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Autore: Mary P_Stark    27/10/2014    4 recensioni
Autumn Hamilton, Guardiano dell'Aria e fratello ribelle del clan guidato dal serioso Winter, vive ormai stabilmente da tempo a Tulsa, la patria dei Tornado. A guida di un gruppo di Cacciatori di Tornado, studia il sistema di poterli governare, controllare, esaminare senza pericolo. La sua vita procede apparentemente liscia come l'olio, lontana dagli affetti che tanto l'avevano ferito anni addietro, anche se l'incontro recente con Summer ha lasciato strascichi nel suo animo. Possibile che il suo odio per Winter sia stato inutile, vano? Autumn non lo crede, ma il tarlo del sospetto è ormai presente dentro di lui, e sarà Melody ad aiutarlo, in principio in modo del tutto inconsapevole, a venire a capo di questo mistero. E, al tempo stesso, a riportarlo a una vita vera, una vita che vale la pena di essere vissuta. Ma ombre oscure sono in agguato, e per Autumn e Melody non sarà così semplice scoprire la nuova via per la felicità, così come per gli altri gemelli Hamilton. -QUARTA PARTE DELLA SAGA "THE POWER OF THE FOUR" - Riferimenti alla storia presenti nei racconti precedenti.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Power of the Four'
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Sperare di trovare bel tempo in Irlanda, era come pensare di veder sorgere il sole a ovest.

Ma, quando i quattro gemelli si ritrovarono sotto un autentico diluvio, Autumn mugugnò torvo: “Forse, avrei dovuto dare un'occhiata migliore alle previsioni. Almeno, avremmo evitato di inzupparci come pulcini.”

“Perdi colpi, fratello. Pensavo non ti servisse accendere il canale meteo” ironizzò Winter, aprendo il suo ombrello per recarsi, assieme agli altri, in direzione dell'auto che avevano preso a noleggio tramite la Europcar.

“Ero un po' distratto, prima di partire” sottolineò per contro il gemello, fissandolo bieco.

Spring e Summer ridacchiarono nel sentirli battibeccare e i due fratelli, nell'osservarle con identiche espressioni accigliate, dissero in coro: “Beh, che vi prende?”

A quel punto Summ esplose in una chiassosa risata, e Spring si unì a lei un attimo dopo, portando Winter e Autumn ad adombrarsi ancor di più in viso.

Per nulla turbata dal loro cipiglio, la fulva gemella esclamò sarcastica: “Scusate, eh, ma dopo cinque anni di silenzi e stridore di denti, potremo pur ridere un po', visto che ora siete culo e camicia!”

I due gemelli si fissarono scettici e Spring, per dare man forte alla sorella, aggiunse: “Insomma, ammettetelo, una cosa del genere non ce l'aspettavamo di certo. Siete passati in un solo giorno dal non parlarvi affatto, al colloquiare candidamente come se nulla fosse successo. Potremo pur essere un po' sconcertate!”

Nuovamente, i due uomini si fissarono come se non comprendessero la loro confusione e a quel punto Summer, puntando le mani sui fianchi morbidi, esclamò: “Beh... ma ci state prendendo per i fondelli, o che?”

Con un mezzo sorriso carico di indulgenza, Winter riprese a camminare e disse con semplicità: “Sono le donne a essere vendicative e complicate. I maschi non si fanno di questi problemi. Risolto il dilemma, risolto tutto.”

“Cioè... così? Su due piedi? Senza... dovrò pensarci, o è una cosa difficile da accettare?” esalò Spring, senza parole non meno della gemella.

“Come ha detto Win, siete voi a complicare le cose, non noi” sottolineò Autumn, scrollando le spalle.

Le due sorelle si esibirono in identiche smorfie di disappunto e Summer, sbottando, mugugnò contrariata: “Cioè... noi vi abbiamo sopportato per tutto questo tempo, non ci siamo impuntate per puro rispetto verso di voi, quando sarebbe bastato semplicemente mettervi l'uno di fronte all'altro?!”

Autumn a quel punto sorrise mesto e scosse il capo, e così pure fece Winter.

“Serviva Melody” dissero poi in coro, quasi senza neppure accorgersene.

Summ sbottò, levando in aria le braccia con espressione esasperata e Spring, nello scuotere il capo, borbottò: “Non vi sarete presi a pugni, ma strani li siete davvero.”

I due fratelli risero sommessamente e, quando Win si mise al posto di guida, Autumn si accomodò sul sedile del passeggero, lasciando alle sorelle quelli posteriori.

Spostandosi verso la periferia, dove si trovava il castello di roccia grigia e bianca di proprietà della famiglia, il silenzio si impadronì dell'abitacolo, e per un buon motivo.

Le battute che li avevano accompagnati fino all'auto, erano servite per stemperare un poco l'ansia di tutti ma, man mano che si avvicinavano alla loro destinazione, i nervi presero a vibrare.

Le emanazioni di potere si riversavano come fiumi in piena lungo le strade, attraverso i muri di sassi delle case, all'interno del tessuto stesso della terra.

E a ogni nuova ondata, i loro sensi si facevano più allerta, più nervosi, non  presagendo nulla di buono.

Era grave che gli elementali scorrazzassero indisturbati, e pieni di energi,a tutt'intorno a loro.

Non appena raggiunsero Mount Seskin – a sud di Dublino – la cosa si fece ancora peggiore.

Costruito su un monolite di roccia, Hamilton Manor svettava con la sua torre merlettata e i muri fortificati.

Rialzato un centinaio di arde rispetto alla pianura circostante, era circondato da alta vegetazione e abbellito da un grazioso laghetto artificiale.

L'edera cresceva fiorente sul lato sud del castello e, tutt'attorno, le piante secolari e dalle folte chiome contribuivano a dare privacy agli abitanti del maniero.

“Ho prurito ovunque” borbottò Summer, massaggiandosi le braccia indolenzite.

“A chi lo dici” assentì Spring, mordendosi il labbro inferiore per il nervosismo.

I due fratelli non espressero a voce il loro disagio, ma fu ben visibile sui loro volti aggrottati.

Quando infine Winter fermò l'auto nell'ampio cortile antistante l'entrata, imprecò tra i denti.

In quella zona, il temporale non aveva neppure sfiorato la terra, ma tutti i gemelli avevano il sospetto che potesse c’entrare quell’impressionante emanazione di potere.

Sul portone d'ingresso, in pesante legno scuro e dagli enormi cardini in acciaio brunito, si trovava Nonno Angus.

Apparentemente preoccupato, li raggiunse con la sua andatura claudicante e il bastone ben stretto nella mano esile.

Era dannatamente invecchiato dall'ultima volta in cui l'avevano visto – alla nascita di Malcolm – e appariva stanco e sfibrato.

I gemelli scesero dall'auto e l'uomo, con un sorriso che sapeva di sollievo e speranza, mormorò roco: “Sia lodata la dea... siete venuti!”

“Nonno, che succede?” domandò turbato Winter, tenendolo a un gomito per timore che potesse cadere. Sembrava così debole!

Spring e Summer accorsero a loro volta per sorreggere l'uomo mentre Autumn, lo sguardo accigliato puntato sul castello, ringhiò: “La strega ha messo una rete di potere per impedirci di entrare.”

Angus annuì spiacente, rivolgendo un'occhiata implorante a ciascuno di loro e Winter, sorridendo benevolo al nonno, disse: “Ci penserà Mæb a dissiparla.”

Una volta giunti all'aeroporto di Dublino, la vecchia Guardiana dello Spirito si era allontanata dal loro gruppo per dirigersi alla Cattedrale di Kildare, dove si trovava il santuario di Santa Brigida.

Recarsi in un luogo caro all'omonima dea, da cui la santa aveva preso il nome – e il posto nel cuore degli irlandesi – , le sarebbe servito per debellare la barriera creata da Shaina.

Quale sistema migliore se non chiedere alla dea del fuoco irlandese, Brigidh, se non quello di contrastare la Dominatrice del fuoco?

Brigidh, rinominata poi Brigida dai romani, era sorella di Arianrhod, tra le dee, e avrebbe sicuramente prestato orecchio alla saggia Guardiana dello Spirito.

Anche perché, l'alternativa era così tremenda da non essere neppure sussurrata.

Nessuno di loro voleva pensare a cosa avrebbe potuto succedere, se la Lancia di Fuoco non si fosse prestata ad aiutarli.

La discesa di Arianrhod era un evento da non considerare, neanche nei più foschi presagi.

“Da quando Sean ha scoperto quanto effimero fosse il potere di Shaina, i Clan minori hanno deciso di rescindere dai vecchi patti, chiedendo maggiore giustizia per i loro figli ed eredi. Naturalmente, questo ha messo in allarme i capiclan più potenti, che non volevano venisse meno il loro diritto di prelazione, e così… insomma, potete immaginare da soli quanti nervosismi abbia creato, la scoperta del giovane O’Gready.”

Angus appariva stanco, mentre riferiva quei particolari ai nipoti, ancora fermi accanto all'auto con lui.

“Shaina era così furente, dopo la partenza di Sean e i ragazzi, che scacciò me e la servitù dal castello e convocò Selene, Marcus e Bright per aprire il Consiglio. Non mi fu permesso di partecipare ma, quando venni a sapere che avrebbero rimandato tutto alla festività di Ostara, la cosa mi parve strana... almeno finché Mæb rifiutò il suo invito a tornare qui, per l’Equinozio di Primavera. E ora questo.”

Ciò detto, abbracciò l’aria che li circondava con un gesto del braccio, a indicare il potere sfrigolante che ammorbava la zona circostante.

Winter, annuì, presagendo guai seri.

“E così, ha cercato di imbrigliare una forza che solo le Cinque Sorgenti possono manovrare” ringhiò Autumn, disgustato da quanto ormai avevano scoperto. “Per questo, siamo stati così male! I contraccolpi psichici dei suoi tentativi fallimentari, ci hanno quasi mandato in pappa il cervello!”

“Non mi ha voluto ascoltare... non ha ascoltato nessuno di noi. Sono mesi che cerchiamo, io e vari capiclan, di farla tornare a più miti consigli, ma lei non ne vuole sapere. Le Veggenti sono in preda ad autentiche crisi di nervi, a causa dei suoi esperimenti ma, da quando ha riunito i Quattro Elementi, è andato tutto molto peggio.”

“Zia Brigidh... dov'è?” si informò Spring, preoccupata.

“Al momento, è a casa di Eithe, in preda ai postumi di un brutto contraccolpo psichico” mormorò afflitto Angus, scuotendo il capo con aria abbattuta.

“La sorella di papà...” sussurrò Summer, mordendosi il labbro inferiore.

Era stata un'accanita sostenitrice degli Antichi Testi, e si era infuriata molto quando il fratello era scappato con la famiglia, per andare in America.

Curioso, che ora stesse aiutando la sorella della cognata.

“Sono cambiate molte cose, da quando Sean ha parlato al Clan di ciò che ha scoperto” ammise l'anziano, pensieroso.

Summer sorrise, a quel punto, e chiosò: “No, scusate un po'... ma il ragazzo doveva diventare mio marito. Non poteva che essere una volpe!”

I gemelli la fissarono con aria ironica e lei, scoppiando in una risatina allegra, esalò: “E dai! Potrò fare del sarcasmo, vista la situazione!”

Angus le sorrise benevolo, dandole una pacca sul braccio con affetto.

“Sei sempre stata la più spavalda tra i gemelli, ma sì... vista la situazione, ci sta che tu faccia dell'ironia. La situazione è già tragica così, senza buttarsi ulteriormente a terra.”

“Bravo, nonno... diglielo, ai miei fratelli” ironizzò Summ, sorridendogli calorosamente.

“Il punto è un altro. Nonna e gli altri Guardiani non riusciranno a mantenere in stallo ancora per molto le energie degli Elementi e, quando esse deflagreranno, non ci sarà un luogo in tutta Irlanda in cui si potrà stare al sicuro, a meno di non trovarsi in una rete di potere, o in un cerchio di pietre” borbottò Winter, tornando al nocciolo del problema.

Autumn gli aveva riferito di aver mandato in tutta fretta Sean, Miranda e Colin a Temair, antica capitale d'Irlanda poiché, nella zona, si trovava una delle reti di potere più forti di tutta l'isola.

Aveva fatto la scelta più giusta, ma non si poteva pensare di spostare ogni abitante d'Irlanda, in uno qualsiasi dei santuari sparsi sul territorio. Con che scusa? E con che tempistiche?

No, dovevano bloccare la follia della nonna e dei suoi amici, prima che tutta l'isola implodesse su se stessa.

Autumn ghignò all’improvviso, sorprendendoli e, rivoltosi ai gemelli e al nonno, mormorò: “Mæb è arrivata adesso. Inizierà il rito nel giro di pochissimi minuti.”

“Bene. Nel frattempo, vediamo di capire come agire.”

Winter fissò il nonno e gli domandò: “Tu sei al sicuro, nel castello?”

“C'è il mio sangue, in queste pietre, e Shaina non ha potuto impedirmi di tornare, ma non posso avvicinarmi ai sotterranei, dove loro stanno lavorando. Rimarrò nella cappella della dea a pregare, e lì sarò degnamente protetto.”

I quattro gemelli annuirono e, nel prendersi mano nella mano, si allargarono per formare un cerchio.

Autumn, concentrato su ciò che stava compiendo Mæb a Kildare, mormorò: “Sta estendendo il Pentacolo fino a inglobare la Contea di Kildare e quella di Dublino, dove ci troviamo noi. Ora, almeno queste zone sono protette da eventuali sbalzi energetici, ma di più non si può fare. Dovremmo trovarci in cinque punti differenti dell'isola, per proteggere tutto, ma è fisicamente impossibile, visto che dobbiamo entrare nel castello.”

“Ce lo faremo bastare. Possiamo usare i doni al massimo fulgore, ora?” si informò a quel punto Winter, fissando le alte mura del castello quasi fosse propenso ad abbatterle.

“Sì... Geamhradh” sogghignò Autumn, declamando con una certa enfasi il nome del fratello nell'antica lingua.

Winter inspirò a pieni polmoni il rifulgere del suo potere che, come una tempesta, si sprigionò dentro il suo corpo.

Foghara...” sussurrò allora Summer, chiamando Autumn perché anche il suo potere si sprigionasse nella sua piena potenza.

Samhradh...” disse Spring, sorridendo alla gemella che, letteralmente, prese fuoco sotto i loro occhi.

Earrach...” mormorò infine Winter, dando un bacio sulla tempia a Spring, che iniziò a profumare di fiori e di terra umida e fresca.

Insieme, poi, levarono i volti a scrutare il cielo, che ora si stava rasserenando dopo l'intensa pioggia che aveva colpito i dintorni di Dublino e, con tono accorato, esclamarono: “Meabhair1!”

L'aria prese a surriscaldarsi, attorno ai contorni del maniero.

Come se qualcuno avesse acceso la miccia di un candelotto di dinamite, tutt'intorno a loro si avvertì chiaramente una detonazione violenta.

I poteri del loro Cerchio erano infinitamente superiori a quello menomato di Shaina, perciò la barriera energetica eretta attorno al palazzo venne meno, lasciando loro libero il passaggio.

Soddisfatti, i quattro gemelli si diressero verso l'ingresso, seguiti a ruota da Angus che, nel segnalare ai pochi domestici rimasti di non mettersi in mezzo, mormorò: “Cercate di ricordarvi che sono vostri parenti.”

“Non abbiamo cominciato noi” sbottò Autumn, e Summer annuì di rimando, dello stesso avviso del gemello.

Winter, più conciliante, asserì: “Ne terremo debito conto, nonno, ma ora tu e gli altri andate nella cappella. Sarete più al sicuro. Qui, l'energia è assai instabile.”

“Sarò un semplice umano, ma la sento sulla pelle anche io, ed è fastidiosa” cercò di ironizzare l'anziano, facendo sorridere i quattro nipoti.

Dopo un ultimo sguardo, Angus fece segno alla sua sparuta servitù di seguirlo lungo le scale che portavano alla torre, dove si trovava la cappella della dea.

Winter, nel frattempo, osservò quei luoghi persi nei suoi ricordi di bambino e, con un sospiro, dichiarò: “Bene, a noi toccano le segrete. Siete pronti?”

Erano poche le sue memorie, ma ricordava ancora bene il rimbombo dei loro piedini sulle rocce del pavimento, i loro strilli allegri, il cicaleggio degli uccelli al mattino.

Era passata più di un’eternità, eppure tutto si annullò dentro di lui, … pur se nel modo sbagliato.

Non era lì per un lieto evento, né per rivangare antiche memorie di un passato lieto. Tutt’altro.

“Per litigare, sono sempre pronta” ghignò Summer, facendo scrocchiare le dita delle mani con aria alquanto bellicosa.

“Ti seguo a ruota, sorella.”

Autumn le diede di gomito con fare complice mentre Spring e Winter, fissando costernati quanto rassegnati i due fratelli, esalarono all’unisono: “Non ci sono speranze, per questi due.”

I gemelli in esame neanche li ascoltarono e, per primi, presero la via delle scale di pietra che conducevano dabbasso, illuminate da piccole applique a forma di fiamma.

L'umidità del terreno si fece presto sentire e, quando infine raggiunsero i piani inferiori, le barriere psichiche erette dal Cerchio di Shaina, fecero sfrigolare l'aria attorno a loro.

Forti del loro maggiore potere, i quattro proseguirono verso la stanza dei riti, dove sapevano trovarsi gli anziani Guardiani.

A fatica si mossero lungo il corridoio, spinti ad andarsene dal potere repulsivo emanato dal Cerchio menomato.

Era difficile camminare.

I loro corpi reagivano in malo modo all’energia negativa, come se fossero stati immersi nella melassa, ma quel confronto andata fatto una volta per tutte.

Avevano atteso fin troppo per far sentire anche la loro voce.

Era tempo che il Consiglio venisse destituito, e il futuro delle loro genti lasciato nelle mani di tutti, e non di pochi.
Non aveva più alcun senso portare avanti leggi dinastiche vecchie di secoli, e ancor meno imporne altre che non erano mai esistite.

Gli interessi economici non potevano essere scambiati per gli interessi della dea, e la menzogna non avrebbe più perdurato, dopo quel giorno.

Quando infine raggiunsero la porta della Sala dei Riti, Winter la aprì e, sotto i suoi occhi sgomenti, si mostrò un'immagine che mai avrebbe pensato di vedere.

In piedi e nel mezzo di un grande pentacolo di pietra – in cui spiccava la mancanza di Mæb – i quattro Guardiani stavano leggendo antiche formule da un tomo vecchio e stinto da secoli di corrosione naturale.

Le loro parole suonavano ancestrali anche alle loro orecchie addestrate e, pur con tutta la loro cultura del Sapere Mistico, quelle malie giunsero a loro estranee e oscure.

Aggrottando la fronte, Winter ed Autumn si guardarono vicendevolmente come chiedendosi cosa diavolo stessero ascoltando ma, come sempre, fu Summer a mettere a voce i loro dubbi.

“Si può sapere che diavolo state facendo?!”

I quattro Guardiani neppure la ascoltarono, proseguendo nelle loro torve litanie e Spring, cominciando seriamente a preoccuparsi, mormorò: “Non capisco un'acca di quello che stanno dicendo, ma le piante le conosco a sufficienza per sapere a cosa servono. Guardate là!”

Indicando un braciere in particolare, in cui stavano ardendo diversi arbusti di ogni genere e forma, la Guardiana della Terra sibilò sconcertata, stupita dall’assurdità stessa di quello che stava vedendo.

“Non posso credere che stiano usando aconito, spino bianco, echinacea e sangue di drago …tutto assieme! Ma sono impazziti del tutto?!”

“Oh, perfetto! Ecco perché non li sentivo! L'aconito li teneva protetti alla mia vista!” sbottò Autumn, sempre più inferocito.

I suoi occhi color del mare sprizzavano scintille argentate, il che non era mai un bene.

Winter, scrutando ansioso il fratello, sperò ardentemente di non vederlo esplodere e, per un istante, si domandò se, sulle torri del castello, si stessero addensando nubi di tempesta.

Il suo potere, di certo, stava interagendo come mai prima, con quello del gemello e, da quel poco che poteva percepire, la sua rabbia si stava convogliando, pericolosa e letale.

“Lo spino bianco avrebbe tenuto sotto controllo anche le tue manie violente, fratello, visto che inibisce l'uso di fulmini e tempeste” brontolò Spring, annuendo torva al suo indirizzo.

Anche lei, sebbene poco propensa alla lite, fremeva per il desiderio di mettere le mani attorno al collo di qualcuno.
Soprattutto, della Dominatrice della Terra, che aveva messo mano alle sue conoscenze per creare quella gabbia di Faraday, a protezione dei poteri di Autumn.

Ecco spiegato perché avessero atteso Ostara, per muoversi.

Selene sarebbe stata molto più potente, in quel periodo, e avrebbe potuto agire con i suoi poteri residui con maggiore precisione.

La sola idea le fece prudere le mani e, tutt’attorno a loro, il castello tremò, assieme alla terra stessa, fin dal centro del pianeta, a eco della sua ira.

“Già, e l'echinacea e il sangue di drago hanno permesso loro di rafforzare a sufficienza il Cerchio, così che non implodesse su se stesso. Davvero furbi” sbottò infine Winter, poggiando una mano sulla spalla di Autumn, sperando così di chetarne la furia.

Il fratello lo fissò rabbioso ma annuì e, rilasciando i pugni stretti lungo i fianchi, sibilò: “Non esploderò, promesso… ma non so ancora per quanto.”

Winter assentì e, torvo in viso, tornò a fissare lo sguardo sul braciere ardente… e su ciò che conteneva.

Disperdere le erbe del braciere sarebbe stato semplice, ma il Cerchio di Shaina sapeva bene che loro non l’avrebbero mai fatto.

Far crollare su se stesso un Cerchio in piena attività, sarebbe stato peggio che far esplodere una bomba atomica, e di certo questo non lo volevano.

L’unico sistema per abbatterlo era contenerlo e debellarlo al tempo stesso, grazie all’utilizzo di un altro Cerchio.

Ma non era affatto facile mettere in pratica una cosa del genere.

L'aria nell'enorme taverna, infatti, era satura di energia statica.

Un scintilla, e tutto il castello degli Hamilton sarebbe esploso, con loro dentro.

E l'energia in esso contenuta, fin lì trattenuta dal potere degli Elementi, si sarebbe sparsa su Dublino e l’Irlanda tutta, simile a una tempesta tropicale.

Summer quasi non respirava, terrorizzata all'idea che anche il più piccolo bargiglio del suo dono potesse scatenare l'inferno.

Lei non avrebbe avuto problemi a salvarsi e forse, in qualche modo, anche i suoi fratelli avrebbero trovato il modo di sopravvivere all'onda di fuoco divino.

Ma nessuno di loro voleva rischiare un simile evento. E questo Shaina lo sapeva bene.

Volgendo lo sguardo per sorridere alla nipote, e depositaria del suo stesso Elemento, esclamò tronfia: “Non hai il coraggio di intervenire, vero?!”

“Preferirei la smettessi di punzecchiarmi, nonna. Non sono dell'umore adatto” brontolò Summer, accigliandosi alla vista del suo sorrisetto trionfante.

“Lo sarai ancora meno, e così pure i tuoi fratelli e sorelle, quando compiremo ciò che andava fatto fin dall'inizio di questa follia!” sbottò la donna, allargando in un ghigno il suo sorriso soddisfatto.

Winter fu il primo a collegare quelle strane parole a ciò che stava per accadere e, mosso un passo verso di lei, urlò a gran voce: “Nonna, non farlo!”

“E' troppo tardi, Winter. Vi ho dove vi volevo... lontano da coloro che vi hanno portato sull'errata via! Ora, elimineremo il problema alla radice, e voi non potrete fare nulla per fermarci, a meno di non far esplodere tutto il palazzo, oltre all'intera città!”

“No!”

Quell'urlo concitato si levò contemporaneamente dai quattro gemelli, mentre un'onda di potere primigenio attraversò i loro corpi per raggiungere le persone che risiedevano nei loro cuori.

E coloro i quali, per primi, avevano portato scompiglio nel Clan quando, per secoli, tutto si era svolto secondo schemi preconcetti e voluti da chi deteneva il potere.

Quei legami, forti e puri, avrebbero guidato l'onda di energia solo laddove necessario, risparmiando gli ignari spettatori di quel sarebbe di lì a poco successo.

“No, no, NO!” strillò Spring, le lacrime agli occhi, avventandosi contro il Cerchio dei Quattro con l'intento di spezzarlo.

Fermati, Dominatrice!

La voce di Mæb si levò imperiosa nell'aria sfrigolante, bloccando Spring e Summer – che già si era mossa per fermare la gemella da quel suicidio scontato.

Spring allora urlò sconvolta, crollando in lacrime tra le braccia della gemella che, furente, la strinse a sé per poi urlare: “Non sai con chi hai a che fare, vecchia strega! Se anche riuscirai nel tuo intento, non la passerai liscia!”

Ma Shaina non la stava ascoltando.

Il suo sguardo era tutto per Winter che, sorridente e quasi tronfio, stava sfidando la progenitrice con i suoi occhi di ghiaccio vivo, ora brillanti come una supernova.

“Come... come avete fatto?!” sibilò la donna, mostrando ora tutti i suoi anni sul volto scarno e rabbioso.

A Winter, per un istante, parve di scorgere il volto crudo e scavato della morte.

Autumn allora fissò dubbioso il fratello che, soddisfatto, disse lapidario: “Non hai calcolato un paio di fattori, nonna, e questi ti hanno condannata a fallire. Sei sempre stata troppo sicura di te, e non hai mai pensato che qualcuno potesse batterti in astuzia.”

“Fratello...” esalò il gemello, cominciando a comprendere cosa volesse dire.

Le due sorelle li fissarono in attesa di risposte, gli occhi ancora pervasi dal terrore di aver perso le persone a loro care, e Win non si fece attendere.

Vederle così distrutte dal dolore, mise le ali al suo dire.

“Pensavi davvero che avrei lasciato i nostri cari privi di protezione? Davvero non mi conosci, nonna.”

“Cos'hai fatto?!” sbraitò allora Shaina, le ossa del cranio visibili sotto la pelle diafana del viso. I suoi occhi quasi uscirono dalle orbite.

“Il pugnale di Kimberly è imbevuto del mio sangue, nonna. Combinato con gli incantesimi protettivi legati alle gemme dell'elsa, ha contribuito a dare potere all'arma. E mi ha dato la possibilità di essere qui, e là, al tempo stesso. Autumn, se tu volessi controllare, direi che John lo sta usando egregiamente, e che Erin sta dando una sostanziale mano a mantenere saldo il cerchio protettivo, lì dove il nostro caro houngan lo ha formato.”

Il gemello si affrettò a fare quanto detto e, con una risata sgangherata, esalò scioccato: “Per la dea! Il suo loa è più furente di una muta di lupi a caccia! Pare aver gradito il regalino che gli hai lasciato. Quanto a Erin, ha formato una calotta di ghiaccio attorno alle ragazze, e sembra attendere che il reflusso di energia si dissolva.”

“Come avevo sperato” assentì Winter, guardandosi intorno con aria soddisfatta. “Miranda e gli altri?”

Autumn sorrise complice, ora più tranquillo e sicuro di sé.

“Non ho dubbi che stiano bene, visto dove li ho mandati. Ma controllerò comunque.”

“Te ne sarei grato, fratello. Sapendo che li avevi mandati a Temair, non mi sono preoccupato di estendere su di loro ulteriori protezioni, ma sapere da te che va tutto bene, sarà di aiuto.”

Il gemello lo omaggiò con un cenno del capo e, dopo aver controllato che i loro amici fossero in salute, ragguagliò il fratello.

“Summer, potresti…” disse allora Winter, sorridendole nel guardare la gemella con aria soddisfatta.

Intuendo cosa volesse da lui il gemello, la donna sprigionò dal nulla la fiamma sulla sua mano, sorprendendo non poco la già irritata Shaina e, con lingue di fuoco scarlatto, distrusse i bracieri contenenti le erbe divinatorie.

Subito, la barriera eretta dal Cerchio andò svanendo e i Guardiani, privati della loro guaina protettiva, fissarono spaventati Shaina, che non pareva né doma, né sconfitta.

“Come hai potuto?!”

La domanda furiosa della donna arrivò come uno strale, ma Winter non vi fece caso alcuno.

“Era chiaro come il sole che, dopo un simile dispiego di energia, quella latente nella stanza sarebbe drasticamente calata. Siete molto oltre il vostro miglior potenziale, nonna, e le erbe che avete usato servivano proprio a sopperire questa mancanza. Noi, invece, possiamo contare su un arco ascendente di potere, vista la nostra giovane età… fai un po’ tu i conti. Se aveste atteso l’Apice, sarebbe stato meglio.”

Il tono di Winter, ora, era vittorioso.

Molto bene, giovane Dominatore. Ma avrei preferito tu mi parlassi del tuo piano.

Win sorrise a quel rimbrotto, e mormorò per contro: “Le mie più sentite scuse, Mia Signora. Ma occorreva che i miei fratelli fossero sinceri nelle espressioni. E sappiamo bene quanto sia pessima, Summer, come attrice.”

“Ehi!” sbottò la gemella prima di accigliarsi, sospettosa. “Ferma un secondo. Perché hai chiamato Mæb...”

Autumn scoppiò a ridere all'improvviso, mentre i vecchi Guardiani dell’Aria, della Terra e dell’Acqua impallidivano di colpo, crollando a terra senza forze. Solo Shaina rimase in piedi, furente e per nulla sconfitta.

Il suo odio era tutto per la Guardiana del Fuoco, la nipote dai doni unici, colei che poteva creare il fuoco dal nulla.

Una cosa che lei, neppure al massimo fulgore, era mai riuscita a compiere.

Summer replicò al suo sguardo con un ghigno ma, contrariamente al solito, rimase zitta. C’era un’altra persona – niente meno che una dea – che avrebbe parlato per lei.

Spring, allora, mormorò sgomenta e timorosa: “Mia dea?”

Solo attraverso un Dominatore dello Spirito, avrei potuto manifestarmi, e il piccolo Malcolm era ancora troppo giovane per poter contenere il mio potere. Mi rincresce che tu non abbia capito subito a chi ti stavi rivolgendo, Shaina e, soprattutto, mi angustia che tu abbia esplicitamente contravvenuto alla prima legge che io insegnai ai vostri avi… e a te. Mai colpire nessun innocente con i propri poteri. Mai colpire un altro Guardiano. Mai abusare del proprio potere per ottenere altro potere.

Spring, a quell'accenno, si coprì la bocca per reprimere un singhiozzo sorpreso e Autumn, rivolgendosi al fratello, gli domandò: “Tu sapevi?”

“Ne ho avuto l'impressione, perché già una volta incontrai la dea... molto tempo fa.”

Il gemello comprese a quale momento si stesse riferendo – la morte di Erin – e, avvicinatosi a Winter, gli batté una mano sulla spalla, comprensivo.

“Ti dissi che prendere il posto di Melody non sarebbe servito a nulla, nel caso in cui lei fosse morta, perché già io chiesi una cosa simile ad Arianrhod. Fu in quel giorno che io La vidi, e un simile tocco di potere lo rammenti per tutta la vita.”

Grazie per aver mantenuto il segreto, Dominatore dell’Acqua.

“Dovere, Mia Signora.”

“Ci hai condannati tutti!” sbraitò in lacrime Selene, la Guardiana della Terra, fissando bieca Shaina, che ancora fremeva di rabbia malcelata.

Oh, non fare la lagna, Selene! Shaina non vi ha minacciati con un coltello puntato alla gola. E tutto il Clan sarebbe da condannare, da qui ai vostri predecessori di decimo grado! Ho sperato per secoli che il buon senso tornasse a governare le vostre menti, e invece è andato tutto sempre peggio. L’amore verso di me è diventato amore verso il denaro, verso il potere che esso poteva portare a voi e alle famiglie che a voi si sarebbero unite. E questo non è mai stato il mio volere!

Il rimbrotto di Arianrhod rimbalzò come un colpo di maglio tra le pareti della stanza, facendole tremare neanche fossero state fuscelli d’erba.

Selene si azzittì, impallidendo maggiormente, se possibile.

Nessuno dei gemelli parlò.

Quel tono non lasciò spazio a interpretazioni... e l'idea di trovarsi nei paraggi di una dea furente, non piacque a nessuno.

Neppure Summer, da sempre litigiosa e pronta a battibeccare, trovò il coraggio di uscirsene con una battuta al vetriolo.

Geamhradh, Earrach, Samhradh, Foghara, stringetevi in Cerchio, per cortesia, chiese a quel punto la dea, con voce stentorea e gelida quanto una notte d’inverno polare.

I gemelli si affrettarono a obbedire mentre Shaina, in un ultimo slancio di speranza, esclamò: “Io ho sempre guidato il Clan, per te! Li volevo forti, per te! Li volevo puri, per te! Questo non conta niente?!”

Quando sento parlare di purezza della razza, Shaina, mi vengono in mente solo cose brutte, e io non amo le cose brutte, soprattutto se toccano i miei figli.

Poi, rivolgendosi ai gemelli, la dea esclamò: Di norma, dovrei tagliare le loro vite così come le ho intessute per la prima volta, alla loro nascita. La colpa di cui si sono macchiati è grave, ma questa famiglia ha perso fin troppi affetti, perciò vi concederò di scegliere per loro, Dominatori. Cosa volete, per gli Anziani?Badate, ho ancora il falcetto in mano, e non sono famosa per la mia pazienza. Siate lesti!

Tutti guardarono immediatamente Winter che, con un mezzo sorriso, borbottò: “Scarica barile che non siete altro.”

Ciò detto, levò il viso verso l'alto, le mani di Autumn e Spring nelle sue, ed esclamò: “Gli siano tolti tutti i poteri, sia temporali che mistici, e siano destituiti dal Consiglio, il cui potere ora passerà nelle nostre mani!”

Fin troppo generoso, giovane Dominatore. Avrei preferito qualcosa di più cruento.

“Chiedo venia, Mia Signora” sorrise allora Winter, lanciando un'occhiata in direzione di Shaina, che appariva ai limiti della sopportazione umana.

Borbottò qualcosa, li fissò tutti con il fuoco negli occhi e, prima ancora che uno qualsiasi di loro potesse fare qualcosa per fermarla, si avventò contro Spring tenendo tra le mani il suo stiletto consacrato.

Quel che avvenne, in quei brevi momenti di panico e confusione, fu semplice quanto definitivo.

Arianrhod non era famosa per la sua pazienza, ma neppure per la sua elasticità mentale.

Quel gesto, semplicemente, la mandò in bestia.

Recise all'istante il filo rosso che teneva in vita Shaina e, prima ancora che la lama potesse calare sull'incolpevole Spring, la donna crollò a terra priva di vita, gli occhi vitrei e gelati dalla morte.

Nessuno osò parlare, toccarla, muoversi.

Tutto parve congelato nel tempo e nello spazio.

Fu la dea stessa a spezzare quell'istante interminabile.

Non parlo mai a vanvera. E dire che avrebbe dovuto saperlo. Ho pazientato per fin troppo tempo che i miei figli giungessero a più miti consigli, ho persino sopportato la creazione di quella maledetta torque, sperando che l’oscenità di una simile invenzione potesse far rinsavire anche i cuori più freddi, ma ciò non è avvenuto. Sono stata fin troppo buona, e mi accorgo di questo errore troppo tardi.

Ciò detto, scomparve e Spring, lanciando un'imprecazione degna di tale nome, strappò lo stiletto dalla mano dell'ormai esanime nonna.

Datolo poi alla gemella, ringhiò con occhi velati di dolore e furia: “Fondilo, ti prego.”

“Con sommo gusto” sibilò per contro Summer, prendendolo in mano.

Nel giro di pochi istanti, la lama si fece scarlatta e, sotto gli occhi di tutti, gocce di metallo fumante caddero sul pavimento di pietra, formando un'informe struttura metallica.

Fatto ciò, la Dominatrice del Fuoco, ora forte di tutti i poteri del suo Elemento, fissò i restanti Anziani e, torva in viso, ringhiò: “Dove si trova la torque?”

Senza aprire bocca, Magnus si mosse per aprire uno stipetto in un vecchio mobile in legno scuro e, dopo aver consegnato una scatola a Summer, indietreggiò a capo chino.

Winter aprì la scatola per la sorella e, accigliato non meno degli altri, fissò le cinque torque in acciaio siderale che, da fin troppo tempo, erano nelle mani del Consiglio.

Solo un simile acciaio, avrebbe potuto impedire il passaggio del potere nei loro gangli nervosi, poiché agiva direttamente sugli Elementali a loro asserviti.

Questo era risaputo da tempi immemori e, quando il Consiglio aveva subodorato le potenzialità insite in esso, la torque era stata la risposta alle loro necessità.

Per mantenere il potere nelle mani di pochi, i Guardiani e la loro libertà erano stati messi in secondo piano, ideando quelle oscure trappole.

La legge dei Prescelti era stata riletta a loro uso e consumo, così che le Prime Famiglie potessero diventare sempre più ricche e potenti.

Ma ora, tutto ciò avrebbe avuto un termine, il Clan sarebbe tornato agli antichi fulgori.

Una dopo l’altra, Summer ridusse le torque in masse di acciaio informe, che crollarono sul pavimento di pietra producendo tonfi sordi e definitivi.

Da ultimo, la donna bruciò anche la scatola che le aveva protette negli anni e, disgustata, fissò i restanti Anziani come se desiderasse far fare loro la stessa fine.

Fu solo la mano di Winter, stretta nella sua, a impedirle di attraversare il limite che non le era concesso oltrepassare.

“Credo che dovrei andare a dirlo al nonno” mormorò a quel punto Spring, perdendo lentamente il suo sguardo accigliato, che ancora era posato sulla loro progenitrice.

“Vengo con te” assentì la sorella, avvolgendole la vita con un braccio.

I gemelli si scambiarono un'occhiata significativa e, mentre il flusso di potere continuava a penetrare nei loro corpi, conferendo a ciascuno di loro nuova energia, Autumn scrutò gli Anziani e dichiarò torvo: “Qualcun altro vuole fare la sua stessa fine?”

Il mutismo generale bastò come risposta e Winter, piegatosi a terra per sollevare il corpo ormai morto di Shaina, sospirò pesantemente e si avviò verso la porta per uscire da quel luogo infausto.

Autumn lo seguì e, a breve distanza, anche i rimanenti Anziani uscirono dai sotterranei.

Nulla vi era più da compiere, in quel luogo. Il futuro e il passato si erano scontrati con alterna fortuna, ed ora potevano solo guardare avanti.

 
∞∞∞

L'alba era ormai prossima e, sul vicino lago, una bruma leggera si stava levando umida e spessa.

Winter, sorridendo appena nel veder comparire Erin al suo fianco, le disse: “Grazie per aver aiutato John.”

“Sei il mio Guardiano, Winter. Eseguirò sempre i tuoi ordini” ironizzò la fata, dandogli un colpetto con la spalla cristallina.

Lui ridacchiò.

“Sai benissimo cosa intendo, sciocchina.”

“Oh, lo so bene. Ma mi piace quando storci il naso a quel modo, a stóirin.

“Melody e Kimmy...”

“Estrarranno il midollo spinale a Kimmy questo pomeriggio, poi lo impianteranno in Melody.”

“Vorrei tu fossi là con loro, se non è un problema. Noi abbiamo alcune cose da sistemare qui e, per almeno un paio di giorni, non riusciremo a muoverci” la pregò allora Winter.

Erin si chinò a dare un bacio all'ex marito, appoggiato al parapetto di uno dei tanti balconi in pietra del castello e, gentilmente, gli disse: “Sarà un piacere, Winter, e lo sai. Inoltre, Kimmy mi ha pregata di non lasciarla sola troppo a lungo. Le fa un po’ paura, l’operazione.”

Winter annuì ed Erin, con un ultimo sorriso, si approssimò a scomparire in una nuvola di cristalli di ghiaccio.

“Erin...” mormorò una voce alle loro spalle.

La fata e Winter si volsero all'unisono e lì, sulla porta della stanza da letto del Guardiano dell'Acqua, fece la sua comparsa Autumn, in maniche di camicia e jeans.

Pareva essersi appena alzato, almeno a giudicare dai piedi nudi e i capelli in disordine.

“Autumn...”

“Devo dirgli qualcosa, Erin?” domandò allora Winter, lanciando un'occhiata preoccupata al fratello.

“Ci siamo già detti tutto, non temere. Ora andrò, come ti ho promesso.”

Già sul punto di svanire, Autumn bloccò Erin a una mano e, con gentilezza, la attirò a sé per un abbraccio, mormorando accorato: “Grazie, mo chrói... grazie.”

Erin tremolò, ma restituì l'abbraccio meglio che poté, replicando: “Mi basta sapervi insieme, e felici. Ora, sono più tranquilla.”

Ciò detto, svanì e Autumn, rivolgendo uno sguardo dubbioso al fratello, gli sentì dire: “E' felice per noi, per te. E dormirà sonni tranquilli, ora.”

“Le fate dormono?” replicò ironico Autumn.

“A modo loro” ghignò Winter, massaggiandosi distrattamente una mano.

Il gemello ne studiò curioso i movimenti quando, a sorpresa, un pugno degno di tale nome gli si scaricò in piena faccia, mandandolo lungo riverso sul pavimento.

Un attimo dopo, la risata sgangherata del fratello gli giunse in scherno.

“Ricordi? Te l'avevo promesso!”

Rialzatosi a sedere a fatica, ancora frastornato da quel colpo a tradimento, Autumn si tenne una mano sull'occhio pulsante e dolente.

Sbuffando infastidito, mugugnò: “Speravo te ne fossi dimenticato.”

“Lamentati anche. Dovrei riempirti di pugni, per tutti questi anni di separazione assurda. Invece, mi accontenterò di un solo cazzotto in faccia. Ritieniti fortunato” replicò il gemello, allungando una mano verso di lui per aiutarlo a rialzarsi.

Autumn la accettò, ben sapendo che non ci sarebbero state altre rappresaglie e, con un mezzo sorriso, disse: “Grazie per aver pensato a proteggere anche Melody.”

“E' parte della famiglia. Ovvio che l'avrei fatto” scrollò le spalle Winter, come se le parole del fratello fossero del tutto inutili.

“Quando hai pensato di mettere nelle mani di John un simile concentrato di potere?” si informò allora Autumn, tornando in camera assieme al gemello.

“Ci ho pensato quando Mæb è comparsa sulla porta di casa tua. Ho percepito subito la presenza della dea, e questo mi ha convinto di quanto fosse pericolosa la situazione, se Arianrhod stessa aveva deciso di prendere parte alla tenzone. Certo, non pensavo che nonna sarebbe stata tanto folle da incanalare un incantesimo attraverso noi, e per colpire i nostri cari, ma sospettavo che qualsiasi cosa ci fosse accaduta, avrebbe avuto ripercussioni su Kim e gli altri. Andavano protetti, così decisi di fare un piccolo incantesimo. Ne parlai con John ed Erin, così che fossero pronti a qualsiasi evenienza e, a quanto pare, non sono stato troppo prevenuto. Immettere il mio sangue nella lama, assieme a quello di John, ha creato un ponte che mi ha permesso di dargli, come dire, le chiavi per usare i poteri nel pugnale. Diversamente, non saremmo riusciti a combinare nulla. Per quanto riguardava Sean e gli altri, temevo anche per loro, visto che per primi hanno messo in moto il cambiamento ma, la tua idea di mandarli a Temair, mi ha tolto dall’impaccio di predisporre una rete di protezione anche per loro.”

“Avrei dovuto pensarci anch'io. A proteggere Mel egli altri in qualche modo, intendo” sospirò Autumn, scuotendo il capo con aria infastidita.

“L.A.... eri già abbastanza preoccupato per Melody, per poter pensare anche a questo. E, volente o nolente, a me piace prendermi cura di voi. Inoltre, sei stato tu a mandare Miranda e gli altri a Temair, no?” gli fece notare Winter, avvolgendogli le spalle con un braccio.

Autumn annuì, ma nei suoi occhi brillava ancora l’incertezza.

“Win...”

“Cosa c'è?”

“E se lei... se lei non sopravvivesse neppure dopo il trapianto?” riuscì a dire Autumn, pur se con voce a stento udibile.

“Sarà quel che la dea vorrà, ma affronteremo il bello e il brutto insieme.”

Autumn annuì ancora e, quando vide comparire in corridoio le gemelle, quasi avessero percepito il suo dolore, lui le avvolse in un caloroso abbraccio, a cui si unì anche Winter.

Summer baciò i fratelli sulle guance e, nel ridacchiare di fronte al livido ormai visibile sull'occhio di Autumn, celiò: “Mi sembrava strano che non faceste a botte.”

“Solo un pugno” sottolineò Win, tronfio.

“L'America è ancora lontana. Tutto è possibile” replicò Summer, dandogli di gomito.

I gemelli risero e Spring, nello stringersi ad Autumn, mormorò: “Non ti lascerò più andare, promesso.”

“E io non ti permetterò di farlo, mo chrói...

 
 
 
 
 
 
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1. Meabhair (gaelico irlandese): significa spirito, nella sua accezione più ampia, e si riferisce all'intelligenza aulica, all'arguzia. Rappresenta l'Elemento Spirito.


  
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