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Autore: Elissa_Bane    14/11/2014    1 recensioni
Nel 2221 la Terra è uno strano posto, dove vivono Angeli, Sirene, Metalupi, Draghi e Veggenti. Questa è la storia di Elaine, Alyssa, Gregory, William e Ursula. Questa è la storia che li ha portati a capire che ci sono segreti che a volte devono essere svelati e che non sempre la persona che inizia un viaggio è la stessa che ne uscirà. Questa è la loro storia.
[dal testo]
Non sappiamo cosa ci aspetta nel futuro.
Non ricordiamo il nostro passato.
Siamo soli, abbandonati persino dai nostri dei, che non hanno voluto udire alcuna preghiera.
Vogliamo vendetta su chi ci ha fatto tutto questo, su chi ci ha strappato alle nostre vite.
Vogliamo vendetta per i nostri morti, per le albe e i tramonti che non vedranno.
E state pur certi che avremo ciò che vogliamo.
Lotteremo fino a che la vittoria non sarà nostra, o finché il respiro non ci abbandonerà.
Genere: Angst, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The World Around Us'
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We Might Fall

Capitolo terzo.

I am yours.

You fought for me.

 

Quando si svegliò, alle prime luci dell'alba, la prima cosa che percepì, senza nemmeno aprire gli occhi, era che qualcosa lo sfiorava piano. Scosse la testa, scuotendo via gli ultimi residui di sonno e si ritrovò a fissare il grigio. Tutto era grigio e nero.

Forse perché il “tutto” che William stava vedendo altro non era che l'ala destra di Elaine, morbidamente appoggiata su di lui, come se la ragazza si fosse addormentata a metà di una carezza. Guardandola ancora addormentata si rese conto di quello che stava accadendo tra loro, di quello che il bacio della sera prima avrebbe comportato. Perché William Moriarty si era definitivamente e perdutamente innamorato della sua Omega, da tempo ormai, ma temeva per lei, per quello che pensava, se ancora amava l'altro, il primo Alpha che aveva avuto, se questi sarebbe stato un fantasma che l'avrebbe accompagnata sempre.

 

Le lunghe ciglia della ragazza frullarono lievemente, mentre lei si rannicchiava ancora più vicina a Will, in cerca del suo profumo. La abbracciò piano, accarezzandole l'ala che ora sembrava cingergli la vita e rise nel sentirla fare un mormorio strano.

Quelle erano decisamente fusa!

Si guardarono per un istante, quando lei alzò il viso per dargli un delicato bacio sulle labbra, a cui il ragazzo rispose volentieri, sentendosi sospeso in una bolla di perfezione.

«Che ore sono?» domandò Elaine, rituffando il viso contro la pelle calda del collo dell'amico. Compagno, si ripeté nella mente, non amico, compagno. Lui è il mio compagno, il mio Alpha.

«Le quattro e trentatré minuti, principessa» rispose sbirciando la sveglia sul comodino. Uno sbuffo lo fece sorridere.

«Non sono una principessa, idiota»

Risero piano, restii a rompere quell'ovattata parentesi di pace.

 

Il ragazzo respirò piano il profumo di Elaine, che gli invadeva la mente e spazzava via ogni pensiero che non fosse lei. C'era qualcosa di diverso, da qualche giorno lo sentiva più morbido e quasi caldo. Persino più invitante di quanto non fosse di solito.

«Elaine» chiamò piano «Devo parlarti.»

Gli occhi neri splendettero nella luce fioca della stanza.

«Cosa c'è William?»

Prese un respiro profondo, sapendo quanto quell'argomento la imbarazzasse. «Sei diversa. Il tuo profumo sta cambiando.»

Come immaginava, un rossore sicuramente non desiderato invase le guance dell'Angelo, che distolse lo sguardo.

«E' il calore. Ho ancora qualche giorno di tregua, prima che inizi. Scusa» mormorò con il viso basso.

Con una mano le rialzò il volto, nonostante gli occhi d'ossidiana non volessero proprio saperne di incontrare i suoi.

«Hey, non è un problema. È normale, Ellie» sussurrò per rassicurarla, sentendo l'aria pizzicare dentro di sé, pregna del suo profumo «Ma dobbiamo parlarne. Voglio sapere cosa aspettarmi, e come potrei aiutarti se...se avessi bisogno di me.»

Elaine rise, di una risata amara e triste, che ricordò a Will della ragazza sola ed estremamente arrabbiata che era quando l'aveva conosciuta.

«Vuoi sapere cosa aspettarti? Nel migliore dei casi, una puttana implorante» sibilò con un tono velenoso, pieno di disprezzo per la sua natura «Nel peggiore, un animale. Non sto esagerando. Se il Legame fosse completo, sarebbe diverso, per te, e passeresti quella settimana chiuso in camera con me, a...» non terminò la frase, lasciando immaginare al ragazzo tutto quello che voleva. Sospirò «Non mi potrai aiutare, anzi. Il tuo odore e la tua presenza acuirebbero solo quel vuoto che sentirò dentro e peggioreresti le cose. Quindi, William» concluse puntandogli di nuovo addosso gli occhi, ora freddi e sicuri «Devi promettermi una cosa.»

«Dimmi, principessa» tentò di farla sorridere, senza riuscirci.

«Quando te lo chiederò tu mi porterai in quella stanza, nel caso non ci arrivassi da sola, mi chiuderai lì dentro e aprirai quella fottutissima porta solo quando sarò tornata in me. Prometti.»

«Mi stai chiedendo di lasciarti da sola» affermò con un tono altrettanto freddo il ragazzo.

«Non mi pare difficile da capire»

«Sei tu che non capisci. Tu mi stai chiedendo di lasciarti da sola quando sarai più debole e indifesa. Mi stai chiedendo di fregarmene di te e continuare normalmente con la mia vita, come se non mi fossi Legato a te. Mi stai chiedendo di venire meno a quello che ho giurato. Perché non so tu, stupida ragazzina, ma quando ho firmato quel contratto io ho giurato che ti avrei protetta. In questa storia ci siamo in due. Quindi non mi chiedere di fare una promessa che non manterrò» le disse, sentendo crescere dentro di sé la rabbia.

Gli occhi scuri di Elaine scintillarono d'ira e vergogna.

«Non voglio che tu mi veda quando avrà la meglio quella parte di me che tento di soffocare ogni giorno, William.»

«Non m'importa, Elaine. Non chiedermelo più. Io resterò qui con te.»

 

La ragazza smise di protestare, capendo che non l'avrebbe avuta vinta. Tornò a nascondere il viso bollente nel collo di Will, mentre questi ricominciava ad accarezzarle piano un'ala, come per chiedere scusa della durezza delle sue parole.

Per un istante Elaine ebbe l'impulso assurdo di ferirlo, di fargli capire che non era una creaturina bisognosa di cure, ma un Angelo. Assecondò quell'idea e morse forte, fin quasi a sentire il sapore del sangue sulle labbra, la pelle del ragazzo, che scattò a sedere.

«Ma cosa?» esclamò mentre appariva nitido e bordeaux il segno dei denti della ragazza sulla sua carnagione chiara.

«Ti ho Marchiato» ridacchiò lei, senza aprire gli occhi e restando distesa.

William parve capire tutto quello che avrebbe voluto dirgli, e scosse la testa sorridendo, tornando a sdraiarsi.

«Scusa, per prima» mormorò.

Elaine gli sorrise «Non ti preoccupare»

Rimasero accoccolati l'uno contro l'altra ancora un po' «E comunque io non sono una ragazzina, ho solo due anni in meno di te» sussurrò l'Angelo, appena prima che suonasse la sveglia.

 

§§§

 

No. Non può essere vero. Per favore, dimmi che è solo uno stupido scherzo. Pensò Elaine, vedendo una figura avvicinarsi a passo svelto a lei e Will.

Una figura che teneva una sigaretta morbidamente appoggiata alle labbra, spenta.

Una figura dagli occhi d'oro.

«Hey, bambolina» ammiccò alla ragazza «Da quanto tempo non ci vediamo»

«Già. Da quando ho spezzato il nostro Legame, Alcuin, se non sbaglio»

«Dettagli» disse, muovendo la mano elegantemente. La sigaretta si accese con un lieve baluginio viola.

«Cosa ci fai qui?» la presenza della mano di William sulle sue reni la rendeva sicura. Alcuin non poteva più farle nulla.

«Sono tornato, bambolina» le fece l'occhiolino «Sono tornato per restare.»

 

 

Fu convocata un'assemblea, perché fosse annunciato l'arrivo di un nuovo alunno. Quando la Direttrice gli domandò, come di prassi, se avesse già un'Omega o se dovesse ancora fare la Scelta, Alcuin si alzò in piedi, lisciandosi la camicia bianca.

«Io rivendico come mia Omega Elaine Grimaldi.» proclamò con voce sicura «Chiedo che venga spezzato il suo Legame con il suo attuale Alpha, avendola io Marchiata come mia compagna assai prima di lui, che non pare averne l'intenzione.»

«No!» Elaine urlò ancora prima che il Drago avesse finito. Vide le scintille accendersi negli occhi dorati, occhi che preannunciavano una punizione severa, ma parlò ugualmente.

Tutti ammutolirono. Un'Omega non aveva il diritto di opporsi apertamente ad un Alpha, soprattutto se in pubblico.

«Elaine» la Direttrice la chiamò per nome «Non sta a te decidere. Se il tuo compagno desiderasse interrompere il vostro Legame è suo diritto farlo».

 

L'Angelo volse gli occhi a Will, che si alzò in piedi, senza nemmeno guardarla, ma mantenendo lo sguardo fisso sul Drago «Non ti permetto di rivendicarla. Lei è mia. Come mi pare di aver capito, il vostro Legame è stato spezzato parecchio tempo fa, quindi tu non possiedi alcun diritto su di lei.» disse gelidamente «Lei è mia.» calcò ogni parola con forza, ruggendo quasi quell'ultimo aggettivo.

 

Alcuin scosse la testa ridendo sottilmente «Allora non posso fare altro che sfidarti, per averla. Tra una settimana, nel parco. Mi appello agli dei, nuovi e antichi, che mi concedano di poter bere il tuo sangue, piccolo e sciocco umano».

 

Il silenziò regnò sovrano. Nessuno poteva impedire al Drago di sfidarlo, secondo le loro leggi, infatti, era suo diritto. William accettò con un cenno del capo e l'assemblea si disfece, come un soffione al vento.

 

§§§

 

«Non puoi farlo, William» lo implorò l'Angelo, mentre camminavano nel parco, quel pomeriggio. Non avevano quasi parlato, come se fossero stati due estranei, durante l'intera mattinata.

«Non incominciare, Ellie. Lo farò e basta, che tu sia d'accordo o no.» sospirò, mentre si sedevano in riva al piccolo lago dove andavano sempre dopo le lezioni «Tu sei mia, e lui non deve nemmeno provare a toccarti»

 

Elaine, che non aveva mai ringraziato nessuno, si appoggiò con la testa sulla sua spalla «Grazie» mormorò, sfiorandolo con un'ala in una carezza delicata.

«Tu sei mia, l'ho giurato. L'abbiamo giurato. E il fatto che lui si appigli a cose inutili come il Marchio mi fa infuriare» affermò lui con voce dura, sfiorandole il ciondolo blu che aveva sempre al collo.

«Non sono cose inutili» sussurrò la ragazza «Se avessi il tuo Marchio sarebbe un punto a suo svantaggio, si sentirebbe meno sicuro di sé» continuò, spostandosi in ginocchio di fronte a lui. I loro visi erano alla stessa altezza, occhi neri in occhi azzurri, i respiri che s'intrecciavano nel pomeriggio tiepido d'autunno.

E poi, Elaine fece qualcosa che si era giurata non avrebbe mai fatto. Espose il collo, sottomettendosi a William.

Il ragazzo spalancò gli occhi, capendo quanto tutto quello volesse dire per la compagna, grato per quella dimostrazione di fiducia e sentendosi allo stesso tempo un animale per il desiderio di segnare quella carne chiara e morbida, che lo aveva preso improvviso allo stomaco.

«Fallo, Will. Fallo e basta.» mormorò Elaine, ad occhi chiusi.

 

All'inizio sentì solo piccoli baci sulla pelle sensibile, che lentamente vennero intervallati da morsi delicati. Un calore scomodo le crebbe nel petto, diffondendosi in tutto il corpo, mentre si sentiva la mente intorpidita.

Un morso più forte, proprio nel punto in cui il collo si unisce alla pelle della spalla, la fece gemere e William sorrise. Sentì quel sorriso malizioso sulla spalla, e poi sulla guancia e infine sulle labbra. Rispose al bacio immediatamente, quel calore che aveva dentro che la spingeva a lasciarsi spostare sull'erba, a lasciarsi toccare da Will, perché lui era lui e tutto era giusto.

Aprì gli occhi sentendolo sollevarsi dalle sue labbra.

 

«Sei bellissima» disse il ragazzo «Volevo dirtelo sin dalla sera del ballo. Sei bellissima.»

Rise, accettando quel complimento. Era così bello vederlo sorridere e sapere di essere la causa del suo sorriso, di essere lei che gli dava quello sguardo scintillante.

 

La faceva sentire potente, ubriaca di felicità. Lo trascinò di nuovo su di sé e lo baciò, immersa nel profumo dell'erba fresca e del vento.

 

§§§

 

Otto giorni dopo.

Se lo aspettavano entrambi, naturalmente. Sapevano che quel momento sarebbe arrivato, e bastò uno sguardo.

Elaine sentì bruciare, mentre la vista le si appannava per un istante. Respirò lentamente, concentrandosi nonostante ogni respiro le portasse il profumo di Will, e dei, lei lo voleva così tanto!

«E' tutto okay» si sentì sussurrare, prima che una mano le toccasse un'ala.

Urlò, perché anche solo quel lieve sfioramento le dava un piacere così perfetto, eppure così incompleto!

«William, non mi toccare» lo ammonì, entrando nella stanza dove avrebbe passato i successivi quattro giorni.

Un letto si ergeva solitario in un angolo della camera senza nemmeno una finestra. Mentre lì fuori, ancora appoggiato allo stipite della porta, c'era William, che respirava piano, come se l'aria scottasse.

Il desiderio la assalì ancora facendola gemere e bruciare, ma si impose di sedersi e di non muovere un muscolo.

«Chiudi quella dannata porta, William!» implorò usando ogni briciolo della forza di volontà che le era rimasta, sentendo il suo controllo venire meno.

Il ragazzo fece come gli aveva detto e lei si lasciò cadere con le spalle contro la pesante porta.

«It will be better» si disse Elaine, in una litania continua «It will be better. It will be better. It will be better.»

 

Dall'altra parte della parete il ragazzo, seduto anche lui contro la porta, stordito dal desiderio che lo aveva assalito, che era il motivo per cui aveva esitato, sulla porta, perché tutto gli diceva di andare e baciarla e toccarla e prenderla fino a perdere coscienza di dove finisse il suo corpo e iniziasse quello di Elaine, che era quella la cosa giusta da fare, non il rinchiuderla come un animale in gabbia, sospirò.

 

 

«It will be better. It will be better. It...» improvvisamente sentì un gemito leggermente più forte di quelli precedenti, un verso strozzato e illanguidito dal desiderio «Will» chiamò la ragazza, quasi ansimando e lui si dovette forzare a stare immobile e a non entrare in quella dannata stanza.

Strinse i pugni.

Il calore era iniziato.
 

  
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