È incredibile come riesca a distrarmi fare skate: in un attimo mi dimenticai di tutto e di tutti. Lo skate è l’unica cosa che so fare. Non sono bella, non sono brava a scuola, odio i film d’amore e tutta quella roba che piace di solito alle ragazze. Non sono un maschiaccio, ma nemmeno il ritratto della femminilità. Quasi non mi accorsi di aver iniziato a canticchiare la mia canzone preferita: The Other Side.
In the beginning
I never thought it would be you
When we were chillin’
Smiling in the photo booth
But we got closer (Yeah)
‘Till you were eating off my spoon
And coming over
And we would talk all afternoon
Tonight we’ll just get drunk
Disturb the peace
Bind your hands all over me
And then you bite your lip
Whisper and say, “We’re going all the way”
Ero così presa che non mi accorsi di essere osservata. Lo notai solo dopo un po’ e per la sorpresa caddi dallo skate. -Ahi- mi lamentai.
L’individuo misterioso esce da dietro l’albero:-Ciao! Sei brava a cantare- esordisce. È un ragazzo sui tredici anni, con i capelli blu e gli occhi dello stesso colore. Indossava un cappello arancione con un teschio, una maglietta nera con le maniche bianche e dei pantaloni arancioni. -Scusa se ti ho spaventata- mi disse. -Non mi hai spaventata- sbuffai io, tirandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Questo tipo non mi riuscì molto simpatico, per questo presi lo skate e mi avviai verso casa. -Non ci siamo presentati- mi fermò il blu. -Non importa, tanto non ci rivedremo, con tutti i traslochi che faccio ho imparato a non fare amicizia facilmente- forse fui un po’ antipatica, ma era vero quello che avevo appena detto. L’amicizia non mi aveva portato nulla di buono fino ad allora, così avevo deciso di essere indifferente e vivere la mia vita per conto mio, al massimo con Jen (per telefono e Whatsapp). -Ma dai, io voglio essere tuo amico, sai, anche io so cantare!- fece lui, seguendomi. -Non mi interessa che tu sappia cantare- gli dissi. -So suonare la chitarra- continuò. -E magari sai anche come evitare che i miei genitori mi portino via da tutti gli amici che mi trovo ogni volta?- urlai. -No- rispose lui- ma so far sentire meglio i miei amici-.
Affrettai il passo. Lui non mi seguì. Rimase fermo sul marciapiede a guardare nella direzione in cui stavo andando. -Nel caso cambiassi idea, io abito di là- disse indicando una direzione- e mi chiamo Corey Riffin-. Mi fermai di colpo:- Io mi chiamo Natasha Roy e abito di là- dissi indicando davanti a me- e ora devo andare.
A casa, ripensai a quel ragazzo. L’unico che aveva sopportato i miei modi scostanti. Mi chiesi se dopo tutto potevo ancora avere degli amici e se i miei genitori mi avessero portata via da loro... be’ sarebbero dovuti passare sul mio corpo (si dice così no? Lo so che è un po’ macabro e inquietante, ma ehi! è la prima cosa che mi è passata per la mente!).
In quel momento la porta si aprì e mia madre entrò:-Natasha!- mi chiamò. Io che non l’avevo sentita entrare mi presi un colpo:-Cazzo!- esclamai- Mamma non lo rifare mai più! Mi hai fatto perdere vent’anni di vita!-. -Uh uh, come la fai lunga Nat. Comunque preparati e renditi decente, oggi abbiamo ospiti- mi disse sorridendo.
-Chi?- domandai, sperando che non si trattasse di qualche parente che avevamo abbandonato al suo destino nella vecchia città, che era venuto a salutarci “un ultima volta” come diceva sempre mia madre. Mia madre sorrise in modo per nulla rassicurante:-Oh, un tuo possibile amico. Mi pare che si chiami... ah sì, Corey! Abita qui vicino e mi sembra molto simpatico- disse calcando la parola “simpatico”.
Non svenni solo perché ero già stesa sul letto:-COSA, LUI? Ma, mamma!- poi capii- Aspetta, tu stai cercando di combinarmi un appuntamento. Sì, altrimenti perché avresti invitato un ragazzo e non uno zio o i cugini rompiscatole? Sappi che sono già fidanzata e Joe non lo lascerò mai!-. - Ma dai! Devi rifarti una vita!-. A quelle parole tutto quello che mi ero tenuta dentro per anni esplose incontrollabilmente:- PER QUANTE VOLTE ANCORA? PER QUANTE VOLTE DOVRÒ RIFARMI UNA VITA? MI SONO STUFATA DI NON POTERMI AFFEZIONARE A NESSUNO!-
detto ciò mi chiusi a chiave in bagno e mi sedetti sul bordo della vasca.
Angolo Autrice
EH sì, sono io la tipa che fa skate, l'avevate capito, no? Eh be' questo capitolo è andato meglio, sto imparando.
Corey: Seeee, come no.
Corey smettila di rompere, sto tentando di scrivere!
Corey: Eddai, dillo che sono un bravo amico!
Ok, lo dico solo perché a quella cena hai saputo sopportare la cucina di mia madre e ci vuole coraggio per questo!
Corey: Grazie ragazzi, è stato bello!
Ehi, non mi rubare la scena sul finale! Va be' alla prossima ragazzi!