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Autore: Imchichi    13/11/2014    1 recensioni
Stefania è una ragazza dolce e determinata. Non ha paura di mostrarsi per quella che è realmente e non ha paura di lottare per realizzare i suoi sogni. Con l'appoggio della sua famiglia persigue il suo sogno e quello della sua migliore amica Laura di andare a studiare a Buenos Aires. Cosa accadrà in questa magica avventura? Rimanete connessi per scoprirlo.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo
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06:00 a.m 01/03
Non chiusi occhio per tutta la notte. Mezz'ora dopo sarebbe suonata la sveglia. Avrò l'aspetto di uno zombie. Mi dissi: ma sì, alziamoci, tanto non potrei dormire neanche se volessi.
Mi alzai, andai in cucina, guardai fuori dalla finestra e vidi che la luce della cucina di Marco era accesa. Cosa ci faceva Marco alzato a quell'ora?.
Pensai che poteva essere una buona idea preparare un po' di caffè e andare ad offrirglielo. Misi la caffettiera sul fuoco e, mentre aspettavo che uscisse il caffè, andai a sistemare il mio letto.
*toc toc*. Chi era a quest'ora? Pensai.
« Arrivoo! Chi è? » chiesi.
« Chi vuoi che sia alle 06 del mattino? Marco »
Aprii la porta
« Scusami tanto se non sono una veggente. Posso pensare mai che alle 06 del mattino mi vieni a trovare a casa? »
« Ho visto la luce accesa della cucina e l'odore di caffé che sento, esce da qui, e ho pensato di venire a fare colazione con te, se non disturbo, ovviamente. Guardo cosa ho portato! » disse Marco mostrandomi le mani. Tenero lui, ha portato i biscotti per la colazione.
« Hai pensato a tutto vedo ». Risi io invitandolo a venire in cucina.
« Ovviamente, signorina »
Ci sedemmo e gustammo questa prima colazione da studenti universitari. Passò mezz'ora da quando ci sedemmo, ed io ancora dovevo lavarmi i denti e andarmi a vestire. Ero ancora in pigiama, dannazione! Marco, nel frattempo, non sembrava affatto preoccupato. Anzi era calmissimo,ma come ci riusciva? Io stavo morendo dalla paura.
« Ste, se ti vai a preparare, io vado a prendere i documenti per l'immatricolazione, prendo le chiavi della moto e un casco per te e ti passo a prendere. Mi raccomando, vestiti bene, non voglio farmi vedere il primo giorno di lezione con una barbona, mentre io sono figo ». - rise, ma io assunsi uno sguardo serio.
« Cosa vorresti insinuare? Che io non so vestirmi? Non mi pare il caso che tu giudichi il modo di vestire altrui dato che assomigli alla tavolozza di un pittore».
« Suvvia, sto scherzando. Mamma mia come siamo nervose di prima mattina » mi diede delle tenere pacche sulla spalla e poi mi abbracciò.
« Scusa, ma sono troppo nervosa e me la prendo per la minima cosa. Probabilmente andrà tutto bene ed io mi sto facendo paranoie inuili ». - dissi
« Scuse accettate e adesso corri a sbrigarti che alle 8 iniziano le lezioni e non voglio trovare traffico per strada ». Marco e la sua puntualità maniacale. É peggio di me. Io sono sempre puntuale, ma non come lui. Lui ha una vera e propria malattia.
« Okay, okay vado a vestirmi ».
Marco uscì da casa mia ed io andai in camera a scegliere i vestiti. Mmm che avrei potuto mettermi? Ah, certo! Cominciai a rovistare tra le magliette alla ricerca di una maglia a 3/4 molto particolare. Me l'aveva regalata mia sorella Monica prima di trasferirsi in Belgio. Era la sua preferita, e anche a me piaceva in particolar modo, cosí quando é partita, ha voluto cedermela. È una maglia verde bottiglia con le maniche e la parte superiore lavorate con il merletto. Si,decisamente dovevo mettermi quella maglietta. Eccola qui. Presi un paio di jeans e degli stivaletti beije, li indossai e mi fiondai in bagno per truccarmi. 2 minuti e poi pronta. Fatto, dovevo solo prendere le chiavi e i documenti.
Chiusi la porta, e mentre lo facevo, controllai scrupolosamente di avere chiuso tutte le finestre e notai che Marco mi stava aspettando sul pianerottolo pronto a cominciare questa nuova grande avventura. Mi porse il suo casco e notai solo in quel momento che si era sistemato i capelli. Quando li aveva tagliati? Era piú carino del solito.
« Marcolí, ma quando li hai tagliati i capelli? ».
« Ah te ne sei accorta? Beenee,pensavo non te ne saresti accorta mai » rise « li ho tagliati ieri. Ma ieri sera eri troppo nervosa per accorgerti di qualsiasi cosa »
« Hai ragione. Scusami se sono stata un po' distratta in questo periodo »
« Tranquilla, ti capisco. Andiamo? »
« Andiamo » sforzai un sorriso.
Salimmo in sella alla sua Honda CBF 125 e in silenzio ci avviammo verso la tanto attesa UBA. Arrivammo dopo circa 25 minuti nella grande cittadella universitaria e cercammo un posto. Sentii miliardi di occhi puntati su di noi. Per quale motivo tutti ci stavano fissando? Non hanno mai visto una moto?
Un ragazzo stava venendo verso di noi con dei volantini in mano. Si fermò proprio davanti a noi e con molta gentilezza si presentò:
« Salve ragazzi, benvenuti alla UBA. Il mio nome è Nicolas, ma potete chiamarmi Nico, come preferite » disse sfoggiando un sorriso a 32 denti. « E voi siete? »
« Molto piacere, io sono Marco » « E io sono Stefania. Piacere »
« Bene, Stefania e Marco, seguitemi » Nicolas sembrava davvero molto simpatico. Ci ha mostrato un po' l'ateneo che era immenso. Aule, laboratori, auditorium, uffici. Anche lui è un nostro collega, un'anno avanti rispetto a noi, che a quanto pare avrebbe seguito qualche lezione con noi matricole.
« Raccontatemi un po': di dove siete? »
« Io sono italiana, mentre lui è spagnolo » Mi sentii molto più a mio agio, man mano che parlammo con Nico.
« Wow! Sono entrambe molto lontano da qui. Come mai avete scelto proprio Buenos A…»
Non fece in tempo a finire la parola che dalla segreteria, attraverso gli altoparlanti, il suono di una campana diede inizio alle lezioni.
« Accidenti… non mancherà tempo per raccontarmi la vostra avventura. Ci vediamo a mensa? » disse Nico cercando qualcosa nel suo enorme zaino.
« Certamente. A dopo » all'unisono io e Marco.
Nico si incamminò verso la sua aula, io e Marco, invece, ci avviammo verso la segreteria per consegnare tutti quegli incartamenti per l'immatricolazione e per farci dare l'orario.
Prima lezione del primo giorno da matricola argentina: linguistica generale. Il professore stava spiegando, provai a prendere appunti e cercai di seguire più che potevo, ma sentii il disagio pervadermi la pelle. Paura piuttosto che disagio. Paura di non farcela e di non essere all'altezza. Ma, mentre questi pensieri scombussolavano la mia mente, venni riportata al mondo reale da Marco che, vedendomi preoccupata, prese amorevolmente la mia mano infondendomi una strana tranquillità, come se in quel momento, proprio lì, fossimo solamente io e lui. Gli voglio un bene dell'anima. Potrei persino dire, nonostante siano pochi i mesi di conoscenza, di amarlo. Un momento... Amarlo nel senso di amarlo come si può amare un fratello. Gli strinsi la mano come se dovessi stringerla per l'ultima volta e passammo il resto dell'ora a guardarci e a scambiarci sguardi di comprensione. Lui non parlava, ma potevo leggere nei suoi occhi quello che stava pensando. Senza neanche rendercene conto, la lezione era finita e il professore si stava congedando da noi studenti.
Le due ore successive passarono più o meno veloci e considerando che sono più tranquilla, non vedevo l'ora di andare a mensa per incontrare Nico. Come d'accordo, lui ci stava aspettando e aveva persino riservato i posti anche per noi. Al tavolo con lui c'erano anche altre persone: due ragazze e un ragazzo. Nico ci vide mentre con i vassoi cercavamo di raggiungere il tavolo e venne a darci una mano. Arrivati sul posto e una volta presi i nostri posti, Nico ci presentò la sua combriccola.
« Ragazzi, loro sono quelli di cui vi ho parlato stamattina. Lei è Stefania e lui Marco. Oggi per loro è stato il primo giorno qui all'università. Suvvia, non siate timidi ».
Una ragazza dai lunghi capelli rossi e dagli occhi color miele, che non smise neanche per un'attimo di guardare Marco, mi porse la mano e si presentò:
« Ciao,io sono Veronika. Che bello conoscervi, Nico ci stava parlando di voi » disse sfoggiando un sorriso smagliante.
L'altra ragazza era castana, occhi verdi, viso un po' pallido, ma così perfetto da sembrare di porcellana. Sembra molto chiusa, riservata, non parla moltissimo, ma cercò di fare uno sforzo e si presenta anche lei:
« Ciao, io sono Mariana » disse con un filo di voce.
« Ciao ragazze, è un piacere conoscere qualche altra ragazza finalmente, dopo due mesi che sono qui. Io sono Stefania.»
« Ehi ci sarei anch'io, sai?»
Non avevo ancora realizzato che il ragazzo seduto tra Nico e Veronika mi stava guardando. Aveva i capelli nero corvino e gli occhi grigio antracite.
« Scusa non volevo escluderti dalla conversazione. Ti ho visto occupato parlando con i ragazzi che non volevo disturbare. Comunque, piacere Stefania »
« Ehi guarda che sto scherzando » rise « Comunque io sono Julio » continuò porgendomi la sua mano.
Cominciammo a pranzare e a parlare del più e del meno. Niente avrebbe potuto rovinare quel momento. Forse parlai troppo presto. Nel bel mezzo di un' “importantissimo” discorso riguardante i tacchi, ecco che Mariana prese il suo vassoio e, senza dire una parola, se ne andò.
« Che le prende? » chiese Nico a Julio
« Lo sai com'è fatta. Mia sorella è un poco strana »
« Mariana è tua sorella? » chiesi io
« Ehm…sì. O meglio è la mia sorellastra »
« Capisco. Cosa intendi con la frase: "Mia sorella è un poco strana?" »
« Niente di preoccupante. Ogni tanto decide di estraniarsi da tutti,senza alcun motivo » disse Julio continuando a mangiare a più non posso. « È così da che la conosco »
Un motivo deve pur esserci. La gente non se ne va nel bel mezzo di una discussione senza un motivo. Decisi di ignorare quel commento di Julio e finii di pranzare. La giornata fu una presentazione dopo l'altra. Non ricordo nemmeno i nomi di quelli che sono venuti a presentarsi, professori compresi. Non smisi un attimo di pensare a Mariana e al suo strano comportamento. Non ricordo di aver detto qualche qualche cosa che l'abbia potuta offendere in qualche modo. Arrivò il momento tanto atteso: il ritorno a casa. Finalmente, dopo nove lunghe ore, potevo tornare nella mia casetta e starmene in pigiama quanto volevo.
In sella alla moto di Marco, mi lasciai trasportare dalla leggera brezza che passava attraverso un piccolo spiraglio della visiera del casco, e mi addormentai per poi svegliarmi 25 minuti dopo perché arrivati a destinazione. Scendendo dalla moto, Marco mi chiese di cenare con lui, ma dovetti rifiutare, ero troppo stanca. L'unica cosa che volevo era farmi una bella doccia e andarmi a buttare sul letto come se non esistesse un domani.
Prima di andare a dormire, presi il telefono e mandai un messaggio a Marco.
Io: « Grazie per essermi accanto. Sei un'amico. Ti voglio bene. Buonanotte <3 »
Marco: « Non ho fatto niente. Starti accanto è il mio compito. Ti voglio troppo bene. Notte a domani <3 ».
Mi si formò un sorriso e riposai il telefono sul comodino.
Buonanotte anche a te, amica mia.
   
 
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