3.
All’ospedale
«Ehi,
amico, ci sei? Mi senti?».
Mikey
era inginocchiato a terra di fianco all’uomo-hamburger e
cercava di fargli
riprendere conoscenza con qualche schiaffo e scossone. Che naturalmente
non
avevano avuto l’effetto sperato. Intanto una piccola folla si
era riunita sul
luogo del misfatto e un uomo grassoccio con i baffi a manubrio,
probabilmente
il proprietario del fast-food, insieme ad un altro paio di persone,
continuavano ad insultare pesantemente Gerard, dandogli del
“pirata della strada
alcolizzato e drogato” e minacciando di denunciarlo. Cercando
di non prestare
ascolto a tutta la confusione che lo circondava, il maggiore dei Way si
disse
che, visto che il tizio non dava segni di vita, forse era meglio
chiamare un’ambulanza.
Sì, molto meglio. “Merda, l’ho ucciso,
l’ho ucciso!” continuava a ripetersi
mentre componeva il numero del pronto soccorso e non potendo fare a
meno di
notare un’evidente ammaccatura sul cofano della sua auto.
Doppiamente merda…
senza contare che l’hamburger avrebbe potuto benissimo
chiedere i danni. Non poté
fare a meno di passarsi una mano tra i capelli arruffati, mentre la
voce
squillante dell’infermiera di turno gli riempiva le
orecchie…
Un’ora
dopo si trovavano ancora in ospedale. In attesa che qualcuno si
presentasse
chiedendo del signor hamburger.
Mikey
aveva appena telefonato ad Alicia per spiegarle l’accaduto e
dirle che avrebbe
fatto tardi, e Gerard in ufficio per avvisare che quel pomeriggio non
si sarebbe
presentato. Naturalmente il capo, che non aveva ancora digerito il
ritardo di
quella mattina, era saltato su tutte le furie, ma Gerard era riuscito
ad
arginare un po’ la sua ira spiegando che anche lui si era
fatto male nell’incidente
e probabilmente aveva un braccio rotto. Non sapeva che cosa avrebbero
pensato i
suoi colleghi il giorno dopo vedendolo arrivare senza fasciature di tal
sorta e
del tutto incolume, ma quello al momento era un problema del tutto
marginale. Anche
perché era quasi sicuro di aver sentito una delle risatine
di nate in
sottofondo alla sua telefonata…
E
adesso erano lì seduti, lui e Mikey, ad aspettare ed
aspettare ancora che quel
figlio di… ehm, che il ragazzo si svegliasse o si
presentasse qualche suo
parente. Gerard dopo mezz’ora iniziò ad odiare con
tutta l’anima quel corridoio
bianco, immacolato, sterilizzato e che puzzava di disinfettante. Avete
presente
quei corridoio d’ospedale dei film dove tutti piangono, si
disperano e si
trasformano in vampiri con due dita di occhiaie in attesa che qualcuno
con il
camice bianco spunti dalla porta in fondo e, con espressione provata,
dica “mi
dispiace, ma non ce l’ha fatta” e giù
altre lacrime? Ecco, un corridoio come
quello. Solo che né Gerard, appoggiato al muro con i nervi a
fior di pelle, né Mikey,
seduto con in mano il suo terzo caffè, si stavano disperando
o piangevano
strappandosi i capelli. Erano SOLAMENTE incazzati neri. E Mikey che
sperava in
un pranzo tranquillo con il fratello…
«E
se è morto davvero? O se è andato in
coma?» disse quest’ultimo ad un certo
punto sorseggiando il caffè.
Gerard
gli lanciò un’occhiata fulminante: non voleva
neanche pensare a quella
possibilità. Se il cretino non si risvegliava entro poco
l’avrebbe riportato in
vita con le dure. No, aspetta: forse era lui il deficiente che non
sapeva
guidare. Sì, era tutta colpa sua! Maledetto, maledetto,
Gerard, che non ne fai
mai una giusta!
Poi,
ad un certo punto dal fondo del corridoio comparve qualcuno, che di
certo non
era né un medico né un’infermiera. Con
stupore Gerard e Mikey si accorsero che
era una donna e che si stava dirigendo verso di loro e, con altrettanto
stupore
e anche un certo imbarazzo, notarono il suo abbigliamento succinto. Era
alta e
bionda (sicuramente tinta), con una minigonna leopardata di
cì o no venti centimetri,
tacchi vertiginosi su cui camminava con un’andatura
ondeggiante, una maglietta
aderente con una scollatura che lasciava ben poco
all’immaginazione e, infine,
un rossetto così rosso che si poteva vedere da un chilometro
di distanza. Insomma,
quella ragazza a prima vista sembrava proprio la classica donna da
marciap…. Ehm,
ehm, meglio lasciar perdere. Fatto sta che appena fu vicina a loro, sia
Mikey
che Gerard diventarono paonazzi e cercarono di allontanare le loro
menti dalla
realtà pensando al voto di fedeltà fatto
rispettivamente a fidanzata e moglie. Non
fecero nemmeno in tempo a domandarsi chi fosse o che cosa ci facesse
lì, che un
medico dall’aria incartapecorita sbucò dalla
stanza a fianco, dove avevano
portato l’uomo hamburger.
«Chi
di voi è parente del paziente?» domandò.
«Io»
intervenne la donna ruminando come un cammello con la gomma in bocca.
«Katy
Russel, sono la sua fidanzata…».
Hai
capito il piccoletto…, pensò istintivamente
Gerard.
«Ah,
molto bene, signorina Russel. Se vuole entrare… si
è appena svegliato».
«Oh,
grazie al cielo!» esclamò la
“graziosa” signorina, scuotendo la chioma bionda
ed esprimendo a pieno il pensiero di Mikey e, soprattutto, Gerard, che
si
accasciarono sollevati su due sedie lì vicino.
Se
non fossero stati in un luogo pubblico e così silenzioso,
Gerard si sarebbe
messo ad urlare di gioia e a ballare la tarantella davanti al suo primo
colpo
di fortuna della giornata. Così nessuno avrebbe potuto
fargli causa… Ah, che
sollievo! Per un nanosecondo aveva quasi avuto la sensazione di
rinascere, di
ascendere ad una dimensione ancestrale di pace e serenità,
quando… Come un pugno
nello stomaco un gridolino acuto lo riportò alla
realtà.
«GERARD!
Ma si può sapere che diavolo hai combinato?!?».
Ma
porc…!
Non
fece neanche in tempo a finire quell’esclamazione che una
donna minuta dai
boccoli color cioccolato gli saltò addosso quasi prendendolo
al collo e continuando
ad urlare…
«Ma
sei matto?!? Avresti almeno potuto avvisarmi! Almeno per sapere che
stavi bene…
Gerard, sei sempre il solito irresponsabile! Accidenti, mi è
quasi venuto un
infarto quando me l’ha detto Alicia! Potevo rimanere
vedova… Potevi lasciare
orfani i tuoi figli!».
C’era
da aspettarselo, come al solito…
«Norah,
tesoro, calmati è tutto a posto. Sto benissimo, non mi sono
fatto neanche un
graffio! Guarda, sono…» cercò di
replicare prendendo le mani della moglie e
stringendola a sé.
Ma
lei lo respinse, facendo quasi andare a sbattere contro il muro.
«Sì,
vedo benissimo! Sei il solito cretino, Gerard! Ma ti rendi conto che
potevi,
anzi potevate, farvi veramente molto MOLTO male?!? Ma dico, dove hai la
testa?!
Neanche una telefonata, niente! Potevi essere morto e io non lo
sapevo!»
continuò Norah e le sue parole taglienti rimbombarono nel
corridoio.
Intanto,
Gerard si appellava ad ogni santo che gli veniva in mente, chiedendo
aiuto
contro la sfuriata della moglie e facendo le corna dopo tutti gli
accidenti che
gli aveva tirato quella. Non aveva previsto tutto
ciò…
«Ma
mi stai ascoltando?!? Sei il solito adolescente con la testa tra le
nuvole! E quel
poveretto? Oh mio Dio… Spero che non si sia fatto nulla di
grave, altrimenti
sei davvero nei guai signor Way! Giuro che se un innocente…
io… io… e tutto per
la tua… la tua NONCURANZA!».
Gerard
si nascose il volto tra le mani, mentre Norah continuava a rincarare la
dose:
aveva voglia di sprofondare nel pavimento. Aveva ragione: era un
disastro, un
totale disastro su tutta la linea. Un disastro come dipendente, un
disastro
come marito, un disastro come padre… un disastro come essere
umano. Come mai
era ancora lì? Perché la selezione naturale non
aveva contribuito ad epurare il
mondo dagli essere irresponsabili ed inetti come lui? Aveva sempre
saputo di
non essere niente e nessuno di eccezionale, ma si era sempre illuso di
essere
almeno una persona normale. Invece era un completo fallimento. E basta.
Non aveva
saputo combinare niente di buono o che valesse la pena di essere
ricordato in
tutta la sua vita e, in più, quel poco di bello che era
riuscito a guadagnarsi,
come al sua famiglia, bè, non se lo meritava. E sentire
Norah che continuava a
rimproverarlo, a sottolineare quanto fosse incapace… era un
colpo ancora
più duro per lui. Si sentiva le gambe
tremare per la vergogna e sul capo gravare la scritta a caratteri
cubitali:
PERDENTE. Sentiva di fianco a sé la presenza di Mikey, che
forse avrebbe voluto
intervenire, mettere una buona parola a favore del fratello. Ma,
probabilmente,
anche lui si sentiva impotente di fronte a tutto ciò. Poteva
percepire la
delusione che proveniva da Norah quasi come un’esalazione
infernale.
«Hai
rovinato tutto, Gerard…».
Quelle
ultime parole lo colpirono in particolare al cuore, come una scheggia
di
ghiaccio avvelenato che lo trapassasse da parte a parte. Suonava come
una
condanna, come un terribile ed irreversibile verdetto, come il suono
del giudizio
universale. Alzò lo sguardo su Norah e vide gli occhi della
moglie diventare
lucidi, non tanto per tutto il casino che aveva combinato in quel
momento, per
il fatto che avrebbe potuto rimanere ferito nell’incidente,
per la sua imprudenza…
Ma quelle lacrime erano la conseguenza di tutto ciò, di
quella giornata che era
stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Ora non era tanto
importante la macchina sbocciata, il tizio in ospedale, il disappunto
del capo,
la sua dimenticanza di avvertire la moglie
dell’accaduto… Ma contava il
significato di tutto ciò: cioè che Norah, che
aveva sempre creduto in Gerard
nonostante tutte le sue sfortune, si stava ricredendo sul suo conto,
iniziando
forse a vedere quello che era veramente: un fallito. Un nessuno. Un
niente. Gerard
avrebbe voluto replicare, avrebbe voluto difendere la sua causa, dire
che non
era vero, che anche lui valeva qualcosa, che doveva solo dimostrarlo.
Ma gli
mancavano le parole. Forse perché anche lui non riusciva a
convincersi di ciò.
Non
chiamato, il medico fece capolino dalla porta e, senza il minimo tatto,
disse:
«Se volete potete entrare anche voi…».
Per
un attimo tutti si guardarono l’un l’altro,
indecisi. Poi Mikey si avvicinò
alla porta, in attesa di Gerard per entrare. Norah si sedette su una
sedia lì
vicino, non senza aver prima lanciato uno sguardo eloquente a Gerard:
era
giunto il momento di portare le sue scuse a quel poveretto, anche prostrandosi a terra se
fosse stato
necessario. Così, non vedendo altra via d’uscita,
Mr Way si fece coraggio e
varcò la soglia della stanza seguito a ruota dal fratello.
Katy
Russel, l’appariscente fidanzata del malcapitato, era seduto
in un angolo e,
continuando a masticare la sua gomma, sfogliava distrattamente una
rivista di
moda spuntata da chissà dove, come se nulla fosse. Invece il
signor hamburger
era seduto sul letto, con un aria a metà tra
l’irritata per ritrovarsi in
ospedale e sorpresa, e, come pensarono i due fratelli Way appena lo
videro,
senza quel costume ridicolo addosso sembrava un’altra
persona. Se non fosse
stato immobile in un letto, con una gamba ingessata, le guance
arrossate e se
non sbuffasse in continuazione mordendosi il labbro inferiore,
bè, diciamo che
in una situazione completamente diversa sarebbe risultato quasi
simpatico.
Appena
vide Gerard, lo sguardo del nanetto si posò attento su di
lui, seguendo ogni suo
movimento. Evidentemente fin dal primo momento in cui si era svegliato
aveva atteso
quel momento, il momento di quando quel pazzoide che l’aveva
investito veniva a
porgergli le sue scuse… magari in ginocchio. Ma Gerard non
aveva la minima
intenzione di inginocchiarsi, così si limitò ad
avvicinarsi al letto, porgendo
la mano al tipo.
«Piacere…
ehm… sono Gerard Way… questo è mio
fratello Mikey… ehm… io
sarei…».
«Lo
stronzo che mi ha appena investito».
«Ehm…
sì. Mi… mi dispiace tanto…
Davvero… Io non avevo intenzione di…».
«Sìsì,
ho capito» fece quello sbrigativo per poi stringergli la
mano, ma suonando tutt’altro
che cordiale. «Veramente piacere, Frank Iero».
A quel punto Gerard non seppe più che cosa dire, ma guardando dritto negli occhi nocciola di quel nanetto malefico che si faceva chiamare Frank Iero, aka il signor hamburger, ebbe la netta sensazione che quella faccenda non sarebbe finita lì.
Ebbene, eccomi di nuovo qui. Leggendo le recensioni, devo ammettere che devo un milioni di euro a parecchie persone, tutte quelle che hanno indovinato l'identità del misterioso uomo-hamburger aka Frankieeeeeee. Eh sì, poveretto, bel lavoro che si ritrova no? Vabbè approfondiremo meglio la sua vita nel prossimo capitolo, dove vedrò di continuare anche la faccenda di Norah e Gerard. Sperando di non avervi annoiato troppo, passiamo ai ringraziamenti:
OOgloOO: proprio povero povero Frank... ma non più povero di Gerard! Per Ray e Bob dovrai aspettare il prossimo capitolo... adesso vedo se riesco a metterli tutt'e due... comunque Bob dovrebbe esserci quasi sicuramente (diciamo che non ho ancora una trama precisa)
princes_of_the_univers: mi dispiace ma non posso dirti cosa succederà Xd sennò mi brucio il fattore sorpresa. Comunque si accettano scommesse e suggerimenti di ogni tipo sulla trama...
friem: cazzo, hai ragione! quando l'ho scritto non mi ricordavo che Frank è vegetariano XD bè, meglio per il mio piano diabolico... Sì, sono molto cattiva con loro eh?
rou: grazie mille davvero! Mi fa piacere che qualcuno apprezza la robaccia che scrivo XD e sì, anch'io quando ho pensato a che lavoro far fare a Frank mi è venuto subito il mente l'uomo-hamburger (che sia qualche reminescenza del video di "I just wanna live" dei Good Charlotte? mah). Probabilmente perchè è l'unica persona al mondo che non riuscirei ad immaginare dietro ad un scrivania...
Dominil: aggiornare presto? eh tesoro per quel che mi permette la scuola dimmerda... ce la metterò tutta comunque... a presto!
Che
dire? Continuate a seguirmi in molti, mi raccomando!!!!!