Percorreva la via pricipale, e andava a fermarsi sempre davanti alla stessa casa, una bizzarra villetta a due piani in mattoni rossi, ben curata, o una ben nota casa mezza distrutta, tenuta su da un incantesimo stabilizzante, a seconda di chi la guardasse.
Arrivava davanti alla casa e serrava i pugni, chiudeva gli occhi, come se questo gli permettesse di dimenticare. Voltava il capo di scatto, e poi lentamente tornava a fissare la casa. Come se ancora contenesse qualcosa…
Ogni anno, Remus Lupin tornava con la memoria alla notte del 31 ottobre, la notte in cui lui era stato impotente, in cui nessuno aveva potuto impedire che tutto si frantumasse.
La sera di Halloween, mentre il mondo magico celebrava l’anniversario della fine del Terrore, Remus Lupin ricordava il funerale della sua felicità.
Ricordava di come in una sola notte avesse perso tutto ciò che gli era caro -le uniche persone che poteva davvero considerare amiche, che gli erano sempre rimaste accanto nonostante tutto. Certo, nessuno dell’Ordine aveva mai messo in discussione la sua lealtà a causa della sua ripugnante natura -come avrebbero potuto?-, ma si era in guerra, non c’era tempo per nient’altro che non fosse la continua, incessante e inutile resistenza. E dopo… dopo non aveva avuto più importanza.
Il 31 ottobre era la notte in cui Remus aveva perso tutto.
Il 31 ottobre era la notte in cui Sirius aveva perso tutto: la dignità, quelli che aveva avuto il coraggio di chiamare amici, la stima e il rispetto di Remus, suo fratello, e in tutto ciò, aveva perso anche il suo Signore.
Remus non poteva che domandarsi, ogni anno, davanti a quella casa poco illuminata, come avesse potuto superare il corpo inerme di James, come avesse potuto scavalcare Lily, come avesse potuto prendere in braccio Harry, così simile a James, e con quegli occhi, come avesse potuto restare calmo nel suo proposito di ucciderlo, portarlo fuori dalla casa, oltre Lily, oltre James, e ucciderlo… Con le sue stesse mani. Come aveva potuto uccidere a sangue freddo il piccolo Peter Minus, il goffo Peter Minus, lo zio buffo di Harry, mentre piangeva davanti a lui, come aveva potuto desiderare la morte di suo fratello?
Come era rimasto freddo e impassibile, altero nel suo nobile portamento, nel vedere il cadavere del suo primo vero amico, il cadavere di James Potter?
E lui, lui, Remus Lupin, era andato al funerale da solo.
Non aveva avuto nessuno che potesse comprendere il suo dolore. Non aveva avuto nessun fratello con lui -non aveva più alcun fratello.
Aveva sempre saputo che tutto finisce, che tutti se ne andavano, che sarebbe rimasto solo, se lo era ripetuto per anni, eppure, nell’ora più buia della guerra, era riuscito a trovare una speranza, era arrivato a crederci, si era sentito a casa.
Remus Lupin non aveva più una casa. Non aveva più una famiglia.
E nella sua immensa mestizia, senza osare versare una lacrima, ogni anno si allontanava, circondato da bambini invisibili e da mostri tangibili, per ritornare al nulla che gli faceva da tana.
Angolino Me
Buonasera a tutti, grazie per essere passati :)
Non è esattamente un granché, ma mi sentivo in dovere di scrivere qualcosa per il 31 ottobre... Oggi è il giorno più terribile e insieme più bello, perché oggi molte vite son state distrutte, ma è cominciato Harry Potter. <3
Anyway, vi lascio, volevo solo farvi un salutino e gli auguri :)
Come al solito, ogni tipo di parere è ben accetto :)
Buona serata, a presto;
Lil