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Autore: rosa di vetro    13/11/2014    4 recensioni
Cosa fai quando la vita, la tua famiglia e il tuo cognome ti costringono a essere sempre forte? Quando, oltre ai tuoi problemi, se ne aggiunge un altro? E, soprattutto, quando il tuo più grande problema è lui, Scorpius Malfoy, il più dolce dei problemi e il più amaro degli amori?
Cosa succederebbe se il mondo magico fosse una monarchia? Se le due famiglie che si contendono il trono fossero i Potter e i Malfoy? E, se per evitare una guerra imminente, decidessero di fare un patto di pace che preveda il matrimonio del prinicpe ereditario Scorpius con la regina Lily?
Se volete scoprirlo, entrate! Non resterete delusi (almeno spero)!
Storia betata da Lady Viviana
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Harry/Ginny, James Sirius/Rose, Lily/Scorpius, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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Investitura – I prova

 

 

 

( Pov Rose ) Villa Potter, primo pomeriggio

- Disturbo? – una voce ferma e autoritaria mi fa voltare.

Scuoto piano la testa in segno di diniego.

Al mio cenno, le sue labbra si piegano in su. Mi affianca al parapetto, per guardare insieme il paesaggio che si stende di fronte a noi.

- Come stai? - chiedo, con tono dolce.

- Bene - mi risponde, così poso lo sguardo su di lui. La sua figura, alta e composta, ricorda la posizione di un guerriero, con le sue spalle sempre dritte e le mani dietro la schiena. Solo lo sguardo caldo lo distingue.

- Che ne dici di questo posto, ti piace? – mi domanda.

Incrocio il suo sguardo. James ha gli occhi castani che, sotto quella fiocca luce, si confondono tranquillamente con il buio della notte.

- Non è la prima volta che vengo qui - gli rispondo dopo un paio di secondi, in cui mi sono persa nel suo sguardo, come ogni volta che parlo con lui.

A Hogwarts era uno dei ragazzi più ambiti per quegli occhi color cioccolato fuso. Gli davano un’aria misteriosa, che faceva breccia nel cuore di tutte le ragazze che lo incontravano.

- Non sei cambiata, nonostante gli anni, sai? - osserva.

- Sono cambiata moltissimo, in realtà, anche se non sembra. - lo guardo - tu, invece? -

- Cosa ne dici?-

- Non lo so, non ho avuto modo di verificarlo. Sai, come un bravo avvocato è colui che non fa accuse senza avere delle valide prove  – sorride alle mie parole.

 - Hai ragione, da quando sei nostra ospite, non ho avuto modo di fornirtene nessuna. - un finto tono serio si fa strada nella sua voce, mentre si perde ad ammirare il paesaggio con un’espressione corrugata che lo fa sembrare pensieroso. - Ma cercherò di rimediare, avvocato - si volta verso di me con un accenno di sorriso sulle labbra. Incrocia il mio sguardo per un attimo e poi, mettendo le mani dietro la schiena, continua da dove si è fermato - e so anche come! – termina, con un sorriso soddisfatto.

 

 

(Pov Hugo) Periferia della Londra magica, stessa ora, stesso giorno.

Da un po’ non vedo altro che distese e praterie.

- C'è ancora molta strada prima di arrivare? - mi sporgo per farmi sentire da Grisam, il mio accompagnatore, incaricato di portarmi a palazzo.

- No, siamo quasi arrivati. – mi risponde, continuando a rivolgere la sua attenzione alla guida.

- Non si potrebbe accelerare un po'? - propongo.

- Mi dispiace, non posso, perché questa strada si trova su un posto sacro. È vietato – spiega.

- Ma questo posto sacro non era ventiquattro chilometri più indietro? -

- Quello era un altro posto sacro –

Ok, io lo ammazzo. No, davvero: è da più di tre ore che andiamo a questa velocità

Siamo anche più lenti di una lumaca.

Mi abbandono sul sedile, esausto e infastidito. Questo tizio mi dà sui nervi.

- Dove siamo esattamente?- chiedo, per l'ennesima volta.

- Nella periferia di Londra. -

Questa frase, nelle ultime tre ore, l’ho sentita parecchie volte. A quanto pare, la periferia è più grande della città stessa, qui, visto il tempo che ci vuole per attraversarla.

Sospiro, mentre infilo la mano in tasca, estraendo il mio cellulare.

Dopo aver lasciato Cipro, la mia connessione è diventata instabile, quindi non ho avuto la possibilità di rispondere a Mike. Ah, se solo fosse qui davanti a me: gli farei diventare il viso bordeaux a forza di schiaffi!

Sospiro nuovamente, mentre con la mano destra muovo il telefono da un lato e poi dall'altro, cercando disperatamente di ritrovare internet. Dannato questo posto, mia sorella e tutta questa idea di venire qui! Chi me lo ha fatto fare?

Sono un babbeo, a quest'ora sarei potuto essere a casa mia a giocare alla playstation, mangiare patatine e pizza. Che bella la vita!

E invece? Mi trovo in quest'auto da più di tre ore, a cercare disperatamente di ripristinare la mia amatissima connessione Povero me, come farò a vivere con questa delusione?

Alzo lo sguardo su Grisam; quell'uomo assomiglia in modo incredibile a Mike, ha gli stessi tratti e lo stesso fisico. L'unica differenza è il carattere, uno è rozzo, sfacciato, arrogante e con un ego sproporzionato, tanto quanto l’altro è gentile, educato e paziente.  Insomma un angelo e un diavolo.

Sorvoliamo sul fatto che, molto probabilmente, se Grisam non avesse il compito di portarmi sano e salvo a palazzo, sarebbe stato lui il primo ad affogarmi. Ma questo è solo un dettaglio, di cui ad essere sincero sono io la colpa.

Il fatto è che sono molto arrabbiato con Mike e solo per questo posso essere giustificato nel mio comportamento non molto educato nei suoi confronti. Quel pover’uomo non ha nessuna colpa, anzi, ammetto di avere un po' esagerato, stuzzicandolo e cercando in tutti i modi di fargli perdere le staffe.

Il punto è che Mike che mi ha sbattuto in faccia la sua felicità, inviandomi quelle foto della festa di Ana in cui si vede lui con quella faccia da ebete che si diverte a provarci con lei.

Sospiro, perché volevo esserci io al suo posto. Cosa mai può trovarci lei in lui?

Non sa fare le battute e non è poi così bello, anzi, non c'è niente in lui, per non parlare del fatto che è un ignorante.

Faccio cadere lo sguardo su Grisam; forse, in fondo, Mike non è così male. I capelli neri e gli occhi nocciola, dopotutto, fanno il loro effetto.

Il lato positivo, però, è che io tra non molto sarò in un castello, invece quell’insulso traditore no. Mi divertirò molto e, quando tornerò, gli sbatterò in faccia tutto quanto.

Magari incontrerò anche qualche bella principessa desiderosa del mio aiuto!

- C'è ancora molto da aspettare? - farfuglio.

Grisam si gira verso di me con un’espressione molto calma e con un sorriso un po' tirato - no, manca poco – e, senza aspettare risposta torna a concentrarsi sulla strada.

Ecco, questa è la prova che non è lui che vuole disfarsi di me. Sono io che, a causa della stanchezza, sono diventato un pazzo paranoico che vede ovunque attentati alla sua vita.

A questo punto, dopo le miriadi di provocazioni, se fossi lui e lui-me fosse costretto a rispondere a tutte le domande che mi pone, non sarei riuscito a sopportarmi e già mi sarei ucciso.

Ma lui non l'ha fatto e quindi sono al sicuro.

E, ora che mi sono tolto questo peso dalla coscienza, posso cercare di dormire.

Ho sonno, tanto sonno, così tanto che, se il diavolo mi proponesse un patto in cui devo vivere per l'eternità, costretto ad ascoltare tutto ciò che esce dalla bocca di Mike, ma in cambio mi fosse concesso di dormire, in un grande e morbido letto, accetterei.

Sto impazzendo.

- Perché non ci materializziamo direttamente a palazzo? – chiedo, per la dodicesima volta consecutiva.

- La magia è di proprietà del re e della regina - ripete lui.

- Ironico -

- cosa? - dice seccato, cercando di controllare la voce. Mi chiedo se sia il caso di stuzzicarlo ancora. Poi penso subito a Mike e ogni dubbio sparisce.

Non è colpa mia questa enorme somiglianza. E ciò rende la mia vendetta migliore.

Lo so, è meschino vendicarmi di Mike su questo povero uomo che non c'entra niente, ma pensare a quel disgraziato e a ciò che mi ha fatto e scaricarmi su questo tizio che sembra una sua copia, mi rilassa.

Alzo lo sguardo e, notando il suo sguardo su di me, mi ricordo che devo rispondere.

- Ironico è che, in una città chiamata Londra magica, di magico ci siano solo due persone, mentre tutti gli altri sono persone comuni e normali che non hanno di magico che i nomi. -

Vedo la sua esitazione, mentre cerca una risposta da darmi. Ci pensa un po' su, cercando per controbattere ma suppongo.

- Non siamo normali come i babbani, perché nelle nostre vene scorre la magia che usiamo e impariamo a manovrare per tutti gli anni di studio ad Hogwarts. Poi, però, secondo le leggi, i nostri potevi vengono sigillati, in modo da non poterli usare. L'unica eccezione è quando il re e la regina sciolgono il sigillo -

- Non capisco il senso di tutto ciò -

- Si dice che tempo fa la magia fosse gestita in modo diverso, che ogni individuo ne possedesse una parte ma era allo stesso tempo parte di essa in quel periodo presiedeva l’armonia. Tutti i maghi erano uniti e insieme proteggevano le tradizioni e custodivano i segreti. - lo interrompo.

- Ma, ad un certo punto…? - lo invito a sorvolare sulle descrizioni ed andare al sodo.

- Ad un certo punto due gemelli hanno fatto una scoperta che ha portato a tumulti popolari; allora è intervenuto il Consiglio, che ha chiesto al re e alla regina di evocare il sigillo,  così che nessuno potesse usare o anche solo ricordare quel potere. Era un modo come tanti per evitare guerre . -

Lo guardo per un po', ma non dico niente. Sarò pure uno che non ha niente a che fare con questo posto o questo popolo, ma di storie ne conosco tante e in questa ci sono molti buchi e domande che non hanno risposto.

Per esempio, chi garantiva al Consiglio che il re e la regina non avrebbero usato quel potere a loro favore? Dopotutto lo sanno tutti che il potere dà alla testa, anche nel mondo babbano da cui vengo io. E poi, cosa hanno scoperto di così importante quei due gemelli da portare il popolo  sull’orlo di una guerra civile? Come hanno fatto a creare un sigillo? Se, come aveva detto Grisam, prima la magia era divisa allo stesso modo e ognuno ne aveva una parte, come hanno fatto i consiglieri, che avrebbero dovuto essere semplici maghi come altri, a sovrastare tutto il popolo e a sigillarla?

- Ecco, siamo arrivati! - la voce allegra del mio autista mi scuote dai miei pensieri, facendomi sobbalzare.

Alzo lo sguardo e noto una costruzione che sembra tutto, tranne che un palazzo. Il solo chiamarlo castello, poi, ridicolo.

 L’edificio, altissimo, s’innalza fino a toccare il cielo ed è in pietra, delle dimensioni di un enorme quartiere Sembra uscito da una favola, una di quelle che Rose era solita leggermi quando ero piccolo.

 Sposto lo sguardo per tutta la lunghezza di quel castello che, senza dubbio, ha un’aria maestosa.  I miei occhi corrono lungo tutto il suo profilo, costellato di torrette appuntite e dominato da un alto mastio di guardia.

- Questo posto è...- mi interrompo, senza sapere veramente cosa dire e senza trovare la parola adatta.

Enorme? Stupendo? Imponente? Spaventoso?

 Sì, ma non solo.

 

 

(Pov Lily) Nel frattempo, nella sala del Consiglio, Palazzo Reale

Prendo Scorpius per il polso, e lo trascino un po' lontano dal Consiglio, lui mi segue, ancora sotto shock.

Mi fermo e faccio comparire un bicchiere con dell'acqua, per poi porgerglielo.

Scorpius lo prende tra mie mani, se lo porta alle labbra con movimenti meccanici, ne prende un sorso e poi lo allontana dal viso, senza smettere di guardarlo stordito.

È così da quando ho annunciato che il rito dell'investitura sarà oggi.

Lo prendo per le spalle e lo scuoto per qualche secondo, per farlo tornare in sé.

Alza lo sguardo su di me - non c'è tempo. Riprenditi subito. - scandisco le parole, senza togliere gli occhi dai suoi, cercando di fargli capire quanto sia importante che si calmi.

- Non è il momento più adatto per farsi prendere dal panico o dallo shock. - continuo a mantenere il contatto visivo - tu non sei il tipo che si fa prendere dal panico, quindi riprenditi e torna in te! -

Lo guardo: chiude gli occhi e fa un respiro profondo.

Quando li riapre, vedo che è tornato normale e tiro un sospiro di sollievo.

Lascio scivolare le mani sulle sue braccia e mi sposto di un passo indietro. Preoccupata com'ero a farlo tornare in sé, mi ero avvicinata troppo.

Sembra più calmo, mentre lo incoraggio con un piccolo sorriso a bere ancora.

Resto a guardarlo mentre sorseggia e mi faccio cullare dall’alzarsi e abbassarsi delle sue spalle.

- Stai calmo. Non farti prendere del panico, non serve a niente - alza lo sguardo su di me - La prova che t’inizierà all'investitura è una sciocchezza. Devi solo dimostrare coraggio, sangue freddo e buona inventiva. Non è difficile, ce la farai, fidati di me. - sorrido, incoraggiante.

Lo vedo irrigidirsi e mi accorgo troppo tardi di quello che ho detto, mordendomi la lingua.

- Non… - si schiarisce la voce - non credo sia possibile. Io non mi fido e non mi fiderò mai più di te. E tu sai anche il perché… - la rabbia torna ad ardere nel suo sguardo e i suoi occhi s’induriscono, perciò indietreggio di qualche passo, senza togliere lo sguardo dal suo. Mi sento scottata nel profondo.

- Fai quello che vuoi. - rispondo con tono rauco - Buona fortuna - mi giro e, senza voltarmi, mi allontano da lui.

Per l'ennesima volta mi ha ferito, e per l'ennesima volta, gliel'ho permesso io.

Che stupida!

 

 

(Pov James) Distese attorno alle stalle del castello

 - Dove andiamo? - mi chiede Rose, spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

La osservo, beandomi della nota di curiosità che sento nella sua voce e dei suoi occhi, che si muovono frenetici alla ricerca di un indizio su dove ci stiamo dirigendo.

Sorrido, perché quando l’ho vista, per la prima volta dopo tanto tempo, ho pensato che probabilmente non era più la stessa persona. Mi sbagliavo molto, però, perché lei è sempre la stessa, indipendentemente dal tempo passato lontano da me.

- Ricordi quando, da piccoli, ci riunivamo qua? - mi giro verso di lei, incrocio il suo sguardo e lei annuisce distrattamente, molto probabilmente perché ha già a capito dove voglio arrivare, oppure perché sta cercando di riportare a galla i ricordi legati all'infanzia.

La guardo, mentre mi camminava a fianco, persa nei suoi pensieri. Sposto per qualche secondo lo sguardo davanti a me, poi, quando mi volto di nuovo, la vedo perdere l'equilibrio e inciampare in un ramo caduto.

 

Non appena il pensiero che sta cadendo si forma nella mia mente, il mio corpo si muove da solo, i miei muscoli si contraggono ed io mi sporgo in avanti e l'afferrò per i fianchi un secondo prima che tocchi terra.

- Grazie – farfuglia, ancora frastornata, rimettendosi in piedi. Aspetto un po’; quando si riprende, le porgo la mano, lei l'afferra e torniamo a camminare.

Ogni tanto un tronco caduto si presenta davanti a noi e allora io l'aiuto a salirci sopra e poi, quando salta, la prendo per i fianchi, facendola scendere accanto a me.

A ogni contatto, però, in me si scatena una reazione che non è né nuova, né diversa o unica. È come se un sentimento del passato tornasse a manifestare la sua presenza.

Ogni contatto è la pazzia per una cellula ed elettricità per tutte le altre.

Ogni contatto scatena un turbine che, però, io ignoro.

Dieci minuti dopo, per fortuna, davanti ai miei occhi compaiono i recinti e le stalle, così mi fermo e Rose fa lo stesso: Siamo finalmente arrivati.

Quando eravamo piccoli, il più delle volte, durante le vacanze, ci piaceva venire in questo posto. Era il nostro posto, un luogo dove potersi rifugiare e stare in pace senza che nessuno ci disturbasse.

Mi giro a guardarla e i suoi occhi s’illuminano - Sogno? – domanda.

Annuisco - Sogno -.

La sua mano scatta a coprire la bocca, che si è allargata per la sorpresa.

 

 

(Pov Scorpius) Sala del Consiglio, Palazzo Reale

Guardo tutti i consiglieri che in semicerchio, mi osservano attentamente.

Lily si allontana da loro e si avvicina a me, lentamente.

- Ti porterò io nel tempio del Supremo Consigliere – spiega, neutra.

Poi, girandosi verso gli anziani, si avvicina al centro e mi fa segno di raggiungerla, mentre pronuncia l’incantesimo.

- Porta ostendit et aperit pro me. Porta concedit me intrare ad templum sacrum -

Come ore fa nella nostra camera da letto, muove l'indice nei segni incisi nella pietra.

Sotto il suo tocco, anche questa volta si crea uno squarcio abbastanza grande da farci passare.

Mi fa segno di entrare. Obbedisco, senza dire niente.

Fra poco devo incontrare l'uomo più potente al mondo, il Supremo Consigliere.

Quasi nessuno l'ha mai visto, ma si dice che possieda un potere immenso e abbia più di mille anni.

So così poco sui riti del Consiglio che non riesco a far a meno di provare paura.

 In fondo, so solo quello che i consiglieri mi hanno detto, ovvero che devo superare una prova, e ciò che Lily mi ha consigliato. Lei è stata gentile ed io l'ho trattata male, ma non sono riuscito a sopportare questi suoi sbalzi d'umore.

Prima, nella nostra stanza, abbiamo litigato e dopo lei mi ha parlato in quel modo dolce e premuroso, dandomi addirittura dei consigli e questo mi ha confuso. Non la capisco e, sinceramente, sono stufo di provarci.

Prima mi allontana, poi si avvicina, prima mi tratta come un idiota, e poi cerca di farmi accettare dai consiglieri.

Cosa vuole esattamente da me?

Perché non ne posso davvero più, deve decidere: o mi odia, o mi ama. Non rimanere sul confine tra i due.

A quell'ultima esclamazione, una voce fastidiosa si fa strada nei miei pensieri.

E tu, Scorpius? Dove sei?

Scaccio la domanda e attraverso lo squarcio.

Non trovo resistenza, quando faccio un passo nella luce, allora ne faccio altri due e la sala e i consiglieri scompaiono, mentre davanti a me si apre un ambiente completamente differente da quello in cui sono solito vivere

*Wow* penso, restando senza fiato. Lascio correre lo sguardo su quella strana struttura e non riesco a non restare ammaliato da quel posto: È illuminato, ma lo percepisci come buio, quasi oscuro, un insieme tra equilibrio e caos, perché "senza caos l'armonia non esiste".

Si tratta di una semplice piattaforma, molto vasta, fatta di un’unica pietra. A contrastare questa semplicità, però, ai due lati si estende una fila di colonne simili a statua di donne, che distano l'una dall'altra circa due metri. Tra di esse non ci sono, né archi, né soffitto a unirle. Al centro, invece, c’è una fontana molto particolare.

Mi avvicino a guardarla: l'acqua al suo interno gira al contrario. Osservo con maggiore attenzione quella piccola costruzione dalla base a forma ottagonale: Al centro si erge una piccola colonna di vetro e, sospesa proprio sopra,c’è una clessidra, che riconosco subito come la leggendaria clessidra del tempo di cui mi raccontava papà la notte. La guardo incantato, mentre attorno ad essa l'acqua dalla vasca sale, per poi scendere di nuovo in piccoli getti.

Allontano lo sguardo e noto Lily poco più in là, intenta a parlare a bassa voce con una figura incappucciata, la postura alta e dritta e le spalle larghe e possenti mi fanno capire che si tratta sicuramente di un uomo.

Ero così occupato a guardami attorno, che non l'ho vista entrare.

Faccio piccoli passi in avanti senza farmi notare, cominciando a sentire le voci distinte dei due.

Faccio finta di niente e torno a guardarmi attorno.

 E’ allora che noto la nebbia che avvolge la piattaforma, impedendo di vedere al di fuori di essa, e, quando abbasso lo sguardo, noto subito che anche i miei piedi ne sono ricoperti, tanto da impedirmi di vederli.

Continuo ad ammirare il posto, cercando però, allo stesso tempo, di sentire qualcosa.

Allungo l'orecchio.

- Non puoi chiedermi questo, Lilian – come l'ha chiamata? – sai bene cosa potrebbe succedere, se scoprisse...- non riesco a capire le ultime parole, perché le vengono praticamente sussurrate.

Continuo a guardare le colonne a forma di donne greche, notando ogni dettaglio, senza però mai smettere di ascoltare.

- Non ti preoccupare, non può succedere niente. Sono passati anni e poi...  è tutto sotto controllo…-

Non riesco a seguire il filo del discorso, in quanto molte parole non mi arrivano.

- Capisco… Non è un mio problema e lo sai, ma sei sicura.... Sono affari tuoi... Sotto la tua responsabilità -

- Ne sono sicura – risponde, sbrigativa, Lily - Mi dispiace, volevo avvisarti prima, ma sono rimasta bloccata da quel lavoro... Un altro giorno verrò e ti spiegherò tutto... Certo. - Lily abbassa lo sguardo e, notandomi, si schiarisce la voce e dice, a voce un po' più alta:

- Dunque, come ti ho già detto prima, chiamami quando finite, sarò qui per la seconda parte. Buona fortuna.  A presto! - e fa un passo indietro, mentre il Consigliere s’inginocchia - Sempre ai suoi ordini, mia Regina. - il tono è solenne, ma il piccolo particolare del "mia" mi fa schizzare letteralmente, mentre mi convinco che probabilmente è vero, dato che lei è la Regina di tutti, quindi anche sua.

Lily mi oltrepassa senza degnarmi di uno sguardo, ma si ferma subito dopo e, dandomi le spalle, dice - Fa del tuo meglio - prima di andarsene com’è entrata.

Mi volto subito verso la persona che mi avrebbe fatto fare la prova, aspettandomi qualcosa.

Lui mi squadra per un attimo e poi, sospirando, si va a sedere nella poltrona bianca posta dietro la fontana, indicandomi con un cenno quella di fronte.

Subito arriva un vassoio, portato da due lucine della stessa intensità e della stessa misura di Sieli, da che deduco che siano due anitaf. Li guardo per un attimo, mentre armeggiano con le tazzine e lo zucchero, poi sposto la mia attenzione verso l'uomo incappucciato davanti a me.

Indossa un lungo mantello color cenere completo di cappuccio, le cui cuciture centrali sono tre semplici linee, bianca quella al centro, nere le altre.

Porta una maschera semplice, senza nessun segno che ti faccia capire qualcosa del suo volto e gli occhi castani, l’unica cosa che si nota, sono posati su delle pergamene.

Si china a disegnare, ma dalla mia posizione non riesco a vedere niente.

Una delle due anitaf, una creatura molto affascinante, mi offre una tazza di tè, che accetto volentieri.

 Comincio a sorseggiarlo, attendendo le istruzioni sulla prima parte dell'investitura. O che, almeno, mi rivolga la sua attenzione.

Aspetto e aspetto ma, a quanto pare, non è intenzionato a posare la piuma per dedicarsi alla mia prova.

- Impaziente? - mi chiede, alzando il volto.

- No - mento.

- Non mentire - lo guardo negli occhi: c'è qualcosa di famigliare in essi e non riesco a capire perché.

Distolgo lo sguardo - Quando cominciamo? -

- Che cosa? - risponde lui, puntandoli nei miei.

- La mia prova. Quando la cominceremo? -

- Nessuna prova. – s’interrompe per guardarmi - non ce n’è bisogno - continua.

- Non capisco - comincio ad agitarmi, senza neanche volerlo.

Cosa vuol dire?

- Cosa sai dell'investitura di un re? - domanda, lasciandosi scivolare sullo schienale senza, però, togliere gli occhi dai miei.

Sebbene perplesso, rispondo con ciò che so: - Serve per congiungere il re con la fonte e il potere che giace in essa. È divisa in due parti: la prima è una prova che lo aiuta a superare le difficoltà a cui va incontro come custode, mentre la seconda lo unisce alla sua parte della fiamma dell’Exoren, ovvero il potere della fonte. -

- Sai che Sua Altezza, la Regina Lilian, quando ha dovuto superare la prova non aveva ancora compiuto quindici anni? - S'interrompe.

Non rispondo

- La sua prova è stata la più difficile tra tutte quelle che ho presieduto. E credimi, se ti dico che ne ho viste tante, di queste cerimonie. Ci sono quelle più semplici e quelle più difficili. E no, non la scelgo io.-

Abbasso subito lo sguardo, imbarazzato per averlo pensato.

- Dipende da ciò che manca in quel momento nel cuore della persona che vi è sottoposta. Milady, quando è venuta, era appena uscita da Hogwarts, con un grande fardello, una famiglia a pezzi e tutti contro. Nessuno credeva che una ragazzina fosse in grado di regnare su un territorio vasto come il nostro. Non ti dico quanto è stato difficile per lei avere il rispetto e la fiducia assoluta di tutti!

Ma non è questo il punto, la prova per lei, infatti, è stata una tra le più difficile perché in lei c'era confusione, stanchezza, incapacità e molta insicurezza sul da farsi. La prova ha riportato fuori tutto, chiedendole di affrontarle. Un intero labirinto che ha dovuto districare e affrontare, per poter superare la prova.  -

Lo ascolto senza capire che cosa c'entra tutto questo con me.

- Re Harry ha dovuto affrontare uno specchio che rifletteva la sua immagine, perché il suo tormento era quello più normale e comune di tutti. – s’interrompe nuovamente e, incrociando il mio sguardo, mi chiede – Dimmi, Scorpius, cosa rende tale un essere umano? -

- Cadere in errore – rispondo, in automatico.                                  

Mi sorride sotto la maschera - Esatto, ma è anche e soprattutto chiedere perdono. - si versa del tè.

- Un re non chiede mai perdono - lo guardo mescolare con il cucchiaino, mentre parla.

- Ma un re è un essere umano. Harry, con la sua prova, aveva capito che un re non chiede perdono, ma un essere umano sì. E, se il re non riesce a chiedere perdono, allora non sarà mai in grado di dominare la fiamma ardente dell’Exoren senza farsi piegare da essa e perdere la testa, diventando un re senza limiti che si fa guidare dalla follia e dall'egoismo -

- Capisco, ma tutto questo cosa c'entra con me? Perché io non posso fare la prova, che sia facile o difficile? - lo interrompo.

Scoppia a ridere, divertito, poi risponde:

- Prima di tutto devi cominciare ad avere pazienta, ragazzo mio. Ciò che volevo spiegarti è che la tua non sarà una prova vera e propria, ma un piccolo viaggio nel tempo che ti aprirà gli occhi su alcune cose e risponderà ad alcune tue domande. -

Posa la tazza vuota sul tavolo, si alza, si dirige verso la fontana ed io lo seguo. La clessidra comincia a girare da sola appena ci arriviamo e quando il consigliere s’immerge nella fontana sparendo nell'acqua, lo imito.

 

Faccio correre lo sguardo attorno: Un prato verde e un lago dalle acque calme, ma molto scure, quasi nere.

Riconosco subito il posto come il lago nero di Hogwarts.

Mi guardo attorno confuso e mi accorgo spaventato che il Supremo Consigliere non è più con me.

Comincio a camminare cercando di capire cosa devo fare.

Sento delle voci e mi volto per vedere a chi appartengono: davanti a me, due ragazzi  parlano allegramente. Sento un tuffo al cuore e perdo un battito appena noto di chi si tratta. Sapevo fin dall'inizio che mi sarei ritrovato in un ricordo, ma speravo che non fosse legato a lei. Quanto mi sbagliavo!

*Scorpius, benvenuto all'inferno!* penso *Altro che semplice viaggio…* concludo, rassegnato, con un sospiro.

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NDA: 

 Sono tornata gente! Come va a scuola? tutto apposto?

pensavate che fossi morta? ehm... no non lo sono. Comunque, sono in ritardo... so anche questo. Mi dispiace molto e spero che questo capitolo vi piaccia.

L'ho fatto lungo e con molti pov, spero che sia stato di vostro gradimento e che non vi siate annoiati leggendolo.

Volevo farvi notare alcune cose che mi hanno resa molto felice: non so se vi ricordate di quel progetto che avevo proposto sulle storie incomplete, ho trovato e letto alcune storie e ho pure contattato alcuni autori, purtroppo non tutti hanno risposto ma alcuni lo hanno fatto e hanno intenzione di ridare vita alle loro storie dimenticate.

aww che bellezza!!!! che felicità!! non è una bellissima cosa?

Volevo dire anche un altra cosa (anche se non so se si puo fare?! sul regolamento nn mi risulta sia vietato. se mi dite che lo è, cancello il sms): vorrei sapere se qualcuno di voi ha  Harry potter e la camera dei segreti la vecchia edizione e ha intenzione di venderla o comunque conoscete qualcuno che la vuole vedere?
sono disperata, non la trovo da nessuna parte perche non viene piu stampata: ne su internet ne nelle librerie!!
detto cio credo di aver detto tutto
ps: ho dimenticato di ringraziare la mia favolosa beta che in tre giorno ha betato il capitolo. Sei unica, grazie mille!
Pps: ringrazio i tre che hanno recensito lo scorso chap, chi ha messo la storia tra le preferite, seguite e ricordate.
Rosa di vetro
  
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