quel posto sembrasse ancor più piccolo di quello che era. L’effetto complessivo era un po’ opprimente.
La maggior parte delle amache era vuota, essendo quel dormitorio fatto apposta per ospitare un numero decisamente enorme di persone, ma nonostante questo c’era un certo numero di Drow nel dormitorio, qualcuno sdraiato sul proprio giaciglio, altri seduti per terra o su degli sgabelli. C’era chi leggeva, qualcuno giocava a scacchi, e uno sonnecchiava. La maggior parte di loro erano di sesso maschile, e c’erano pochissime donne.
Quando Athena e Nazdr varcarono la soglia, quasi tutti interruppero quanto stavano facendo per osservarli, gli occhi improvvisamente animati da un barlume di curiosità. Nazdr si fece avanti con le mani sui fianchi e si schiarì la voce, richiamando ulteriormente la loro attenzione.
- Prego, fate molta attenzione!- esclamò - Qui con me c’è la giovane abitante di superficie di cui ci avevano parlato ieri, Athena Asimov. È qui per sostenere la prova dell’Iniziazione di Caccia.-
Sentendosi addosso tanti occhi in una sola volta, Athena provò improvvisamente l’impulso di affondare la faccia nel bagaglio che stringeva al petto. Dovette fare uno sforzo per non voltarsi e scappare via come una lepre in fuga: per un momento aveva coltivato l’illusione di potersi mescolare ai Drow senza dare tanto nell’occhio…
- Scegli pure il giaciglio che preferisci.- continuò Nazdr, rivolgendosi solo a lei - Sistema le tue cose e ambientati. Domani comincerai l’addestramento, e ti verrà spiegato come funziona la vita qui. Vedrai anche la disposizione interna dell’edificio, quindi è superfluo portarti in giro. Hai domande?-
Per un momento Athena accennò a scuotere la testa, poi ci ripensò e annuì.
- Sì, un paio.- rispose - In cosa consisterà la mia prova?-
- Sarà una prova di caccia.-
- Sì, questo lo so…- chiarì Athena, che già lo aveva immaginato - Intendo dire… a cosa dovrò dare la caccia?-
- Questo verrà deciso a tempo debito.- rispose il Drow - Per ognuno di noi è qualcosa di diverso. Anche il giorno dell’Iniziazione avviene in momenti diversi, a seconda della preparazione del singolo individuo.-
- Ah. Questo risponde alla seconda domanda…- borbottò Athena, che avrebbe voluto sapere anche quanti avrebbero sostenuto la prova insieme a lei - Beh… non mi viene in mente altro, e se non hai tu qualcosa da dirmi…-
- Non ce l’ho.- rispose Nazdr - Ti lascio alla tua sistemazione.-
Un attimo dopo sparì oltre la porta, tornando nei corridoi dell’edificio e lasciandola da sola ad affrontare gli sguardi incuriositi di tutti gli altri Drow. Lei esitò, schiarendosi brevemente la voce, e fissò un punto del pavimento mentre avanzava a zigzag tra le amache. Oltrepassò la zona più “popolata”, dove si erano concentrati gli altri apprendisti, e scelse un’amaca vicino a una finestra, un po’ discosta rispetto alle altre e seminascosta da quelle che la separavano dai Drow. Ci mise sopra il bagaglio e cercò di arrampicarcisi sopra a sua volta, intenzionata a fingere di non esistere finché non fosse stato strettamente necessario, magari impiegando il suo tempo a pensare ad un modo per nascondere o mascherare la cicatrice anche senza il bisogno del cappello.
Purtroppo il suo brillante piano fu rovinato dall’amaca stessa e dalla sua scarsa dimestichezza con quel tipo di giaciglio: dopo averci messo sopra un ginocchio cercò di fare leva per scavalcare l’orlo; il risultato fu che l’amaca le scivolò da sotto la gamba, ribaltandosi e facendola cadere a terra con un grugnito, seguita a ruota dallo zaino, che le atterrò sulla schiena, mozzandole il respiro.
Porca miseria, che dolore… pensò, cominciando lentamente a rialzarsi.
Sentì una breve risatina sommessa provenire da qualche parte poco più in là, e fece del suo meglio per ignorarla.
Proprio un bel modo per presentarsi…
 
Astrid finì di legare l’ultimo straccio imbevuto d’olio sul ramo dell’albero che aveva scelto, il quale ormai era pieno di bende di stoffa fradicia dalla cima fin quasi al tronco e si asciugò il sudore con una porzione di pelle non ancora unta, facendo un passo indietro per ammirare bene il risultato. Soddisfatta alla vista della pianta, la cui chioma era ormai costituita quasi più di panni strappati che foglie, decise che poteva concedersi una pausa prima di organizzare la mossa successiva. Andò al torrente lì vicino e si lavò via l’olio dalle mani, per poi sedersi poco distante e mangiare qualcosa, pensando che tutto sommato, quella sera, avrebbe potuto dormire tutta la notte, per la prima volta dopo quasi una settimana. Il lavoro rimastole era relativamente poco, e dubitava di doversi impegnare oltre. C’era sempre la possibilità che le sfuggissero in qualche modo, certo, ma ucciderle in quel preciso momento non era il suo obbiettivo primario. Quantomeno, sarebbe stata sufficiente l’Architetto, ma era comunque un qualcosa in più: creare scompiglio e spaventarle, farle stancare, correre via e combattere. Prima o poi, per quanto brave o fortunate potessero essere, anche loro avrebbero esaurito le forze, si sarebbero consumate come lo stoppino di una candela. Lo scontro diretto non l’avrebbe favorita, a maggior ragione ora che erano in compagnia di un’intera tribù di Drow, ma se avesse trasformato la loro contesa in una battaglia di logoramento, allora avrebbe senz’altro avuto la meglio.
Era quasi sul punto di stendersi sotto un albero per riposare quando udì un frullo d’ali sopra di lei. Alzando lo sguardo, vide un animale scendere nella sua direzione: un gheppio dalla testa rossa e il ventre bianco.
Si posò su un ramo basso, in attesa. Senza esitare, Astrid gli tolse dalla zampa il piccolo cilindro che portava, e prima che potesse aprirlo vide il volatile ripartire, emettendo il suo richiamo. Sparì rapidamente tra le fronde, anche grazie all’incipiente ombra della sera: qualunque cosa fosse quel messaggio, non necessitava di una risposta, e ricordando ciò che era accaduto al suo predecessore, sperava davvero che non fosse una “lettera di congedo”.
Esitò per un momento prima di aprirlo, temendo quanto sarebbe potuto accadere: dopo tutti quei giorni non aveva ancora portato dei risultati, nonostante il suo impegno. Ciononostante, non potevano volersi già sbarazzare di lei: in fondo, non si era ancora arresa, proprio come aveva promesso, né aveva la benché minima intenzione di farlo.
Oh, andiamo… si disse, togliendo il coperchio al cilindro.
Srotolò il messaggio, che grazie al cielo si rivelò non essere una runa, e con un sospiro di sollievo si sedette a leggere, sfidando la poca luce:
 
Astrid
So che non hai avuto successo, ancora. In caso contrario avremmo ricevuto tue notizie. Ti farà tuttavia piacere sapere che le altre nostre attività procedono senza alcun intoppo, e anzi danno i primi frutti. Finora gli altri Architetti non sono riusciti a trovare tracce delle fuggitive. Questo ti faciliterà il compito.
A proposito di questo, le mie ferite stanno guarendo rapidamente. Presto potrò di nuovo viaggiare, e ciò significa che, nel caso non avessi ancora concluso per allora, ti raggiungerò per occuparmi di persona della faccenda. Buona fortuna.
 
Non era firmato, ma sapeva bene a chi apparteneva, e tutto sommato non erano cattive notizie. D’altra parte, doveva impegnarsi al meglio delle sue capacità fino a che non fosse stata raggiunta dallo stesso uomo che le aveva affidato quel compito. Se anche non avesse ottenuto nulla per quel giorno, avrebbe comunque potuto dire di averci provato in ogni modo. Una difesa debole, ma sempre meglio di niente.
 
Lucius si sciacquò vigorosamente il viso più volte, stanco e provato dopo la lunga giornata. Iniziava ad essere troppo vecchio per quel genere di vita: gli Architetti avevano bisogno urgente di un nuovo capo, uno vero e proprio, e non un Facente Funzione come lui. Anche se di fatto aveva il comando temporaneo, il suo potere decisionale era troppo limitato, troppo soggetto alle obiezioni dei membri più anziani. E i più, al momento, erano fuori in missione, cosa che rendeva le loro risposte piuttosto lente ad arrivare, procrastinando ulteriormente l’effettiva presa di posizione dell’intero gruppo.
Qualcuno bussò alla porta della sua camera con vigore e rapidità, come se andasse di fretta. Sospirando, si asciugò la faccia in un panno e si voltò.
- Avanti.- disse svogliatamente.
Un uomo entrò quasi subito dopo che aveva aperto bocca, sicuramente in ansiosa attesa di quell’invito. Era alto, e indossava un’armatura metallica ricoperta da una lunga tunica bianca che arrivava quasi fino a terra, su cui era impressa una grande croce rossa. Sotto braccio aveva un elmo chiuso, con solo due aperture per gli occhi e una manciata di fori per respirare. Si era già tolto anche il cappuccio protettivo, liberando i capelli, neri e ribelli, e mostrando chiaramente la cicatrice biancastra che gli correva sul lato della faccia. Lucius la ricordava bene, il giorno in cui se l’era procurata pochi avevano creduto che il suo occhio si sarebbe salvato.
Non si era fatto la barba, e infatti ora cresceva ispida su guance e collo, dandogli un aspetto tetro e ostile.
- Ah, sei arrivato.- disse Lucius, mentre il Crociato chiudeva la porta - Beh, non ti aspettavo. E il problema con quella tribù Drow?-
- Questo è più importante.- rispose seccamente lui, posando l’elmo sulla scrivania vicina - Ho lasciato disposizioni a Kartyss e Ophan. Si occuperanno loro della questione.-
- Sono ancora inesperti.-
- Sono più che adatti. Lui sa usare la testa, lei sa parlare alla gente. Insieme possono gestire la cosa. E ormai sono Architetti da quattro anni, è tempo di dare loro un po’ di corda. Io preferisco scoprire cos’è accaduto a Nathan.-
- Non c’è molto da scoprire, Nimàt. Un nostro informatore ci ha avvertiti che la giovane Athena Asimov ha ceduto ai suoi istinti naturali e ha tradito Nathan, assassinandolo, e poi è fuggita. Ora la sola cosa che resta da fare è trovarla.-
- Hai con te il messaggio?-
Lucius scosse la testa.
- No, è nello studio. Vuoi vederlo?-
- Può aspettare.- rispose il Crociato, mettendo le mani sui fianchi - Ma ho avuto tempo per riflettere mentre tornavo alla Rocca… non ricordo informatori in quella zona. Nathan era praticamente isolato.-
- Aveva molti amici, in città.- spiegò Lucius, sedendosi sul letto - Probabilmente ha istruito uno di loro per simili evenienze.-
- Parlandogli anche del nostro codice? È improbabile, e lo sai anche tu.-
Lucius non rispose, posando il capo sui pugni giunti, cercando di rimettere in moto la mente provata.
- Non ti sembra strano?- chiese il Crociato, avvicinandosi di un paio di passi - Una ragazzina di quindici anni e quaranta chili al massimo che riesce a uccidere Nathan. Lo avrà anche preso alle spalle, ma entrambi sappiamo benissimo che il suo corpo non era come il nostro.-
Lucius annuì: non era un segreto vero e proprio, ma solo gli Architetti più anziani e vicini a Nathan, come lo erano loro due, sapevano che da bambino era stato rapito e usato per esperimenti illegali sulle rune. Gli avevano aperto le carni e poi inciso le ossa per infondergli incantamenti potenti e pericolosi, così da renderlo una specie di mostro. Il fatto che fosse riuscito a sopravvivere era da considerarsi nientemeno che un autentico miracolo: quasi tutti quelli che, come lui, avevano subito lo stesso trattamento, erano usciti menomati, storpi o morti dalla prigionia. Pochi sopportavano tanto.
Anche per questo, in vita, Nathan Clarke era stato un combattente migliore di molti altri, forse il più grande di tutti.
- Athena Asimov aveva una possibilità minima di uccidere Nathan. Il fatto che sia sopravvissuto alle atrocità che subì da bambino vuol dire una cosa sola: una semplice coltellata alla schiena non sarebbe mai stata sufficiente con lui.- proseguì Nimàt, col suo tono fermo e deciso - E poi, c’è un’altra cosa che non capisco: perché bruciare la sua casa? A cosa è servito? Cosa c’era da nascondere?-
- Nessuno ha mai detto che ci fosse qualcosa da nascondere.- osservò Lucius.
- Quindi non aveva senso quell’incendio, no?-
Lucius alzò lo sguardo e incrociò quello azzurro e penetrante dell’amico. Rimasero in silenzio per qualche attimo, finché Lucius non tornò a fissare un punto diverso.
- Ho dato ordine di condurla qui viva.- disse - Quando l’avremo trovata, Athena potrà darci la sua versione. A prescindere da quale sia la verità, Nathan avrebbe comunque voluto così.-
- Hai fatto la cosa giusta. E per quanto riguarda i miei dubbi?-
- Tieniteli e usali.- rispose Lucius, con un cenno della mano - Forse è un bene, in fondo… dopotutto hai ragione tu, ci sono dettagli che non riesco a far quadrare del tutto… potrebbero essere eventi casuali o fortuiti, ma non è detto. È bene accertarsi che le cose stiano effettivamente così prima di procedere… non voglio ritrovarmi tra le mani un disastro peggiore di quanto lo sia già.-
Il Crociato annuì senza sorridere.
- Bene. Avete trovato tracce della ragazza?-
- Nessuno è ancora rientrato, di quelli usciti a cercarla. Ho ricevuto messaggi dalla metà di loro.-
- E l’altra metà?-
- Qualcuno è impossibilitato, non si trovano in luoghi dove possono usare i nostri piccioni viaggiatori e non hanno specchi runici come me. Altri sono nuovi, e ignorano del tutto la posizione delle voliere, quindi anche volendo non saprebbero come fare a contattarci se non tornando qui. A loro, in effetti, ho già detto di rientrare un paio di giorni fa. Preferisco impiegarli in altre mansioni.-
- Quindi i nuovi sono tutti qui o impegnati in altri tipi di missione?-
Lucius annuì, ma poi si bloccò.
- No.- disse lentamente - In effetti no. Una non è tornata.-
- Chi?-
- Margareth Orwell di Wiskerdell.- rispose - Il nostro più recente acquisto, per così dire. Le avevo ordinato di occuparsi di una faccenda in una località non tanto lontana dalla residenza di Nathan. Il ladro che doveva rintracciare è stato trovato grazie a una sua indicazione, ma lei è scomparsa.-
Il Crociato aggrottò la fronte.
- Potrebbe aver trovato Athena?-
Lucius scosse la testa.
- Non lo so. Ma si è sempre distinta per il suo ingegno e le capacità di ragionamento, mentre veniva addestrata. Non è impossibile… dopotutto, era in missione appena oltre le montagne che circondavano la valle, e se Athena Asimov fosse fuggita proprio attraverso quei sentieri…-
- Capisco.- disse Nimàt, riprendendo l’elmo - In tal caso, parto subito. Comincerò la ricerca dall’ultimo luogo in cui è stata vista. Con un po’ di fortuna riuscirò a trovarla.-
Lucius annuì e lo guardò uscire, trattenendosi dall’augurargli di trovarla ancora in vita.

So di aver saltato a pié pari un'intera settimana, quindi chiedo scusa per il ritardo. In compenso, il capitolo è un po' più lungo del solito. Non tanto, ma giusto un pochino.
Ringrazio come sempre 
Ely79, Alice Spades, Shiho93, Kira16, NemoTheNameless, FabTaurus, Lune91, Iryael, KuRaMa KIUUBY, King_Peter, Jasmine1996, Terry5 e Wendy90, i lettori che mi stanno seguendo. A presto!

   
 
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