Prologo
«Avete tramutato anche lui?»
Una domanda risuonò
nel santuario, tra le colonne doriche e gli antichi affreschi ormai sbiaditi.
Al centro dell’ambiente ottagonale, v’era un giovane sui ventotto anni, stretto
in un mantello nero con il cappuccio alzato, sotto cui erano visibili degli
occhi neri e spenti. Egli possedeva una voce soave che, bassa e profonda
com’era, aveva fatto tremare le viscere dei presenti. Tuttavia, colui a cui la
domanda era stata rivolta sembrava non averla sentita o, molto più
probabilmente, era troppo concentrato su altre faccende per dargli ascolto.
«Mio signore?»
L’elegante giovane provò di nuovo a richiamare l’attenzione, facendo un passo
in avanti. «Mi state ascoltando?»
«Come?»
L’individuo nell’oscurità
si mosse appena, ma non degnò l’interlocutore di un solo sguardo, intento
com’era a fissare un piccolo insetto che si muoveva sul granito nero, a una
decina di metri da lui. Poteva sentire il rumore emesso dalle zampette che
calpestavano il suolo, lo scricchiolio dell’esoscheletro e il fruscio delle
antenne che sfregavano l’una contro l’altra. Riusciva a esaminarne gli occhi, i
peli e le venature delle ali, come se fosse al microscopio. Eppure,
all’improvviso, un’ombra si contrappose fra loro, impedendogli di continuare
l’attenta analisi.
«Avete veramente
tramutato Wynn?»
Le parole del
giovane con il mantello, questa volta, vennero ascoltate e in risposta
ricevettero una risata limpida, innocente come quella di un bambino. I presenti
riuniti nella penombra del porticato si immobilizzarono, intimiditi, osservando
quella persona che, piano, scivolava dalla propria poltrona di velluto porpora,
fra i cuscini in seta.
«Sì, l’ho fatto, Deaon.»
Dicendolo, un
ragazzo dai lunghi capelli castani arrivò sotto la luce della lampada a olio,
mostrandosi a coloro che erano riuniti al suo cospetto. A guardarlo non
dimostrava più di diciotto anni: il viso dalla cerea pelle perfetta era
sbarbato, gli occhi color miele erano grandi e tondi e aveva labbra sottili,
pallide. Era di corporatura esile e spigolosa, con lunghe gambe magre e torace
asciutto. Indossava un raffinato completo beige, con un panciotto broccato
d’oro, a decorazioni floreali. Si trattava di una creatura favorita dalla
Natura, di una bellezza sovrannaturale e con un’eleganza d’altri tempi.
Il giovane uomo al
centro della stanza lo osservò per un istante, resistendo al potere esercitato
su di lui, prima di abbassare lo sguardo verso le fessure fra le piastrelle.
«Allora è vero…»
Mormorò, pensando a ciò che aveva appena scoperto. «Philip Wynn non è più…»
Non ebbe la
possibilità di finire la frase, poiché qualcuno gli arrivò alle spalle,
costringendolo a voltarsi. Fu solo questione di un battito di ciglia. Si
ritrovò faccia a faccia con il ragazzo; tanto che, se solo avesse potuto
emetterlo, probabilmente, avrebbe sentito il suo fiato sulle proprie gote
esangui.
«E che cosa ne sarà
di lui, adesso?» Chiese, affrontando senza esitazioni un viso vacuo, privo di
passione. «Verrà da voi, Raphael?»
Raphael si spostò i
capelli dietro l’orecchio, prima di voltare le spalle a Deaon e allontanarsi di
qualche passo, lentamente. Si chinò in avanti, così che il foulard che
indossava sfiorò il granito, dopodiché appoggiò la mano a terra per afferrare
l’insetto che aveva in precedenza attirato la sua attenzione. Questo gli si
arrampicò sull’indice, camminando sul guanto in seta, inconsapevole della
pericolosità della sua fredda piattaforma.
Nel santuario il
silenzio e l’immobilità sembravano regnare incontrastati, mentre il ragazzo
castano continuava a esaminare il miserabile scarafaggio che teneva sul palmo
della mano. Anche il giovane Deaon lo osservò attento, prima di incontrare
nuovamente gli occhi inanimati dell’altro.
«Chi lo sa, se
verrà… Ma non m’importa.» Esclamò con noncuranza, prima che le sue parole
diventassero sussurri. «Non è lui che voglio.»
L’interlocutore scorse
qualcosa sul suo viso, un sentimento, gli parve. Malinconia, forse…
Eppure svanì in un baleno, lasciando posto alla solita negligenza. D’altronde,
pensò Deaon, poteva davvero provarla?
«Allora chi volete,
mio signore?» Cercò una risposta, un indizio, anche se con tutta probabilità la
conosceva già. «Pensavo che voleste proprio Wynn, dal momento che fa parte di
quella lega di cacciatori.»
Il castano mostrò
un sorriso dolce, facendo intravedere i canini affilati come rasoi. Tornò poi a
considerare all’insetto, fiutandone la paura e avvertendo il tremolio delle
piccole zampe. All’improvviso, con un movimento rapido e deciso, strinse la
mano in un pugno e tutti i presenti poterono sentire il crepitio del corpo
dello scarafaggio, che veniva schiacciato e ridotto in poltiglia. Il guanto
bianco di Raphael si sporcò e l’odore degli intestini dell’insetto arrivò alle
sue narici.
«Voglio che lui soffra.»
Deaon sapeva
benissimo a chi si riferisse con quel “lui”, come la maggior parte dei
presenti in quella sala. Si chiese allora se, per caso, il castano avrebbe
versato delle lacrime, se solo avesse potuto piangere. Nessuno era in grado di
dirlo, nessuno era a conoscenza dei pensieri di quel ragazzo dall’aspetto
etereo. Anche per Deaon, che aveva quasi la sua stessa età, era impossibile
entrare nella sua mente. Ogni volta che ci provava veniva respinto da un potere
molto più grande del proprio.
«Mio signore…»
Il giovane si
interruppe e guardò il guanto ormai sporco che cadeva al suolo, ai propri
piedi. Raphael se ne stava andando, diretto verso l’uscita del santuario.
Tuttavia, si arrestò sulla soglia, proprio un momento prima che, a qualche
metro da lui, apparisse un uomo incappucciato, di cui riconobbe immediatamente l’odore.
Era Michael, uno dei suoi più cari compagni.
«Raphael…»
Sussurrò, nonostante tutti quanti potessero sentirlo grazie al loro udito
portentoso. «Wynn è tornato alla base. Ho perso le sue tracce fuori dal
cancello della tenuta della lega.»
«Non importa, tanto
mi cercherà presto…» Dicendolo, il ragazzo sorrise e fece un passo avanti. «Mi
cercherà e mi porterà da lui.»
Si lasciò tutti
alle spalle, persino Michael, incamminandosi nel buio corridoio che dal
santuario portava all’ala est della residenza, dove si trovavano i
suoi appartamenti. Attraversò le stanze prive di illuminazione senza
preoccuparsi di accendere le lampade, dal momento che i suoi occhi potevano
vedere ogni cosa. Evitò un poggiapiedi che intralciava il tragitto, fino ad
arrivare alla propria stanza, al cui centro v’era un letto a baldacchino dai
pesanti tendaggi. Sul comodino, lì accanto, una foto ingiallita mostrava il
volto sorridente di un uomo sui venticinque anni, con i capelli folti e ricci, seduto
da solo su un divanetto. Raphael prese la cornice fra le mani ed esaminò i
lineamenti della persona immortalata nella fotografia, come se la sua memoria sovraumana
non gli avesse impresso ogni particolare nella sua mente. Sorrise appena,
mestamente, prima di riappoggiare il quadretto dove si trovava in precedenza,
per poi dirigersi verso la portafinestra e spalancarla, per uscire sulla
terrazza, illuminata dalla Luna crescente.
«E ora…? La vuoi
ancora la tua insulsa vita mortale, Jamey?»
Piacere a
tutti!
Questa è la
prima storia che pubblico con questo nuovo profilo!
A dirla
tutta è la trasformazione in originale di una fan fiction che avevo scritto
sulle band della FBR (Fall out boy, the Academy Is,
Cobra Starship, etc).
Aveva una
trama che mi piaceva e ho voluto estirparla dalle costrizioni di una semplice ff, così eccola qui!
C’è molto
da scoprire e presto, se volete seguirmi, posterò un nuovo capitolo!
Potete
trovare la storia anche su wordpress, se siete
iscritti! http://michellemorrison42.wordpress.com/
A presto!
Fatemi sapere qualcosa, le recensioni sono sempre benaccette!
M.M.