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Autore: titty_93    04/11/2014    1 recensioni
Leonardo Abate, salvato miracolosamente da De Silva è stato cresciuto nella fredda città russa di San Pietroburgo. All'età di 21 anni è pronto per ritornare nella sua città d'origine e pianificare così la sua vendetta...(questa storia è il continuo di squadra antimafia 5 e ha come protagonista Leo,ma verrà approfondito anche il rapporto tra Rosy e Domenico e altri vecchi personaggi della fiction).
Genere: Drammatico, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Domenico Calcaterra, Leonardo Abate, Rosalia/Rosy Abate
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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37. Come un figlio

Quando Leonardo aprì gli occhi si accorse subito di essere in un letto d'ospedale. Non riusciva a parlare perchè la sua bocca era chiusa da una mascherina, il braccio tenuto fermo da una flebo. Alzò l'altro e si tolse l'apparecchio che circondava le sue labbra. Spostò lo sguardo e vide sua madre seduta su di una sedia, appoggiata con la testa sulla parete, stava dormendo. Leonardo si mosse un po, ma gli uscì un lamento. E sua madre si svegliò.
Rosy rivide finalmente suo figlio vivo e vegeto. Si avvicinò a lui dandogli leggere carezze con le lacrime agli occhi.
"Ti sei svegliato figlio mio, ti sei svegliato" - cominciò a sbaciucchiarselo tutto proprio come quando era un bambino con le guance paffutelle.
"Carmen" - riuscì a dire Leonardo dopo aver ricordato tutto l'accaduto - "Carmen. Come sta?".
"Bene sta".
"Io voglio vederla" - affermò prima di scaraventare le lenzuola e cercando di mettersi in piedi.
"No. Sei ancora moribondo!" - Rosy riuscì a fermarlo - "E poi per ora è meglio che stai lontano da lei. Suo padre ha voluto a tutti costi trasferirla in un altro reparto. Non vuole nemmeno sentire il tuo nome".
"Ma lei come sta?".
"Mmm ti ho detto bene sta! Si è svegliata prima di te, l'ho saputo qualche ora fa".
Leonardo tirò un sospiro di sollievo. Sperava e sapeva che in cuor suo fosse viva, ma averla vista in quello stato così debole, gli fu sorto qualche dubbio.
"E tu? Tu come stai?".
"Mi sento bene mamma".
"Ho creduto di poterti perdere di nuovo, questa volta giuro che non sarei riuscita a sopravvivere".
"Mi dispiace, mi dispiace".
Leonardo baciò le mani di sua madre. 
"Non è stata colpa tua".
"Come avete fatto a trovarmi?".
"Il tuo amico con cui facevi gli affari, Andrea! Calcaterra se le tenuto per ore sotto interrogatorio, poi è crollato".
"Domenico" - sospirò appena. Doveva parlare con lui il più presto possibile, chiedergli scusa per tutti i casini che aveva combinato.
"E' andato a prendere un caffè con Pietrangeli, è rimasto qua con me per tutta la notte".
"Io devo vederlo mamma" - suonava come una supplica. Leonardo teneva ancora le mani di sua mamma strette tra le proprie. Rosy alzò lo sguardo e attraverso il vetro dell'ospedale incontrò gli occhi di Domenico indeciso se varcare la soglia della porta o rimanere li in disparte a godersi quell'incontro tra una madre e un figlio.
Rosy baciò le guance di Leonardo e seppur con dispiacere, sciolse l'intreccio tra le mani  che la vedeva legata a suo figlio e uscì fuori dalla stanza.
Leonardo li vide parlare per poi abbracciarsi, sorrise appena e dopo un po vide entrare Domenico. Sua madre rinunciava di stare con lui per dar spazio al chiarimento che vedeva protagonisti in fondo, un padre e un figlio.
Domenico avanzò lento e si sedette sulla sedia dove prima era seduta Rosy. Si passò le dita sulla barba appena accentuata su cui spuntava qualche capello bianco, e gettò la testa all'indietro. Osservava ogni minimo particolare di quel ragazzo. Ogni tipo di lineamento : Il visto tondo, le guance piene, gli occhi marroni, il nasino perfetto. Si chiedeva come diavolo ebbe fatto quella giornata in piazza, a non riconoscerlo. Era identico a lei, a sua madre.
Domenico era nervoso, non sapeva come iniziare il discorso, Leonardo lo guardava con lo sguardo basso, non aveva nemmeno il coraggio di guardarlo negli occhi. Perchè sapeva di averlo ferito, e adesso che aveva capito il dolore che gli aveva recato,  si sentì male al pensiero che Mimmo non fosse stato fiero di lui.
"Mi dispiace Mimmo, ti giuro che mi dispiace" - Leonardo ruppe il silenzio che divenne imbarazzante. Avrebbe voluto dirgli tante, tantissime altre cose, ma lui non era bravo con le parole esattamente come sua madre. Preferiva starsene zitto e dimostrarle le cose piuttosto che discuterne per ore e ore - "non volevo deluderti. Era l'ultima cosa che volevo fare, minchia!".
"Sta zitto!" - Domenico si sbilanciò in avanti, quell'affermazione non era dettata dalla rabbia - "sta zitto e abbracciami".
Leo sorrise appena e fu il primo ad allargare le braccia. Il corpo ancora gli procurava delle fille, ma il dolore fisico veniva ben ripagato da una stretta forte e sincera. Quanto lo aveva desiderato in tutti questi anni, quanto tempo era stato a rimpiangere tutti quei momenti in cui era un bambino circondato dall'affetto di un uomo che era stato come un padre per lui. Adesso però non erano più semplici ricordi, adesso era tutto reale. 
Rosy dall'altra parte del vetro rimase a vedere tutta quanta la scena con le braccia conserte. Era commossa perchè finalmente i due uomini più importanti della sua vita si erano chiariti abbattendo ogni tipo di barriera con un abbraccio.
"Mi dispiace per essermi fermato all'apparenza cazzo! Mi dispiace di non averti cercato" -  si rimproverava Domenico lasciandosi andare ancora di più tra braccia di Leonardo.
"Tu non potevi sapere Mimmo!" - affermò Leo che dopo essere stato stretto così intensamente emanò un piccolo lamento.
Domenico lasciò per un attimo le braccia di Leo - " Devi prenderli. Deve prendere De Silva, i Ragno. Devi farlo minchia! Non voglio che altre persone possano andarci di mezzo, non voglio che facciano del male più a nessuno".
"La mia squadra se ne sta occupando. Sono andati in quella banca Svizzera, ma non c'era traccia di nessuno".
"Sono riusciti ad accadere a quei piccioli?".
"Si, ma ci sono posti di blocco dappertutto. Abbiamo radunato i miglior poliziotti che esistano, questa volta li fottiamo noi Leonardino!".
"Lo spero" - il ragazzo tenne lo sguardo basso - " e adesso cosa mi succederà? Andrò in galera?".
"No. I giudici terranno conto del tuo passato".
"Ma ho fatto affari con la mafia Domenico, ero loro complice".
"Eri costretto a farlo".
"Non è vero! Io volevo vendicarmi".
"Ci stai aiutando tu a prenderli. Non ti succederà niente. Devi stare tranquillo".
"Ci sarà un processo?".
"Si, ma questo avverrà tra un po di tempo. Devi solo pensare a rimetterti adesso. E cercare di recuperare il tempo perduto".
Domenico gli accarezzò la guancia e Leonardo chiuse leggermente gli occhi - "io ti voglio bene lo sai?"- riuscì a dire con un leggero imbarazzo.
"Anche io ti voglio bene. Ti voglio bene come un figlio".
"Ed io te ne voglio come un padre".
Un infermiera entrò proprio in quel momento - "adesso però basta eh? Vi ho concesso anche fin troppo tempo. Il ragazzo deve riposare".
"Ma io sto bene".
"Si, ma dovremo fare altri accertamenti e per farli bisogna che tu stia in forze".
"Va bene dottoressa" - Domenico si alzò e prima di uscire baciò la fronte di Leonardo.
Rosy era nella sala d'attesa a prendersi un caffè in una di quelle solite macchinette.
"Ne vuoi un po?"- chiese con strafottenza non appena vide Calcaterra.
"No. Mi agita".
Rosy si sedette vicino a lui - "com'è andata con Leo?".
Domenico sorrise.
"Che minchia ridi?".
"Lo sai no?".
"Ma sapere cosa?".
"Cosa ci siamo detti, che abbiamo fatto...Tu eri li!".
Rosy fece finta di tossire per poi bere un sorso di quel caffè dal gusto orribile - "minchia, fa schifo!!".
"Non cercare di cambiare discorso" - disse Domenico strappandole dalle mani il bicchierino .
Rosy fece per alzarsi sbuffando, ma lui la trattenne per un braccio - "Minchia Domenico non"....e le sue parole vennero interrotte da un bacio.
Domenico ne aveva proprio bisogno. Così come ne aveva bisogno Rosy. Ne avevano bisogno entrambi.  Avevano bisogno di quel contatto perchè solamente così si trasmettevano conforto e forza. Si baciarono in un modo molto passionale, con un intensità da far paura mischiata alla felicità di essersi finalmente ritrovati e di aver ritrovato loro figlio. E poco importava se dimostravano tutto ciò di fronte a gli occhi di alcuni sconosciuti che passavano di li per caso, in uno dei posti più brutti del mondo.
"Sono contento che sei ritornata ad essere quella di prima" - disse Domenico non appena schiuse le labbra. E si riferiva al suo atteggiamento di poco fa : strafottente, con quella corazza da donna forte che cercava puntualmente di costruirsi, tentando di far credere al mondo intero di fregarsi di tutti e di tutto.
"Ti sbagli Domenico, io non sarò mai più quella di prima".
Rosy questa volta andò via per davvero, lontana dagli occhi magnetici di Domenico. Andò nuovamente da suo figlio con le mani appoggiate sul vetro che li separava. Lo vide che si stiracchiava dall'altro lato per poi abbandonarsi al riposo. Rosy si convinse che di tutto quello che era successo a suo figlio, era solamente dipeso  da lei. Era tutta colpa sua. Della sua vita da mafiosa. Dagli sbagli commessi nel passato e adesso ne stava pagando le conseguenze, ad uno ad uno. Leonardo aveva subìto tanto, e stava subendo anche ora che era in un letto d'ospedale. 
Rosy d'ora in poi cambierà. Sarà un altra persona. Con altre idee. Altri principi. Sarà un ottima madre. E lo farà solo per suo figlio...

Scusate sempre per il ritardo, come sempre non ho molto tempo da dedicare alla storia purtroppo uffi... spero vi sia piaciuta la chiacchierata tra Mimmo e Leo. Sicuramente ora che Leonardo è uscito allo scoperto, avrò più tempo da dedicarmi a Domenico e Rosy. Non voglio anticiparvi nulla anche perchè non manca molto alla fine e non vorrei rovinarvi la sorpresa. Vi lascio però con alcune domande : Rosy riuscirà a cambiare? Il rapporto con Domenico si evolverà? Leonardo troverà un po di tempo per rivedere Carmen? E soprattutto De silva e i cattivi riusciranno a scappare oppure la squadra li incastrerà una volta e per tutte?
  
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