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Autore: Bijouttina    11/11/2014    12 recensioni
Un biglietto da visita, una scommessa con gli amici e una piscina basterebbero a capire il significato della storia.
La gelosia e la dolcezza in persona, Marco e Serena.
Marco è un rappresentante e affascinante pallanuotista, Serena una dolce e sensuale commessa in un outlet.
Una storia frizzante e divertente, con personaggi molto particolari che vi conquisteranno.
***
« Ora la mia missione è conquistarla e farla innamorare di me.», mi sento bello deciso e carico.
«E se ci riuscissi? Poi che cosa faresti? Tu non resisteresti neanche due minuti in una relazione stabile. Facciamo una nuova scommessa. Tu la porterai in villa dai tuoi, la farai conoscere ai coniugi Rossini, se non scapperà, vorrà dire che è davvero innamorata di te, e se questo succedesse, tu le farai la proposta.».
«Sei per caso impazzito?».
Che cosa ha bevuto?! Che cosa si è fumato?!
«No, affatto. Se tu la porterai da loro, vorrà dire che sarai innamorato di lei, non lo faresti altrimenti. E se sarai innamorato di lei, metterai la testa a posto. Per la gioia della tua mammina. Che ne pensi? Ti va di rischiare?».
Ho voglia di farlo? Non molta, ma non mi tiro mai indietro.
Genere: Commedia, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La serie del rischio'
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12. Chi la fa, l'aspetti
Raggiungiamo i miei amici che ci aspettano davanti all'ingresso e afferro Luca per un braccio, trascinandolo in disparte. Marco, nel frattempo, accompagna Marica e Stella all'interno. Luca mi guarda come se fossi impazzita.
«Che intenzioni hai?», chiede dubbioso.
«Hai ancora voglia di scommettere quel bacio con Lorenzo?».
Ora ho tutta la sua attenzione, strabuzza gli occhi per la sorpresa.
«Che cosa hai in mente brutta strega?».
Gli spiego la nostra voglia di fargli pagare il modo brusco e scortese con cui ha insinuato che Marco starebbe con me solo per portarmi a letto, lui è letteralmente entusiasta di aiutarci. Mi chiedo come mai.
«Lascia fare a me». Mi strizza l'occhio.
Mi prende sotto braccio e seguiamo gli altri nel locale. Marco mi raggiunge appena ci vede entrare, Luca mi lascia andare e si va a sedere accanto a Stella e Lorenzo. L'uomo lo fulmina con lo sguardo, mentre il mio amico lo mangia con gli occhi.
«Non lo sopporta proprio», commenta Marco divertito.
«No, neanche un po'. Ci sarà da divertirsi», aggiungo io posandogli un lieve bacio sulle labbra.
Marco si siede accanto a Lorenzo, io mi ritrovo vicino a lui e a Federico.
Ordiniamo da mangiare, si chiacchiera allegramente, finché Luca non lancia la bomba a Lorenzo.
«Ti va di fare una scommessa?».
Marco mi ha raccontato della sua mania per le scommesse, una cosa che lo accomuna con Luca. Non so che cosa ci trovino. Nemmeno Marco le ama e asseconda il suo amico, come io faccio con il mio.
Lorenzo lo fissa sbalordito, sta tentennando, si vede chiaramente. Si gratta nervosamente il mento.
«Vorrei ricordarti che ne hai una in ballo con me!». S'intromette Federico. «Ed è una scommessa piuttosto importante».
Un sorriso diabolico si forma sulle labbra del ragazzo.
«In che cosa consiste?», chiede Luca curioso. Mi lancia un'occhiata interrogativa, e io mi stringo nelle spalle, non ne sapevo nulla.
«L'avevo rimosso», sussurra Marco al mio orecchio, provocandomi dei brividi lungo la schiena.
«Il primo che rimorchia vince». Gli spiega Federico.
«E chi perde?», domanda il mio migliore amico.
«Paga la cena a tutta la tavolata», risponde allegro.
Credo sia convintissimo di riuscire a vincere quella scommessa, ora capisco l'espressione poco convinta di Lorenzo.
Luca si illumina improvvisamente, gli è venuto un colpo di genio.
«Ci sto anch'io!», esclama.
Tutti lo guardano sorpresi.
«Se posso, ovviamente». Si sente piuttosto osservato. «Così chi perde si divide il conto, penso sia un po' meno dispendioso per i perdenti. Se siete tutti e due d'accordo».
Lorenzo e Federico si scambiano un cenno di assenso.
«Okay, andata!», sbotta il biondino.
«Io aggiungerei una cosa». Si rivolge a Lorenzo. «Se io dovessi vincere...».
Il resto della richiesta gliela sussurra all'orecchio. Il viso dell'uomo si trasforma in una maschera di terrore. Scuote la testa velocemente.
«No, no, no», borbotta.
«Codardo». Lo stuzzica Luca, portandosi il boccale di birra alla bocca e bevendone un sorso.
Lorenzo stringe una mano intorno al suo bicchiere ancora colmo, socchiude gli occhi e sibila: «Io non sono un codardo. Ci sto!».
Luca gongola soddisfatto e mi strizza l'occhio. Marco sospetta quello che può avergli detto, sorride baciandomi la punta del naso con dolcezza.
«Quando parte la sfida?», chiede Luca circondando il collo di Lorenzo con un braccio, con nonchalance.
Il diretto interessato non gradisce molto questo genere di attenzioni e cerca di scrollarselo di dosso, facendo finta di niente, non riuscendoci.
«Mangiamo la pizza e poi parte la caccia», risponde Federico.
«Perfetto», commenta Luca con un sorriso a trentadue denti.
Li controllo con la coda dell'occhio mentre assaporo la mia cena e tutti e tre stanno sondando il terreno. Mi trattengo per non scoppiare a ridere.
Marco si avvicina al mio orecchio e sussurra: «Sono felice di essere riuscito a conquistare il tuo cuore, non mi sarebbe mai piaciuto dovermi imbattere in una sfida di questo tipo con il tuo amico. Guardalo».
Osservo Luca con attenzione e sta fissando un ragazzo seduto al bancone. Si stanno letteralmente mangiando con gli occhi.
«Direi che possiamo cominciare», esclama Federico fregandosi le mani.
Il mio migliore amico non aspettava altro, fa un cenno con un dito al tipo del bar, che si muove nella sua direzione senza staccare gli occhi dai suoi. Lorenzo e Federico osservano la scena con la bocca spalancata.
L'uomo, biondo con dei grandi occhi azzurri, si ferma accanto alla sedia dove è seduto Luca, il quale si alza.
«Io sono Luca». Si presenta.
«Alessandro», dice l'altro mordendosi il labbro. «Ti va di bere qualcosa con me?».
«Mi piacerebbe molto. Saluto i miei amici e ti raggiungo».
«Ti aspetto». Gli strizza l'occhio e se ne torna al bancone.
Un coro di fischi parte da Marco e i suoi compagni di squadra.
«Direi che abbiamo un vincitore», esclama il mio uomo alquanto divertito.
Luca, che adora essere al centro dell'attenzione, si atteggia da vera diva e si prodiga in mille inchini.
«Grazie, grazie, mi trovate qui fino a giovedì per gli autografi».
Si ferma all'improvviso e avvicina il viso a quello di Lorenzo.
«Quando sarai pronto, verrò a riscuotere il mio premio». Ammicca maliziosamente. «Ora, se volete scusarmi, avrei un appuntamento con quel fantastico biondino».
Si allontana lentamente, mettendosi di nuovo in mostra, è più forte di lui.
Lo seguo con lo sguardo, finché non si siede accanto ad Alessandro, la sua nuova vittima. Potrei anche chiamarlo conquista, ma secondo me è più una vittima tra le proprie grinfie.
«Ma come ha fatto? Non si è nemmeno alzato da tavola!». Federico è attonito e non lo nasconde.
«La sua è una dote naturale». Gli spiego.
«Non avete idea di quanti bonazzi ha accalappiato lui! Che invidia». S'intromette Stella con aria assorta.
Quando si accorge di avere dieci paia di occhi puntati addosso, sembra ridestarsi.
«Oh, l'ho detto ad alta voce?», chiede arrossendo visibilmente. «Scusate».
Stella è fatta così, vive in un mondo tutto suo e a volte riesce a fare delle figuracce epiche.
Lo sguardo di Lorenzo non mi piace neanche un po', si avvicina all'orecchio della mia amica e le sussurra qualcosa. Il viso di lei diventa di un bel rosso e lei annuisce accennando un sorriso timido. Ahia, qui qualcuno si è appena lasciato abbordare. Lo so che è grande abbastanza da prendere le sue decisioni da sola, ma mi preoccupo ugualmente per le mie amiche.
«Ti va di venire a fare una passeggiata al lago con me?», mi domanda Marco.
«Accompagno io a casa loro due, non ti preoccupare». Si offre Lorenzo, regalandomi un sorriso smagliante.
Ha in mente qualcosa, ne sono certa. Non lo conosco molto, ma mi sembra il classico uomo cui piace spassarsela. Lo fulmino con lo sguardo e gli punto un dito contro.
«Stai attento». Lo minaccio.
«A che cosa?». Si stringe nelle spalle con aria innocente, il lampo di malizia che ho notato nei suoi occhi tradisce però le sue vere intenzioni.
«Lo sai», dico sfidandolo con lo sguardo.
Se farà soffrire anche solo una delle mie amiche, è un uomo morto, può starne certo.
«Andiamo?». Mi rivolgo a Marco con un sorriso rassicurante.
I suoi occhi blu mi stanno chiedendo se me la sento sul serio di andare con lui, la sua mano indugia sul mio viso. Gli sfioro le labbra con le mie.
«Ho voglia di stare un po' con te, da sola», mormoro posando la mia mano sulla sua.
«Come siete teneri». Ci prende in giro un amico di Marco seduto di fronte a noi, Paolo, se non ricordo male.
«Ed è solo l'inizio», commenta il mio uomo, prima di togliermi il fiato con un bacio dolcissimo. «Andiamo amore, tanto la cena è gentilmente offerta da questi due».
Indica i suoi amici con entrambi i pollici.
«Amore?». Lorenzo inarca un sopracciglio e un sorriso strano compare sulle sue labbra.
«Sì, hai capito benissimo, non fare lo stronzo». Gli dà uno scappellotto e si alza dal suo posto.
Mi prende la mano, aiutandomi ad alzarmi.
«Noi andremmo, è stato un piacere. Tanto ci si vede anche domani».
Mi avvicino a Marica e Stella, infilo la testa tra loro due.
«State attente a questo qui, mi raccomando». Le metto in guardia.
«Sì, mamma!», esclamano loro in coro.
Roteo gli occhi e sbuffo, spazientita; io il dovere da brava amica l'ho fatto, ora sono cavoli loro.
Salutiamo tutti e usciamo da quel locale affollato, respirare l'aria fresca della sera è piacevole. Marco afferra la mia mano, delicatamente, raggiungiamo la sua macchina in silenzio. Lo spio con la coda dell'occhio e sta sorridendo, ha l'aria tranquilla e rilassata.
Il lago è bellissimo la sera, con tutte quelle luci a illuminare le coste, il riflesso della luna sull'acqua. È tutto così romantico.
Ci sediamo su una panchina e appoggio la testa sulla sua spalla.
«Sto bene con te». Gli confesso giocando con le dita della sua mano. «Sto bene davvero».
Appoggia la guancia sul mio capo, è meraviglioso averlo così vicino.
«Sai, Flounder, prima di conoscerti non avrei mai immaginato di portare una donna in questo posto. Tutto troppo perfetto, troppo sdolcinato, non volevo che si creassero inutili illusioni. E poi sei arrivata tu, con quel tuo caratteraccio, il tuo sorriso a dir poco spettacolare, semplicemente tu. Hai rivoluzionato il mio modo di vedere le cose, il modo di percepirle. Una passeggiata in riva al lago con te è qualcosa di magico. Mi hai rubato il cuore Serena, è diventato tuo un attimo dopo che mi avevi fatto il bagno con il cappuccino». Riprende fiato per poi proseguire con quella dichiarazione in piena regola. «Non l'ho mai detto a nessuna donna prima d'ora».
Mi solleva il mento con un dito e cerca il mio sguardo.
«Ti amo Serena».
Credo che potrei svenire in questo preciso istante, il cuore mi sta sfondando il petto. Il mio corpo reagisce in modo strano a queste sue parole, le mie labbra si incollano alle sue. Non posso ricambiare la sua dichiarazione, non ora, ma posso fargli capire che lui è davvero importante per me.
«Mi ami anche dopo quello che è successo oggi a pranzo dai miei? Mia madre ha superato se stessa», affermo dopo una sessione di baci poco casti che hanno surriscaldato l'atmosfera.
«Oh sì, ti amo nonostante l'imboscata di tua madre, nonostante l'incontro con quel pezzo di...».
Lo zittisco con un bacio, non ho alcuna intenzione di farmi rovinare questo momento perfetto da quel cretino di Massimo.
«Dicevi?», dico a fior di labbra, completamente stordita e senza fiato.
«Stavo dicendo che ti amo, niente di più», sussurra, un sorriso stupendo appare sul suo viso.
«Così va decisamente meglio», commento perdendomi in quel mare blu che sono i suoi occhi. «Andiamo a casa».
Sono stanca ma non abbastanza da non voler trascorrere la notte con lui. Mi sento pronta per il passo successivo, voglio fare l'amore con lui, lo voglio con tutta me stessa. Sento che posso fidarmi di lui, che non sparirà una volta successo. In passato non me n'era mai importato molto, ma con lui è diverso, tengo davvero a lui.
 
 
***
 
 
Per la prima volta in tutta la mia vita ho detto quelle due parole a una donna. Ho detto ti amo a Serena e mi sento magnificamente. Pensavo sarebbe stato traumatico quando fosse successo e, invece, è stato così naturale, speciale, meraviglioso. Non riesco a capire se anche lei è innamorata di me ma non importa, da come si comporta, per lei sono importante ed è sufficiente. È stata una serata particolare, divertente, ma ora ho voglia di passare un po' di tempo da solo con la mia donna.
Confessarle il mio amore è stato istintivo, non ho pensato a lungo a quello che volevo dirle, ho parlato a ruota libera. Lei non ha detto niente, ma la sessione di baci che c'è stata immediatamente dopo valeva più di mille parole.
«Secondo te Lorenzo ci proverà con entrambe le mie amiche?», mi chiede a un tratto mentre siamo per strada, diretti verso il mio appartamento.
«Probabile». Non ha senso mentirle. Conosco bene il mio migliore amico e so per certo che staserà tenterà di abbordarle, gliel'ho letto negli occhi.
«Basta che non si facciano male», commenta sistemandosi un ciuffo ribelle che continua ad andarle negli occhi.
«Che cosa ha scommesso Luca con Lorenzo?».
Non avevo ancora avuto occasione di chiederglielo e mi è rimasta la curiosità.
«Un bacio», risponde scoppiando in una deliziosa risata. «Con la lingua probabilmente. Conosco il mio pollo e non vedeva l'ora di poterlo fare».
«È pazzo se crede che Lorenzo lo lascerà fare», esclamo unendomi alla sua risata.
«La follia è il suo marchio di fabbrica e puoi star certo che lui avrà il suo agognato bacio, in un modo o nell'altro. E poi hanno scommesso!».
Si volta a guardarmi e io la osservo di sottecchi, non posso distrarmi alla guida, ma la tentazione di baciare quelle labbra perfette è fortissima.
«Hai ragione, hanno scommesso, ma ti immagini Lorenzo che si lascia baciare da un uomo?». Scuoto la testa. «Non succederà mai, Flounder, sono certo al mille per cento».
«Sei così sicuro?», chiede colpendomi la spalla con un dito.
«Oh sì, lo sono», confermo con sicurezza.
«Farei una scommessina con te, ma a dirtela tutta non le ho mai sopportate. Le lascio volentieri ai nostri amici». Si rimette comoda sul sedile e posa la sua mano sopra la mia, come se fosse la cosa più naturale al mondo. Le nostre dita si intrecciano automaticamente.
«Nemmeno io le ho mai sopportate. Lorenzo è ossessionato da tutte quelle stronzate, scommetterebbe su qualsiasi cosa. Se scommettesse soldi, ne perderebbe una vagonata».
«Ha scommesso anche su di noi?». Mi accarezza la mano con il pollice.
«Domanda di riserva?», borbotto. È una cosa stupida e non mi va di creare possibili tensioni.
«Lo sapevo! Anche Luca l'ha fatto!». Scoppia a ridere e il mio cuore perde un battito.
Si porta una mano alla bocca e mi racconta della scommessa saltata, di quanto fosse una cosa stupida e del fatto che avesse accettato solo per accontentarlo. Più la ascolto parlare, più mi rendo conto di essere pazzo di lei.
Alla fine mi convince a raccontare anche la scommessa di Lorenzo, del fatto che avrei dovuto chiederle di sposarla, se avessi mai deciso di presentarla ai miei genitori di mia spontanea volontà.
«Non ho mai presentato nessuna donna alla mia famiglia». Le spiego.
«Hai così paura di cosa loro possano pensare?», chiede inarcando un sopracciglio.
«No, non è quello. Le mie relazioni non sono mai state, come dire, molto stabili. Diciamo che mi è sempre piaciuto divertirmi. Mia madre vorrebbe che mi sposassi e prolificassi come le mie sorelle, non è nei miei piani. Potrei cambiare idea se al mio fianco ci fosse la persona giusta».
Sei tu quella giusta Serena.
«Mia madre ti ubriacherà con le sue domande domenica. Se cambiassi idea e preferissi saltare quella tortura, ti capirei Flounder. Non sarà una passeggiata».
«Tu hai tenuto testa alla mia, io lo farò con la tua, siamo una squadra. Ho deciso che d'ora in poi ti chiamerò Shark». Mi sorride radiosa.
Mi può chiamare come meglio crede, qualsiasi parola uscita dalla sua bocca ha un suono meraviglioso.
Parcheggio la mia bambina nel garage e prendo Serena per mano. Una volta in casa, chiudo la porta a chiave, quando mi giro verso di lei, mi sta fissando in modo strano.
Mi afferra per il bavero della camicia, trascinandomi in camera. Le sue dita scorrono lentamente sul mio petto, sembra pensare a che cosa vuole farne di me: qualunque cosa voglia farmi, io non avrò obiezioni.
Sbottona la camicia con una lentezza a dir poco esasperante, la sfila e la getta a terra.
«Sarebbe la mia camicia più bella». Le faccio notare, prendendola in giro.
«Signor Rossini, stia zitto». Mi ammonisce, sigillando la mia bocca con la sua.
Le mie mani scorrono sulle sue gambe nude, sollevano il suo vestito fino ai fianchi.
Le sue labbra esplorano il mio collo, scendono lungo il petto fino a fermarsi alla cintura, la slaccia senza alcuna esitazione. Fa scendere la cerniera, lentamente. È una piacevole tortura, lo ammetto. Sfilo i pantaloni e li lancio via con un calcio.
«Magari quelli erano i tuoi pantaloni migliori», esclama lei ironica.
«Zitta, Flounder».
Le sfilo il vestito dalla testa e i miei occhi apprezzano ciò che vedono: quel completino di pizzo rosso fuoco manda in subbuglio tutti i miei ormoni, che già erano piuttosto impazziti.
«Sei semplicemente meravigliosa», mormoro giocando con una ciocca dei suoi capelli.
Un sorriso malizioso spunta sulle sue labbra, porta le mani dietro la schiena e sgancia il reggiseno, che cade ai suoi piedi.
«E ora?». Mi stuzzica lei.
«Ora sei la perfezione, lo saresti ancora di più...».
Non mi lascia finire la frase.
«Se mi togliessi queste?». Si sfila le mutandine e le lancia via con un gesto teatrale.
«Mi hai letto nel pensiero, Flounder». Ammicco sfiorandole le labbra con le dita.
«Shark sei prevedibile».
Scuote la testa, sorridendo irresistibilmente.
«Probabile e visto che sono così prevedibile, che cosa sto pensando ora?».
Mi sfilo i boxer e li scalcio vicino ai pantaloni. Poso le mani sui fianchi e mi metto in posa come se fossi una statua greca. Lei si copre la bocca con una mano e trattiene una risata.
«Stai per caso ridendo di me?». Mi fingo offeso.
«Non mi permetterei mai, Shark». Si morde il labbro inferiore per non ridere.
«Hai visto che fisico statuario? Tu, signorina, non hai idea di chi hai di fronte».
Alla fine non resiste più e scoppia a ridere.
«So benissimo chi ho di fronte».
«Su, sentiamo, saputella».
L'attesa mi sta massacrando, la voglia che ho di lei sta aumentando di secondo in secondo, ma sono certo che varrà la pena aspettare.
«Di fronte a me c'è un uomo fantastico, che mi fa battere forte il cuore. Un uomo che non ha peli sulla lingua, pochi anche sul resto del corpo in effetti, ti fai la ceretta per caso?». Si gratta il mento divertita.
«Flounder, stai divagando e non risponderò a questa tua domanda impertinente». Incrocio le braccia al petto e la guardo con un sopracciglio inarcato.
Si stringe nelle spalle e prosegue con il suo monologo.
«Adoro la sfrontatezza di quest'uomo fantastico, il modo in cui riesce a farmi ridere, amo quando fa lo scontroso, l'irriverente e anche quando fa il super maschio come in questo momento. Ora però, questo meraviglioso pezzo di uomo deve farmi vedere che cosa sa fare sotto le lenzuola, altrimenti la sottoscritta potrebbe impazzire».
«Con molto piacere, amore mio», le sussurro a fior di labbra.
«Mi piace quando mi chiami amore», mugugna mentre scendo a sfiorarle il collo con la lingua.
La faccio sdraiare e mi concentro sui suoi seni, sono semplicemente perfetti. Lambisco un capezzolo e lo torturo, creando dei cerchi invisibili con la lingua; riservo lo stesso trattamento anche all'altro. I mugolii di piacere che emette sono pura gioia per le mie orecchie. Le sue gambe si allargano, dando la possibilità al mio membro pulsante di desiderio di sfiorare la sua intimità, che è già pronta ad accoglierlo. Voglio prolungare questo momento magico, non voglio finisca troppo presto. Le sue dita si insinuano tra i miei capelli e mi solleva il viso, si appropria della mia bocca e i baci che mi regala accendono un fuoco dentro di me.
«Ti voglio».
Quelle due parole escono rapide dalle sue labbra, cariche di desiderio e aspettativa.
Le mie sfuggono incontrollate: «Ti amo».
Le lascio dei piccoli baci lungo la linea della mandibola, mentre la mia mano scivola tra le sue cosce. Le accarezzo la sua intimità con il pollice, la sento sussultare piacevolmente. Entro in lei con un dito, mentre continuo a baciare ogni centimetro della sua pelle. Mi prega di non smettere. Come potrei non accontentarla? Non sono preparato a sentire le sue dita sfiorare il mio membro: mi sfugge un gemito arrochito. La sua mano lo avvolge e comincia a muoverla lentamente, regalandomi un piacere indescrivibile. Non posso resistere molto con lei che mi tortura così piacevolmente. Mi stacco da lei all'improvviso.
«Non ce la faccio più. Voglio che tu sia mia, ora», farfuglio in preda al desiderio.
«Sono già tua», commenta lei mordendosi il labbro.
La bacio avidamente, assaporandola e sfamandomi di lei.
Recupero un preservativo dal cassetto del comodino, me ne ha regalato qualcuno Lorenzo per ogni eventualità, ora tornano utili.
Entro in lei delicatamente, strappandole un gemito soddisfatto. Mi muovo rapidamente, con un desiderio che cresce a ogni spinta vigorosa. Le sue gambe si allacciano intorno ai miei fianchi, le sue unghie si infilzano nella mia schiena, spingendomi più in profondità. I suoi sospiri sono una melodia meravigliosa. Le mie dita sfiorano il suo corpo, sento la sua pelle bruciare a ogni tocco. Le mie labbra cercano in continuazione le sue, la riempio di baci bollenti sul viso e sul collo. Fare l'amore con lei è fantastico: voglio lei, per sempre.
Raggiunge l'apice del piacere, continuando a spingere il suo bacino contro il mio e godendosi appieno questo momento. Mi lascio andare anch'io un attimo dopo. Ricado sopra di lei, ansante, stanco, ma immensamente appagato. Le sue braccia mi circondano la schiena, con una mano mi accarezza dolcemente i capelli.
«È stato spettacolare», dice con un sorriso beato stampato sulle labbra.
«Spettacolare è a dir poco», commento sollevando il mento per guardarla negli occhi.
«Dimmelo di nuovo». La sua voce così melodiosa mi lascia stordito.
«Che cosa?», chiedo confuso.
«Che mi ami», mormora accarezzandomi il viso.
«Ti amo Serena, ti amo da impazzire».
Chiude gli occhi e sospira.
«Ha decisamente un bellissimo suono».
Mi sdraio accanto a lei e la attiro a me, appoggia il viso sul mio petto, intreccia una gamba alla mia, le sue dita si muovono lente sul mio petto, creando dei disegni invisibili.
Le accarezzo il braccio, sfiorandolo appena con i polpastrelli, non sono mai stato così felice come in questo momento-
«Flounder, ti devo dire una cosa che non avrei mai creduto di poter fare», comincio con le labbra posate sulla sua fronte.
«So già che ti fai la ceretta, non serve che tu me lo dica». Scherza stringendosi di più a me.
«Sei una ragazzina davvero impertinente». Le afferro una mano e me la porto alla bocca, la mordicchio per ripicca.
«Mi ami anche per questo, no?». Riprende l'utilizzo della sua mano e intreccia le sue dita alle mie.
«Decisamente», confesso senza alcun problema.
«Se non volevi parlarmi della tua depilazione, che cosa volevi dirmi?».
«Non so se ho ancora voglia di dirtelo, non mi piace essere deriso in questo modo da te solo perché la mia pelle è liscia come il culetto di un bambino». Metto il broncio e mi fingo risentito.
«Se non l'avessi capito, la mia è solo invidia».
Faccio scorrere le mie dita sulla sua gamba nuda, più volte.
«No, non puoi essere invidiosa, sei liscissima, perciò smettila. Se nomini ancora cerette, depilazioni e cazzate varie, giuro che domenica ti do in pasto a mia madre e non sto affatto scherzando». La minaccio puntandole un dito davanti al viso, che lei afferra al volo e succhia. Così non vale, per niente.
«Se non me lo dici, continuerò a stuzzicarti e ti lascerò insoddisfatto». M'intima lei, passandomi un dito nelle mie parti sensibili.
«Non mi piacciono questi vili ricatti», mugugno.
La afferro per un fianco e la trascino sopra di me. Mi bacia sulle labbra, dapprima castamente, poi il bacio diventa infuocato, risvegliando totalmente la mia voglia di lei.
Si scosta all'improvviso e si siede su di me, tenendomi i polsi bloccati con le mani, un'espressione maliziosa sul suo bel viso. Come posso resisterle?
«Sono felice che quel giorno tu abbia rigato la mia bambina». Confesso, perdendomi in quegli occhi così verdi, così grandi, così perfetti.
«La tua bambina?», ripete con un sorrisetto furbo.
«Sì, hai capito bene, non fare quella faccia. Lei è la mia piccola e tu hai rischiato di distruggermela dopo un solo giorno di vita. Se non fossi stata così meravigliosamente fantastica, probabilmente avrei rigato il tuo macinino con un cacciavite».
«Hey!». Mi colpisce con un leggero pugno sul petto. «La mia macchina non è un macinino!».
«Mi dispiace averti inferto questo brutto colpo, è difficile da digerire, lo so». Sospiro con fare teatrale.
«Scemo!», sbotta un attimo prima di fiondarsi sulla mia bocca e togliermi il respiro.

 
***Note dell'autrice***
Bene, bene, bene… la scommessina l’ha vinta Luca, ma noi non avevamo alcun dubbio, giusto? Riuscirà a riscuotere il suo premio? Chi vivrà vedrà! Hahah! Che ne pensate del dopo cena? Spero sia stato di vostro gradimento! ;)
A martedì prossimo per conoscere un nuovo personaggio! Chi è curioso di sapere di chi si tratta? Ipotesi? *curiosa*
Un grazie enorme a tutti: chi preferisce, ricorda, segue, chi legge in silenzio e chi commenta. Siete fantastici! ♥



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