Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Cara Jaime    28/10/2014    1 recensioni
In una dimensione parallela, nel Regno delle Ombre Danzanti, Lilin è una succubus, una creatura demoniaca dell'oscurità di sesso femminile, al servizio di Fatuus, un incubus anziano, creatura demoniaca dell'oscurità di sesso maschile. Il suo lavoro è raccogliere il seme di maschi umani e fecondare le femmine non fertili della propria razza. A una schiava come lei non è concesso di provare sentimenti per alcun maschio, nemmeno della propria specie. E' qui che inizia il viaggio della nostra protagonista, quando il suo cuore viene inconsapevolmente rubato da un umano.
(Mi riservo la possibilità di rivedere il testo e modificarlo successivamente.)
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 3
La tortura


Quella stessa notte, mentre sedevo sul davanzale della finestra tonda nella mia camera, fissando l’oscurità punteggiata da fuochi fatui, si presentò alla porta un guardiano. Si trattava di un incubus dalla pelle scura che indossava una corazza e impugnava una lancia. Fissò la parete di fronte a sé con sguardo truce poi dichiarò, a voce alta: “Siamo qui per condurre Lilin al cospetto del padrone Fatuus.” Avevo sempre trovato buffo quel modo di fare.

“Davvero?” sorrisi divertita.

“Davvero,” ribatté secco il guardiano continuando a fissare il muro.

“Va bene,” acconsentii, scesi dal davanzale e lasciai che mi accompagnassero nella Sala del trono.

Lungo gli stretti corridoi dai pavimenti neri, lisci e venati di rosso, i passi dei due guardiani riecheggiavano sordi, mentre il rumore dei miei piedi calzati negli stivali si udivano a malapena.
Svoltammo rapidamente a destra e fummo nella Sala.

“Lilin, avvicinati,” esordì Fatuus con un cenno di saluto del braccio.

“Volevate vedermi, padrone? Sono qui.”

“Molto bene,” fece lui. C’era un vago tono di soddisfazione nella sua voce. “La nostra conversazione di ieri sera non mi ha per nulla compiaciuto.” La minuscola scintilla di gioia che avevo provato fino a quel momento morì del tutto. Chiusi gli occhi e pregai che mi avesse convocata per darmi la possibilità di porvi rimedio, ma una parte di me mi disse che era una vana speranza.

“Da quanto ho visto nella tua mente la scorsa notte, ti sei impegnata molto con il tuo ultimo incarico. C'è un motivo particolare?" Rimasi in silenzio. Non potevo confessare, e se avessi negato il padrone avrebbe letto nel mio pensiero scoprendo la mia menzogna. In ogni caso ero spacciata. "Io ho il dubbio che tu mi nasconda qualcosa. Forse l'aver provato piacere nel mietere il frutto dai lombi dell'umano, cosa che presso questa casa è proibita. Il tuo silenzio è eloquente." Continuai a rimanere stupidamente muta, incapace di decidere cosa fare. Le assurde regole di Fatuus il Sadico non mi erano mai andate giù. Ma era la prima volta che mi ritrovavo a infrangerne una. "Bene, allora. Dato che non vuoi confidarmi il tuo pensiero, Lilin, stanotte verrai sottoposta alla Tortura della Confessione. Forse un po' di dolore ti scioglierà la lingua. E se hai violato le regole di questo palazzo, sarai punita severamente.” Sbarrai gli occhi e sulle labbra del padrone affiorò un largo sorriso.

I due guardiani mi afferrarono per un braccio ciascuno. Iniziai a divincolarmi con tutte le mie forze.

“Suvvia, non fare così. Non sarebbe necessario se tu mi dicessi quello che voglio sapere,” uggiolò Fatuus.

Se avessi confessato sarebbe stata un’ammissione di colpa. Alla fine la verità sarebbe venuta fuori comunque, ma decisi che se la sarebbero sudata. Nonostante facessi di tutto per liberarmi dalla loro presa d’acciaio, le due guardie riuscirono a trascinarmi fino alla Sala del Sangue. Dall’interno giungevano grida e lamenti di altri demoni che venivano torturati nelle sue sale. La bocca mi si seccò completamente una volta varcata la soglia. I guardiani mi posarono a terra e se ne andarono marciando.

“Bene bene,” mi venne incontro un vecchio incubus tutto rattrappito e rugoso. Provai ribrezzo solo a guardarlo.

Schioccò le dita e venni trascinata in una stanza senza finestre. Mi vennero messi dei ceppi ai polsi e alle caviglie, così che il mio corpo venisse tirato da sopra e da sotto, rimanendo sospeso.

Un essere la cui pelle pareva essere stata ustionata si avvicinò a me e iniziò a tastare il mio corpo con le sue lunghe dita nodose dalle acute unghie affilate. Sembravano di metallo. Improvvisamente sollevò un braccio e mi squarciò la carne sul petto trapassando il corpetto di cuoio. Urlai con tutto il fiato che avevo nei polmoni. Non avevo mai provato un dolore simile.

La creatura si spostò alle mie spalle e mi squarciò la schiena. Il mio corpo si tese e poi si rilassò, mentre lanciavo un altro urlo. Gli occhi colmi di lacrime mi impedivano di vedere bene. Sentii qualcosa di freddo che mi circondava il collo. Poi il dolore acuto del collare di spine che si conficcavano nella carne. Mi contorsi gridando come se mi avessero fulminata ma i ceppi trattenevano il mio corpo.

Odore di zolfo. Il calore si avvicinò al mio corpo da dietro finché le fiamme della torcia non presero a friggermi la pelle della schiena e poi del torso.

Sentii la creatura annaspare alla ricerca di qualcosa. Tra le gambe mi si insinuò qualcosa di freddo e ruvido. Quando la mia mente accecata dal dolore riuscì a formulare un’immagine coerente, provai un dolore acuto nel ventre, quando il paletto cacciò fuori i suoi aculei che dall’interno perforarono il mio corpo. Sentii qualcosa scorrere lungo le gambe e seppi che era il mio sangue. Un fiume di sangue. Tentai di respirare, ma non ci riuscii. Persi i sensi.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Cara Jaime