Sette novembre: retrogusto.
C’è un retrogusto, qui tra noi, sibillino;
amaro come le piogge novembrine
- freddo come il ghiaccio che sembra
penetrarti tra le coste, tra le vertebre
dinoccolate tra uno spasmo ed un brivido;
ma la carne ed i sospiri si dissociano ancora.
Annaspi e graffi il tuo riflesso immaginario;
ti artigli su qualche gracile parola sospesa
nell’alba purpurea; ti soffermi su quelle poche
parole galleggiati in soffici e flebili bolle ancora.
C’è un retrogusto che non mi piace troppo:
s’insinua tra le labbra tumide e rosee,
profumano di caffè e di fragole mature;
sussurrano le stelle e l’equilibrio vacilla ancora.
*