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Autore: Michelle Morrison    27/10/2014    0 recensioni
Philip , un cacciatore di vampiri, è stato tramutato egli stesso in vampiro e desidera trovare la persona che l'ha condannato a una vita da immortale per vendicarsi e ucciderla. Non sa che è stato Raphael, un affascinante redivivo a capo di un clan di eletti. La trasformazione di Philip è solo una subdola mossa per far soffrire una persona, ma nessuno ne conosce la ragione.
Il leader della Lega dei cacciatori, si è nascosto e guida la battaglia da dietro le quinte, come un codardo. Il reverendo Isiah, che lavora per lui, sembra tramare nell'ombra, usando come pedine Pamila, Andrew e Ben (tre dei più forti cacciatori) e persino Philip.
Nel frattempo, in città, vampiri meno potenti stanno organizzando una rivolta per liberarsi dei loro assassini e dell'èlite che li governa dall'alto mandandoli a morire in battaglia senza sporcarsi le mani.
Dietro ogni cosa, sembra esserci lo zampino del bellissimo Raphael e, come in una grossa partita a scacchi con la Vita, ogni avvenimento sembra essere collegato alla sua disperata ricerca di un legame infranto.
Genere: Angst, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Capitolo I – L’odore dell’afflizione

Era notte. O, perlomeno, avrebbe dovuto esserlo. Se lo sentiva.

La pelle vibrava a contatto con l’aria attorno a lui, le narici si allargavano e riconoscevano il profumo della notte, nonostante prima di allora non avesse nemmeno idea di come fosse. Si trattava di un istinto primordiale che avvertiva in corpo, qualcosa di totalmente nuovo. Sgranò gli occhi quando si accorse di essere in grado di vedere anche al buio e, allora, notò di essere stato rinchiuso in… una bara? No. Non si trattava di una bara, non v’era odore di legno, bensì di alluminio. Riuscì a fiutare uno spiraglio d’aria, sentì un forte profumo, troppo buono per essere vero. Lo annusò profondamente, inebriandosi, digrignando i denti per il piacere. Sangue… Si ritrovò a pensare. Era profumo di sangue. All’improvviso, fu in grado di udire il battito del cuore che lo pompava e, paradossalmente, anche lo scroscio che produceva scorrendo nelle vene. Il ritmo cardiaco sembrò aumentare per un secondo, mentre udiva un sospiro, con il presentimento che dovesse essergli familiare. Era il respiro di Pamila. Il sangue di Pamila. A quel punto, un rantolo sofferente gli vibrò nella gola secca, risuonando nell’angusto spazio in cui si era ritrovato imprigionato.

Qualcuno si stava muovendo lì accanto e gli arrivò talmente vicino che poté udire il cigolare della sua mandibola mentre masticava un chewingum all’arancia. Anche il suo sangue scorreva producendo un rumore simile a quello di un fiume in piena.

«Si è svegliato?»

Domandò una voce che riconobbe essere quella di Andrew. Solo da quell’esiguo susseguirsi di suoni, riuscì a capire che si era piegato in avanti per guardare la trappola d’acciaio. Dall’altra parte della stanza, invece, Ben stava bevendo un caffè e deglutiva, mentre Pamila se ne stava seduta sul divano in pelle. Non poteva vedere con i propri occhi, ma era in grado di percepirlo.

«Mi è sembrato che brontolasse, effettivamente.»

Pam, pensò appoggiando i palmi delle mani all’acciaio, che gli parve caldo. La sua voce non gli era mai sembrata così bella prima di allora. Anche quel buonissimo odore doveva certamente essere il suo. Gli arrivava prepotente alle narici, come se provenisse da una boccetta di essenza appena aperta. Bramò di poter appoggiare il volto al suo collo e respirarlo a pieni polmoni. Un altro rantolo, in seguito, lasciò le sue labbra screpolare e tagliate, mentre tentava di far sapere agli altri che, sì, era sveglio e poteva sentirli benissimo. Eppure parlare era un’impresa ardua, con l’arsura che aveva in gola. Aveva l’impressione di non aver bevuto per giorni… Da quanto tempo si trovava in quel posto?

«Vorrà nutrirsi…» Borbottò Andrew, dirigendosi verso la cucina. «Vado a prendere quell’intruglio nel frigorifero.»

I passi dell’uomo furono coperti dal cigolare della chiavistello, tanto forte e vicino da costringere il prigioniero a tapparsi le orecchie per non essere assordato. Con uno stridio, le ante si aprirono e la luce al neon gli arrivò dritta negli occhi, facendolo ruggire per il fastidio.

«Phil?»

Fu Pamila a chiamarlo e lui riuscì a fiutarne la paura. Fiutare la paura? Meditò, sconcertato. Come poteva sapere che odore avesse? Riaprì così le palpebre per incontrare gli occhi verdi dell’amica, in cui intravide venature dorate che non aveva mai notato prima. Riusciva a vedere ogni poro della sua pelle, il punto nero sul naso, le lentiggini sulle guance rosee, il capello bianco che si attorcigliava nei boccoli ramati. Tutto era più definito che mai.

«Pam…» Esclamò e la sua voce roca parve il gemito di chi è in procinto di morire. «…che cosa…?»

Non riuscì a finire la frase, non ne ebbe la possibilità. La sua attenzione venne attirata da un profumo invitante che lo costrinse a voltarsi di scatto e, in un baleno, si ritrovò faccia a faccia con Andrew. Senza nemmeno chiedersi come avesse potuto muoversi tanto velocemente, afferrò il boccale da birra traboccante di un liquido scuro, quasi nero, tremando scosso dalla sete. Sentiva il bisogno di nutrirsene, di ingoiare quell’intruglio fino all’ultima goccia. In men che non si dica smise di farsi domande e lo assaggiò, deglutendo lentamente, perlomeno in principio. Le sue papille gustative fremettero dal piacere non appena vennero a contatto con il cocktail dolciastro, il cui sapore, a Phil, ricordava quello della vodka alla pesca per cui impazziva.

«Ve l’avevo detto che avrebbe avuto sete!» Commentò Ben, osservando l’amico che inghiottiva sempre più in fretta e più voracemente. «Anche se comincio a pensare che quella roba non gli basterà affatto.»

Senza ascoltarlo, Philip vuotò il boccale e avvertì finalmente sazietà, riprendendo piano coscienza di sé. Solo in quel momento si rese conto di essere estremamente leggero, tanto da faticare a mantenersi equilibrio sulle proprie gambe. Il suo corpo era come inconsistente, addirittura gli pareva che non esistesse. Abbassò lo sguardo verso gli addominali e vi passò le mani, controllando se, per caso, avesse perso improvvisamente peso, ma si accorse di non essere cambiato di una virgola. Anzi, se possibile, i suoi muscoli sembravano più marmorei del solito.

«Phil… Come ti senti?»

Fu nuovamente la voce di Pamila a distrarlo e si voltò a osservarla, notando che si stava avvicinando, tenendo le mani strette attorno al rosario che portava al collo. Sul volto della giovane ragazza era ben visibile l’inquietudine e lui poteva avvertirne la vibrazione della pelle e il movimento dei peli sottili sulle braccia scoperte.

«…stordito.» Mormorò lui, passandosi una mano fra i corti capelli corvini, spettinandoseli. «Mi sembra di avere i postumi di una sbornia.»

«Senti anche qualcos’altro? Hai ancora sete, magari? O, per esempio, avverti qualche strano impulso come… Non so…» La rossa si fermò a un passo da lui, allungando la mano verso la sua guancia. «…la voglia di ucciderci?»

Domandandolo, accarezzò lo zigomo di Philip e rabbrividì a quel minimo contatto. La sua pelle era fredda e dura, esattamente come quella di un morto. Non che lei non avesse mai toccato uno di loro prima di allora, anzi, ne aveva uccisi parecchi e aveva avuto la possibilità di toccarli durante il combattimento. Ciò che la faceva tremare tanto, in quell’istante, era che si trattasse di Phil. Era Phil quello che era diventato un morto vivente, un essere dimenticato dal Sole e da Dio. Era il suo caro amico quello che la fissava con occhi neri e vacui, con i canini affilati mostrati in un’espressione sbigottita.

«Che stati dicendo?!» Ringhiò lui, indietreggiando appena e andando a sbattere contro Andrew. «Perché dovrei volervi uccidere?!»

«Sei uno di loro, Phil. Sei un vampiro

Esclamò Ben, caricando il fucile e puntandoglielo contro, senza alcuna esitazione. Il moro, sentendosi messo alle strette, emise un gorgoglio basso e profondo, simile a quello di una bestia inferocita braccata dai cacciatori. La pelle gli vibrava avvertendolo del pericolo, mentre, istintivamente, mostrava i denti agli amici. Fu in quel momento che la mano di Pamila gli scivolò sul petto, arrestandosi in prossimità del cuore. Al contrario di Ben, lei gli mostrava una dolcezza che, però, faticava a percepire.

«Sei morto. Sei stato tramutato, tre giorni fa… Hai dormito fino a questa sera, in quell’armadio.»

«Cosa…?»

Philip sgranò gli occhi, concentrandosi sui battiti che arrivavano alle sue orecchie. Poteva captare solo il battito di tre cuori, in quella stanza. Solo tre e loro erano in quattro. Pensò, portandosi le mani al petto e scostando quella della rossa. Il suo cuore era fermo. Non pompava sangue. Inoltre, lui non stava nemmeno respirando: non ne aveva bisogno.

«Chi… Chi è stato?» Domandò, accarezzandosi il marchio sul collo: il segno di due zanne affondate nella sua carne. «Come è successo?»

«Non lo sappiamo… Eri solo quando sei stato attaccato.» Lo informò Andrew, lasciandolo di stucco. «Tu non te lo ricordi?»

Il neo-vampiro scosse la testa, cercando di strizzare le meningi e ricordarsi come ciò fosse avvenuto. Tuttavia, era come se non avesse alcuna memoria dell’istante della trasformazione. Solo delle immagini confuse, un susseguirsi di frammenti di ricordi senza alcun collegamento fra loro.

 

Era in mezzo a una strada buia. Una notte senza Luna né stelle.

Un blackout.

La torcia gli era stata tolta dalle mani da qualcuno. Qualcuno di loro.

Una risata cristallina, serena, divertita come quella di un bambino, riecheggiava fra i palazzi.

“Riportalo da me”, gli aveva detto una voce ultraterrena.

Poi dolore. Dolore e buio.

 

«Non ricordo nulla.»

All’esclamazione del moro, gli altri desistettero e Ben abbassò l’arma, deluso. Avevano sperato che almeno lui fosse a conoscenza della verità, così da potersi spiegare perché fosse stato trasformato. Eppure si trovavano ancora al punto di partenza. Era la prima volta che una cosa simile accadeva a un cacciatore: nessun vampiro dotato di buon senso avrebbe eletto un proprio nemico. A dirla tutta, nessuno degli umani presenti in quel salotto aveva idea di come comportarsi, adesso che Philip si era risvegliato ridotto in quello stato. Non sapevano se si potessero fidare di lui, dato che avrebbe potuto rivoltarsi da un momento all’altro, cercando di nutrirsi del loro sangue o –peggio ancora- di ucciderli. Eppure, quello che avevano davanti agli occhi, era il solito Phil: il loro caro e vecchio amico, il compagno che aveva affrontato innumerevoli redivivi al loro fianco.

Ben lo esaminò, chiedendosi se fosse davvero cambiato. A parte il colore degli occhi, che da marrone chiaro era diventato nero come la pece, e la carnagione, che da olivastra si era stinta fino a divenire del colore del marmo; Philip Wynn era sempre lo stesso. Certo, il cuore aveva smesso di battere nel suo petto, non respirava più, i suoi canini erano affilati come coltelli, la sua bibita preferita, ora, era il sangue umano e, soprattutto, loro stessi potevano essere considerati dei semplici pasti. Simili particolari non potevano essere dimenticati. Malgrado ciò, pensò, avrebbero potuto imparare a conviverci, se solo lui non fosse risultato pericoloso e mortale come ogni altro della sua specie. Il quesito vero e proprio, però, era se Phil avesse deciso di restare un cacciatore o se avesse voluto andare dai suoi simili. In tal caso, avrebbero dovuto ucciderlo prima che potesse diventare un loro nemico.

«Che farai adesso?» Domandò al neo-vampiro, appoggiando il fucile sul ripiano della credenza. «Ti unirai a loro?»

«No.» Sibilò l’altro con odio, stringendo i pugni talmente forte che gli artigli gli entrarono nella carne. «Non voglio mischiarmi con quei luridi bastardi.»

«Resterai qui, allora?» Pamila abbassò lo sguardo verso i propri piedi nudi, appoggiati al tappeto dalle decorazioni geometriche. «Resterai con noi?»

«Probabilmente sì… Non ho intenzione di smettere di ucciderli. Anzi…» Philip digrignò i denti, terrorizzando i compagni. «Ora che mi hanno ridotto così ho un motivo in più per farli a pezzi. Li ammazzeremo tutti quanti!»

Alle parole del moro, Ben e Andrew sorrisero, cambiandosi un’occhiata complice e concitata. Il solo pensiero di combattere ancora al fianco di Phil, gli faceva venire voglia di afferrare croci, fucili e paletti per uscire ad ammazzare vampiri. Solo Pamila si limitò a voltare le spalle, allontanandosi da loro. Il redivivo, però, non badò a loro e si avvicinò al davanzale ad ascoltare i rumori esterni. Poteva avvertire i movimenti dei suoi simili, là fuori, al di là dei cancelli della tenuta. Probabilmente lo stavano tenendo d’occhio, o, chissà, forse lo stavano aspettando. Aprì la finestra per annusare i profumi della notte e quelli dei vampiri all’esterno, ma ciò che riusciva a percepire più di ogni altra cosa era l’odore di Pamila. L’odore dell’afflizione di Pamila

 

* * *

 

 

Raphael era uscito quella notte.

Cercava una traccia da seguire nell’aria di Los Angeles, avvertendo gli olezzi più disparati. C’era qualcuno che stava mangiando un chewingum alla menta, qualcun altro si spruzzava del dopobarba e, non molto lontano, un altro ancora stava pestando un escremento di cane. Poteva cogliere i pensieri di ogni umano nel raggio di chilometri, le preoccupazioni, l’allegria, la disperazione, il piacere, l’odio, l’amore, la sensazione di essere invincibili e il desiderio di farla finita. Era in grado di conoscere la loro posizione e avrebbe potuto raggiungere chiunque desiderasse in qualsiasi momento, in un baleno. Eppure, l’unico odore che desiderava sentire sembrava scomparso nel nulla. L’unica presenza che voleva captare aveva cessato di esistere ormai da dieci anni. Le tracce di Jamey erano scomparse all’improvviso e, per tutto quel tempo, Raphael non aveva fatto altro che tentare di individuarle, senza successo. Aveva mandato i suoi più leali sottoposti a cercarlo, ma nessuno era mai riuscito a scoprire dove lui si trovasse. Era come svanito.

Qualcuno l’aveva aiutato a nascondersi e -questo il ragazzo castano lo sapeva benissimo- solo un vampiro sarebbe stato in grado di farlo. Nessun umano poteva sapere come eludere le capacità sovrannaturali di un Immortale. Eppure come era possibile che qualcuno accettasse di collaborare con lui? Si domandò, crucciandosi come un infante. Chi avrebbe potuto aiutarlo?

«Raphael…»

Una voce roca lo richiamò, ma lui non si voltò, avendo avvertito il suo avvicinamento molto prima. Sapeva bene di chi si trattasse e conosceva anche il motivo per cui era venuto a cercarlo, gliel’aveva letto nella mente. In un baleno si spostò al suo fianco, sul tetto di un palazzo di sei piani. Da lì si poteva vedere un’incrocio, in cui il grazioso ragazzo riuscì ad adocchiare Deaon, che si muoveva lesto fra la folla, mimetizzandosi fra inconsapevoli mortali.

«Non ceni stanotte?» Chiese all’uomo appena arrivato, scostandosi i ciuffi ribelli dal volto. «Sprechi il tuo tempo con me?»

«Sono sazio.» Esclamò l’altro, crucciandosi per il suo comportamento infantile. «Gira voce che tu abbia reso immortale Philip Wynn. Che cosa ti passa per la testa? Hai in mente qualcosa?»

Raphael era già a conoscenza di quella domanda, ma non aveva comunque alcuna voglia di rispondere. Si limitò ad alzare le spalle con noncuranza, accarezzando la sciarpa in pelliccia che aveva attorno al collo. Solo dopo qualche minuto, si decise a guardare l’altro vampiro direttamente negli occhi azzurri, quasi bianchi. Aveva le sembianze di un uomo fatto e finito, di circa trent’anni, dalla pelle color caffelatte, ghiacciata. Era alto e spallato, i capelli ricci erano raccolti in una coda sulla nuca. A differenza del ragazzo, che portava abiti eleganti in perfetto stile ottocentesco, lui indossava una felpa con cappuccio, jeans e scarpe da tennis. Solo gli appartenenti alla “Élite Oscura” -come veniva definita la cerchia dei vampiri vicini a Raphael- usavano ancora portare vestiti d’altri secoli e aborrivano le nuove mode.

«Oh… Nulla di nuovo, mio caro Tristan.» Un ghigno increspò le labbra sottili dell’elegante redivivo, mettendo in mostra i canini splendenti. «Volevo solo giocare un po’.»

La noia era proprio una brutta cosa. Pensò il castano, facendo un passo verso l’orlo del tetto. Il solo pensiero di dover vivere per il resto dell’Eternità rendeva ogni cosa terribilmente tediosa e insignificante. Per rendere più eccitante la guerra con la Lega, c’era il bisogno di metterci del pepe qua e là, ogni tanto. Si protraeva ormai da duecento anni e, quando c’erano dei periodi morti come quello, qualcuno doveva impegnarsi a movimentare un po’ la situazione. I cacciatori erano troppo deboli per poter affrontare la sua Stirpe e per il ragazzo era di una noia mortale avere sempre la vittoria in pugno. I poveri “ammazza-vampiri” che osavano sfidare gli Immortali sapevano benissimo di non avere alcuna possibilità, ma nonostante tutto sembravano non voler desistere. Esattamente come quel Philip Wynn, che da quando aveva compiuto sedici anni aveva messo mano al paletto e si prodigava allo sterminio dei redivivi più deboli che bazzicavano i bassifondi. Era convinto di poter arrivare fino alla Élite Oscura, sconfiggendo dapprima quegli incapaci appartenenti all’Underground –il gruppo più numeroso, che dimorava in fogne, tunnel della metropolitana e scantinati- e poi il “Clan degli Eterni” –ovvero coloro che sottostavano a Tristan-.

Di cacciatori caparbi e presuntuosi come lui, Raphael ne aveva visti pochi durante la sua lunga vita. Gli piaceva davvero, quel Wynn. Si domandava se, per caso, ora che si trovava nei panni dei propri nemici, sarebbe stato accecato dalla sete di potere e di vendetta, senza alcun criterio. Magari la bestialità e l’aggressività avrebbero preso il sopravvento sulla ragione e lo avrebbero spinto a diventare un assassino. Capitava spesso, infatti, che un vampiro appena nato si facesse prendere la mano dalla forza acquisita e che, dimentico della propria filosofia mortale, si ribellasse a ogni promessa fatta in vita. Sarebbe stato magnifico vedere il giovane Philip impazzire e opporsi ai propri compagni. Pensò sorridendo, sotto lo sguardo interrogativo del leader degli Eterni. Eppure sapeva che non sarebbe mai accaduto.

«Non dovresti sogghignare in quel modo…»  Esclamò burbero Tristan, ringhiando appena. «È pericoloso giocare con quei luridi ammazza-vampiri. Sono forti e le loro armi potrebbero anche-»

L’uomo venne interrotto dalla risata limpida del castano, che gli rivolse uno sguardo divertito. Poi, all’improvviso, senza poter essere visto, gli portò una mano al collo e lo alzò dal suolo.

«A volte sei così stolto, Tristan…» Digrignando i denti, Raphael strinse la presa e i suoi artigli affondarono appena nella gola dell’altro. «Nessuno è forte quanto me, dovresti saperlo. Posso permettermi di divertirmi con chi voglio.»

Tristan emise un ruggito basso e sofferente, afferrando il sottile e gelido polso del proprio simile. Lo graffiò, cercando di liberarsi da quella ferrea stretta, nonostante il potere dell’altro fosse maggiore. Fortunatamente, il castano lo lasciò andare e, in men che non si dica, il leader degli Eterni era già sul tetto dell’edificio dall’altra parte della strada.

«No… Tu non ti rendi conto di quello che potrà succedere ora che hai trasformato Wynn.» Sibilò piano, ma le sue parole vennero sentite benissimo. «Sei folle se pensi di cavartela senza alcuna conseguenza.»

Raphael si limitò a sfilarsi il guanto bianco, accorgendosi così di aver perso uno dei gemelli della camicia. Lo adocchiò immediatamente sul marciapiede, fra i piedi dei passanti e si ripromise di recuperarlo in seguito. Gli umani non ci avrebbero certo fatto caso, immersi com’erano nelle loro paranoie terrene. Tornò quindi a guardare il proprio interlocutore e si trasportò nuovamente davanti a lui, a pochi centimetri dal suo volto. I lunghi capelli castani del ragazzo sfioravano la guancia ghiacciata dell’altro.

«Cosa ti turba, amico mio? Temi per l’incolumità del tuo clan?» Chiese, con un tono delizioso e dolce, accarezzando la spalla dell’antico amico. «Finché ti sottometterai ai miei ordini, andrà tutto bene e i tuoi figli saranno al sicuro! Non è certo la Lega ciò di cui devi avere paura, lo sai.»

«Lo so, Raph… Tutti hanno timore di te e dell’Élite.» Mormorò freddamente Tristan, fissandolo con i suoi occhi bianchi. «Ciò di cui io ho più paura, però, è quello in cui tu ti stai trasformando. Sono passati troppi secoli e hai perso te stesso.»

«Ho perso me stesso, dici?» Il castano ridacchiò, rivolgendo il volto alle stelle per annusare l’aria attorno a loro. «E che cosa sono stato, prima? Può davvero mutare, un Immortale?»

«Sai benissimo la risposta. Perché non-»

«Oh! Qualcuno sta venendo qui!»

Dopo aver nuovamente interrotto il discorso, il ragazzo continuò a guardare il cielo, restando immobile ad aspettare mentre ascoltava una lontana melodia proveniente dagli auricolari di un passante. Dal canto suo, Tristan assunse la posizione di difesa e mostrò i denti, avvertendo l’avvicinamento di quell’essere. Riconobbe i suoi movimenti, il tocco dei suoi passi leggeri.

«Brian!»

Ruggì, allontanandosi dal castano con un movimento brusco e puntando lo sguardo impregnato di rancore verso l’ultimo arrivato. Un altro vampiro dalla camicia merlata in pizzo si era appena presentato sul tetto e i suoi impenetrabili occhi neri rivolgevano un’occhiata disgustata al leader degli Eterni. I due si conoscevano bene e da secoli continuavano a detestarsi a vicenda, nonostante non avessero mai dato fiato a ciò che pensavano l’uno dell’altro.

«Tristan… Non mi stupisce vederti qui.» La sua voce si diffuse nell’aria, minacciosa e glaciale, in una tonalità impercepibile dagli esseri umani. «I tuoi tirapiedi stanno creando un guazzabuglio dei loro, a due isolati da qui. Discutono con quei topi di fogna dell’Underground… Fossi in te andrei a controllarli, prima che dei mortali restino coinvolti e che i cacciatori portino i crocefissi.»

Senza nemmeno un saluto o la richiesta di un chiarimento, Tristan si gettò dall’edificio e si mosse a velocità sostenuta tra le vie delle città. Raphael fiutò le sue tracce per qualche istante, prima di prestare attenzione al sottoposto. Bastò una sola occhiata ed entrambi compresero ciò che stavano pensando. Non avevano bisogno di parole: Brian era l’unico in grado di entrare nella testa del ragazzo e strappargli ogni pensiero. Il vampiro era infatti stato il primo figlio di Raphael e tra loro c’era una complicità antica. Erano uniti da un legame arcaico.

Come il suo creatore, Brian aveva l’aspetto di un giovanotto e dimostrava vent’anni appena. Aveva occhi neri dalle lunghe ciglia, labbra sottili quasi sempre imbronciate e capelli mossi, biondo scuro, che gli accarezzavano le orecchie.  Non era molto loquace, anzi, molti degli Immortali appartenenti all’Élite non lo avevano mai sentito parlare. D’altronde che bisogno aveva di rivolgere loro la parola, quando poteva direttamente entrargli nella testa? Solo Raphael, che egli considerava pari a un padre, un fratello o un amante, beneficiava del piacere di poter ascoltare la sua voce.

«Dovresti stare lontano da quel bifolco. È poco affidabile… La sua mente è traboccante di volgare vanagloria.»

«Mio amato Brian, figlio mio… Tu ti fai troppi problemi.» Il leader gli appoggiò le mani sulle braccia, prima di sospirare e concentrarsi sulla melodia lontana. «Ti prego… Lasciami ascoltare questa musica. Ti chiedo un solo istante in quest’eternità.»

Si dondolò, tenendo il ritmo e lasciandosi trasportare dalla canzone tanto distante. Solo qualche istante dopo, l’ultimo arrivato riuscì a percepire la stessa chitarra suonare e, allora, ciò che provava il compagno gli fu chiaro. Passò le dita sulla guancia del proprio creatore, pur sapendo che non avrebbe mai potuto trovarci delle lacrime. La mestizia che aveva fiutato in Raphael, però, sfumò in un baleno e, presto, la melodia si smorzò.

«Ancora nessuna traccia di lui, vero?»

«No… Ma una nuova speranza è nata, stanotte.» Mormorò il più antico, sorridendo. «Philip mi porterà dove si nasconde, ne sono certo. Me lo sento…»

«E quando lo ritroverai?»

Alla domanda di Brian, il castano scomparve e riapparì in strada, tenendo in mano il gemello che aveva perduto in precedenza. Il figlio lo osservò mentre si incamminava tra la gente mortale, attirando su di sé ogni sguardo, tanto grande era il suo potere. Solo quando svoltò l’angolo, la voce di Raphael gli trapassò il cranio, come un proiettile.

«Lo ucciderò…»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ben ritornati a tutti!

 

Ecco il secondo capitolo della storia. Abbiamo conosciuto altri protagonisti e, soprattutto, abbiamo approfondito un po’ sia il Philip Wynn che il leader dell’Èlite Oscura.

Spero che vi intrighino abbastanza J Effettivamente Raphael è un po’ strano, con quel suo essere infantile e, diciamo, un po’ ossessivo nei confronti di questo fantomatico “Jamey”.

 

Nel prossimo capitolo arriveranno altri personaggi, tutti nuovi! Ce ne sono davvero per tutti i gusti! Ma io non vedo l’ora di presentarvi una vampira per cui io, personalmente, impazzisco! *-*

 

Detto questo, vorrei un attimo fermarmi a spiegare la divisione in gruppi, anche se già è stato spiegato. Ma meglio essere chiari:

 

La’Èlite Oscura è il gruppo a cui appartengono i vampiri più potenti, scelti trasformati  personalmente da Raphael, che ne è il capo indiscusso. Prediligono gli abiti d’epoca, si comportano in modo altezzoso e sono eleganti come dei gentiluomini di altri tempi.

Il Clan degli Eterni è invece il gruppo comandato da Tristan, che provvede a trasformare nuovi. Vivono in mezzo agli uomini e si adattano alle mode e alla vita presente. Nonostante questo, non è che si nutrono di animali per evitare di nuocere ai poveri mortali. No, vanno a caccia pure loro come tutti gli altri.

L’Underground è un nome generico per definire tutti gli altri vampiri, quelli meno potenti e meno importanti, che vivono appunto in scantinati, fogne e gallerie della metropolitana. Anche loro hanno un leader che entrerà in scena più avanti. Sono i più anarchici e spesso e volentieri creano disordini in città e si ritrovano a fronteggiare i cacciatori. A loro non importa né la convivenza pacifica con i mortali, né il rimanere in disparte come fanno quelli dell’Élite.

 

Per finire, c’è la Lega dei Cacciatori di cui fanno parte Philip, Ben, Andrew e Pamila. Vivono in una villa insieme a molti altri cacciatori. Il loro leader è scomparso, per ora. Si chiarirà in futuro che è successo! Comunque la loro missione è combattere i vampiri, se non si era ancora capito XD è da duecento anni che la lega esiste e mantiene un minimo di ordine in città.

 

Detto questo ogni recensione è sempre la benvenuta! Anche se volete mettere la storia nelle seguite e nelle preferite, non abbiate paura che non vengo a spammarvi dicendovi di commentare O.o cosa che, a me è successa!

 

Se volete mi trovate su wordpress all’indirizzo http://michellemorrison42.wordpress.com/

E su facebook, alla mia pagina,  https://www.facebook.com/pages/Michelle-Morrison/390257021129034

 

 

 

A presto!

 

 

M.M.

   
 
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