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Autore: daisyssins    14/11/2014    13 recensioni
"...Le sembrava quasi impossibile non dare “troppo peso” ad una persona come Luke Hemmings, perché certe persone, quando ti entrano dentro, non è che tu possa farci un granché. Lei lo odiava, non aveva mai odiato tanto una persona quanto lui, sapeva chi era, aveva paura di lui, una fottuta paura, perché le ricordava tutto quello da cui stava scappando."
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«Sei strana. E sei bellissima» sussurrò lui come se fosse la cosa più naturale del mondo, facendo scorrere le dita tra i capelli corti della ragazza.
Phillis sbottò in una breve risata sarcastica, prima di «E tu sei matto.» rispondere divertita.
«Io sarò anche matto, ma tu resti strana. E bellissima.»
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«Luke, ho paura, stai perdendo sangue..»
«Ancora non te l'hanno insegnato, Phillis? Il sangue è il problema minore. E' questo ciò che succede quando cadi a pezzi.»
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La verità ha un peso che non tutti, e non sempre, hanno la forza di reggere.
Trailer Pieces: https://www.youtube.com/watch?v=vDjiY7tFH8U&feature=youtu.be
Genere: Angst, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Breakaway.



 
Indifferenza.
Era questo ciò che, guardandosi in giro, Luke vedeva. Solo completa, beata indifferenza che gli bruciava gli occhi, gli riempiva la testa e cancellava ogni colore. Lui non sapeva come fare, per essere totalmente indifferente. Poteva sembrarlo, ma il più delle volte non gli riusciva neanche tanto bene, che lui le emozioni ce le aveva, non era mica un automa.
Lui poteva ancora dire di provare qualcosa.
Vedeva le persone scorrergli attorno, portare avanti le proprie vite con gesti meccanici, di routine, senza mai scocciarsi. Senza mai pensare che, magari, qualcosa per migliorare la situazione c’era e doveva essere fatto. Si accontentavano tutti di un tenore di vita mediocre, nella media, e così lasciavano che scorressero gli anni.
Luke si chiedeva come si sarebbero sentiti nel momento in cui, guardandosi alle spalle, avrebbero capito di aver sprecato anni interi a non fare nulla, a rimanere nell’ordinario. Lui, dal canto suo, non aveva molta scelta.
Era stato costretto in una vita che non sentiva come sua, a prendere scelte che non avrebbe mai voluto prendere, compiendo azioni che non avrebbe mai voluto compiere. Aveva scoperto cosa fosse la rabbia, lui. La utilizzava come strumento di protezione, ci si nascondeva dietro, la usava contro le persone come fosse stata un’arma.
Non si fidava di nessuno, teneva tutti lontani così.
Le persone erano troppo cieche per rendersi conto del fatto che Luke aveva solo paura, e lui dal canto suo si convinceva che non era un problema. Non aveva bisogno degli altri, fintanto che c’erano Calum, Ashton e – nonostante tutto – Michael.
Eppure, qualcuno che si ribellava all’indifferenza come lui c’era.
Lo aveva capito quella mattina, quando uscendo di corsa da scuola aveva urtato Phillis Turner per errore. Lei non gli aveva risposto male come suo solito, non gli aveva ricambiato il favore con una spinta che comunque non lo avrebbe smosso.
Anzi, non si era neanche mossa di lì, ferma sul terzo gradino della scuola, intenta ad osservare avanti a sé come se avesse visto un miraggio.
Incurante della gente che le camminava intorno, degli sguardi perplessi degli studenti, intenti a sospirare per la ritrovata libertà, dopo sei ore di strazio.
Luke si era fermato poco lontano da lei, la aveva osservata.
Aveva seguito il suo sguardo e – quando aveva intercettato l’oggetto del suo sgomento – aveva sentito il sangue gelarsi nelle vene.
Perché Andrew Turner era lì, in piedi, con quell’aria un po’ indolente che sempre l’aveva caratterizzato; i capelli brizzolati erano ricci e scompigliati sulla fronte, il naso aveva lo stesso taglio di quello della figlia, così come il suo essere così alto, caratteristica che Phillis aveva ereditato.
Quell’uomo, all’apparenza tanto comune, gli aveva insegnato cosa significasse avere paura. E non una paura futile, come quella di un bimbo che non sa nuotare quando si trova davanti alla grandezza del mare; una paura sottile, graffiante, quasi palpabile, come quella di un uomo davanti ad un coltello che minaccia la sua vita. A causa sua aveva scoperto come ci si sentiva, ad avere paura non per sé stessi, quanto per la vita delle persone a cui vuoi bene.
Anche se questo era prima. Prima che Luke diventasse quello che era, prima che perdesse la fiducia, prima che le persone a cui credeva importasse qualcosa di lui svanissero nel nulla, come figure di fumo.
Prima che quell’affetto per il quale tanto aveva temuto, marcisse dentro di lui, facendo nascere la rabbia, l’odio.
In quel momento, però, il problema era un altro. Nonostante la paura Luke non riusciva a distogliere lo sguardo dalla figura di Phillis. Se ne stava lì immobile e, diamine, quanto avrebbe voluto che facesse qualcosa. Qualsiasi cosa. Che si arrabbiasse, magari. Ma anche che sorridesse e corresse ad abbracciare quell’uomo che lui odiava, non gli importava. Gli sarebbe andato bene.
Reagisci, cazzo!” avrebbe voluto gridarle, e poi scuoterla, farla risvegliare da quello stato di trance in cui sembrava essere caduta. E invece no, se ne stava seduto lì con Michael vicino che cercava di captare ogni suo minimo pensiero, e la osservava stare ferma e non reagire.
Lui l’aveva capito, ormai, che la paura era il punto debole della Turner. Così come la rabbia era il motore che riusciva a farla reagire, che la svegliava. Gli piaceva osservarla quando si arrabbiava, mentre gonfiava le guance infastidita e poi dava aria alla bocca rispondendo con frasi dure, magari. Era comunque qualcosa.
Poi, dopo minuti interi passati in silenzio, la ragazza scattò di lato e corse fuori dall’uscita posteriore della scuola, allontanandosi da lui, ma anche da suo padre.
“Merda” esalò Michael, quando vide l’uomo darsi da fare per seguirla. “Secondo te perché è tornato?”
“Di sicuro non per una visita di piacere” gli rispose Luke, che con lo sguardo seguiva ancora la figura di Andrew Turner.
“E la ragazza? Che cazzo le viene, di scappare così?”
Luke si strinse nelle spalle. “Ed io cosa ne so? Non è che me ne freghi chissà quanto”.
Michael riconobbe la bugia, ma non disse niente. Annuì, scrollando le spalle.
“Andiamo al Buco? Ashton e Calum sono già lì” propose svogliatamente.
Luke non rispose, si limitò ad aggiustarsi lo zaino su una spalla e superare l’amico, camminando verso il cancello principale della scuola.
 
 

Phillis non capiva quello sentiva.
Non riusciva a mettere in ordine le emozioni, non riusciva a districarsi, a trovare una via d’uscita in quel labirinto di sensazioni contorte ed ingarbugliate.
C’era stata la sorpresa, una punta di felicità, la speranza che il padre fosse tornato per restare. Poi il pensiero di tutti quei mesi passati da sola, con una madre che riempiva il vuoto dovuto alla mancanza del marito con una persona diversa ogni sera, si fece sentire.
Così era arrivata la rabbia. La rabbia, la tristezza, il dolore, la delusione. E infine la paura.
La paura di sentire di nuovo quel vuoto, quella solitudine che aveva provato quando suo padre se ne era andato di nuovo, alcuni mesi prima. Tutto quello che chiedeva era qualcuno che restasse nella sua vita. Le sembrava di vivere in una stazione, con persone che vanno e che vengono ma senza mai fermarsi più del dovuto. E poi c’era lei, ferma ed in piedi in quella stazione, senza la possibilità né la forza di andare via.
Era l’unica che rimaneva, lei. Ma a volte quella situazione le stava stretta.
Scappare le era sembrata l’unica via di uscita ma, in quel momento, non ne era più tanto sicura.
Si fermò solo quando i polmoni cominciarono a bruciarle, guardandosi intorno. Era una delle strade principali di Sydney, quella. Neanche troppo lontana da casa sua. Eppure “casa” in quel momento era l’ultimo posto dove sentiva di volersi rifugiare.
Si calcò il cappuccio grigio della felpa in testa, poi cominciò a camminare, stavolta con un passo più tranquillo. Il cielo sopra di lei era plumbeo, il vento sferzava. Le sembrava impossibile, ma anche la giornata si adattava al suo umore.
Prese a girovagare senza una meta fino al momento in cui non sentì dei passi alle sue spalle, che si interruppero quando anche lei si fermò. Diede un’occhiata veloce dietro di sé, senza voltarsi davvero.
C’era solo una persona, un uomo avvolto in un distinto impermeabile scuro, con un paio di Ray-Ban neri che coprivano i suoi occhi, ed un cappello grigio calcato in testa. Guardava le vetrine di un ristorante con un apparente e vivido interesse, senza degnarla di troppe attenzioni. Ma, appena riprese a camminare, Phillis ne fu sicura: quell’uomo seguiva lei. Perché anche i passi alle sue spalle ripresero con nonchalance, scandendo un’andatura tranquilla, sicura.
Si guardò intorno considerando l’idea di entrare in qualche negozio, ma pensò che sarebbe stato l’equivalente di chiudersi in trappola, quindi continuò a camminare e fare finta di nulla. Prese il cellulare e cominciò a scorrere i messaggi inviati, per avere qualcosa da fare, fin quando lo schermo non si illuminò, mostrandole che un nuovo messaggio effettivamente c’era.
 
23/09/2014 14:45
Gira a destra dopo il parcheggio.
 
 
Il mittente era un numero non salvato in rubrica, che comunque non le diceva nulla.
Eppure nel leggere quella frase riuscì a sentire una sola voce nella propria mente, che scandiva le parole soffermandosi troppo a lungo sulle vocali, a causa di un difetto di pronuncia.
 
 
23/09/2014 14:47
Hemmings?
 
 
 
Rispose frettolosamente, mordicchiandosi le labbra nell’attesa di una risposta.
 
 
 
23/09/2014 14:48
Già. Fai come ti ho detto e non ti girare. Per nessuna ragione al mondo, d’accordo?
 
 
 
Phillis lesse velocemente quel messaggio e ne rimase confusa. Cosa voleva dire, “non ti girare”? Luke sapeva chi era che la stava seguendo? Cosa diamine c’entrava lui con tutto quello?
Mentre rifletteva però, i passi dell’uomo alle sue spalle si sentirono nuovamente, più chiari di prima. Si era avvicinato. Un’altra occhiata furtiva rivelò alla ragazza un bagliore, proveniente dalla cintura dello sconosciuto che era visibile, ora che si era sfilato l’impermeabile. La paura che prima le solleticava lo stomaco ruggì dentro di lei, imponente, chiedendole di farsi sentire. Avrebbe voluto urlare, le gambe le tremavano, sentiva i polmoni cominciare a bruciarle.
Non ora” si ammonì da sola, quasi implorante. “Non qui”.
Non ci pensò due volte, non appena ebbe superato il parcheggio, a svoltare a destra.
Prima che potesse fare qualsiasi cosa una mano la afferrò, trascinandola via dalla strada principale, mentre un’altra andò a coprirle la bocca.
“Non urlare, sono io” sussurrò una voce familiare. Phillis sentì la paura scemare, per la prima volta in presenza di Luke, mentre alcune lacrime già cominciavano a formarsi dietro agli occhi, chiedendo di uscire e dare libero sfogo a tutto il suo nervosismo. Per una volta si concesse di mostrarsi debole e scoppiò in un singhiozzo, che subito però fu attutito dalla mano del ragazzo.
“Shh” la ammonì lui, appiattendosi contro il muro. Sentirono i passi dello sconosciuto fermarsi poco prima del vicolo in cui si erano nascosti, per poi procedere un po’ più insicuri e superarlo, fino a scomparire del tutto.
“Luke…” sussurrò la ragazza. Non sapeva perché, ma pronunciare quel nome le diede sicurezza. Si permise di lasciar scappare un altro singhiozzo, e subito dopo si ritrovò con il viso premuto sul petto del ragazzo, mentre le sue braccia la tenevano stretta contro di sé.
Fu un abbraccio breve, ma sentito da entrambe le parti.
Da parte di Luke, che se doveva scegliere tra dolore e indifferenza, proprio non sapeva quale scelta fare.
Da parte di Phillis, che si chiese che senso avesse avuto provare paura di un ragazzo per tanti anni, quando le cose da temere erano altre.
 



Hei people,
eccomi qui. Sono in ritardo di un giorno, e non posso fare altro che scusarmi. Purtroppo per me sono stati giorni davvero brutti, e questo si ripercuote sul capitolo. E' intriso di una minima parte di ciò che sto provando, quindi ci tengo particolarmente, anche se probabilmente non piacerà molto.
Si inizia ad entrare nel vivo dei capitoli, però, e vediamo anche per la prima volta il padre di Phillis in carne ed ossa, anche se è solo una comparsa - per il momento.
In futuro... chissà.
Passo con i ringraziamenti a chi ha recensito, ovvero Straightandfast, Noemi1946, McPaola, xhimmelx, Letizia25, _D r e a m e r, Eavan, aliconsumate, willbefearless, S_V_A_G, Tommo_Nello. Grazie infinite per il continuo supporto che mi date! Risponderò a tutti entro stasera, giuro. Ringrazio anche chi legge silenziosamente, chi ricorda/preferisce/segue "Pieces", mi rende davvero felice vedere quei numeretti aumentare ogni volta un po' di più.
Vi prometto che la settimana prossima ci vedremo giovedì, sarò puntuale.
Alla prossima!
Ida. x



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Trailer Pieces: Trailer "Pieces" - 5SoS FanFiction [ITA]



  
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