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Autore: franci893    30/10/2014    4 recensioni
Battaglia di Hastings, 1066: Guglielmo il Conquistatore sconfigge il re dei Sassoni e viene incoronato re d'Inghilterra. Una volta confiscate le terre ai nobili sassoni, le concede ai suoi cavalieri come ricompensa. Tristyn Le Guen, secondogenito di un conte bretone, riceve in cambio dei servigi offerti un piccolo feudo in Northumbria, regione fredda e montuosa al confine con il regno di Scozia.
Tristyn pensa che ora la strada sia tutta in discesa, ma governare un castello sarà veramente così semplice come pensa?
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
Capitoli:
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5.

“ Non sarete mai il signore di Welnvfer. ”
 
Appoggiato al parapetto della torre maestra, Tristyn osservava l’alba sorgere.
Non era riuscito a prendere sonno quella notte, come neppure le precedenti.
Non che fosse inusuale per lui, ma stranamente lo disturbava il fatto di non riuscire a dormire proprio ora che aveva raggiunto il suo obiettivo.
Aveva combattuto per dimostrare al suo re di meritarsi quei possedimenti, due lunghi anni di privazioni e sofferenze, ed ora eccolo lì.
Welnvfer.
Il suono aspro di quel nome rispecchiava perfettamente il luogo che lo portava: pendii scoscesi, boschi selvaggi, il cielo costantemente coperto da nuvole oscure portate dal vento del Nord.
Molti lo avrebbero definito un luogo inospitale, ma Tristyn se ne era innamorato a prima vista.
Non scaturiva dalla maestosità di quella natura selvaggia e sovrana, ne’ dalla sottile bellezza di quel cielo increspato da mille colori ma era qualcosa di viscerale, che gli toccava il cuore nel profondo.
Era la consapevolezza di essere finalmente giunto a destinazione, di aver messo insieme pezzi interi di una vita e aver ottenuto la composizione finale perfetta.
La consapevolezza di appartenere a un luogo il cui richiamo è così forte che non puoi fare a meno di raggiungerlo, in un modo o nell’altro.
E allora perché, se le cose erano andate al loro posto, sentiva quell’inquietudine serpeggiare in tutto il suo corpo?
 
“ Non sarete mai il signore di Welnvfer. ”
 
- Maledizione! –
Quelle parole erano impresse a fuoco vivo nella sua mente.
Per quanto si sforzasse, gli rimbombavano in testa e andavano a toccare parti della sua coscienza che pensava di aver sotterrato per sempre. Non si reputava un uomo cattivo: la vita militare gli aveva fatto capire che nella vita esistevano logiche diverse, dimensioni diverse in cui una persona doveva imparare a giostrarsi. In guerra vigeva una logica matematica, che si basava su un unico binomio interscambiabile, vita – morte e viceversa. Se volevi sopravvivere, dovevi uccidere il tuo avversario. Era un dato di fatto, che ormai Tristyn aveva assodato e aveva accettato.
Eppure ora antichi rimorsi stava riaffiorando, mettendo in crisi le sue convinzioni e le sue certezze.
Se chiudeva gli occhi, poteva vedere distintamente i corpi che aveva trafitto con la sua spada, gli occhi vitrei e spenti, o peggio ancora, illuminati da un ultimo spasmo vitale.
Iniziò a respirare affannosamente, la morsa al petto che si faceva sempre più stringente.
- Tutto bene? – gli chiese una voce alle sue spalle, facendolo sobbalzare.
D’istinto appoggiò la mano sull’elsa della spada, ma la ritrasse non appena riconobbe il nuovo venuto.
Stefan si mise al suo fianco a contemplare la valle illuminata dal sole nascente.
- Che ci fai qui?- gli chiese.
- Non riuscivo a dormire – rispose l’amico, lo sguardo sempre fisso sull’orizzonte – e tu?-
- Avevo bisogno di schiarirmi le idee – mormorò Tristyn, tornando ad appoggiarsi al parapetto.
Rimasero in silenzio per un po’, a guardare l’alba.
Dal momento che il castello era orientato verso est, i raggi del sole avevano già raggiunto l’estremità della vallata, facendo scintillare la brina che ancora ricopriva i prati e i boschi circostanti. Un falco mattiniero volteggiò sopra di loro, prima di gettarsi in picchiata sulla sua malcapitata preda. L’aria era fresca e frizzante e il cielo era privo di nubi.
- Sembra proprio che oggi avremo una bella giornata – commentò Stefan.
- Così sembra. –
- Cosa pensi di fare con la ragazza? –
Tristyn non si aspettava quella domanda.
Rimase in silenzio.
- Verrà messa alla gogna, Tristyn, se non farai qualcosa – continuò l’amico. Ora si era voltato verso di lui e lo stava guardando dritto negli occhi – La gente pensa che sia una traditrice, e lo sa meglio di me che l’accusa di tradimento non si cancella.-
Tristyn continuò a non rispondere.  
- Non so cosa fare – ammise infine, sospirando.
- Non avremmo dovuto rapirla e usarla come ostaggio per entrare nel castello. Ora è emarginata dal suo stesso popolo.-
- Se non avessimo usato quello stratagemma sarebbe finita in un bagno di sangue! Possibile che non lo capisci? Ho solo cercato di comportarmi nel modo più giusto! –
- C’ero anche io quando l’abbiamo catturata, so bene che è stata la scelta migliore. Ma da quando siamo arrivati, tutti la evitano. Rimane chiusa in camera tutto il giorno, solo poche persone le vanno a fare visita. Giù nelle stalle ho sentito chiaramente degli uomini parlare alle sue spalle, e credimi, non sono parole degne di essere ripetute.-
- Cosa dovrei fare? Passare a filo di spada tutti quelli che la offendono? A sentire quello che dici, decimerei gli abitanti di questo posto – Tristyn si passò una mano tra i capelli arruffati. Aveva un’aria tra l’esasperato e lo sconsolato, e Stefan provò pena per lui.
- La sua immagine di castellana è stata compromessa e deve essere riabilitata, nei limiti del possibile. Forse, se la gente capisse il rischio che ha corso per salvare il castello e i suoi abitanti, le voci verrebbero messe a tacere – osservò Stefan.
- E io cosa c’entro in tutto questo? – chiese beffardamente Tristyn.
- Devi parlarle. Non l’hai più vista da quando l’hai scaricata in malo modo dal tuo cavallo davanti al portone principale. Se le mostrassi più rispetto, allora…-
- Da quando ti sei fatto portavoce dell’onore di lady Lynn? Cos’è, ne sei innamorato?- Tristyn non sapeva perché, ma non poteva fare a meno di far uscire il suo lato più pungente quando si parlava di quella ragazzina. Vide Stefan incupirsi, mentre le guance si colorivano di rosa.
Aveva indovinato, quindi.
- E’ una ragazza coraggiosa per essere così giovane, non negarlo. Non merita di finire i suoi giorni chiusa in una stanza, odiata da tutti solo per aver cercato di fare il suo dovere – ribatté Stefan, avviandosi verso le strette scale della torre – pensaci almeno. E sappi che se non farai qualcosa tu, me ne occuperò io – e detto questo, se ne andò.
 
 
Dopo aver trascorso la giornata ad allenarsi con i compagni e a controllare le tenute più vicine al castello, Tristyn si recò nell’ala nobile del castello per rinfrescarsi prima di cena. Era piuttosto stanco, e non vedeva l’ora di riempirsi lo stomaco con la selvaggina che i cacciatori erano riusciti a procurare il giorno precedente.
Salì le scale per raggiungere la sua stanza, e stava per entrarvi quando improvvisamente si voltò verso la parte opposta del corridoio di pietra. In fondo, dietro a quella porta di quercia chiusa a chiave, c’era la fonte principale dei suoi pensieri. Con la sua paternale Stefan gli aveva instillato un’altra sensazione che da tempo non provava: il senso di colpa.
Per tutto il giorno non aveva fatto altro che pensare al giorno in cui aveva visto Lynn l’ultima volta.
Era vero, l’aveva trattata alla stregua di una prigioniera di guerra, ma lei era rimasta sempre silenziosa e non aveva più cercato di fuggire. Aveva sostenuto lo sguardo attonito e sconvolto della sua gente quando erano entrati nel cortile del castello, e non aveva reagito alle parole di scherno che alcuni uomini le avevano rivolto. Doveva ammetterlo, era stata coraggiosa.
Però, se ripensava alle parole che gli aveva rivolto prima di voltargli le spalle e andarsene, sentiva il sangue ribollirgli nelle vene.
 
  “ Non sarete mai il signore di Welnvfer. ”
 
Bruciavano come una ferita messa sotto sale, ma era consapevole che non poteva permettere che venisse emarginata ulteriormente per una questione personale.
Stringendo i denti, attraversò il corridoio e, preso un respiro profondo, bussò alla porta.
Nessuno rispose.
Riprovò, questa volta annunciandosi.
- Milady, sono sir Tristyn. Aprite, vi prego.-
Non sortì alcun effetto.
Stava già per lasciar perdere, quando nel corridoio vide sopraggiungere Stefan.
- Stai cercando di riconciliarti con lady Lynn? – chiese, un mezzo sorriso che gli piegava le labbra.
- A quanto pare lei non ne ha alcuna intenzione – commentò acido Tristyn, indicando la porta chiusa.
- Mi meraviglierei del contrario – scherzò l’amico, facendosi subito serio dopo l’occhiataccia ricevuta – quindi che facciamo? – chiese.
- Non so tu, ma io me ne andrò a cena – rispose Tristyn.
- E’ tuo dovere assicurarti che lei stia bene, dopo quello che ha passato! Ti ricordo che…- Stefan si interruppe, allarmato – e se si fosse sentita male? Che io sappia nessuno è venuto a vedere come stava oggi, quindi..-
-  Mio Dio, Stefan, sei diventato peggio di una balia da latte! Non capisco perché ti preoccupi tanto per lei – borbottò Tristyn.
- A quanto pare, a te è bastato diventare signore di queste terre per perdere quella poca umanità che ti è rimasta! – ribatté Stefan. La tensione tra i due divenne palpabile, mentre Tristyn stringeva i pugni con forza, valutando se colpire l’amico in viso o nello stomaco. Come osava?
Non ebbe il tempo perché quel pazzo aveva iniziato a prendere a spallate la porta.
- E adesso cosa pensi di fare? – gli chiese, allibito – probabilmente non vuole vederci e quindi se ne sta zitta zitta a farsi due risate. Smettila per favore – gli ordinò.
Stefan diede un’altra spallata alla porta, che scricchiolò sotto quella spinta impetuosa.
- Per l’amor di Dio, Stefan, fermati!- Tristyn fece per afferrare l’amico ma in quell’istante la porta cedette di schianto.
I due si fissarono senza muovere un muscolo.
Poi, visto che il danno era fatto, Tristyn decise di porre fine a quella pagliacciata.
- Milady, con permesso – disse, entrando nella stanza.
Era avvolta nell’oscurità, ad eccezione della luce che entrava dalle finestre. Vi regnava il silenzio più assoluto. Tristyn iniziò a preoccuparsi: con tutta quella confusione chiunque si sarebbe accorto della loro presenza, o quantomeno si sarebbe svegliato.
Avanzò adagio verso il letto, ma rimase senza parole quando lo trovò vuoto.
- Se è uno scherzo, è durato abbastanza – mormorò arrabbiato. Accese tutte le candele della stanza, cercandola in ogni possibile nascondiglio: l’armadio, dietro il paravento, persino sotto il letto.
Di Lynn non c’era alcuna traccia.
Che fosse uscita dal suo isolamento e si fosse unita insieme agli altri per cena?
Scendendo i gradini di corsa, lui e Stefan si precipitarono nella sala da pranzo, dove gli abitanti del castello si erano riuniti per mangiare. Non la trovarono nemmeno lì.
In breve tempo tutto il castello seppe che lady Lynn era sparita. Le guardie iniziarono a perlustrare il cortile e le mura esterne mentre i servitori la cercarono in lungo e in largo all’interno.
- Deve essere da qualche parte – mormorò Tristyn. Pur non volendoci pensare, iniziava a temere che lei avesse commesso qualche sciocchezza.
E lo stesso doveva pensarlo Stefan, dall’occhiata che gli aveva lanciato prima di andare a cercarla.
Il senso di colpa, assieme alla paura, si fece sempre più forte.
Non sopportando di restare lì con le mani in mano, stava per uscire con gli altri quando una voce lo fermò.
- Mio signore, forse so dove potete trovare Lynn.-


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Ciao a tutti! Scusate, scusate, scusate davvero per la lunga attesa! Ho avuto un mese assurdo tra università e altre cose, e come sempre sono stata un bel po' a scrivere questo capitolo perché non ero mai soddisfatta. Non pensavo che scrivere in un'ambientazione storica potesse rendere le cose così complesse, soprattutto quella medievale. Ogni volta cerco di essere il più corretta possibile da un punto di vista prettamente storico, vorrei che il tutto risultasse abbastanza realistico, spero di riuscirci. Grazie mille a tutti quelli che hanno letto, le visite sono aumentate un sacco nonostante la mia vergognosa assenza, veramente grazie! Un ringraziamento particolare alle tre persone che hanno sempre recensito, il vostro parere è molto importante per me per cui ogni commento, anche critico, è sempre ben accetto!:)
Spero che il capitolo odierno vi piaccia, un bacione grande!<3
Francesca
 
   
 
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