Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
Ricorda la storia  |      
Autore: S_EntreLesLines    10/11/2014    10 recensioni
«Sei squallido».
«Per questo mi veneri, vero Fields?».

From JarEn with love
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Follow The Sun'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic


 


«Spiegami cosa stai cercando di fare». Guardavo quell’essere che pareva esistere fuori da ogni logica, fermo davanti a una videocamera con tanto di cappellino peruviano turchese e pantofole pelose: il problema era che si era dimenticato di mettersi una maglietta –o un caftano, visto il suo nuovo feticismo- che gli coprisse tutto il bendidio che si portava appresso.
«Siccome fuori diluvia e io mio annoio, faccio un Vyrt».
Again. Che palle, l’avrei mandato in clinica per disintossicarsi prima o poi. «Perché mi hai chiesto di venire da te stasera? Vorresti dire che con me ti annoi?». Gli lanciai un’occhiata di fuoco con l’intento di incenerirgli quella barba sexy e illegale che gli avevo impedito con minacce e ricatti di tagliarsi: come osava.
Sollevò lo sguardo, regalandomi l’espressione più eloquente possibile per esprimere sufficienza. «A volte» disse. «Quando hai le tue cose». Sgranai gli occhi ma mi impedì di parlare. «Non è che ne faccio un dramma, ma in quei giorni sei tutta dolorante e depressa e ti metti quegli…affari».
«Quegli affari? Quali affari?». Ma era scemo?
«Quegli affari, quelli che occupano un posto che dovrebbe appartenere solo a me». Il sorriso idiota che aveva in faccia mi impedì di non lanciargli addosso la mela che stavo mangiucchiando.
«Sei squallido».
«Per questo mi veneri, vero Fields?».
«Pfff». Feci una smorfia contrariata e gli lasciai campo libero: se non altro non mi sarebbe toccato ascoltare tutte le sue chiacchiere quella sera. Era logorroico, e poi diceva che io ero noiosa durante il ciclo? Ma si era mai visto lui? “Lauren, posso mettermi questi?”. Ovviamente parlava dei miei jeans. “Potrei farli così, no?”. Mi rubava Cosmopolitan per guardare i tagli di capelli –delle modelle-. Lo so, era un idiota, ma ormai ero fottuta –in ogni senso- e spesso dovevo fingere di essere scandalizzata dalle sue stravaganze, perché sfotterlo era la parte più divertente del nostro rapporto…lui ovviamente non capiva, era ignaro, e non gli avrei mai detto quanto mi arrapasse con i miei jeans Diesel addosso. Mi ero rannicchiata sul divano a guardare un documentario sulle Fiji, vagliandola come possibile meta per un prossimo viaggio: la campagna pubblicitaria di Chloe mi aveva fruttato qualche soldo e il brand di beachwear mi aveva proposto una collaborazione costante, in più ero riuscita a vincere un discreto numero di contest e la Billabong mi aveva proposto di far parte del loro team. Malgrado la cosa di posare in costume da bagno inizialmente non mi allettasse granchè, non potevo negare che ci avevo preso gusto…anche se avevo accettato solo dopo aver avuto conferma da Chloe della sua presenza sul set. Non si era trattato di molti shoot, ed avevo proibito allo staff di trattarmi come se fossi una modella. Io non ero una modella, anche se ero tendente al biondo e accoppiata con Jared Leto. Quello era un altro dei miei problemi, se non il più grande, perché dopo la sua idea geniale di appoliparsi a me all’evento di beneficienza al centro di Will ero diventata una specie di premio bonus per chi non aveva un cavolo da fare se non puntarmi addosso un obbiettivo. Odiavo quella cosa, che per fortuna si era esaurita nel giro di un paio di mesi, quando Jared –allo stremo per lo sciopero che avevo indetto a causa dello stress causatomi dal non poter uscire a buttare la spazzatura senza che la mia vicina di casa quindicenne mi scattasse foto a tradimento- aveva espresso gentilmente in un’intervista il desiderio che la sua vita privata restasse tale. Era venuto a casa mia scodinzolando –letteralmente e fisicamente- e mi aveva portato dei fiori. Per poco non me l’ero fatta addosso dalle risate, perché aveva uno sguardo identico a quello de Il gatto con gli stivali, e si era perfino offeso per la mia reazione. “Avresti come minimo dovuto abusare di me sul pianerottolo”. Tseh, e poi? Devi guadagnarteli i fuochi d’artificio, Leto. Ok, la serata era finita con le mie ginocchia rosse e un sorriso cementificato sul viso di Jared.
«Lauren?!».
«EEEHHH?!». Pfff aveva già finito? Misi in pausa il documentario e tesi l’orecchio. «COSA C’É?».
«Ho bisogno di una mano, mi sono incasinato».
E ti pareva, come minimo si era aggrovigliato i fili di tutti quegli aggeggi ai laccetti del cappello.
 
°°°


«Shhh» intimai alla videocamera. «Ci è cascata, sta arrivando». Mi stavo sbellicando silenziosamente dalle risate, era da tempo che programmavo quella trappola alla signorina Fields e finalmente ero pronto all’azione. Sentii i suoi passi in corridoio, sperai fosse vestita…oddio, e se le fossero sparite improvvisamente le sue cose ed avesse avuto un’insana –e comprensibilissima- voglia di Jared? Uhm…lanciai un’occhiata ammiccante all’obbiettivo. «Eccola».
«Ti si sono annodati i capelli?».
Eccola, la mia stronza e sadica donna…che mi faceva fare delle figure di merda davanti a migliaia di persone. Stronza, stava minando la mia credibilità. «No, ho bisogno che ti metta qui per controllare l’inquadratura». Speravo non dicesse nulla di compromettente, visto che il bon ton era la sua materia preferita. Alzò gli occhi al cielo.
«Ma hai parlato da solo finora?» sembrava sconvolta. «Beh, non sarebbe la prima volta…» riflettè poi, sedendosi al mio posto aspettando che andassi a controllare l’inquadratura e non accorgendosi del Mac ai suoi piedi con tanto di schermata del live e della chat.
Prima che i suoi dolcissimi occhi blu potessero capire cosa stesse succedendo le bloccai i polsi dietro la schiena e appoggiai il mento sulla sua spalla. «Dì “Ciao” al mondo intero, Fields» le sussurrai all’orecchio. Giuro che udii un ringhio, quello di una leonessa pronta a sbranare un povero piccolo e indifeso esemplare di Jared. Avevo sottovalutato la sua mente machiavellica e subdola, dovevo ammetterlo. Non lasciò trapelare alcun fastidio, nemmeno un briciolo di rabbia e odio nei miei confronti.
«Che burlone». Il suo sorriso schiumava vendetta, io lo sapevo.
«Ed ecco a voi la famigerata Lauren Fields, avete qualche domanda da farle?». Presi il computer e diedi un’occhiata alla chat mentre Lauren mi conficcava le unghie sulla schiena sapendo di avere lo scettro del potere. «Uhm, ok…Quanti anni hai?».
Lauren sorrise alla telecamera, conscia di stare affascinando, con la sua aria acqua e sapone e i suoi capelli spettinati, ogni essere collegato a Vyrt. Ok, era una specie di Leto al femminile, ecco. «Meno di lui». Mi indicò con un cenno del mento e un sopracciglio alzato.
Bah, avrei voluto vederla alla mia età. «È vero che sei la fidanzata di Jared?».
«Perché sembro bionda?». La amavo quando dava queste risposte, no ok…la amavo sempre, ma in quei momenti in particolar modo.
«Cosa ci fai a casa di Jared?». Lessi e le unghie di Lauren affondarono di qualche millimetro ancora nella mia povera schiena, sorrisi masticando un: “Dai, era un’idea carina”. La risposta che ottenni fu un altrettanto masticato e sorridente: “ScordateLA”. Umpf, quello era giocare sporco.
«Stavo guardando la tv». Ok, Lauren non era particolarmente felice e dedita ai monologhi quanto me. Allungò lo sguardo verso lo schermo del Mac e si morse le labbra, trattenendo le risate; scorsi la chat e capii cosa aveva letto.
«Uhm, questa mi piace… “In foto facevi più paura”» citai. «Ragazzi, posso assicurarvi che la signorina Fields è una stronza rettiliana sadica e subdola, al momento mi sta affondando le unghie sulla schiena per vendicarsi di questo scherzo».
«Non è assolutamente vero». Mostrò prontamente le mani alla videocamera. «Non ci sono tracce di sangue, quindi non puoi dimostrarlo» mi sibilò e la guardai per una frazione di secondo e capii che stava cominciando a divertirsi.
Non ritenni necessario voltarmi per mostrare al mondo i segni della violenza sul mio corpo, visto che sotto sotto –ma sotto, eh- mi eccitava quel suo vizio di graffiare e marcare il territorio come fosse una gatta in calore. La guardai mentre i suoi occhioni blu –ben poco innocenti- scorrevano sulla chat –e sapevo che non ci stava capendo un bel niente-. «Che ne dite di insegnare una canzone alla nostra ospite? Dovete sapere che non ne sa nemmeno una. Sono aperti gli insulti, scatenatevi».
Lauren sollevò un sopracciglio, per niente intimorita. «Ho un deficit della memoria, troppe tavole da surf prese in testa» mi disse, come se la telecamera non esistesse. «Non te l’ho mai detto?».
Battei più volte le palpebre imponendomi di non ridere. «No, forse perché il deficit te lo impedisce».
Spalancò gli occhi, annuendo. «È vero…quindi non posso proprio imparare alcuna canzone. Ma posso suonare il tamburello…o il triangolo…o le nacchere». Ok, mi stava per rubare la scena.
Scoppiai a ridere. «Se sei idiota». La mia idiota…e me la sarei mangiata pezzo per pezzo davanti al mondo, se questo non avesse implicato rischiare di essere evirato pubblicamente dalle sue dolci ed esili manine.
Lauren si morse il labbro inferiore e cominciò a ridacchiare senza riuscire più a fermarsi, tenendosi la pancia e asciugandosi le lacrime. «Sei deficiente, non ho parole…». Cercò di ricomporsi. «Guardami negli occhi e dimmi la verità». Mi puntò l’indice contro, non riuscendo comunque a stare seria. «Da quanto tempo macchini questo piano geniale?».
In quel momento il mio ego fece la ruota come la miglior ginnasta del mondo, altro che McKayla Maroney, tseh. «Un po’». Ricevetti un pugno sulla spalla, oltre agli sputacchi di quella piccola cucciola di squalo tigre che pensavo stesse per cadere dallo sgabello per le risate convulse. «Ok, credo che Lauren Fields debba andare a prendere le sue medicine» annunciai come solo io sapevo fare. «Salutate Lauren, tu, Fields…da brava, saluta queste povere persone che hanno dovuto vedere il tuo show». Un altro pugno e un sorriso smagliante di Lauren che ciabattando uscì dalla stanza per tornare alla sua nullafacenza sul divano. Dedicai un paio di secondi alla contemplazione dell’ormai famoso “Culo Imperiale” diventato di mia proprietà a suon di sculacciate, pensando a quante cose avrei potuto farle una volta finito il Vyrt. Improvvisamente avevo una certa fretta.
Quando raggiunsi Lauren in salotto la trovai addormentata sul divano: il pigiama extralarge a coprire quel suo corpo sodo e vellutato, i capelli raccolti in una specie di chignon mezzo sciolto le coprivano a ciuffi la faccia e le mie sobrissime calze accarezzavano quei piedi che mi facevano impazzire. Avrei potuto abusare di lei nel sonno, se solo non avessi rischiato di essere sbranato vivo. Cominciai a toccarle la punta del naso, che istintivamente arricciò a ogni tocco rendendo ancora più buffo il suo faccino imbronciato; non riuscendo a svegliarla passai al piano B ricorrendo al vecchio metodo del dentifricio e ammirando la mia opera d’arte. Mi sedetti sulla poltrona davanti al divano facendo zapping e aspettando che si svegliasse, perché si sarebbe svegliata…per forza, non potevo trattenermi dal riderle in faccia ancora per molto.
 
°°°


Mi pizzicava il naso come se stessi annusando qualcosa di pungente, fresco…mi pizzicava da matti; provai a cambiare posizione, ma l’odore che sentivo nel dormiveglia si faceva più fastidioso, tanto da farmi lacrimare gli occhi chiusi. Ma che cav…ETCIÙ! Mi misi a sedere sul divano, guardandomi attorno e sfregandomi il naso per poi massaggiarmi le palpebre e mi sentii andare a fuoco. E poi lo sentii ridere, l’idiota che mi aveva spalmato il dentifricio sulla faccia. Volevo incenerirlo con un’occhiata assassina, ma gli occhi lacrimavano e non la smettevo di starnutire.
«Sei uno stronzo» biascicai, arrancando verso il lavandino.
«Bwahahah». Sciabattava dietro di me, e poi osò toccarmi i fianchi. «Dai, ti aiuto…hai rovinato tutto, non avresti dovuto starnutire e toccarti gli occhi…».
«Ah, è pure colpa mia se adesso diventerò cieca? Me lo sono shpal…ETCIÙ! Babba bia, fa male…stronzo». Ogni centimetro della faccia mi pizzicava di brutto, nemmeno mi si fosse strusciava contro una medusa. «Ahi, fai piano» piagnucolai, ormai disarmata e dovendo lasciare fare a Jared. Si sentiva in colpa, perché smise di ridere –se non a tratti, ma prendendosi qualche calcio ben assestato dal mio istinto impeccabile- e mi pulì la faccia.
«Et voilà, come nuova!». Suggellò quell’affermazione con quello che voleva essere un bacio, ma che trasformai in un tentato omicidio quando gli addentai il labbro inferiore…ma Jared era il principe della perversione e colse il momento per rendere la mia vendetta il suo…antipasto. «Uhm…Fields…sempre così delicata, eh?». Mi cinse la vita avvicinandomi a sé, io mi allontanai dal suo viso facendo una pernacchia per ricevere in cambio un sorriso accennato e una carezza –nemmeno fossi stata Tuuli-.
«Cos’hai da guardarmi come se fossi una cosa in estinzione?».
«Un cucciolo di alligatore, di squalo o di murena?».
«Un cucciolo di Lauren» borbottai, trattenendo le fusa per l’effetto delle sue mani che vagavano sulla mia schiena. In risposta mi leccò una guancia.
«Uhm, buona Lauren…».
Era idiota, tanto idiota. «Dai, scemo…». Mi pulii la faccia e poi mi fermai a guardarlo, rendendomi conto che tutto quel pezzo di uomo era mio. Solo mio. E mi ritrovai a sorridere come un’ebete. «Hai finito la tua esaltazione personale?». Indicai con un cenno del mento il piano di sotto.
«Sì». Mi leccò le labbra.
«Ti ritieni abbastanza compiaciuto?».
«Sì». Mi leccò il collo.
«Hai finito di sbavarmi addosso?».
«Io non sbavo».
«No, perdi solo saliva…».
Inarcò un sopracciglio. «Hai finito con le polemiche?».
Lo allontanai senza dargli considerazione. «Vorrei tanto avere un telecomando per spegnerti ogni tanto…te l’ha mai detto nessuno che parli sempre, troppo, ininterrottamente?».
Eccolo lì, l’offeso. «Bla bla bla». Aggiunse una pernacchia finale per sottolineare quanto l’avessi colpito nell’orgoglio. «Pensa per te, acida».
«Io sono fiera di essere acida, soprattutto dopo essere stata spalmata di dentifricio. Adesso me ne vado a letto». Dopo aver ricevuto l’ennesima linguaccia mi diressi in camera e mi infilai sotto il piumone, imponendomi di non ridere ripensando all’espressione di Jared l’offeso. Dopo qualche minuto sentii il rubinetto aperto nel bagno e poi Jared sedersi sul letto, per poi stendersi accanto a me e spegnere l’abat-jour. Mi girai verso di lui e gli annusai il collo, aveva sempre un buon odore e avevo paura che con l’abitudine avrei potuto non notarlo più tanto spesso, e gli accarezzai i piedi con i miei.
«Che fai Fields, ci provi?» mugugnò, mezzo addormentato.
Sorrisi nell’incavo del suo collo. «No, voglio le coccole».
Sentii il materasso oscillare a ritmo della sua risata. «Ok, le coccole…».
Gli assestai uno schiaffo sul torace. «Cosa ridi?! So essere dolce e tenera, sei tu che sei prevenuto nei miei confronti».
«Shhh, stai zitta e dormi». Mi costrinse a voltarmi abbracciandomi e facendo scorrere le dita sulla mia nuca. «Vanno bene le coccole così?».
Chiusi gli occhi. «Uhm, sì…grazie».
«Grazie per essere stata al gioco prima, col Vyrt» disse, continuando a disegnare piccoli cerchi sull’attaccatura dei miei capelli. «Ci tenevo a renderti parte di questa parte della mia vita, quella che posso gestire come preferisco. Volevo che vedessero chi sei senza che siano delle foto del cavolo a parlare per te».
Avvicinai la testa alla sua mano: sapevo quanto tenesse a Vyrt e quanto lavorasse per la propria indipendenza artistica nel tentativo di creare qualcosa di innovativo che avrebbe potuto essere uno sbocco per altri artisti. E sapevo anche che volermi in qualcosa di così suo come quei momenti era un onore, e che l’aveva fatto perché teneva a me. A noi. Ok, il romanticismo ancora non era nelle mie corde. «Mi ha fatto piacere che tu abbia voluto condividere qualcosa di così tuo con me».
«Qualche commento diceva che sei figa».
«Stai gongolando» trattenni una risata.
«Io? Quando mai».
Il mio idiota.
 
°°°


 


A volte mi mancano e mi chiedo cosa stiano facendo...quindi ecco qualcosa di estemporaneo, alla fine credo che Lauren sia l'anima gemella di Jared e sono felice di saperli insieme nell'universo parallelo in cui li ho relegati. Questa OS è nata così, qualche giorno fa, e non escludo la possibilità che ne capitino altre =) Un bacione, Ste
   
 
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars / Vai alla pagina dell'autore: S_EntreLesLines